La porcata tutta sarda dei ricci di mare

Alghero, ricci nelle retine: sagra a rischio

La legge impone il confezionamento del prodotto possibile solo in uno stabilimento di Porto Torres. L’assessore Langella: “Non rinunceremo alla manifestazione”


di Andrea Massidda

ALGHERO. Una contestatissima norma dell’Unione europea che impone la vendita dei ricci di mare in apposite reti certificate sta rischiando di compromettere la stagione del bogamarì. Nonostante il periodo propizio, in città trovare la gustosa polpa arancione è diventata un’impresa.

Se infatti sino a poco tempo fa era normale incontrare sulle banchine del porto o lungo le strade litoranee pescatori con banchetti improvvisati e bacinelle stracolme di ricci, oggi la situazione è molto cambiata. Persino al mercato del primo pescato non c’è traccia di venditori di bogamarì, bisogna cercarli fuori dalla struttura. E lì quei pochi che ci sono si limitano a vendere sulle proprie imbarcazioni ormeggiate al porto: «Il mare è pieno di ricci e ora la temperatura dell’acqua è ideale per la loro qualità – dice Antonello Puledda, appena rientrato dall’immersione -, ma prima di venderli bisogna certificarli in un centro di spedizione autorizzato. Da quando ha chiuso quello di Galboneddu il più vicino si trova a Porto Torres. Una spesa insostenibile». Il Piano regionale che regola il commercio e il monitoraggio dei molluschi, in linea con quanto stabilito a livello europeo, dall’anno scorso si applica anche agli echinodermi e prevede il confezionamento, la marchiatura di identificazione e l’etichettatura del prodotto. Molti pescatori algheresi non dispongono però di mezzi adeguati per il trasporto di alimenti, ma soprattutto lamentano la perdita di qualità dei ricci, che una volta retinati non si manterrebbe del tutto intatta.

«Il bogamarì – continua Puledda – si può deteriorare durante il trasporto o durante il confezionamento, ed è facile che le spine si rompano. Per questo i nostri clienti non amano i ricci retinati: hanno l’impressione di avere a che fare con alimenti poco freschi. Perciò preferisco evitare questa procedura inutile e svantaggiosa e vendere il prodotto dalla mia barca». Per chi non rispetta le regole ci sono multe salate. «L’anno scorso – ammette – ne ho preso una da settemila euro. Eppure mi risulta che da altre parti della Sardegna non siano così fiscali». Nonostante le numerose difficoltà, l’ex assessore comunale alle Attività produttive Gianfranco Langella garantisce che la «Sagra del bogamarì» si farà e che è in programma anche la terza edizione del premio «Riccio d’oro».

°°° Come in tutti gli altri campi, i politicanti sardi non sanno che pesci prendere e stanno finendo di devastare anche il mare. Che è l’ultima risorsa che ci rimane. A Cagliari, dove se ne fottono, i cittadini si sono organizzati e – basta andare a vedere al Poetto – coi ricci campano migliaia di famiglie. E fanno benissimo! I ricciai del Poetto fanno la felicità anche dei cagliaritani e dei rari turisti. A Oristano e a OIlbia è proibito vendere i ricci ai banchetti, ma disperati e dilettanti stanno rovinando le coste e depauperando il mare dei preziosi frutti. Accade così quando non ci sono regole né controlli.
Ora ci si mettono anche quelli di Alghero… MA ANDATE A CAGARE!
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