La macchina del fango continua a pagare pegno

E Santoro querela Libero per aver pubblicato il suo numero di cellulare

Il giornalista chiede 150mila euro per essere stato insultato e per aver dovuto cambiare utenza

La Corte d’appello:«Inammissibile il ricorso Rai contro Santoro»

Michele Santoro (LaPresse)
Michele Santoro (LaPresse)

MILANO – «Vodafone messaggio gratuito: il telefono della persona chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile». Ecco cosa risponde la vocina pre-registrata se si compone il numero di cellulare di Michele Santoro. Già perché il conduttore di Annozero ha cambiato numero di telefono e subito dopo hacitato in giudizio il quotidiano Libero che lo aveva pubblicato per rispondere «provocatoriamente» allo stesso trattamento usato per Silvio Berlusconi. Una sorta di par condicio quella del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro alla messa in onda di servizio di Annozero, dedicato al Rubygate, nel quale s’intravedevano nell’inquadartura degli atti dell’inchiesta i numeri del telefonino del presidente del Consiglio. La notizia viene diffusa dallo stesso quotidiano milanese che lamenta il fatto che Santoro

chieda ben 150mila euro a titolo di risarcimento. «Nella citazione in cui per lesa maestà ci chiede l’equivalente di sei anni di stipendio lordo di un operaio, si lamenta con noi per avergli procurato “48 ore di comprensibile turbamento dello stato d’animo in quanto il suo telefono squillava ininterrottamente per ricoprirlo di ingiurie e minacce” scrive Libero. «Il costoso collega – aggiunge il quotidiano in un corsivo – ci mette in conto anche lo sforzo fatto per “richiedere alla Rai l’attribuzione di una nuova utenza” e ci addebita “i due giorni spesi per rendersi nuovamente reperibile alle persone con cui voleva rimanere in rapporto e per individuare il numero di persone che avevano lecitamente il precedente numero e informarle dell’accaduto”.

RAI – Ma di Santoro si parla anche nelle aule dell sezione Lavoro della Corte d’appello di Roma (presidente Ermanno Cambria e relatore Donatella Casablanca) che ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Rai per ottenere la sospensione dell’esecuzione della sentenza pronunciata nel settembre 2009 con la quale è stato confermato il diritto del giornalista, già riconosciuto dal tribunale, di lavorare come realizzatore e conduttore di programmi di approfondimento dell’informazione destinati al pubblico di prima serata. «La Rai – si puntualizza in una nota dell’avvocato Domenico D’Amati, legale di Santoro – aveva motivato la sua richiesta sostenendo che vi era pericolo di un intervento sanzionatorio dell’Agcom per i contenuti di alcune recenti puntate di Annozero. La Corte ha rilevato che il pregiudizio paventato dalla Rai non si pone quale conseguenza diretta delle statuizioni di condanna contenute nella sentenza, che hanno del resto avuto continua esecuzione sin dall’emanazione della decisione di primo grado senza che si siano verificati pregiudizi oggi lamentati dalla Rai». Spetta dunque alla Rai, ha deciso la Corte nella sua ordinanza, esercitare un’attività di controllo compatibile con l’elevatezza delle mansioni esercitate e con il contenuto intellettuale e creativo dell’attività giornalistica. Nella discussione che ha preceduto l’emanazione del provvedimento veniva ricordato inoltre dal legale di Santoro l’episodio verificatosi il 27 gennaio 2011 quando il direttore generale Masi, dopo aver espresso il suo dissenso sui contenuti della trasmissione, aveva dichiarato di non volerne impedire la messa in onda. La Cassazione, sempre a quanto si apprende, avrebbe già fissato per l’8 giugno la discussione in diritto del dibattimento tra la Rai e Michele Santoro. Il ricorso alla Cassazione è stato presentato dall’azienda sul merito della sentenza di reintegro del giornalista stabilita dal Tribunale del lavoro.

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter