Bigottismo ipocritismo

Una commessa di Grosseto protagonista di un video a luci rosse
è stata costretta alle dimissioni dai titolari per il buon nome del negozio
Gira film hard e viene licenziata
Condannati i datori di lavoro

Il giudice ha dato ragione alla ragazza. Multa salatissima
in attesa che venga quantificato il risarcimento danni

Gira film hard e viene licenziata Condannati i datori di lavoro
GROSSETO – Il film porno le costa il licenziamento dal posto di lavoro. Ma il giudice dà ragione alla ragazza e condanna i suoi datori.

La vicenda ha come protagonista una commessa di Grosseto, colpevole, secondo i suoi datori di lavoro, di aver dato corpo alle sue fantasie, diventando protagonista di una pellicola hard. E tutto a loro insaputa.

Al momento non è dato sapere come possano aver saputo della seconda attività della loro commessa. Ma una volta accertata l’identità dell’attrice protagonista del filmino a luci rosse, hanno costretto la loro dipendente a rassegnare le dimissioni per il buon nome del negozio.

La ragazza, però, non si è data per vinta e ha intrapreso un’intensa battaglia legale contro i suoi principali un po’ troppo “bigotti”, sfociata anche in sede penale. Il giudice dopo un attento esame della vicenda, non ci ha pensato due volte a dare ragione alla ragazza. Così ha condannato i titolari del negozio al pagamento di una multa salatissima, in attesa che venga quantificato il risarcimento danni, che sarà fissato attraverso un’altra causa intentata dalla giovane.

°°° Ho capito: i titolari, bigottissimi quanto ipocriti, sono grandi consumatori di film porno… gira e gira, tra migliaia di pellicole hard, hanno scoperto la loro commessa e si sono appellati al “buon nome del negozio”. Non c’è altra spiegazione. Ah, no: ce n’è un’altra… il negozio vende film hard e oggettistica sessuale e i titolari – dopo la messa cantata e la funzione serale – frequentano i locali per scambi di coppie. Qualcuno li ha informati e…

LA COMMESSA

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New town (ultima minchiata)

Per avere un quadro dei danni ci vorranno tre mesi
di Roberto Rossi inviato a L’Aquila

A Coppito, all’interno della Scuola della Guardia di Finanza, centro operativo della Protezione civile, si fa la conta. Geometri, architetti abilitati, ingegneri, tutti in fila per assumere il ruolo di “verificatore”. Molti volontari, in parte precettati, saranno loro ad analizzare la stabilità degli edifici rimasti in piedi. La ricostruzione dell’Aquila e il destino di oltre 25mila sfollati e senza tetto passa attraverso il loro grado di giudizio. Guido Bertolaso ne ha promessi 1400. La Provincia ne ha calcolati 700. Fino a ieri, comunque, erano in 600. Cartine alla mano, andranno a censire gli immobili a gruppi di due. 50 squadre sono già operative. Se sarà possibile, se i vigili del fuoco daranno il via libera, già da oggi. Altrimenti si aspetteranno i funerali di Stato in programma domani.

Il loro compito, però, si presenta arduo. L’Aquila si è sbriciolata. Sotto colpi di costruttori senza scrupoli e leggi mai applicate. «Vorremmo – ha spiegato il segretario della Cgil Guglielmo Epifani, ieri in visita – che la città fosse un modello di cantiere sicuro. Basterebbe applicare le norme vigenti». Già, ma quali? In Italia le norme antisismiche, che il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta vorrebbe rafforzare nel Consiglio dei ministri di oggi, sono state completamente riviste nel 2005, subito dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia, ma mai entrate in vigore. Da allora hanno avuto tre proroghe – due sotto il governo Prodi, una sotto il governo Berlusconi -, che ne hanno rimandato l’applicazione al giugno del 2009. Fuori tempo massimo.

Nel frattempo ci si è arrangiati come si poteva. Approfittando della lacuna normativa, tra le regioni italiane ha prevalso il fai da te. Alcune, come il Friuli Venezia Giulia, l’Umbria le Marche o anche il Piemonte, che ha bassi livelli di rischio, nel migliore dei modi. E cioè con l’aggiornamento delle carte sismiche o l’approvazione di regole e prescrizioni per la realizzazione degli edifici, scuole, ponti, capannoni. Altre invece hanno manifestato vistosi ritardi. Tra queste l’Abruzzo e in particolare l’Aquila la cui Provincia aveva un budget di appena trenta mila euro da dedicare alla Protezione civile.

ACQUA PASSATA

Ma quella è acqua passata. Oggi si pensa a dare una nuova vita a chi l’ha persa in dieci secondi. Secondo i calcoli della Provincia ci vorranno tre mesi per censire tutti gli immobili privati. In questo lasso di tempo, ammesso che la tabella di marcia venga rispettata, si dovranno trovare i fondi necessari per affrontare la ricostruzione vera e propria. Quanto serve? Per ora in pochi azzardano cifre. Sabato la regione a Pescara proverà a fare due conti con i costruttori. C’è un riferimento non troppo lontano nel tempo che può aiutare a capire: il terremoto dell’Umbria e delle Marche del 1997. Per rimettere in piedi piccoli paesi come Colfiorito o Sellano, per ricostruire la basilica di San Francesco ad Assisi, si impiegarono 4,3 miliardi di euro. In dieci anni tutti gli sfollati tornarono nelle loro case. Rispetto al terremoto dell’Aquila, però, sono le dimensioni a non collimare. Per quanto violenta la scossa del ’97 colpì una zona tutto sommato poco abitata. Ma oggi è diverso.

Oggi forse il governo rivede le normative mentre lo spettro della “New Town” si aggira per le tendopoli.

All’estero nessuno pensa più alle new town perché sono state un fallimento: non sono né città né campagna. Anche dal punto di vista sociale non funzionano. Non bastano un laghetto o un giardino per fare una città. Massimiliano Fuksas, architetto, 7 aprile

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E ORA CHI PAGA?

Dove rivolgersi per offrire aiuto, sangue o cibo
ROMA – Appello dei Centri di servizio per il volontariato (Csv) di Pescara a tutti i volontari di Pescara e provincia, a contribuire nei limiti delle loro possibilità ad aiutare le popolazioni colpite dal terremoto. Le associazioni di volontariato o i singoli volontari interessati a mettersi a disposizione per l’emergenza terremoto che ha colpito l’Abruzzo possono contattare il Centro operativo della Protezione Civile presso la Prefettura di Pescara, telefonando allo 085 2057631.

Chiunque fosse invece interessato a donare sangue, può farlo recandosi presso i Centri Trasfusionali indicati dalla Regione.
Sulle donazioni di sangue c’e’ pero’ un appello a rallentare l’afflusso del ministro per il Welfare Maurizio Sacconi.
“C’é al momento l’esigenza di rallentare l’afflusso dei donatori di sangue resisi disponibili dopo il terremoto della scorsa notte in Abruzzo – ha detto il ministro, sottolineando come la risposta in favore della donazione di sangue sia attualmente superiore alle esigenze in loco. “Il bisogno specifico – ha aggiunto – è ampiamente coperto, tanto che c’é l’esigenza di rallentare l’afflusso dei donatori per evitare situazione di intasamento, soprattutto nelle strutture abruzzesi” La risposta all’appello per la donazione di sangue, ha detto Sacconi, “é stata molto generosa ed ora è necessario un rallentamento dal momento che in queste ore si è verificata un’altissima concentrazione di donatori”.

Chiunque voglia donare del cibo per le popolazioni colpite, infine, può portare i generi di prima necessità presso il Banco Alimentare dell’Abruzzo, in via Celestino V: il Banco Alimentare, mediante la sua rete di enti e associazioni convenzionati nell’Aquilano, ha già iniziato ad inviare i prodotti nelle zone colpite dal terremoto.

°°° CHI PAGHERA’ ORA PER QUESTO SCEMPIO? DIMMISSIONI IMMEDIATE DEL GOVERNICCHIO E DEI SUOI SCHERANI INCAPACI E ARROGANTI!!!

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TERREMOTO

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