Come anche la Siae, in mano al mafionano, deruba noi autori.

Palazzi Siae venduti in perdita
Nuovo caso legato a Balducci

Stimati 463 milioni, il presidente Blandini si è ‘accontentato’ di 260

Gaetano BlandiniGaetano Blandini

ROMA – Dismissione del patrimonio immobiliare per un valore che potrebbe essere addirittura la metà di quello reale. C’è un’altra vicenda che rischia di mettere in imbarazzo le istituzioni. Perché riguarda la gestione della Siae, l’Ente pubblico che si occupa dei diritti d’autore, affidata a Gaetano Blandini, ex direttore del settore «Cinema» del ministero dei Beni culturali. Anche lui, come Carlo Malinconico, era molto legato al Provveditore Angelo Balducci e ai suoi amici, in particolare Diego Anemone. Sono le intercettazioni dell’inchiesta che nel febbraio 2009 portò in carcere molti componenti della «cricca» dei Grandi Eventi a raccontare questi rapporti, con Blandini che

segnala una persona da assumere e in cambio si adopera per le società di produzione gestite dalle mogli di Balducci e Anemone. Ma finanzia anche un film dove recita Lorenzo Balducci. Nove mesi dopo Blandini viene nominato direttore generale della Siae. E adesso la sue scelte amministrative rischiano di finire all’attenzione della magistratura.

La «perdita» di 203 milioni di euro
Accade tutto il 28 dicembre scorso, periodo di festività natalizie. Quel giorno viene firmato un atto notarile che dispone la cessione dei palazzi del Fondo Pensioni della Siae a un misterioso «Fondo Aida». Si tratta di sei immobili che si trovano a Roma. Il prezzo viene fissato in 80 milioni di euro. Ed ecco la prima stranezza. Il valore di mercato è in realtà ben più alto e potrebbe crescere ulteriormente tenendo conto che il decreto del governo prevede la rivalutazione degli estimi catastali. In ogni caso nel bilancio 2010 il valore era già stato indicato in 103 milioni di euro e dunque la perdita secca già equivale a 23 milioni di euro. Non basta. Anche gli immobili della Siae vengono ceduti e confluiscono nel «Fondo Norma». Prezzo concordato: 180 milioni di euro, ma il valore dei palazzi è già stato stimato in 360 milioni di euro, esattamente il doppio. L’intera operazione finanziaria è affidata alla «Sorgente Group» e prevede che entro il prossimo 31 gennaio il 100 per cento di «Aida» venga acquisito dal «Norma».
I conti sono presto fatti: a fronte di stabili stimati complessivamente 463 milioni di euro, gli introiti risultano pari a 260 milioni. Perché questa differenza? E soprattutto qual è il vantaggio di questa dismissione totale? Sono le domande rivolte dai sindacati che rappresentano i 1.200 dipendenti e i pensionati proprio a Blandini, ma al momento nessuna risposta è arrivata. Anzi, con una lettera firmata il 3 gennaio scorso, il direttore generale specifica che «le scelte amministrative, tutte improntate al più rigoroso rispetto della legalità e alla ricerca della massima efficienza gestionale, non sono oggetto di confronto o di informativa». Eppure già in passato la gestione Blandini aveva generato perplessità negli organi di vigilanza. Basti pensare che nel bilancio 2010 del Fondo Pensioni era stata messa in consuntivo una perdita pari a 18 milioni di euro, ma il collegio dei revisori non l’aveva certificata ritenendo di non «poter condividere» le motivazioni che avevano causato il «buco» nei conti.

«Sorgente Group» e l’affitto stellare
Sono diversi i misteri che ancora avvolgono questa vicenda. La prima riguarda l’affitto che la Siae dovrà versare per gli uffici della Direzione Generale dell’Eur. Si tratta di ben 600 mila euro annui e – facendo le debite proporzioni – i sindacati vogliono adesso sapere quanto si dovrà sborsare per tutti gli altri uffici sparsi in tutta Italia. La seconda, altrettanto seria, attiene al pagamento di stipendi e Tfr. Secondo l’accordo del 28 dicembre entro il prossimo 31 gennaio sarà stipulata una polizza assicurativa con la Società Allianz Ras di 86 milioni di euro per il pagamento delle pensioni. Ma il resto? Secondo lo statuto sono proprio gli immobili a garantire il pagamento dei salari e delle liquidazioni. Dunque, che cosa accadrà adesso?
L’ulteriore enigma da chiarire riguarda il ruolo di «Sorgente Group» che secondo il sito Internet ufficiale «è una società di diritto italiano al vertice di un gruppo che opera nel settore della finanza immobiliare con quattro società di gestione del risparmio (in Italia, Svizzera, Lussemburgo e Stati Uniti) e con 25 società immobiliari». Perché si è scelto di affidarsi a questa azienda e poi far confluire gli immobili nei fondi «Aida» e «Norma»? E soprattutto, perché si è scelto di procedere a trattativa privata, nonostante già in passato ci fossero offerte di acquisto ben più alte per gli immobili? Silvano Conti, coordinatore nazionale della Cgil per i lavoratori del settore, non va per il sottile: «Attendiamo le risposte di Blandini, altrimenti siamo pronti a presentare un esposto alla magistratura. Noi siamo qui per garantire i lavoratori, i pensionati e dunque l’Azienda, ma abbiamo il timore forte che queste alienazioni abbiano uno scopo preciso: creare in maniera artificiosa condizioni di crisi che poi portano alla privatizzazione. Un percorso inaccettabile perché soltanto la certezza che rimanga Ente pubblico consentirà di garantire una distribuzione equa dei diritti tra grandi Major e piccoli autori, come è sempre stato fatto fino ad ora».

Fiorenza Sarzanini
fsarzanini@corriere.it

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