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GUGLIELMI ’TERREMOTATO’: “La Rai è stata più FAZIOSA DI MEDIASET verso BERLUSCONI” – “in questo clima di conformismo e beatificazione, Santoro è essenziale: VA ASSOLTO E GIUSTIFICATO” – “VESPA IL Pù COMPOSTO, HA FATTO PIù INFORMAZIONE DEGLI ALTRI”…

Denise Pardo per “L’espresso”

Nella rappresentazione del terremoto in Abruzzo, l’informazione Mediaset è stata più indipendente di quella della Rai. E Bruno Vespa «è stato il più composto nel racconto della tragedia».
Angelo Guglielmi

Mentre infuria la polemica sulla puntata di “Anno zero” definita «indecente» dal presidente della Camera Gianfranco Fini, e sul suo conduttore, Angelo Guglielmi, ora assessore uscente alla Cultura della giunta bolognese di Sergio Cofferati e mitico direttore della gloriosa RaiTre che diede i natali televisivi proprio a Michele Santoro, assolve la trasmissione della sua creatura («essenziale») e commenta la copertura mediatica televisiva del sisma.

Informazione televisiva e terremoto: quale giudizio dà?
«Francamente ho avuto l’impressione che tutte le tv sembrassero impegnate in un fondamentale obiettivo: valorizzare al massimo la presenza costante di Silvio Berlusconi, le sue lacrime, le sue parole, i suoi abbracci. Come presidente del Consiglio la sua presenza era necessaria, anche se non c’era bisogno che fosse così ostinata. Come uomo era anche necessario che si commuovesse. Ma è successo a molti altri di emozionarsi, però non hanno visto le loro lacrime andare in onda».

Se Berlusconi non fosse andato, sarebbe stato sommerso dalle critiche.
«Non è un problema di quantità di presenza. Il problema è come viene raccontata, enfatizzata, moltiplicata. È il modo in cui si passa e si taglia l’informazione. Ma devo riconoscere che nonostante il Berlusconicentrismo, la dignità, il dolore, l’umanità delle vittime era ben percepibile».
La puntata di “Anno zero” sul terremoto e il suo conduttore sono ancora una volta alla sbarra.
«Qualunque giudizio si possa dare della trasmissione di Michele Santoro non si può che assolverlo e giustificarlo. Tanto più i disastri sono drammatici tanto più chiedono un’informazione critica che si ponga delle domande. I soccorsi approntati erano rispondenti alla gravità dei danni o in quei soccorsi, pur nell’apparente tempestività ed efficacia, si nascondevano ombre o insufficienze? Sono domande legittime. E in questo clima di conformismo e beatificazione, l’informazione di Santoro è assolutamente essenziale. Anzi: anche se avesse fatto fatto il furbo, andrebbe assolto».

L’accusa è sempre la solita, la faziosità. Forse il diritto alla critica è stato cancellato.
«Fazioso! Perché Bruno Vespa non lo è? E Report della brava Milena Gabanelli non è forse costruito per denunciare? È giusto che i linguaggi siano diversi. Ma questa volta lo sa chi è stato il più composto?».
Milena Gabanelli

Chi?
«Proprio il conduttore di “Porta a porta”. Si è fatto riprendere nei sopralluoghi della tragedia con l’elmetto in testa, ed era un po’ imbarazzante, ma si è dedicato poco a Berlusconi e molto di più al racconto del disastro. L’Abruzzo e il suo programma erano diventati una stessa cosa, senza soluzione di continuità. Bruno Vespa ha una sua bravura e ha fatto più informazione degli altri».

Ha rilevato differenze tra la rappresentazione fatta dalla Rai rispetto a quella di Mediaset?
«Sì. La Rai era più fastidiosa nella costanza di voler dimostrare devozione verso il presidente del Consiglio. Forse Mediaset può permettersi di non dichiararla continuamente. Invece, la tv pubblica, per mille motivi, paura del nuovo vertice, vigilia delle nomine, si sente più in dovere di eccedere nello zelo. Le tv del premier, in effetti, hanno meno bisogno della Rai di dimostrare fedeltà».

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RIVOLUZIONE RUSSA IN SARDEGNA – DALL’ALTO DI UN ELICOTTERO, L’OLIGARCA MANASIR ZIYAD HA PRESO DI MIRA ’MORTO ROTONDO’: SI STA COMPRANDO LE VILLE DEL GOLFO DI PUNTA NURAGHE – IN SIBERIA COSTRUISCE POZZI E OLEODOTTI, MA DI LUI SI SA POCO…
Mauro Liscia per “L’espresso”
PORTO ROTONDO

I suoi cantieri non si fermano mai. Costruisce impianti nel buio dell’inverno siberiano, con temperature che scendono anche a quarantadue gradi sotto lo zero. Realizza tubature che corrono per centinaia di chilometri sottoterra e se necessario si inabissano anche nel mare. Petrolio, ma soprattutto gas naturale: la ricchezza più importante della Grande Russia di Vladimir Putin.

Eppure di lui si sa pochissimo. Se volete avere un’idea della sua ricchezza, allora basta pensare alla Gazprom, il gigante degli idrocarburi dai capitali sterminati. Quando si parla di Gazprom, lui è ‘Mister General Contractor’, quello che costruisce pozzi, oleodotti e stazioni di pompaggio chiavi in mano. E ne sa smistare con oculatezza guadagni e mediazioni. Per questo Manasir Ziyad è considerato tanto misterioso quanto influente nella nomenklatura del potere moscovita.
PORTO ROTONDO

La sua Stroygas consulting negli ultimi otto anni si è imposta nei principali contratti siglati da Gazprom per realizzare e mantenere in azione campi petroliferi e collegamenti. Poco alla volta si è allargato ai paesi europei dove la sua specialità poteva trovare partner interessati, come l’Ungheria e l’Italia. E non sorprende che il magnate venuto dal freddo abbia scelto Porto Rotondo per sbarcare nel Mediterraneo.

Dicono che esplori la Costa Smeralda dalla cabina di un elicottero, bassa quota e volteggi ravvicinati, lo sguardo attento ai dettagli. Ma forse per scegliere le ville da acquistare gli basta informarsi sul blasone finanziario dei proprietari, che i progetti di quelle oasi dorate li hanno affidati ai migliori architetti del mondo.

D’altronde Manasir Ziyad non sembra davvero badare a spese: in pochi mesi ha comprato tre residenze estive a Punta Nuraghe. All’uomo diventato ricco grazie al ghiaccio e all’oro nero, piacciono il sole accecante della Sardegna e quella sabbia candida. Si è innamorato dei graniti dalle forme impossibili che disegnano il promontorio. E ha deciso di permetterseli.

Il suo nuovo eremo guarda sulla spiaggia di Ira, luogo celebre per le nobili abluzioni dell’attrice contessa Fürstenberg. Anni Settanta, altri tempi: la profumatissima costa della Gallura era un paradiso per i pochi che l’avevano scoperta, tradendo Capri e Saint Tropez per seguire la scia luccicante del principe ismailita Karim Aga Khan.
MANASIR ZIYAD

Oggi quelle rocce inimitabili incorniciano il ritiro preferito di Silvio Berlusconi e nella vicina Costa Smeralda sono i facoltosi finanzieri dell’ex Unione Sovietica a farla da padroni. Ziyad, che viene dalla Georgia, appartiene alla schiera dei nababbi no-limits. Descritto come uomo dai modi gentili, è diventato un frequentatore assiduo del lembo più patinato del nord Sardegna.
Si muove con discrezione tra ossequiosi agenti immobiliari e parchi con piscina che sembrano sospesi sul mare. Vede e compra, una firma sull’assegno e via su un nuovo obbiettivo. Prese le ville, ora vorrebbe un residence fatto di freschi loft immersi nella macchia mediterranea.

C’è chi giura che pur di chiudere al volo i negoziati sia pronto a pagare il doppio dei valori di mercato. Certo la sua presunta generosità spiegherebbe perché un ex manager dell’Eni gli abbia ceduto senza batter ciglio villa Verdiana, uno dei tre gioielli di Punta Nuraghe, considerata da sempre irraggiungibile. Altri prima di lui, per quanto finanziariamente attrezzati, avevano dovuto battere in ritirata: i monumenti al lusso non sono sempre merce da vendere.

Agganciata una delle più agognate fra le dimore rotondine, ha pensato di allargarsi un po’. E per realizzare il suo sogno sardo si dice che abbia fatto balenare davanti ad occhi increduli una cifra prossima ai cento milioni di euro. Verità o miti estivi? Se pochi chilometri più in là, a Romazzino, il manager della Gazprom Alisher Usmanov ha fatto sua per trenta milioni la villa che fu dell’industriale Antonio Merloni, tutto in quest’irripetibile angolo di mondo entra nella sfera del possibile.
PORTO ROTONDO

Addirittura probabile quando la ‘Nuova Sardegna’ riferisce dell’ultimo acquisto concluso dal re dell’alluminio Oleg Deripaska: venti milioni per le Walkirie, una reggia nel cuore vecchio di Porto Cervo. La lista si allunga pensando a Roman Abramovich, che d’estate vive tra i suoi tre megayacht e una magnifica residenza comprata a Cala di Volpe. Ma chi ha avuto la fortuna di trattare con Ziyad non ha sentito una parola che preluda a rilanci immobiliari.

Per Punta Nuraghe non si parla neppure di condominii a cinque stelle perché l’idea è un’altra. Il tempo che riesce a ritagliare fra i suoi commerci internazionali di gas, l’inavvicinabile georgiano vorrebbe trascorrerlo in un parco riservato. Dove il solo rumore accettabile sia quello delle onde, discreto quanto sa esserlo la natura di quei luoghi.

Ecco perché al comune di Olbia i suoi collaboratori hanno proposto soltanto un progetto da duecentomila euro, per sistemare una piccola strada e renderla accessibile alle limousine degli ospiti. Ziyad vorrebbe solo il permesso di ripristinare la vegetazione che circonda le sue nuove proprietà, ancora provata da vecchi incendi. Almeno per ora, perché chi lo ha visto all’opera, sa che è abituato a pensare in grande.

ziyad

costa

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Talis filius

Burlesquoni ha regalato al figlio Dudi un panfilo da dieci milioni: il “Principessavaivia”. Nome scelto dopo aver scartato: “Borrellinonfarlo” “Caselliingalera” e “Dipietrotidoilculoanchediveronicabastachemilascicontinuareatrafficare”. Dudi, geniale come il padre, ha ammirato per mesi lo splendido yacht, parcheggiato nel parco della sua villa di Milandeu. Poi, siccome non funzionava, l’ha venduto per due lire. L’acquirente ha preso il panfilo e l’ha varato all’Idroscalo e da lì è partito per la Costa Smeralda. “Cazzo, non era guasto: era automatico!” ha esclamato il figliolo del nano di plastica. “Basta metterlo in acqua e funziona! Senta, me lo rivende? Senta!…” E pensare che suo padre si è tolto il caviale di bocca per farlo studiare!

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la pesciarola peracottara

BRAMBILLA: TURISMO ITALIANO, AUTO TEDESCA...
Non è ancora ministro, Michela Vittoria Brambilla, e forse anche per questo motivo ama stupire. Ieri a Roma, in occasione della prima giornata di un incontro dedicato al turismo nel Lazio e dal titolo ecumenico «Uniti contro la crisi», il sottosegretario ha voluto a tutti i costi farsi notare: al cospetto di Federica Alatri, presidente dell’Agenzia regionale per la promozione turistica di Roma e del Lazio (e già consorte dell’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli), la Brambilla ha discettato di alta politica.

Quindi, una spasmodica attenzione riservata alla stampa, con riferimenti incessanti al desiderio e alla volontà di aiutare il mondo imprenditoriale turistico italiano, promuovere l’immagine dell’Italia, far arrivare più stranieri nella penisola (e non con i barconi degli immigrati, ma in aereo e navi da crociera).
Dopo tutta questa pubblicità all’Italia, la Brambilla lascia il centro congressi Roma Eventi e monta su un’autovettura. Italiana? Macché, tedesca: una fiammante Mercedes.

ECCO L’ENNESIMA CAZZARA DELLA DESTRA:

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Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Lo chef consiglia di Andrea Camilleri e Saverio Lodato

Rai, tra mandanti e picciotti. La cacciata di Vauro è solo un avvertimento

Camilleri, Lei concluse una rubrica con l’augurio: «lunga vita ai vignettisti». Vauro sospeso dalla Rai per una vignetta; Santoro a Canossa con tanto di trasmissione «riparatrice», l’autodafé da inquisizione mediatica. Quando il boss chiama, questa è la verità, picciotto risponde. E i picciotti in giro non scarseggiano. Ogni giorno la Rai dovrebbe fare una trasmissione «riparatrice» perché manda in onda, in ogni edizione di ogni Tg, mandante e picciotti. Anche ai tempi di Enzo Biagi, c’erano mandante e picciotti. Sappiamo come finì.

La scusa per l’ostracismo ai giornalisti scomodi è quella che la Rai è un servizio pubblico che certe cose non può permettersele. Ora si sa benissimo che il nuovo direttore generale ha avuto il gradimento di Berlusconi e che i direttori dei Tg sono stati nominati dallo stesso Berlusconi in un incontro privato a casa sua. Ne è venuto fuori che il capo del governo e proprietario di Mediaset controlla, attraverso i suoi uomini, due reti su tre del servizio che, ancora fintamente, chiamano pubblico. Sono sicuro che un giorno moriranno sopraffatti dalla loro stessa ipocrisia. E naturalmente, perché Berlusconi, l’Unto del Signore, si crede in possesso della verità come un ayatollah terrorista, non può tollerare la minima critica al suo operato. Ed ecco il diktat, prontamente eseguito, contro Vauro. Si apprestano a prendere provvedimenti anche contro Milena Gabanelli. Insomma, la parola d’ordine è: soffocare tutte le voci non allineate ai voleri del boss. La cacciata di Vauro è un avvertimento: il colpirne uno per educarne cento, di brigatistica memoria. Lei dice che è di stampo mafioso? Andrebbe chiesto, con il tavolino a tre piedi, all’ex stalliere condannato all’ergastolo per tre omicidi, che a lungo soggiornò ad Arcore e che Berlusconi definì un eroe.

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da travaglio

Gasparrate

“Di Pietro eviti gli insulti. Ne conosco la viltà. Da mesi gli chiedo un pubblico confronto sulle vicende della sua famiglia, ma è fuggito più volte in occasione di inviti tv perché ha paura di parlare degli affari di Mautone e del
figlio Cristiano. È un uomo la cui storia è costellata di vicende oscure ed ambigue. Dalle Mercedes alle scatole piene di soldi, alle vicende dei lavori pubblici in Molise. Spiace che in un momento di coesione nazionale usi il suo linguaggio. Ma è tipico di un uomo che ignora onestà e congiuntivi. Noi conosciamo la sua storia, nei dettagli. E capiamo perché reagisce così” (Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, 14 aprile 2009).

“Per noi Di Pietro è un mito” (Maurizio Gasparri, An, 23 luglio 1994).

“Per noi Di Pietro è meglio di Mussolini” (Maurizio Gasparri, An, 7 maggio 1994).

“Di Pietro? E’ uno di quelli che può contribuire alla costruzione della Seconda Repubblica (Maurizio Gasparri, An, La Stampa, 4 ottobre 1994).

“Io spero in un miracolo: che Di Pietro venga con noi” (Maurizio Gasparri, An, 10 ottobre 1995).

GASPARRI MENTRE LAVA LA MACCHINA DI FINI

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DER CRUCCHEN

Aids, dal Vaticano attacco al Belgio
“Intimidazioni contro il Papa”

Nota della Santa Sede: le parole di Benedetto XVI sul preservativo e l’Aids sono state usate ”da alcuni gruppi con un chiaro intento intimidatorio”. Il Parlamento di Bruxelles aveva condannato come ”inaccettabili” le dichiarazioni del pontefice.

°°° Ma questo è peggio di Mafiolo: riesce a stare sulle palle a tutto il mondo!

papaccio

ho-detto-di-no

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