LA TRAGEDIA DI UN BONDI RIDICOLO, che finanzia solo le scamorze del cinemetto italiota e taglia i grandi.

TENGO CINE-FAMIGLIA! – IL Ministero DI BONDI SCUCE 3,5 milioni alle opere prime e seconde – A CHI è FINITO Il contributo più sostanzioso, 450MILA €? a Mariantonia Avati, figlia di Pupi – E qui sorge un primo interrogativo, perché la Avati ha già diretto due lungometraggi (nel 2003 e nel 2006) e quindi questa è la sua opera terza. Tanto più che la Avati aveva già, legittimamente, ricevuto un contributo ministeriale per la sua reale opera seconda…

Franco Grattarola e Giuseppe Pollicelli per Libero

L’articolo 28 della legge n. 1213 del 1965, in vigore fino al 1994, convogliava i finanziamenti statali all’industria cinematografica. Soldi spesso concessi senza controlli preventivi né verifiche finali. Dopo una lunga fase di disinteresse, la magistratura cominciò a indagare sulla cinematografia assistita negli anni convulsi di Tangentopoli: le inchieste giudiziarie e giornalistiche scoperchiarono un vaso di Pandora che conteneva di tutto, dall’ex giovane promessa che sbarcava il lunario incassando soldi per film esistenti solo sulla carta allo sconosciuto filmaker che aveva prodotto e diretto una sequela di titoli mai approdati nelle sale.

In seguito la legge n. 1213 è stata abolita e il meccanismo dei finanziamenti statali ha subito modifiche sostanziali. La normativa attuale prevede che lo Stato finanzi pellicole di interesse culturale nazionale e che una parte dei fondi sia destinata alle “opere prime e seconde”. Ferme restando le promesse del ministro Sandro Bondi di aumentare i finanziamenti destinati al cinema, le commissioni ministeriali seguitano a erogare migliaia di euro ai film in possesso dei requisiti richiesti dalla legge.

Grazie a una delibera del 16 settembre 2010 sono stati distribuiti 5,7 milioni di euro a film riconosciuti di “interesse culturale con contributo”. Nell’elenco delle produzioni beneficiate troviamo opere che saranno dirette da mostri sacri come Ermanno Olmi (un milione di euro per Il villaggio di cartone) e Giuliano Montaldo (900.000 euro per L’industriale), da registi di buona notorietà come Mimmo Calopresti (600.000 euro per Uno per tutti) e Maurizio Ponzi (600.000 euro per Ci vediamo a casa) e da una pletora di cineasti meno famosi i quali si aggiudicano somme che vanno dai 200.000 ai 600.000 euro. Con simili cifre difficilmente si produce un lungometraggio ma i contributi sono comunque utili a supportare film d’autore dai costi contenuti.

Diverso è il discorso per le cosiddette opere prime e seconde. In questo caso le somme erogate vanno da un massimo di 450.000 a un minimo di 200.000 euro, che sarebbero state forse sufficienti, a suo tempo, per realizzare un film di serie B o di genere.

Ai nostri giorni, invece, si tratta più che altro di laute mance che lo Stato generosamente concede a produzioni non sempre bisognose. Illuminante, a tal proposito, è la delibera del 12 ottobre scorso, con cui (come si ricava dalle informazioni pubblicate sul sito del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, si veda la tabella a corredo del presente articolo) sono stati elargiti 3,5 milioni di euro alle opere prime e seconde.

Il contributo più sostanzioso, 450.000 euro, è andato a Mariantonia Avati, figlia di Pupi, per Una lunga scia di stelle (produce la Duea Film, società che fa capo al padre e allo zio Antonio). E qui sorge un primo interrogativo, perché la Avati ha già diretto due lungometraggi (Anime nel 2003 e Per non dimenticarti nel 2006) e quindi questa è a tutti gli effetti la sua opera terza. Tanto più che la Avati aveva già, legittimamente, ricevuto un contributo ministeriale per la sua reale opera seconda (Per non dimenticarti).

Nell’elenco troviamo un altro figlio d’arte, Toni D’Angelo, primogenito del celebre cantante Nino, che si aggiudica 350.000 euro per Clara. D’Angelo in precedenza aveva diretto un lungometraggio (Una notte, 2008) e un cortometraggio (Poeti, 2009), quindi, non volendo considerare quest’ultimo, il film finanziato dovrebbe effettivamente essere la sua opera seconda.
Paolo Virzi

DAI FIGLI D’ARTE AI FRATELLI D’ARTE – A Carlo Virzì, fratello di Paolo e autore in proprio di un unico film (L’estate del mio primo bacio, 2005), la commissione ha concesso 400.000 euro per I più grandi di tutti, prodotto dalla Motorino Amaranto (la società del fratello) e dalla Indiana Production Company.
Pino Insegno

Altra parentela, altro finanziamento: Claudio Insegno, fratello del comico Pino, incassa 350.000 euro per Treddimovie in 3D, la sua opera seconda. La società che ha richiesto il contributo pubblico per il film di questo ennesimo “parente d’arte” è la Due P.T. Cinematografica. Una casa di produzione, a quanto sembra, tenuta in gran considerazione dalle commissioni ministeriali: su quattro film prodotti, ben tre hanno beneficiato del contributo pubblico.

Alla luce di questi dati, sarebbe interessante conoscere in maniera più approfondita i reali criteri con cui le commissioni ministeriali giudicano meritevole di sostegno un’opera cinematografica.

°°° Soldi non ce ne sono, ma per un amante di costanzo e per i leccaculi del pdl e del vaticano… si trovano semopre. E il cinema muore. E la cultura schiatta…

A SILVIO

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