IL BAGAGLINO NON SI FERMA

(da Repubblica del 5/1/22)

Un gennaio in tribunale per il candidato Berlusconi tra olgettine, caso Tarantini e corruzione

di Giuliano Foschini ,  Fabio Tonacci

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ROMA – L’agenda di gennaio del candidato al Quirinale Silvio Berlusconi è fitta di appuntamenti. In Tribunale. Il 19, cinque giorni prima che i Grandi Elettori si riuniscano in Parlamento, a Milano si tiene l’udienza del processo Ruby ter: il Cavaliere è alla sbarra insieme ad altre 28 persone per corruzione in atti giudiziari e induzione alla falsa testimonianza. Il 21 gennaio i suoi avvocati si devono spostare a Bari per l’udienza sul caso Tarantini dove – particolare non secondario – la presidenza del Consiglio si è costituita contro di lui. Il 26 gennaio, a urne presidenziali probabilmente ancora aperte, li vedremo tornare in fretta a Milano di nuovo per il Ruby ter. E nei mesi successivi altri procedimenti giudiziari, a Roma, a Firenze, a Siena.

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Detta altrimenti: se davvero Berlusconi venisse eletto, avremmo per la prima volta un Capo dello Stato condannato in via definitiva per frode fiscale (2013, vicenda diritti Mediaset), costretto a districarsi tra quattro processi e sotto inchiesta per le stragi di mafia del 1993.

Il calendario non lascia molto spazio all’immaginazione. Si parte con la prima delle udienze di gennaio: l’accusa è aver pagato le cosiddette “olgettine” per dire il falso quando sono state chiamate a testimoniare nel processo Ruby, il filone principale, nel quale Berlusconi è stato assolto nei tre gradi di giudizio dalle imputazioni di concussione e prostituzione minorile.

Nel 2016, dunque, l’ex premier viene mandato a processo nel Ruby ter. I procedimenti sono spacchettati in sei tribunali diversi poi tornano a Milano. Tutti, tranne due: uno rimane a Siena, uno a Roma. A ottobre è stato assolto a Siena (induzione a mentire del suo pianista di fiducia), precedente che fa ben sperare i suoi avvocati. Si attendono le motivazioni della sentenza per capire se la procura farà ricorso in appello. A cavallo delle elezioni presidenziali Berlusconi è atteso in aula a Milano, mentre a marzo (a Capo dello Stato eletto) sarà alla sbarra a Roma.

La situazione più imbarazzante per l’ex premier è probabilmente quella di Bari. Il 21 gennaio è prevista l’ennesima udienza di un processo che si trascina da quasi dieci anni: agli atti, per dire, ci sono alcune istanze di rinvio presentate dai suoi legali per l’elezione del presidente della Repubblica di sette anni fa. Berlusconi è imputato per aver pagato Gianpaolo Tarantini per mentire riguardo alle serate a casa sua. Che, ha stabilito la Corte di Cassazione, non erano cene eleganti, ma, in almeno sei casi, cene in cui delle ragazze si prostituivano. A rendere più complicata la situazione è la costituzione di parte civile della Presidenza del consiglio: si è ritenuta lesa dalla condotta dell’allora premier.

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A impensierire Berlusconi è anche la procura di Firenze che per la terza volta ha riaperto l’inchiesta sui mandanti occulti delle stragi di mafia del 1993 e per la terza volta lo ha iscritto nel registro degli indagati insieme a Marcello Dell’Utri. Tra marzo e aprile scade l’ultima proroga delle indagini, dopodiché i pubblici ministeri procederanno alla chiusura ed, eventualmente, alla richiesta di rinvio a giudizio.

Il procuratore Giuseppe Creazzo e i pm Luca Turco e Luca Tescaroli hanno ripreso in mano il fascicolo nel 2017 in seguito alle parole di Giuseppe Graviano, intercettate nel carcere dell’Ucciardone. Il boss, interrogato a Reggio Calabria e ancora a Firenze nell’aprile 2021, sostiene di aver incontrato Berlusconi a Milano 3 nel dicembre del 1993, alla vigilia della famosa “discesa in campo”. Il mafioso palermitano, responsabile degli attentati a Falcone e Borsellino, era già latitante. Dice di aver stipulato col Cavaliere un accordo per un investimento di 20 miliardi di lire che prevedeva il ritorno del 20 per cento della somma versata. “Mio nonno ha consegnato a mio cugino Salvatore una carta, che mi ha mostrato: era firmata da Berlusconi e dalle persone che avevano fatto l’investimento”, si legge nel verbale di Graviano, riportato dall’Espresso. Gli investigatori della Dia hanno perquisito una decina di sospettati in cerca di quel documento. Al momento, non si hanno notizie che sia stato rinvenuto.

(E dei prestiti di Bontade e Riina al prode Berlusconi per l’acquisto cash delle sue tv… non se ne parla più? Erano 138 miliardi se ricordiamo bene. Nota di Salis)

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