La malavita di Berlusconi all’Aquila

L’Aquila pretende legalità: «Fate i nomi delle ditte»

di Jolanda Bufalinitutti

 L’eco della risata degli affaristi intercettati, De Vito Piscicelli e Gagliardi, che, per dirla con Stefania Pezzopane «si sfregavano le mani», mentre a mani nude si scavava fra le macerie de l’Aquila, per tirare fuori i corpi, sperando di

trovare ancora la vita, risuona il giorno dopo nel cratere, fra chi lavora sotto choc alla caserma di Coppito, fra la popolazione dispersa e divisa fra rabbia e gratitudine. Rabbia tanta perché, ragiona la presidente della Provincia «c’è un grande contrasto fra lo spirito di sacrificio, lo sforzo unitario, i contributi onesti e professionali e quelle intercettazioni che mettono in evidenza una cosa: che questa perversione, questa disumanità, c’è gente che pensa di poter guadagnare, e tanto,sul terremoto e sul dolore».

Il dolore a l’Aquila lo incontri per strada, come nel caso di Ludovico Bruno: a Onna la sua casa è crollata seppellendo la madre Elisa di 76 anni, la moglie Giuseppina Zucaro di 53 e, tragedia nella tragedia, di Berardino il figlio di 26 anni. In vita è rimasta solo la figlia più grande, sposata, che vive altrove. «Dicono: hai avuta salva la vita. Invece io dico: ho una condanna a vita. Il terremoto avrebbe potuto finire il suo lavoro e seppellire anche me. Sarebbe stato meglio». La rabbia,il rovello, di Ludovico è «che ci tranquillizzavano. Io non pretendo che facessero previsioni impossibili ma, se non ci avessero rassicurato, affermando che per fortuna era uno sciame sismico, che non ci sarebbero state scosse pericolose, noi non saremmo restati in casa, non saremmo andati a dormire».

Stefania Pezzopane vuole risposte chiare su quella risata nella notte del terremoto, ha chiesto gli elenchi delle ditte al commissario straordinario Gianni Chiodi: «Appalti, subappalti e collegate». La risposta del presidente della Regione è stata «io non ce l’ho questo elenco». Risponde Stefania Pezzopane: «L’elenco lo ha Bertolaso ma al presidente della Regione ho ricordato che ora il commissario è lui». Richiesta rimasta inevasa. Gianni Letta era a l’Aquila, ieri, per i premi all’innovazione di Finmeccanica e per il contributo importante che il gruppo pubblico sta dando, avendo scelto di non fuggire come hanno fatto altri ma di ricostruire a l’Aquila l’Alenia Thales e la Selex crollate. Anche Guido Bertolaso sarebbe dovuto arrivare per l’appuntamento di Finmeccanica ma, evidentemente, non era il giorno giusto per esporsi a pubblico e giornalisti. Anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, del resto, si è sottratto alle domande, andando via prima della conferenza stampa. Ha difeso dal palco, però, con forza il capo della Protezione civile: “Voi lo conoscete, non ha tradito gli aquilani”. E riprendendo le parole del sindaco Cialente: «Anche io ho rabbrividito leggendo quelle frasi. Non un euro è andato e non un euro andrà a quelli che hanno riso». Ma rimane inevasa la richiesta di trasparenza di Stefania Pezzopane.

Letta si limita a dire che «gli speculatori non sono mai stati a L’Aquila». E resta in piedi lo sconcerto per la determinazione ad andare avanti sulla Spa della Protezione civile. I ragazzi del centro sociale 3.32 lavorano alle iniziative del 18 febbraio a Roma, contro quella che Giovanni Lolli, deputato aquilano del Pd, definisce «il presidenzialismo vero alla Berlusconi». Una Spa che gestisce personale dell’esercito, dei vigili del fuoco, forze dell’ordine. “Perché?”, chiede Stefania Pezzopane, elencando i grandi eventi gestiti fuori delle regole di controllo «a cui noi amministratori, invece, siamo giustamente sottoposti». «Se si tratta di salvare vite umane, sono disposto – in nome della rapidità, dice Lolli – ad accettare il rischio che qualcuno imbrogli. Ma questo non può valere per le feste diocesane affidate alla Protezione civile».

Il sindaco Massimo Cialente aveva chiesto agli “sciacalli” le scuse alla città. Arriva, attraverso l’avvocato, una lettera aperta: “Anche se sono innocente mi scuso. Innocente perché non ho mai pronunciato quella terribile frase ma l’ho dovuta sentire”. A Valentina Tarquini si riempiono gli occhi di lacrime. Dipendente comunale, ha lavorato per 5 mesi al Com (il centro operativo misto) di Paganica. E’ fra quelli che non può credere al coinvolgimento di Bertolaso: «Noi qui in trincea lavoriamo e assistiamo a quello che succede fuori».

Bocche cucite fra chi lavora alla Protezione civile. E però: «Le ordinanze non le facciamo noi». «Troppo poco ci si è basati sull’esperienza accumulata negli altri terremoti». All’esercizio difficile del controllo sul progetto Case si prova Angelo Venti, rappresentante di Libera a l’Aquila, che denuncia: «Lo scarico delle fogne dei nuovi insediamenti arriva direttamente nel fiume Aterno». A Bazzano, proprio in seguito alla denuncia, ieri ha iniziato a funzionare un depuratore. Ma ad Assergi, che è dentro il parco Naturale, a Paganica, Camarda, Sant’Elia i liquami di migliaia di persone finiscono direttamente nel fiume.
Eppure già dal 2005 la Protezione civile è investita dell’emergenza ambientale rappresentata dal corso dell’Aterno: «Le notizie che arrivano dalla procura di Firenze rendono obbligatorio sapere, dopo quattro anni, quali sono i risultati ottenuti con il commissariamento per l’emergenza ambientale: quali ditte, quali i costi sin qui sostenuti? E quando finiranno i lavori?».

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Le fotografie sono state realizzate da Marco D’Antonio e fornite Angelo Venti (rappresentante di Libera a l’Aquila)

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