L’età della pietra: Ospedale milanese: “No ai donatori di sangue gay”

Questo delinquente di berlusconi, coi suoi sodali della cosca governativa, ci sta riportando all’800. Razzismo, abolizione del diritto al lavoro, bavaglio all’informazione e alla magistratura non VENDUTA A LUI, omofobia, corruzione, devastazione e ladrocinio come mission… certo che gli osservatori stranieri hanno ragione a classificarci QUARTO MONDO!

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

La devastazione di Berlusconi anche a Cagliari

Vogliono abbattere il teatro Alfieri. Un po’ perché agli amministratori ignoranti non frega un cazzo della Cultura e un po’ perché il proprietario dello stabile, berlusconiano avido e carogna, vuole godere del “piano casa” per speculatori (ennesimo scempio ideato dal delinquente di Hardcore) e quindi vuole sfruttare il 20% in più di cubatura per farci chissà quale cagata di ipermercato o di parcheggio. Cosa resterà dell’Italia dopo il passaggio di questa agghiacciante orda barbarica?

ANCHE  LA  FRUTTA  SI  RIBELLA

melaccia

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

DEVASTAZIONE BERLUSCONIANA:Disoccupati, crescono dell’8,8%

Disoccupati, crescono dell’8,8%
e per i giovani è record nella Ue

Inflazione a +1,5%, boom della benzina
In un anno sono stati persi 367mila posti di lavoro. La disoccupazione giovanile oltre il 27%. Arrivati i dati sul costo della vita: la stima preliminare Istat, su base annua, è si riferisce al mese di aprile. Su base mensile i prezzi al consumo sono saliti dello 0,4%. Questo aumento riflette la corsa dei prezzi dei beni e prodotti energetici

°°° Considerate che i dati Istat sono taroccati e che la disoccupazione reale è ormai oltre il 25%. Qui in Italia oltre lametà dei disoccupati non si iscrive da anni alleliste di disoccupazione.

a casa

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Ecco perché ci siamo salvati dalla crisi,ma non dalla devastazione di Berlusconi

DUBBI DA UN MATRIMONIO

di Tommaso Padoa-Schioppa 16.04.2010 (da La voce.info)
Pubblichiamo il testo del discorso pronunciato da Tommaso Padoa-Schioppa il 21 dicembre 2007 al London Stock Exchange Christmas Party. Nel suo intervento, l’allora ministro dell’Economia spiegava le ragioni che lo avevano portato a preferire per Borsa italiana una soluzione diversa dall’alleanza con il mercato della City. Le recenti vicende , con conseguenti ripensamenti sull’opportunità della fusione, riportano d’attualità quelle considerazioni.

(…) Essere qui mi fa sentire un po’ come il padre che fa visita alla nuora (o al genero, ma scelgo la nuora per ovvie ragioni) nella nuova casa appena dopo le nozze. In questo caso, mio figlio è la Borsa Italiana. E questo primo incontro è segnato dalla gioia di conoscere la nuova famiglia nella sua abitazione e dal fatto che la nuora discende da una nobilissima famiglia (la finanza di stampo anglosassone) e vive in una città, Londra, che è per molti aspetti il miglior polo finanziario del mondo. Da qui derivano la gioia, la soddisfazione e la fiducia nelle prospettive future dell’unione.

UNA MONETA, UNA BORSA

Ma la visita è segnata anche da un lieve senso d’imbarazzo, che non credo di dovervi nascondere.
Come padre ho pubblicamente espresso il desiderio di un matrimonio diverso e credo che questa sia una buona occasione per spiegarvene la ragione. Essa ha a che fare con quella che io chiamo specificità di valuta, currency specificity come dite voi in questa città. Ho sempre ritenuto naturale che un’area utilizzante una stessa moneta avesse un unico mercato azionario, legato a un’unica struttura di compensazione e regolamento (clearing and settlement), a un’unica fonte di impulsi di politica monetaria e a un unico prestatore di ultima istanza. Convinto che ciò dovesse verificarsi anche nell’Eurozona, ho cercato di realizzare questo obiettivo quando ero alla Banca centrale europea e anche dopo. Non ho avuto successo.
Le ragioni dell’insuccesso credo risiedano nel fatto che condividiamo la stessa valuta, ma non la stessa struttura politica, come invece dovrebbe essere. In realtà, raramente si è arrivati alla costituzione di un unico mercato azionario solamente attraverso le forze competitive del mercato; il motore dell’unificazione è stato, nella maggior parte dei casi, una iniziativa politica. È stato così, ad esempio, nel caso della Germania e dell’Italia, dove mercati azionari locali avevano resistito fino a tempi molto recenti.
Chi visita la Borsa di Parigi può vedere i nomi e gli stemmi dei principali mercati azionari con cui essa intratteneva rapporti d’affari allorché fu istituita, nel 1806: sono rimasto colpito nel leggere che allora erano sei le borse italiane legate al mercato azionario parigino: Firenze, Napoli, Venezia, Milano e altre ancora. La mia sorpresa è sparita quando mi sono ricordato che nel 1806 esistevano molti Stati italiani, ciascuno con la sua borsa.
L’unico motivo per cui mi auguravo un matrimonio diverso è questa convinzione.

LA QUESTIONE DELLA PRIVATIZZAZIONE

Debbo però farvi una seconda confessione: non solo avevo in mente un matrimonio differente, ma ho anche una certa inclinazione per i matrimoni combinati. L’idea che due persone debbano essere libere di scegliersi l’un l’altra perché sono le più adatte a capire qual è l’unione giusta è un romantico pregiudizio che nella storia umana ha avuto uno spazio e un tempo molto limitati: non è ancora chiaro se si tratti, effettivamente, di una buona idea. In realtà, la percentuale dei successi non sembra essere elevatissima. Il mio istinto, dunque, vede con un certo favore i matrimoni combinati.
Infine, per dirla tutta, c’erano riserve, almeno da parte mia, anche riguardo l’emancipazione del figlio. L’emancipazione ha in questo caso la forma della privatizzazione dei mercati azionari, che in Italia ha avuto luogo dieci anni fa, quando ero a capo della Consob. Confesso che ancora mi chiedo quale sia esattamente il migliore profilo istituzionale e proprietario per un mercato azionario. Il mercato è, come ci ricorda qualsiasi libro di testo, un bene pubblico; contribuisce alla produzione della ricchezza, ma storicamente non è mai stato visto come un’impresa in senso stretto: si tratta di una novità.
E poi, tra le molte forme di emancipazione, rendere il mercato azionario non solo un’entità privata ma anche orientata al profitto e talvolta perfino quotata in Borsa, è una scelta estrema che sperimentiamo per la prima volta e i cui risvolti sono, per molti aspetti, ancora incerti.
Non fraintendetemi. Sono profondamente convinto che tutto ciò che può essere fatto privatamente debba essere fatto privatamente e che si debba sfruttare appieno quella che è la migliore invenzione del genere umano in campo economico, il mercato. Ma bisogna ammettere che resta ancora da capire dove esattamente risieda la linea di demarcazione fra la formula di mercato e una formula diversa. Inoltre, all’interno del settore privato, esistono tante altre formule oltre all’ente orientato al profitto: per esempio, società mutualistiche, partnership o altre ancora.
Come mai il padre si presenta alla festa solo per dire cose che potrebbero suonare in qualche modo fuori luogo per l’occasione? Perché è la prima visita del padre ed è il momento in cui la famiglia si riunisce per Natale: ritengo allora che il miglior tributo che posso offrire sia, come si dice nel gergo finanziario, un atto di trasparenza. Trasparenza sui sentimenti, le ansie e le riserve che hanno accompagnato i miei pensieri e la mia attività in questo campo. Prendetelo come un segno della sincerità che dovrebbe caratterizzare ogni sano rapporto familiare.
Sto leggendo in questi giorni la bellissima biografia di Albert Einstein scritta da Walter Isaacson. Forse sapete che la prima moglie di Einstein è stata Mileva Maric e che i genitori di lui, gente un po’ all’antica, si opposero con forza a quel matrimonio, il quale poi si ruppe. Anni più tardi, lo stesso Einstein, che pure era sotto molti aspetti una persona decisamente anticonvenzionale, si oppose con forza al matrimonio del figlio; per anni non lo accettò. Ebbene, il primo matrimonio di Albert Einstein durò solo dieci anni, ma quello del figlio ne durò oltre quaranta e fu molto felice. Mi chiedo se Einstein abbia imparato alcunché, o forse troppo, dalle due esperienze.
Vi ho dunque esposto quelli che erano i miei timori in origine; ma nello stesso tempo dico che, per quanto ho potuto vedere finora di questa unione, forse quei timori erano mal riposti. Nonostante ciò, rivelarli può essere di qualche utilità per la giovane coppia; possono fungere da memento delle incertezze del lungo viaggio che ha appena intrapreso.

LA  “POLITICA”  DI  BERLUSCONI E  TVEMONTI

cretinetti

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Salute e grano a tutti!

Istat, retribuzioni +2,1% sull’anno
stipendi fermi tra gennaio e febbraio

I mariti facevano prostituire le mogli
Intanto si dedicavano ad accudire i figli

Palermo, “menage” quasi perfetto per due famiglie di disoccupati. Le signore si vendevano in albergo dove i loro consorti le accompagnavano. Poi gli uomini tornavano a casa a prendersi cura dei bambini

°°° Ecco una bella foto del regimetto e della devastazione che ha comportato in soli due anni di disastri.

barbone

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

I disastri di Berlusconi

E’ davvero sconsolante, amici miei, leggere i giornali italiani. E meno male che ci sono ancora alcuni fogli liberi, come l’Unità e Repubblica, o in buona parte anche  la Stampa. Ogni giorno è un susseguirsi di tragedie della disperazione e di atti razzisti o comportamenti incivili, indegni di un paese come il nostro. Questa, amici, è la devastazione di silvio berlusconi, della quale parlo ormai da almeno tre lustri. Mi pigliavano per matto, invece la realtà ha superato tutte le mie paure.

b-si spara

Famiglie, in Italia è emergenza debito

è sparito il popolo dei risparmiatori
INCHIESTA Il 58% del reddito degli italiani se ne va in rate. Si pagano senza contante ormai anche abiti, telefonini, palestra: 617 miliardi di mutui e prestiti. E aumentano quelli che non riescono a far fronte ai debiti di E. LIVINI

Tragedia familiare a Catania

uccide moglie e figlia a coltellate

E’ successo durante una violenta lite, nel rione S. Giorgio. L’uomo è stato arrestato. La bambina aveva 8 anni. Ferita l’altra figlia, 13 anni, ora ricoverata

Guardia giurata spara e uccide il fratello

Milano, volantino minaccia gli immigrati

“Non costringeteci a usare i bastoni”
Residenti e commercianti di corso Buenos Aires contro alcuni senzatetto africani che vivono nella zona. L’affissione annuncia un presidio: “Questo non è un dormitorio per disperati”

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Chiedo…

… ai servi ridicoli e pericolosi che si spacciano per “GARANTI DELLA PRIVACY” che difendono i reati di berlusconi… Dove eravate quando si fotografava la barca di D’Alema (comprata in sei persone che se la spartiscono in periodi diversi: cosa che  POTEVA fare qualunque cittadino con uno stipendio DECENTE)? Oggi non si potrebbe fare nemmeno in SESSANTA amici! Grazie alla devastazione di Mafiolo.  Avete mai visto foto delle vacanze troiesche di Prodi o di Ciampi? NO. E allora? Che cazzo c’entra la privacy con i deliri esibizionistici di un vecchio sporcaccione cocainomane e impotente, ma esageratamete parossistico nel voler CANCELLARE la sua impotenza, la sua vecchiaia decrepita, la sua miseria, la sua inutilità e la sua malavitosità?

IO MI RICORDO DI PERSONE SERIE:

falcone-borsellino

prodi

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter

Allegriaaaaaaaaa! Ottimismoooooooooo!

POVERA ITALIA!
di Antonio Frenda n(La Voce.it) 18.06.2009

Gli italiani si sono impoveriti negli ultimi anni? Le indagini di Istat e Banca d’Italia fotografano una situazione difficile per le famiglie numerose, per chi non ha lavoro e per il Sud. Ma nelle indagini sulla povertà si dovrebbe considerare un paniere che per tutta l’area euro rappresenti l’insieme dei beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita di una famiglia minimamente accettabile. E poi analizzare la percentuale di famiglie che si avvicina o si allontana da quella soglia ogni anno e nel corso degli anni.

Gli italiani si sono impoveriti negli ultimi anni?
È questa la domanda alla quale hanno cercato di rispondere l’Istat, con l’ultima indagine sulla povertà, e la Banca d’Italia con l’Indagine conoscitiva sul livello dei redditi di lavoro.
Una premessa è essenziale per analizzare i dati e provare a fornire delle risposte: gli indicatori statistici campionari sono indizi utili a comprendere i fenomeni e possono non fornire risposte univoche.

I DATI

poveri

Dall’indagine Istat sulla povertà emergono alcuni dati particolarmente significativi.
La stima dell’incidenza della povertà assoluta, cioè la percentuale di famiglie e di persone povere sul rispettivo totale delle famiglie e delle persone residenti in Italia, è aumentata significativamente dal 2005 al 2007 per le famiglie con tre o più figli minori, contro una sostanziale stabilità statistica del fenomeno povertà per gli altri nuclei familiari considerati, con un’incidenza evidentemente più elevata al Sud rispetto al resto del paese. Inoltre, circa un quinto delle famiglie che non hanno un reddito da lavoro né un reddito derivante da una pregressa attività lavorativa risulta in condizione di povertà assoluta.

Altri utili dati Istat sulla povertà oggi disponibili, quelli cioè quelli sulla povertà relativa (in cui le soglie di povertà sono definite solo rispetto all’ampiezza familiare e non al territorio), presentano dal 2003 al 2006 una sostanziale stabilità della povertà in Italia nel periodo considerato, circa l’11 per cento, con un Sud in cui si presenta con valori superiori al 20 per cento.
Come opportunamente rileva su questo sito Linda Laura Sabbadini, “la misura della povertà assoluta è particolarmente utile per la progettazione di politiche di contrasto al fenomeno”.
La Banca d’Italia, invece, restringendo l’attenzione agli ultimi quindici anni, rileva giustamente come non vi sia evidenza, nei dati campionari sulla distribuzione dei redditi, di un assottigliamento dei ceti medi o ancora di un impoverimento delle famiglie. Sottolinea però come il contrasto tra Nord e Sud determini un livello della povertà e della disuguaglianza dei redditi familiari in Italia ben superiore a quello dei paesi nordici e dell’Europa continentale.
La Banca d’Italia, tramite l’indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane nel 2006, evidenzia però già da tempo che nel periodo 2000-2006 il reddito delle famiglie con capofamiglia dipendente, in termini reali, è rimasto sostanzialmente stabile, rispetto a una crescita del 13,86 per cento per le famiglie con capofamiglia autonomo.
Letti i dati, e fatte le dovute premesse, è necessario proporre una diagnosi, lasciando ad altri esperti una prognosi completa. I dati Istat evidenziano che il problema della povertà concerne le famiglie (di tre o più figli dice l’indagine), ma interpretandoli con buon senso si può ipotizzare un problema di povertà, quantomeno soggettiva, sempre più sentito al crescere della prole: la povertà soggettiva indica la percezione degli individui circa l’adeguatezza del proprio reddito familiare per condurre una vita considerata dignitosa. Tale povertà soggettiva è probabilmente alimentata dall’assenza di una tassazione dei redditi basata sui quozienti familiari.
I dati citati inoltre rappresentano il ben conosciuto problema di un Sud depresso e di chi non ha un lavoro: questi ultimi sono impoveriti dall’assenza di un organico sistema di welfare state. Potrà rappresentare un importante passo avanti in tal senso il sistema degli ammortizzatori sociali, che a regime potrebbe essere organizzato su due pilastri, pubblico e privato, come spiega il Libro Bianco sul welfare presentato dal ministro Maurizio Sacconi.

LE CAUSE DEL MALESSERE

Dalla diagnosi alle cause del malessere.
– Nel 1995, il reddito italiano pro capite era superiore di circa il 4 per cento a quello medio relativo ai quindici paesi dell’UE; nel 2008 è invece sceso sotto la media circa del 10 per cento: in pratica, “l’italiano medio” si è impoverito quasi di 1 punto percentuale all’anno in rapporto agli altri partecipanti all’Unione Europea. Anche il confronto con i salari medi netti annuali nei paesi Ocse è poco soddisfacente per il nostro paese, come risulta dal grafico che segue. Occorre considerare che se la crescita del Pil di un paese si ferma, o addirittura vi è decrescita, gli altri Stati possono comportarsi anche in maniera opposta o comunque diversa. Infatti, i dati relativi al 2008 disponibili per gli altri paesi indicano per il Pil un aumento dell’1,3 per cento in Germania, dell’1,1 per cento negli Stati Uniti, dello 0,7 per cento in Francia e nel Regno Unito, e una diminuzione dello 0,7 per cento in Giappone. In Italia il prodotto interno lordo è invece calato dell’1 per cento rispetto all’anno precedente;
– Secondo le statistiche della Commissione europea per il 2008, considerando i dati corretti per il potere di acquisto, fatto pari a 100 il reddito pro capite medio nell’area euro, esso è pari a 104,8 in Germania, a 91,7 in Italia, a 84,5 in Slovenia: gli italiani quindi possiedono un reddito medio molto più vicino a quello sloveno che a quello tedesco;
– Per capire l’impatto rilevante del Pil sulla vita delle persone, occorre considerare che una delle sue componenti è rappresentata dai consumi delle famiglie, ad esempio di beni durevoli.

(elaborazione grafica dei dati di Francesco Pugliese)

pover

Concludendo, è bene rilevare come le soglie di povertà corrispondano alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi: nelle indagini sulla povertà, può essere utile considerare anche un paniere che rappresenti l’insieme dei beni e servizi che, nell’area euro, e per una determinata famiglia, sono considerati essenziali al fine di conseguire uno standard di vita minimamente accettabile e analizzare la percentuale di famiglie che si avvicina o si allontana (a seconda del punto di partenza) da tali soglie annualmente, nel corso degli anni. Per i paesi primi entranti potrebbe poi contribuire all’analisi il definire una soglia di “malessere”, superiore a quella della povertà.
In una società globalizzata, per comprendere le condizioni di vita delle collettività, è bene operare confronti anche su sottoinsiemi con caratteristiche economiche comuni, per avere comparazioni omogenee ed esaustive. I cittadini, nel giudicare l’adeguatezza del proprio reddito familiare per condurre una vita dignitosa, osservano territori anche lontani, grazie ai mass media, a Internet, alla sempre maggiore mobilità. E sono soggetti a prezzi, come quelli dei beni durevoli, che spesso tendono a convergere in presenza di politiche monetarie comuni.

* L’articolo e le opinioni in esso contenute sono presentate dall’autore a titolo personale e non impegnano l’Istat, presso cui egli svolge l’attività di ricercatore.


°°° Sì, amici miei, certo… l’avvento di Silvio Burlesquoni nell’agone politico italiano ci ha praticamente disastrato. Nonostante l’ottimo lavoro di Prodi per mettere pezze su pezze ai danni fatti da Mafiolo, la devastazione è stata ed è così massiccia che stiamo finendo davvero malissimo. In compenso però siamo diventati il paese più conteso dai comici satirici di tutto il mondo. In effetti un capo di governo così patetico e clownesco e dei ministri così inutili e improbabili… li abbiamo solamente noi in tutto il mondo. E vi sembra poco? ALLEGRIAAAAAAAAAAAAA!

b-pinotto

Condividi
  • Facebook
  • Digg
  • Google Bookmarks
  • Live
  • YahooMyWeb
  • LinkedIn
  • StumbleUpon
  • Twitter