Il business dei randagi


Truffe e assenza di controlli nel fallimento delle politiche di protezione e vigilanza sui cani abbandonati

FLAVIA AMABILE

Cinque mesi fa era toccato a un bimbo nel beneventano: era stato azzannato dai cani randagi. Allora il sottosegretario con elega alla Salute Francesca Martini aveva parlato di «degrado» e di responsabilità dei sindaci. Cinque mesi dopo nulla sembra cambiato, e un bimbo in più è stato ucciso.

«Se il governo taglia i fondi per la lotta al randagismo è normale che ci si trovi davanti a questi episodi», denuncia Lorenzo Croce, presidente dell’Aidaa, l’Associazione per la difesa degli animali. Già da questo anno infatti i fondi caleranno del 20%, di oltre un milione di euro: dai 4.945.000 euro previsti dalla finanziaria dello scorso anno a 3.819.000 euro con una riduzione complessiva di circa 5 milioni di euro in tre anni. «Già era difficile prima affrontare il problema dei cani randagi, lo sarà ancora di più ora», sostiene Croce.
E nei casi di ferite o morti causate da cani senza padrone non è ancora ben chiaro di chi sia la responsabilità. A volte del comune, altre dell’Asl, a seconda dei casi, a giudicare dalle sentenze dei tribunali ordinari e della Cassazione.

Sono circa 600 mila i cani randagi in base alle cifre del ministero della Salute, cifre ufficiali in una materia che di ufficiale non ha proprio nulla, ed infatti secondo Bruno Mei Tomasi, presidente dell’Anta (Associazione Nazionale per la Tutela degli Animali) sarebbero più del doppio, un milione e mezzo, i cani abbandonati. Solo in circa 150 mila quelli ospitati nei canili rifugio, gli altri sfuggono ad ogni controllo. E i controlli da fare sarebbero molti come stabiliscono le leggi, ma sarebbero 1.650 i comuni italiani fuorilegge che non hanno un canile comunale o una convenzione con un canile consortile o gestito dall’Asl o con un canile rifugio, dove ricoverare i cani abbandonati e randagi. L’80% di questi comuni si trova al Sud.

Nel 2008 sono stati abbandonati 14.000 cani su strade e autostrade di tutta Italia, tra il 21 giugno e il 31 agosto 2008, con un calo del 19% rispetto allo stesso periodo del 2007. È migliorata Milano, dove a parte l’emergenza di ferragosto, si è registrata una diminuzione del 25% rispetto al 2007 (il 48% rispetto al 2006). Vanno bene anche Venezia, Torino, Genova, Parma e Bologna. La maglia nera spetta a pari merito a Sicilia, Puglia, Sardegna e Campania con abbandoni superiori al 30% e aumenti in media del 5% rispetto al 2007.

cani

La maglia nera spetta a Sicilia, Puglia e Lazio anche per la spesa. «Su un miliardo e mezzo di finanziamenti la Puglia da sola ne spende circa il 10%, 150 milioni l’anno. E Sicilia e Lazio poco di meno», spiega Bruno Mei Tomasi. «In Puglia c’è un canile quasi in ogni comune e in ogni canile ci sono dai 3 ai 400 cani. Soltanto Taranto spende 1 milione e 200 mila euro l’anno per la lotta al randagismo. Intorno ai canili c’è un giro di affari e truffe vertiginoso. Da poco sono stati trovati 170 cani randagi in una azienda di Matera che si occupava di servizi sanitari, sequestrata per fallimento. Quando ci si trova di fronte a situazioni simili è lecito pensare che questi cani venissero usati per sostituire gli animali morti nel canile in modo da mantenerne inalterato il numero e quindi i finanziamenti».

°°° Però questo è “il governo del fare”… E’ vero, fa danni immensi, porcate, e leggi liberticide. Però fa… schifo.

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