I 16 deputati decisivi per le sorti di Silvio

I 16 deputati decisivi per le sorti di Silvio

Governo appeso al pallottoliere, l’incubo di 40 defezioni

Nelle loro mani c’è il destino politici di Berlusconi e del suo governo. Sono i malpancisti del centrodestra, per usare un brutto neologismo che ben descrive quanto profondo sia il malessere nei partiti di maggioranza. Alcuni sono già fuori dall’alleanza, altri borderline, altri ancora a carte coperte: deputati a pieno titolo con Berlusconi, ma che dietro le quinte dialogano con il Terzo polo. Se si fa di conto incrociando storie politiche, dichiarazioni e informazioni raccolte in Transatlantico, si scopre che a negare la fiducia al premier sono un numero variabile di onorevoli che arriva fino a 40. Per questo che nell’entourage del Cavaliere il pessimismo sembra avere la meglio. Raccontano che venerdì sera Verdini, che ha fama di ottimista a prova di bomba, abbia detto al Cavaliere: «Abbiamo numeri risicati». E lui ha colto al volo il messaggio: «Capito Denis, la maggioranza non c’è più…».

Stracquadanio
«Sfiducia? Non esistono solo sì e no»
«Come voterò in caso di fiducia a Berlusconi? Non lo so, la fiducia non è stata ancora posta…». Giorgio Stracquadanio è uno dei sei dissidenti dell’Hotel Hassler. Berlusconiano di ferro fino a pochi giorni fa, ha firmato la lettera dei dissidenti che chiedono un nuovo governo. Martedì voterà il rendiconto dello Stato mentre sulla legge di stabilità valuterà «con molta attenzione quale atteggiamento tenere». Sfiducerà il premier? «Non esiste solo il sì e non esiste solo il no».

Nucara
«Deciderò sulla base dei contenuti»
«Di fiducie a Berlusconi ne ho votate anche troppe. Perché mai dovrei votarne un’altra, visto che il presidente del Consiglio non ci ha ancora detto se i repubblicani stanno o no nella maggioranza?». Francesco Nucara è ancora tra color che stan sospesi e non scioglie la riserva. Nell’entourage del premier si confida nella possibilità di recuperarlo. La sua linea ufficiale al momento è questa: «Il Pri si riserverà di votare la fiducia al governo solo sulla base dei contenuti che saranno presentati alle Camere».

Pittelli
«Economia, valuterò caso per caso»
Giancarlo Pittelli ha firmato la lettera dei «dissidenti» ma non vuole passare per malpancista. Sul rendiconto dello Stato voterà a favore: «È un atto dovuto». Ma sui provvedimenti economici non scioglie la riserva: «Valuterò volta per volta». Anche se ha lasciato il gruppo del Pdl dice di non avere alcuna acrimonia nei confronti di Berlusconi: «Non ho niente da chiedere, ma non condivido le scelte del partito e chiedo un allargamento della maggioranza». Il voto di fiducia? «Spero non si arrivi a tanto».

Antonione
«Cambio vero o nessun appoggio»
«Se non c’è un cambiamento vero, la fiducia non la posso votare. E un cambiamento vero è solo un allargamento della maggioranza. Mi auguro che ci sia una nuova fase e che Berlusconi la guidi invece di subirla». Il premier lo ha chiamato ed è convinto di averlo «recuperato» alla causa del Pdl, ma il leader dei ribelli non gli ha promesso nulla. Il 2 novembre Roberto Antonione aveva detto: «Mai più voterò la fiducia a questo governo». Si dice che Casini gli abbia offerto un posto da ministro.

Gava
«Silvio capisca che ci vuole una nuova fase»
Fabio Gava fa parte del nocciolo duro dei dissidenti dell’Hassler. Il 14 ottobre non ha votato la fiducia ed è tra coloro che nelle ultime ore hanno ricevuto la telefonata di Berlusconi. È pronto a votare il rendiconto martedì, o ad astenersi per segnalare il dissenso. Quanto alla legge di stabilità dice: «Voterò i provvedimenti che ci chiede l’Europa solo se saranno sganciati dalla fiducia». Al premier propone: «Chieda il voto sul maxiemendamento impegnandosi a consentire l’apertura di una fase nuova»

Sardelli
«Non intendo prolungare quest’agonia»
«Sono pronto a votare la sfiducia costruttiva, se ci sarà». La telefonata da Palazzo Grazioli non gli è arrivata, segno che Luciano Sardelli è nella lista dei non recuperabili. Il 14 ottobre è uscito dalla maggioranza e ora è in costante contatto con Casini. Assieme a Scotti e Milo ha firmato un documento in cui si chiede un nuovo governo. Per lui votare la fiducia a Silvio Berlusconi vorrebbe dire «prolungare l’agonia, del suo governo e del Paese».

Mannino
«All’estero non possiamo continuare così»
La sua ultima fiducia Calogero Mannino l’ha votata il 14 dicembre. Da allora l’ex ministro dc è di fatto uscito dalla maggioranza e ha lasciato «decantare la situazione». Adesso dice di essere «pronto a sfiduciare Berlusconi». Il suo

cruccio più grande è che l’Italia abbia perso credibilità all’estero. «Nella Prima Repubblica quando andavamo ai vertici europei la signora Thatcher si alzava e andava a salutare Giulio Andreotti. La divaricazione tra Berlusconi e Tremonti sta uccidendo il centrodestra».

Versace
«Gli impegni sono stati traditi Ora basta»
Si è messo fuori dalla maggioranza e ha assunto posizioni molto dure. Santo Versace rimprovera a Berlusconi «essere venuto meno agli impegni presi e di non aver saputo affrontare la crisi economica, negandola». Sul rendiconto è orientato ad astenersi. E la fiducia? «Non gliela voto, Berlusconi non se la merita». Più chiaro di così… E se le opposizioni presenteranno una mozione di sfiducia la voterà: «Il governo è già sfiduciato di fatto».

Buonfiglio
«Mai più a favore» Poi ci ripensa
Da giorni tutti lo cercano e sembra che l’unico a trovarlo sia stato Berlusconi. Antonio Buonfiglio sembrava una causa persa, di lui si diceva che mai più avrebbe votato una fiducia al governo. E invece sembra che il premier sia riuscito a riportarlo all’ovile. Sarà vero? Lui non conferma e non smentisce. Intanto però l’ex finiano che il 14 ottobre non si è presentato a votare la fiducia ha aderito a Fare Italia, la nuova componente del gruppo misto con Urso, Ronchi e Scalia

Pisacane
«Vado in buca oppure no? Suspense…»
I centristi dicono che Michele Pisacane è pronto a spianare la strada a un governo di larghe intese, ma lui non è convinto. «Questa volta —dichiara l’esponente del Pid—i deputati si devono spogliare della casacca politica e votare per l’Italia». La legge di stabilità? «Se Berlusconi porta in Aula i provvedimenti che l’Europa ci chiede cos’altro possiamo fare?». Ma poi semina dubbi: «La fiducia è così, si può andare in buca, ma anche no. Lasciamo un po’ di suspense…»

Cazzola
«Sono leale: non staccherò la spina»
È in dissenso assoluto, il suo malessere nel Pdl è tutto pubblico. Ma Giuliano Cazzola non vuole essere «colui che stacca la spina a Berlusconi», non può «staccare la spina» e «spegnere la luce». È una questione di «lealtà», ma non solo. Il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera chiede a Silvio Berlusconi, nel quale ha fortemente creduto, di rassegnarsi alla realtà: «Il presidente del Consiglio deve fare un passo indietro».

Stradella
«Il Cavaliere può ancora unire i moderati»
Franco Stradella, piemontese del Pdl, vive ore di profonda riflessione. Vuole tenere fede al «patto con gli elettori» e spera nel miracolo: «Il Paese ha bisogno di una grande riforma liberale». Ma è anche convinto che sia ora di «cambiare qualcosa». Il premier? «Ha fatto cose straordinarie e può farne ancora una. Può essere il padre nobile e riunire i moderati, ultimo atto di amore per la democrazia». Guarda all’Udc? «Ho votato sempre la fiducia… Spero che sul maxiemendamento Berlusconi non la ponga, perché rischia di non averla».

Picchi
«La mia scelta? Per ora dico no comment»
«Il voto di fiducia? Su questa domanda non ho alcun commento da fare». Guglielmo Picchi, classe 1973, è un deputato fiorentino del Pdl e dirigente di azienda. Quando Giustina Destro e Roberto Antonione hanno riunito all’Hotel Hassler i ribelli c’era anche lui. Ha ascoltato i ragionamenti dei colleghi e ha detto la sua, ma non ha firmato. Eppure nel Terzo polo sono convinti che il suo riserbo preluda a un passaggio di campo.

Gianni
«Giochi aperti Non provate a interpretarmi»
Pippo Gianni, siciliano, è uno degli uomini più vicini al ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano. Esponente del Pid, da qualche giorno ha ripreso a dialogare con l’Udc, il partito da cui proviene. Ha forza e voti sul territorio e si dice stia valutando con interesse nuovi scenari. Ha detto: «All’ottanta per cento non voterò la fiducia a Berlusconi». Ma ieri ha aggiustato il tiro: «Al risanamento e al pareggio di bilancio credo fermamente, qualunque cosa venga detta su di me è una libera interpretazione».

Destro
«Rendiconto: sì responsabile o astensione»
Leader dei ribelli dell’Hotel Hassler, il 14 ottobre non votò la fiducia e non esclude di poter sfiduciare il premier. «Sul rendiconto— spiega Giustina Destro — o ci asteniamo o votiamo a favore come atto di responsabilità». E la legge di stabilità? «È un impegno molto forte verso l’Europa e verso l’Italia, ma per realizzare le riforme ci vogliono numeri che Berlusconi non ha. Si chiederanno sacrifici duri e c’è bisogno della condivisione di tutte le forze politiche». Un nuovo governo, insomma.

Milo
«D’accordo su un nuovo governo»
Imprenditore di Agerola (Napoli), Antonio Milo è una delle carte coperte della partita finale. Deputato di Noi Sud, è confluito nel gruppo Popolo e Territorio di Silvano Moffa, gli ex «responsabili» che sostengono la maggioranza. Corteggiatissimo dai centristi di Casini, due giorni fa si è lasciato convincere dall’amico Luciano Sardelli e ha firmato la lettera con cui l’ex capogruppo dei «responsabili» e il sottosegretario Enzo Scotti chiedono un nuovo governo.

Monica Guerzoni

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