Il regimetto Berlusconi

VIDEO NEGATO ALLE OPPOSIZIONI

di Stefano Gorelli e Claudio Tancredi Palma 03.08.2009

da La voce.info

B.troiaio

Della rappresentazione equilibrata di tutte le forze politiche nell’informazione televisiva non ci si dovrebbe preoccupare solo in campagna elettorale. Tanto più quando il quadro politico cambia, come è avvenuto in Italia dopo le elezioni del 2008. Governo e partiti di maggioranza tendono sempre più a essere considerati soggetti mutuabili e l’opposizione è

ora suddivisa in diversi soggetti. C’è poi la questione della visibilità dei partiti non rappresentati in Parlamento. Sono tutti elementi della generale difficoltà a declinare il principio del pluralismo politico.

La questione di un’equilibrata rappresentazione delle forze politiche nell’informazione televisiva si pone anche al di fuori delle contingenze elettorali, durante le quali si diffonde una sorta di “febbre del minutaggio”. Del resto, però, è la stessa disciplina vigente in materia di par condicio (legge 28/2000) a dare particolare attenzione ai periodi campagna elettorale.

LA REGOLA DEI TRE TERZI

Un possibile parametro di valutazione dei rapporti di forza nello spazio dedicato a governo, maggioranza e opposizione è la cosiddetta regola dei tre terzi, di derivazione francese. Prima della revisione intervenuta nel 2000, la regola in questione stabiliva che in Francia il totale del tempo di parola, cioè il tempo fruito direttamente in voce, del governo, della maggioranza e dell’opposizione dovesse essere equamente ripartito fra i tre soggetti.
La regola, ancorché oggetto di critiche, poteva considerarsi in sintonia con un contesto politico-istituzionale sostanzialmente bipolare come il nostro, caratterizzato fino alla scorsa legislatura da un’opposizione parlamentare unica ancorché eterogenea. E infatti, non di rado, è preso a riferimento nel nostro paese da politici, osservatori, giornalisti, rappresentanti dei broadcaster. Tuttavia, il mutamento del sistema partitico all’indomani delle elezioni politiche del 2008 solleva alcune questioni in tema di pluralismo politico nell’informazione televisiva.
Il soggetto opposizione è oggi articolato in opposizioni. Senza particolari forzature, se ne possono contare addirittura cinque: tre presenti in Parlamento, ossia il Partito democratico, l’Italia dei valori, l’Unione di centro, e due extra-parlamentari, la destra e la sinistra, cosiddetta radicale, che comprende anche le forze ecologiste e socialiste. In sostanza, l’innegabile semplificazione del quadro partitico si è accompagnata a un aumento del numero dei “poli” di opposizione.
In un contesto così rinnovato, vi è il rischio che, seguendo la regola dei tre terzi, la quota riservata alle opposizioni abbia un peso specifico minore rispetto al pur recente passato.
Il rischio è accentuato dal fatto che si assiste sempre più frequentemente a una polarizzazione della dialettica politica governo versus opposizione. Non da questa legislatura, infatti, l’esecutivo tende ad assumere il ruolo di “comitato direttivo” delle Camere, con un ampliamento dello spazio a esso riservato nell’informazione televisiva, a detrimento di quello dedicato agli stessi partiti della maggioranza. Per tutte queste ragioni, occorre insomma chiedersi se il rapporto due terzi all’endiadi governo-maggioranza e un terzo alle opposizioni possa costituire oggi un parametro di riferimento adeguato in termini di garanzia del pluralismo politico.

E CHI NON È IN PARLAMENTO?

L’altra questione è la rappresentazione televisiva delle forze politiche che, pur non avendo raggiunto le soglie previste dalla normativa elettorale nazionale ed europea, sono ancora radicate nel tessuto sociale del paese. Nelle ultime elezioni europee queste forze hanno complessivamente raccolto circa il 10 per cento dei voti, alcune attestandosi non troppo al di sotto della soglia di sbarramento del 4 per cento. Si tratta poi spesso di forze presenti e determinanti in numerosi esecutivi di Regioni ed enti locali. E in vista della tornata elettorale del 2010, non si deve trascurare il fatto che le caratteristiche dei sistemi regionali di voto incentivano, e in non poche Regioni rendono necessaria, la formazione di coalizioni le più inclusive possibili.
La questione della rappresentazione televisiva di queste forze politiche può essere affrontata ancora una volta attraverso la comparazione con altri paesi di democrazia pluralista. In Francia, il rigido schema quantitativo dei tre terzi è stato sostituito nel 2000 dal Conseil supérieur de l’Audiovisuel (Csa) con il principe de référence. Non solo prescrive un riequilibrio dei tempi goduti da maggioranza, governo e opposizione, ma estende il diritto di tribuna, sia pure senza definirne le modalità applicative, a una quarta categoria: i partiti non rappresentati in parlamento.
In Italia, invece, dopo le elezioni politiche, le opposizioni rappresentate in Parlamento hanno coperto circa il 95 per cento dello spazio complessivamente offerto all’opposizione dai telegiornali nazionali, considerando il tempo fruito dal soggetto politico sia direttamente in voce sia attraverso la mediazione giornalistica. Poche e ben circoscritte le eccezioni (cfr tabella). Nel primo anno della legislatura in corso, le forze di destra e di sinistra cosiddette radicali hanno goduto in media, rispettivamente, solo dello 0,2 per cento e dell’1,3 per cento del totale del tempo di antenna dei soggetti politico-istituzionali nei telegiornali.
Ruolo e rapporti di forza tra governo, maggioranza (che tendono sempre più a essere considerati soggetti mutuabili) e opposizione (anche alla luce della sua “nuova” articolazione) nella comunicazione politica, visibilità dei partiti non rappresentati in Parlamento sono questioni che sottolineano le più generali difficoltà di declinare nella pratica, anche al di fuori del mero momento di campagna elettorale e alla luce dei possibili mutamenti nel contesto politico-istituzionale, il principio del pluralismo politico nel sistema dell’informazione televisiva.
Presenza dei partiti di opposizione nei telegiornali – 1 maggio 2008 – 28 aprile 2009
% sul totale tempo di antenna dei soggetti politico-istituzionali (*)

Partiti mag giu lug ago set ott nov dic gen feb mar 3-15 apr 16-28 apr media
2008 2008 2008 2008 2008 2008 2008 2008 2009 2009 2009 2009 2009 periodo
Pd+Partito Radicale 16,2% 14,5% 18,3% 14,2% 17,8% 18,1% 16,8% 25,6% 17,0% 27,2% 16,8% 12,1% 15,7% 18,2%
Italia dei valori 3,0% 4,1% 4,4% 1,7% 2,1% 3,7% 3,1% 5,0% 3,6% 2,1% 2,1% 1,1% 2,4% 3,1%
Centro (a) 2,7% 2,2% 2,8% 1,7% 2,5% 2,4% 2,3% 1,8% 2,3% 2,3% 2,2% 3,1% 3,0% 2,4%
Sinistra (b) 1,1% 0,9% 4,4% 1,0% 0,9% 1,2% 1,1% 0,9% 1,4% 0,9% 0,6% 0,4% 1,4% 1,3%
Destra (c) 0,5% 0,0% 0,2% 0,4% 0,1% 0,0% 0,7% 0,1% 0,2% 0,1% 0,1% 0,0% 0,2% 0,2%
Totale opposizioni 23,5% 21,8% 30,0% 19,1% 23,3% 25,4% 24,0% 33,4% 24,4% 32,5% 21,8% 16,6% 22,6% 25,2%
Fonte: elaborazione su dati Isimm Ricerche

(*) Incluse le alte cariche istituzionali (Presidente della Repubblica, presidenti della Camera e del Senato) alle quali mediamente viene attribuito tra il 10 e il 15% del totale del tempo di antenna
(a) Udc, Svp e Autonomie
(b) Partito socialista – Sinistra democratica – Verdi – Pdci – Prc
(c) La Destra – Forza Nuova

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