Marito disoccupato, lei si prostituisce: storie di ordinaria disperazione.

Il marito deve chiudere l’azienda,
lei si prostituisce per la crisi

La donna salva l’uomo dal suicidio e gli racconta di aver trovato lavoro come badante. Ma viene arrestata in una retata. «Con i soldi che portava a casa mangiavamo»

Il marito della donna in una immagine di AntennatreIl marito della donna in una immagine di Antennatre

 

CASTELFRANCO (Treviso) – Aveva deciso di farla finita, disperato perché non riusciva a trovare lavoro. La moglie l’ha trovato impiccato a una corda in garage, riuscendo a salvarlo per un pelo. Da quel momento alla famiglia ci ha pensato lei. Facendo, in un primo momento all’insaputa del marito, la prostituta su

strada. Fino a due anni fa la vita di Paolo, 44enne di Castelfranco, era del tutto normale, per nulla diversa da quella dei tanti artigiani che lavorano in proprio. Paolo è specializzato nella lavorazione del cartongesso, un lavoro che fa da quando era adolescente. Poi è arrivata la crisi. «Sono stato costretto a chiudere la mia impresa. Non c’era più abbastanza lavoro, non riuscivo a pagare le tasse». Paolo non si perde d’animo, viene assunto in una ditta del padovano come operaio specializzato. Sei mesi al termine dei quali i titolari gli avevano fatto intravedere la possibilità dell’assunzione a tempo indeterminato. «Invece mi hanno lasciato a casa, e tanti saluti».

Inizia un’odissea senza fine nelle agenzie interinali, un pellegrinaggio della disperazione in tutte le imprese edili della zona. «Mi dicono tutti che a 44anni sono troppo vecchio. Che costo troppo come operaio specializzato». Il passo dallo sconforto alla depressione è breve. «E’ grazie a mia moglie se sono ancora vivo. Il giorno in cui mi sono impiccato, un anno fa, è stata lei a salvarmi». La donna, di sette anni più giovane, aveva capito che così era impossibile continuare. Ha rassicurato il marito. Ai soldi ci avrebbe pensato lei. «Mi disse che era stata assunta a Vicenza, come badante. Avrebbe dovuto fare i turni di notte. Finalmente potevamo respirare». Invece per il 44enne castellano il destino aveva in serbo un’altra mazzata. «Circa un mese e mezzo dopo che mia moglie aveva iniziato a lavorare, sono stato svegliato da una telefonata nel cuore della notte. Era la questura di Vicenza». Una retata. «Ci sono rimasto malissimo, ero arrabbiato, non sapevo neanche più cosa provavo». La moglie, invece lavorare come badante, si prostituiva lungo le strade della Castellana e del Vicentino. L’aveva tenuto nascosto per non turbare il compagno, già provato dal tentativo di suicidio. Una decisione coraggiosa, di sacrificio estremo, presa in totale autonomia. «E’ una situazione che ho imparato ad accettare, ma che non mi sta assolutamente bene. Per questo continuo nella disperata ricerca di un lavoro. Qualsiasi, purché sia onesto». Paolo e la moglie hanno otto mesi di affitto arretrato da pagare: «Non so quanto resista il padrone di casa prima di buttarci fuori. Mia moglie riesce a portare a casa anche centocinquanta euro in una sera, se va bene. Ma spesso torna a mani vuote. Con quello che guadagna riusciamo a mangiare. Ma così non può continuare». La ricerca di Paolo continua. Per riscattare l’orgoglio, ma soprattutto per liberare la moglie da un giogo insopportabile.

Sebastiano Pozzobon

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