Scimmiette sardegnole: “Mio figlio parla in algebra e lavoro non ne trova”…

Mi duole dirlo, amici, ma qui le cose vanno sempre peggio. Mai avrei pensato di vedere tanto degrado nella mia gente: un tempo fiera, generosa, affidabile, leale e colta. In questi otto anni passati di nuovo in Sardegna, ho incontrato una massa di scimmiette inutili, imbarbarite, ignoranti, presuntuose, arroganti e menefreghiste. Dico una massa, non tutti: naturalmente e per fortuna. E questa è una tragedia epocale che si estende in lungo e in largo per tutta l’isola. Non c’è nessuna zona franca. Come ho detto altre volte, quando ripartii nel 1980, per andarmene a Roma ad imparare e a lavorare con tutti i più grandi artisti del cinema e del teatro mondiali, qui ero il numero uno. Avrei benissimo potuto restare e prendermi tutto: televisioni, radio, show biz… dopo tutto, erano tutte cose che avevo creato io stesso. Invece lasciai tutto in mani pessime, ma non lo sapevo.  Invece me ne andai. Volevo imparare più cose possibili e volevo impararle dai mostri sacri: volevo arrivare all’eccellenza, come mai nessun sardo aveva fatto prima. Lasciai qui una vita molto agiata, una moglie con tre bambini ancora piccoli, lasciai tutti i miei amici, le serate strapagate, gli sponsor, la pesca con le canne… tutto ciò che amavo di più, insomma. E me ne andai a ricominciare da capo. Lavoravo alla radio con i grandi professionisti: Antonella Steni, Gastone Moschin, Corrado Gaipa, Stefano Satta Flores, Nanni Loy, ecc. ma la paga era bassa e fui costretto a vivere in una pensionaccia di via dei Gracchi, a Prati, a pranzare con un pezzo di pizza al taglio o un panino  e a cenare con due supplì scaldati sul termosifone. E questo lo feci per un paio d’anni. Intendetemi, non vi dico queste cose per fare “l’eroe”: non ero l’unico, allora, a lasciare tutto e partire per CRESCERE! C’erano tantissimi giovani che seguirono il mio esempio. Oggi quasi tutti si sono affermati a Roma, a Milano o Torino, ma anche a Parigi, Barcellona, Madrid, Monaco, ecc.

Dov’è oggi questo spirito di sacrificio? Dove sono oggi i ragazzi con le palle? Certo, per carità, qualcuno c’è ancora grazie al cielo: ma sono una sparuta minoranza. E’ questo che mi spaventa! La maggioranza dei nostri ragazzi la trovate dentro o fuori dai bar a bere pessima birra o, di notte, a tirarsi le peggiori sostanze. Pretendono di essere mantenuti dai genitori o scroccano la pensione alla nonna.  I più fortunati, quelli che hanno trovato uno stipendietto come autisti o magari alle ferrovie complementari, sono quelli che si prendono un’auto a rate e la muniscono di impianto stereo che costa il doppio della macchina, poi se ne vanno a scarrozzare (senza saper guidare e quindi sono pericolosissimi) in giro per i paesi, devastando i timpani della gente con la loro pessima musica a tutto volume. Questi hanno le testoline disabitate e quindi sono molto arroganti e violenti, finché qualcuno non si scoccia E LI PRENDE A CALCI IN CULO. Quando sono ubriachi, e lo sono quasi sempre, questi cialtroncelli diventano ancora più fastidiosi e pericolosi. Abito da oltre cinque anni in barbagia, ad esempio, e non ho mai visto un giovane lavorare un orto! Ma vi rendete conto? Gli orti li lavorano le persone anziane o molto vecchie. Ma lo stesso discorso, esteso a tutta la Sardegna, vale anche per gli antichi mestieri. Stiamo perdendo la sapienza delle mani, amici. Stiamo perdendo la maestria dei migliori artigiani del mondo! E qui veniamo al punto…

Sono ripartito nel 1980, vi dicevo, e qui c’erano gli scemi del paese. Chi non ne ha conosciuto almeno uno? Ogni quartiere, ogni villaggio, aveva il suo scemo. Minca! Torno otto anni fa e… NON C’E’ PIU’ LO SCEMO DEL PAESE! Da nessuna parte!!! Li hanno fatti tutti sindaci, assessori, presidenti di enti o di pro loco. Oppure hanno una radio o un videocitofono che LORO  chiamano televisione.

Da morire dal ridere, se non ci fosse da piangere con l’ombrello aperto!

Tu vai a parlare con uno di questi esserini improbabili, gli porti dei progetti che risolverebbero tutti i loro problemi  finanziari, amministrativi  e di occupazione… e loro ti guardano con sussiego, buttano la testa all’indietro, gonfiano il petto, o ruttano o si scaccolano, e pensano: “questo qui è un povero scemo”. Quindi, con grande tracotanza e presunzione, posano le manacce sull’unica scrivania che hanno mai visto in vita loro, e sospirano: “Ma noi non abbiamo risorse”.  Ma perché ti sei messo a fare il sindaco, stronzo?! Ti hanno messo lì con un unico compito: TROVARE RISORSE! Ma come glielo spieghi a questi fannulloni incompetenti?  Come  riesci a fargli capire che per avere risorse ci vogliono progetti seri e persone che li sappiano realizzare? Mission impossible.

Loro sono convinti che FARE IL SINDACO  (o l’assessore) significhi scroccare pranzi e cene, sparare cazzate sgrammaticate nelle occasioni ufficiali, andare una volta al mese alla regione a chiedere soldi per i “lavori socialmente inutili” e… basta. Morta lì. E cosa ci aspettiamo da questa gente. E come facciamo a lamentarci se oggi, novembre 2010, secondo tutte le stime Ocse e tutti i dati degli organismi ufficiali, la Sardegna viene bollata come “la regione più ignorante e misera d’Europa”?

Ve ne potrei raccontare tante, amici miei, ma vi bastino queste parole di uno dei tanti sindachetti che ho incontrato un po’ di tempo fa:

“Caro Sallisi, già sono cose belle quelle che mi dice lei, ma però vanno bene per le grandi città dov’è abituato lei. Qui siamo in una condizione che… se le diressi cosa faressi se ci avrei un poco di soldi, lei manco ci crede. Io non ho studiato, ma mio figlio  ci ha quasi trent’anni anni e parla  pure in algebra… ma lavoro non ne trova. “

insalata-condita

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