LA PERFETTA FAMIGLIA PATRIDIOTA:LA SORELLA SPOSATA CON UN IMBECILLE;LEI FIDANZATA DA ANNI CON UN IMBECILLE;SUA MAMMA SI FIDANZA E SI SFIDANZA DA DECENNI. E… IL PADRE? SCOMPARSO? NO…

Meloni e gli affari di famiglia. Tra Spagna e soci misteriosi.

di GIOVANNI TIZIAN, NELLO TROCCHIA E ANTONIO M. VÉLEZ (ROMA E MADRID)
13 maggio 2023
Aggiornato, 29 maggio 2023

La premier e la madre sostengono da sempre di aver tagliato i rapporti con Francesco Meloni nel 1988.
Ora spunta una società di Madrid amministrata (dal 2004) proprio dal padre condannato a nove anni di galera in Spagna per narcotraffico.
Tra i soci c’è Raffaele Matano. Un geometra che al tempo era in affari anche con la madre della premier. Il ruolo delle «sorellastre» della leader di Fratelli d’Italia nella catena societaria.

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CAZZARA E LADRA INCALLITA. La RIDICOLA ministra del Turismo

L’INCHIESTA

Santanchè nei guai anche per Ki Group: la procura di Milano chiede il fallimento, smentite le rassicurazioni della ministra in Senato

di Sandro De Riccardis, Antonio Fraschilla

Daniela Santanchè, ministra del Turismo ed esponente FdI

Esclusivo. Dopo Visibilia, i pm respingono la richiesta di concordato per la società del settore biologico. Tra i creditori ci sono i dipendenti che non hanno ricevuto il Tfr. Dal 2014 l’esponente FdI e il socio Mazzaro hanno incassato milioni di euro di emolumenti.

ROMA – Arriva un’altra grana per la ministra Daniela Santanchè e le sue vicende imprenditoriali. Nonostante le rassicurazioni date in Senato sul risanamento di un’altra società oltre alla sua Visibilia nella quale ha avuto ruoli come socia e come gestione, il gioiello del biologico Ki Group, la procura di Milano con una nota presentata oggi ne chiede il fallimento. La Ki Group è la società del gruppo Bioera che nel 2014 ha visto entrare in maggioranza Santanchè e l’allora compagno Caio Mazzaro. Da allora la società ha appesantito la sua difficoltà a stare in piedi, anche se, come denunciato da una inchiesta di Report, mentre alcuni dipendenti ancora oggi non hanno ricevuto il Tfr dopo essere stati licenzianti, e fornitori sono falliti per i mancati pagamenti, “sia Santanchè sia Mazzaro hanno ricevuto emolumenti per milioni di euro in qualità di componenti dei cda del gruppo che fa capo a Bioera”.

Santanchè al Senato: “Sull’avviso di garanzia ho detto la verità. Chi dice il contrario, mente”

La ministra aveva assicurato in Senato che sarebbe stato pagato il Tfr ai dipendenti e salvata la società: notizie che aveva “appreso dal management pur non avendo più lei alcun ruolo operativo e societario”. La procura di Milano con una nota firmata dai pm Luigi Luzzi e Giuseppina Gravina boccia la richiesta di concordato con i creditori (gli ex dipendenti e i fornitori appunto) presentata da Ki Group. E chiede il fallimento per tutto il gruppo, aprendo quindi a nuovi indagini sul passato: la Santanchè è già indagata per le vicende Visibilia, la sua società editrice e la procura anche qui ha bocciato ipotesi di risanamento e ampliato le indagini su una presunta truffa per cassa Covid come raccontato da Repubblica.

Sul concordato presentato da Ki Group la procura di Milano adesso afferma: “Ad avviso degli scriventi non sono state rispettate le condizioni di accessibilità allo strumento del concordato semplificato. In particolare non viene fornita alcuna indicazione in ordine a una effettiva e completa interlocuzione con i creditori, al fine di raccogliere un eventuale consenso”. Il risanamento di Ki Group sarebbe dovuto passare da un intervento pari a 1,6 milioni della capogruppo Bioera. Ma secondo la procura “non è prevista alcuna garanzia”: “La ricorrente non pare abbia fornito un’analisi dei costi e dei ricavi di gestione attesi dalla prosecuzione dell’attività di presa prevista dal piano di concordato, con il fine di evitare un detrimento dei creditori nelle more della dismissione dell’intero patrimonio aziendale”.

Ki Group da Invitalia e dalle banche: la richiesta di ridurre i debiti quando Santanchè era già ministra

di Antonio Fraschilla07 Luglio 2023

Inoltre la Bioera, che dovrebbe salvare l’ex gioiellino del biologico italiano Ki Group è “gravata da una perdita di 5,3 milioni” nell’ultimo bilancio. E anche la società di revisione dichiara di non essere in grado di “esprimere un giudizio sui bilanci della società non avendo “elementi probativi sufficienti ed appropriati su cui basare il proprio giudizio”. Continua così la procura: “Essendo questa la situazione economica di Bioera, di cui questo ufficio chiede la liquidazione giudiziale, non si vede come la stessa possa farsi carico del peso economico del piano proposto da Ki Group. Gli scriventi pertanto concludono rilevando la manifesta inattitudine del piano proposto e la non fattibilità dello stesso con riguardo alle garanzie offerte per assicurare la liquidazione, in palese danno ed in frode ai creditori con conseguente pregiudizio aggravato dalla mancata comunicazione agli organi della procedura di importanti informazioni”. Per questo i magistrati chiedono l’avvio della procedura fallimentare per tutte le società del gruppo, Bioera e Ki Group.

Davide Carbone, avvocato dei dipendenti e delle dipendenti che attendono ancora il pagamento del Tfr chiama in causa la ministra e le sue dichiarazioni in Senato: “Il documento depositato dalla procura con richiesta di fallimento delle tre società rappresenta come le parole del ministro in Senato sul totale saldo dei creditori e degli stessi dipendenti ad oggi siano rimaste solo vane promesse: un esercizio sterile della lingua italiana. Di fatto il fallimento farà sì che i debiti verso i dipendenti verranno saldati dall’Inps e quindi dai cittadini italiani”.

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POVERO, RIDICOLO, MASSONE AL SERVIZIO DEI TRAVAGLI E DELLA MAFIA RUSSA!

Movimento lento.

L’insostenibile inconsistenza politica di Giuseppe Conte

Mario Lavia

Il leader grillino vive ancora di rendita e acquattato assiste al doppio wrestling dialettico tra Meloni, Schlein e Salvini

Assiste al doppio wrestling – quello tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini e quello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein – rimastica brandelli di propaganda antigovernativa, si affaccia nei pastoni e stasera da Bruno Vespa, politicamente è fermo come un paracarro: bella vita, quella di Giuseppe Conte. Posizionamento tattico ideale, per uno come lui. Completamente afono nei contenuti, lucra sulla crisi del governo e i balbettamenti del Partito democratico specie su temi che fanno male a chiunque vi si accosti a partire dall’immigrazione. 

Tutti, più o meno brillantemente, si stanno scervellando per capire come comportarsi di fronte alla fortissima pressione di queste settimane su Lampedusa e le coste siciliane, si riunisce il Consiglio dei ministri per fare la faccia feroce dei carcerieri, si fanno comizi anti-immigrati come sul prato di Pontida, si riunisce d’urgenza la segreteria del Pd (le altre volte evidentemente fanno con calma) per escogitare una linea che non sia tacciabile di permessivismo né del suo contrario, molte idee ma alla fine l’italiano medio non capisce bene se possano entrare tutti o no e se è no cosa succede. L’unico che sta zitto è il capo del M5s, non si espone, sta al balcone come Eduardo a sorbire il caffè, il ciuffo ribelle e lo sguardo severo come di chi parla di un Paese che non è il suo, fa finta di fare politica ma capisce che non è il momento.

D’altra parte fa così su tutto. Che propone, l’avvocato? Che dice, il Movimento? Zero. Meglio stare sulla riva del fiume, cosa c’è di più comodo? È talmente fuori dal dibattito pubblico, Conte, che ci si è dimenticati di lui, che pure sull’immigrazione ha il torto storico di aver assecondato i famigerati decreti Salvini sotto il suo primo governo, è vero, basterebbe questo per squalificarlo dal dibattito. È stato massacrato, a ragione, sul Superbonus ma lui ha alzato le spalle, tanto il dividendo c’è già stato. 

Vive di rendita, l’avvocato, il salario minimo è un rimpianto per molti e i suoi elettori sanno che è il più professionista di tutti, senz’altro meglio – pensano – della «ginnasiale» (copyright Giuliano Ferrara) che guida un Pd che da qualche tempo ha il terrore di non riuscire a risalire la china, complice anche l’iperattivismo della segretaria che induce confusione, non riuscendo a sfondare il muro dello scetticismo di massa che si erige alto attorno al fortino del Nazareno. 

Pungere Meloni, poi, per un uomo di mondo come Conte è un gioco da ragazzi mentre Carlo Calenda e Matteo Renzi ormai lo ignorano, cordialmente ricambiati. Così, per inerzia, il Movimento 5 stelle cammina radendo i muri come i ladri di notte e riesce a mantenere in questo modo paradossale suoi numeri nei sondaggi, il che è forse il problema numero uno per un Pd che se non arraffa lì dove altro li deve prendere i voti.

La scommessa di Schlein, mai esplicitata, è infatti quella di riportare il suo partito almeno ai livelli di Pier Luigi Bersani (venticinque per cento) senza escludere dunque con un po’ di fortuna di poter diventare primo partito ma se non riesce a scalfire la corteccia contiana l’obiettivo non verrà centrato, e lui lo sa, per questo ha scelto di stare al largo della tempesta nella prospettiva di salvarsi dal naufragio della politica di cui egli è peraltro tra i principali responsabili.

Ecco perché Conte è per Schlein quello che Salvini è per Meloni, per le due leader una concorrenza in un certo senso sleale – entrambi lucrano sulle disgrazie altrui – ma che rischia di funzionare portando ulteriori blocchi di melma nelle due paludi stagnanti del governo e dell’opposizione.

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LE BESTIE NAZIFASCISTE SONO TUTTE MOLTO INFERIORI AGLI ESSERI UMANI CHE AVVILISCONO E UMILIANO, TRATTANDOLI COME SCARTI INVECE CHE COME LE RISORSE CHE SAREBBERO CON UN GOVERNO VERO!

I migranti trattati come vuoti a perdere

di Chiara Saraceno

Il governo prevede 18 mesi di detenzione nei centri per il rimpatrio, in violazione dei principi costituzionali di rispetto della persona.

Diciotto mesi per ricevere un foglio di via ed essere condannato all’illegalità permanente. Questo sarà il risultato effettivo dell’allungamento della durata della detenzione nei centri per il rimpatrio.

Sappiamo per esperienza che sono ben pochi quelli che verranno effettivamente rimandati nei Paesi d’origine. Perché con molti Paesi l’Italia non ha nessun accordo in questo senso ed anche i pochi con cui lo ha accettano di “riprendere” i propri cittadini con il contagocce.

Per la maggior parte i mesi passano inutilmente. Anzi, oltre a non dare alcun risultato sul piano dell’allontanamento, creano una popolazione di emarginati, lasciata a se stessa e alle insidie della criminalità e ai ricatti di datori di lavoro senza scrupoli, senza documenti, diritti, possibilità di guadagnarsi da vivere, abitare, studiare, legalmente.

Azzariti su questo giornale, così come hanno fatto altri costituzionalisti, ha ben chiarito che un periodo di detenzione così lungo senza che ci sia stato un processo è del tutto al di fuori della Costituzione e dei suoi principi di rispetto della persona. Perché di detenzione si tratta, e che si chiami “amministrativa” e non giudiziaria la rende solo più arbitraria. Ma è anche controproducente sul piano della sicurezza in nome della quale viene imposto, oltre a rivelarsi uno spreco di denaro pubblico.

Tenere migliaia di persone rinchiuse per mesi costa, anche se con la Bossi-Fini sono state drasticamente ridotte le risorse sia per i servizi sia per i bisogni essenziali, peggiorando notevolmente le condizioni di vita dei poveretti così reclusi senza speranza.

Invece di allungare il tempo di detenzione sarebbe meglio utilizzarlo per insegnare seriamente la lingua italiana e formarli professionalmente in modo che, se rimandati in patria, possano utilizzare le competenze così acquisite e, se non rimandabili, possano entrare nelle quote stabilite annualmente per i nuovi ingressi.

È paradossale che, in base alla Bossi-Fini, un imprenditore che abbia bisogno di lavoratori stranieri debba andare a cercarli nel Paese di origine, e non possa offrire opportunità e formazione a chi è già sul territorio italiano, anche se arrivato “illegalmente”, valutandone la disponibilità e le competenze.

Quasi che chi arriva “illegalmente”, per altro l’unico modo di arrivare per molti stante l’assenza o ristrettezza dei canali legali, sia automaticamente un criminale, quindi da rigettare a priori.

Per altro, lo stesso avviene anche con i richiedenti asilo, anche loro, dopo lo smantellamento dell’accoglienza diffusa ad opera della Bossi-Fini, rinchiusi, anche se per un periodo più breve, senza adeguati servizi che ne favoriscano l’integrazione se e quando la loro domanda venga accettata.

Tutti accomunati dall’essere costretti in un tempo vuoto — quasi fossero essi stessi vuoti a perdere. Una responsabilità condivisa dai governi che si sono succeduti dal Conte 1 in poi e che l’esecutivo attuale vuole ulteriormente e fieramente accentuare.

Anche con l’applicazione ai minorenni stranieri arrivati “illegalmente” del trattamento che ha tentato, senza riuscirci del tutto, di imporre, con il decreto Caivano, a quelli italiani “devianti”: considerarli di fatto maggiorenni sopra i quattordici anni, quindi da detenere insieme agli adulti nei centri per il rimpatrio.

C’è uno sprezzo, non solo della Costituzione italiana, ma delle norme internazionali sui diritti delle bambine/i e adolescenti che fa impressione, tanto più che si tratta di ragazzi che spesso hanno già alle spalle esperienze dolorose e violente.

Non si possono accogliere tutti, è vero. Ma si può accogliere di più e meglio, non solo per rispettare la Costituzione, il diritto internazionale e la comune umanità, ma anche per motivi egoistici.

Stranieri accolti civilmente, su cui si investe in formazione e in percorsi di integrazione, anche se temporaneamente ristretti nella loro libertà di movimento, possono diventare una risorsa in un Paese che invecchia ed ha bisogno già oggi, non fra venti o trenta anni, di ringiovanire la propria popolazione.

Ed anche se rimandati nel Paese d’origine, possono tornarci non avendo perso tempo, ma avendo avuto la possibilità di arricchire il proprio capitale umano e di considerare l’Italia non esclusivamente ostile.

Trattare i migranti “illegali” come vuoti a perdere crea solo persone marginali, quando non nemiche.

QUANDO, PER SECOLI, I MIGRANTI ERAVAMO NOI.

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COME RIPETE DA SEMPRE RENZI E (NEL MIO PICCOLO ANCH’IO):

Puntare sulla scuola e investire sugli uomini di domani.

di di Claudia de Lillo

Riprendono le lezioni tra edifici a rischio crollo e aule sgarrupate. Ma è ancora qui che si formano i futuri cittadini.

11 SETTEMBRE 2023

Correva l’anno scolastico 1902/1903 e in una scuola elementare in Sardegna una maestra assegnò ai suoi alunni di quinta un tema in classe: “Se un tuo compagno benestante e molto intelligente ti avesse espresso il proposito di abbandonare gli studi, che cosa gli risponderesti?”. Non sappiamo quanti ragazzini fossero seduti ai banchi di quell’aula. Probabilmente erano molti, avevano dieci anni o poco più, portavano capelli corti e grembiuli neri che li rendevano tutti uguali davanti alla lavagna e alla maestra. “Io, caro amico, non potrò mai abbandonare gli studi che sono la mia unica speranza di vivere onoratamente quando sarò adulto, perché come sai, la mia famiglia non è ricca di beni di fortuna”, scrisse quel giorno uno di loro.

Scuola, la carica dei 200mila supplenti. Resta scoperta una cattedra su due

di Ilaria Venturi01 Settembre 2023

Oggi, per molti, ricomincia la scuola, che scandisce il tempo delle nostre vite adulte, che pacifica le nostre coscienze di genitori affannati, distratti, forse colpevoli, che sta lì, a due o tre isolati da casa, così familiare e scontata che, dopo la prima campanella, non ne parliamo più.

Ricomincia la scuola, pubblica, precaria, svuotata, negletta, necessaria, memento del nostro scapigliato passato ma soprattutto contenitore del nostro incerto domani.

“Ti chiedo scusa se non ci sarò ma non è colpa mia”. La lettera ai bambini di un’insegnante di sostegno trasferita

di Marta Occhipinti04 Settembre 2023

“A cosa serve la scuola?”. A imparare l’inglese e l’informatica? A declinare rosa-rosae? A risolvere le divisioni a due cifre? A trovare un buon lavoro?

“Gli studi sono la mia unica speranza di vivere onoratamente”, scriveva quel bambino, all’inizio del 900, nel tema in classe.

In quegli edifici che scricchiolano, in quelle aule sgarrupate dove, nei casi più fortunati, fa bella mostra di sé una pirotecnica Lim (l’apparentemente irrinunciabile lavagna interattiva multimediale), oggi, come allora, si coltiva la speranza di un futuro popolato da persone per bene, competenti, capaci di accoglienza, di gentilezza, di tolleranza e attenzione, fondamenta di una società in cui valga la pena vivere.

Caro scuola, per libri e dizionari più di 500 euro: “Così studiare non è per tutti”

di Viola Giannoli10 Settembre 2023

Ma perché sia fertile e vitale, questo terreno prezioso deve essere messo al centro dei nostri pensieri. In questo terreno dobbiamo credere fortemente. Su di esso dobbiamo puntare le nostre migliori risorse.

L’istruzione e la cultura sono le forma di prevenzione più efficace contro la violenza e la prevaricazione. Non si nasce prepotenti né bulli né mostri. Lo si diventa quando si è abbandonati a se stessi, quando ci si arrende, quando si perde la speranza di cui parlava quel bambino. L’inasprimento delle pene per contrastare la devianza dei minori è una dichiarazione di impotenza, la resa di fronte al fallimento. È l’intervento tardivo e rinunciatario su un paziente che poteva essere salvato.

Ostellari “Monitorare i minori prima dei reati e in alcuni casi sottrarli alle famiglie criminali”

di Conchita Sannino10 Settembre 2023

Ricomincia la scuola che ha bisogno di insegnanti motivati, di dirigenti scolastici responsabili, di strumenti adeguati, di entusiasmo e di energia. Ricomincia la scuola che ha bisogno di investimenti. Perché i soldi pubblici servono a garantirci un futuro. A salvarci tutti.

“Chi non studia in gioventù se ne pentirà amaramente nella vecchiaia. Un rovescio di fortuna, una lite perduta, possono portare alla miseria il più ricco degli uomini” proseguiva l’elaborato dell’alunno di oltre un secolo fa. “Torna agli studi e vi troverai tutti i beni possibili”, scriveva al suo amico benestante e molto intelligente, prima di congedarsi: “Addio, saluta i tuoi genitori e ricevi un bacio dal Tuo affezionatissimo amico”. Quel bambino di quinta elementare, in Sardegna, si chiamava Antonio Gramsci.

instagram @quielasti

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