Responsabilità e ricatti
C’è una sola fabbrica che non chiude per ferie ma che invece produce la sua “merce” a ritmi serrati: è la berlusconiana “fabbrica del fango” che attraverso l’uso scellerato dei giornali di famiglia e l’abuso combinato di servizi e polizie sforna dossier avvelenati contro amici e nemici del presidente del Consiglio
di MASSIMO GIANNINI
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resta in campo il tema vero che si agita sullo sfondo di questo presunto “scandalo” ossessivamente inscenato sugli house-organ del premier. Vale a dire la tecnica del dominio e il sistema di potere che sovrintendono a queste chirurgiche operazioni di killeraggio mediatico e politico. Dopo Veronica Lario per la denuncia sul “ciarpame politico” e Fassino-Consorte per la telefonata su Bnl, dopo Dino Boffo per le critiche sulle escort e il giudice Mesiano per la sentenza sul caso Mondadori, dopo Marrazzo per il video sui trans e Caldoro per il dossier sui gay, la fabbrica del fango sta “macinando” Fini.
L’ex alleato, diventato avversario, deve essere infangato, delegittimato, distrutto. Così si regolano i conti della politica, nell’era della truce decadenza berlusconiana. Così si zittiscono i critici o i dissidenti, nell’epoca tecnicamente totalitaria dell’orwelliano “Partito dell’Amore”. Tra minacce, intimidazioni e ricatti, c’è solo da chiedersi chi sarà la prossima vittima da annientare, in questo folle gioco al massacro della democrazia.
http://www.repubblica.it/politica/2010/08/09/news/giannini_fini_berlusconi-6164448/?ref=HREA-1
LA FABBRICA DELL’ODIO IN SARDISTAN