Lombardia. Pubblica amministrazione e Pdl = n’ndrangheta

Asl, la Regione sfiducia Pezzano
«Contro di me solo fango, ma lascio»

Il consiglio: incarico inopportuno per il manager fotografato con i boss della ‘ndrangheta

Asl, la Regione sfiducia Pezzano
«Contro di me solo fango, ma lascio»

Il consiglio: incarico inopportuno per il manager fotografato con i boss della ‘ndrangheta

Pietrogino Pezzano
Pietrogino Pezzano

MILANO – Bufera sui vertici della Sanità lombarda. Mai una nomina era stata contestata come quella dell’Asl di Milano 1. E ora il supermanager Pietrogino Pezzano, fotografato con boss della ‘ndrangheta l’11 luglio 2009, lascia l’incarico. Lo fa dopo che ieri pomeriggio il Consiglio regionale vota a sorpresa una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Sono le otto di sera quando il direttore generale, nominato lo scorso 23 dicembre in quota Pdl, getta la spugna: «Mi dimetto per salvaguardare la mia professione, chi lavora con me e la mia famiglia. Preferisco togliere dall’imbarazzo il Pirellone, anche se contro di me si è mossa la macchina del fango».

Il primo a mobilitarsi è stato Roberto Nava, sindaco di Vanzago. Contro l’arrivo all’Asl 1 di Pietrogino Pezzano, il cui

nome è finito della maxi-inchiesta antimafia Infinito, c’è poi una levata di scudi a livello regionale. Così ieri – dopo il primo tentativo sfumato tre mesi fa – Pd, Italia dei Valori, Sel di Nichi Vendola, con l’aiuto dell’Udc, incassano un successo forse insperato: la mozione che chiede al governatore Roberto Formigoni di revocare l’incarico a Pezzano passa. Tra congedi motivati e impegni istituzionali sui banchi del centrodestra ci sono numerose defezioni. L’ordine di scuderia è, allora, di abbandonare l’Aula per fare mancare il numero legale (fissato ieri a 38). Ma le presenze in Aula rimangono misteriosamente quelle minime indispensabili per andare al voto. Con una votazione che, a questo punto, si trasforma in una Caporetto per il Pdl: la minoranza, che è a ranghi compatti, riesce a fare passare il provvedimento (31 contro 7). Esultano dal Pd Arianna Cavicchioli e Luca Gaffuri: «È un segnale contro una nomina inopportuna. E le dimissioni di Pezzano raddoppiano il nostro successo». Giulio Cavalli (Idv): «Finalmente arriva un segnale politico chiaro su una nomina vergognosa». Enrico Marcora (Udc): «Sono contento che i voti dell’Udc siano stati determinanti».

Un'immagine dal video dei carabinieri nel 2009: Pietrogino Pezzano con Saverio Moscato e Candeloro Polimeno
Un’immagine dal video dei carabinieri nel 2009: Pietrogino Pezzano con Saverio Moscato e Candeloro Polimeno

Una contestazione di un manager sanitario che si trasforma in un caso politico. Per il Pdl è difficile nascondere l’imbarazzo: «Abbiamo commesso un errore tecnico sul numero legale – ammette il capogruppo Paolo Valentini -. Ma chi era seduto sui banchi era in buona fede». Del Carroccio, che peraltro aveva già espresso l’inopportunità dell’incarico a Pezzano, l’unico presente al voto è Stefano Galli: «La Lega se n’è andata dall’Aula come previsto, ma qualcun altro ha sbagliato i conti». L’assessore alla Sanità, Luciano Bresciani (Lega), cofirmatario delle nomine insieme con il governatore Roberto Formigoni, precisa: «Pezzano non l’ho indicato io. Ma, di fronte a una proposta fiduciaria da parte degli alleati, sono stato dalla parte del diritto: uno è innocente fino a prova contraria».

La nomina di Pietrogino Pezzano è da sempre considerata in quota all’ala del Pdl vicina a Paolo Berlusconi. Le sue sono le seconde dimissioni all’Asl 1 dopo l’incarico-lampo del direttore sanitario Giovanni Materia. Il manager pluricontestato esce di scena. Resta il giallo al Pirellone: il successo della mozione è dovuto allo sbaglio di qualche consigliere, a un regolamento di conti interno al Pdl oppure a uno sgambetto del Carroccio al suo assessore?

Cesare Giuzzi e Simona Ravizza

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