Faccendieri incapaci

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TUTTI NELLA MONNEZZA – SOTTO INCHIESTA ANCHE DE BIASIO, FEDELISSIMO DI BERTOLASO – I PM: INCARICHI PER AMICIZIA O CLIENTELA: MOLTI DEI PROFESSIONISTI NON È NEANCHE ISCRITTA ALL’ALBO – UN COLLAUDATORE INTERCETTATO: “COME HO AVUTO LA NOMINA? IO SONO IN UN PARTITO”…

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

La magistratura napoletana dà il via libera agli arresti e adesso i timori di Guido Bertolaso si fanno più forti. Perché i sette impianti di Cdr che il giudice di Napoli ritiene «assolutamente inidonei tecnicamente» sono tuttora in funzione e rappresentano uno dei tasselli fondamentali nella gestione dell’emergenza rifiuti in Campania.

L’UOMO DEL G8
E perché ai domiciliari è finito anche un suo fedelissimo, quel Claudio De Biasio, 45 anni, che nell’ordinanza viene definito «indagato che dimostra una spiccata personalità criminale», mentre lui gli aveva affidato un ruolo di rilievo nell’organizzazione del G8 a La Maddalena.

Scrive il giudice nel provvedimento: «Addirittura era designato all’importante incarico di attuatore con funzioni vicarie, nomina disposta da Bertolaso, ma per tale incarico sopravveniva una rinuncia dopo non molto tempo dalla richiesta del pm di informazioni presso la Protezione civile. Dimissioni che evidentemente risultavano funzionali a tentare di depotenziare iniziative giudiziarie nei suoi riguardi». Non è andata così. Nonostante gli scontri interni alla Procura sul filone di inchiesta che riguarda proprio l’operato di Bertolaso, in calce alla richiesta di arresti depositata dai pubblici ministeri il 7 aprile scorso insieme all’aggiunto Aldo De Chiara, c’è anche la firma del capo dell’ufficio Giovandomenico Lepore.

SI PUNTA AD ACERRA
L’inchiesta ha coinvolto anche un altro funzionario che nella gestione dell’attuale emergenza ha un ruolo chiave: Giuseppe Vacca, 45 anni, direttore dei lavori del termovalorizzatore di Acerra. E infatti non appare casuale che il 22 maggio scorso l’accusa abbia deciso di integrare i documenti già consegnati al giudice per le indagini preliminari con le carte che la Guardia di Finanza aveva acquisito appena il giorno precedente presso gli uffici della Fibe che si trovano all’interno dell’impianto.

«Il 21 novembre scorso – è evidenziato nell’ordinanza – la Fibe chiedeva e otteneva il 27 novembre dalla missione finanziaria del sottosegretario (Bertolaso ndr) il nulla osta alla formalizzazione all’aggiornamento tra Fibe e direttore dei lavori. Non si comprende come sia stato possibile il rinnovo di tale carica, visto che le sue condotte evidentemente concorrevano a rendere possibile la realizzazione dei reati di frode in pubbliche forniture da parte di soggetti rinviati a giudizio nell’ambito di un altro procedimento e dovevano essere conosciute dagli organi statali». A leggere l’ordinanza si ha la percezione chiara di quali fossero i criteri di scelta dei collaudatori, in barba alla legge che impone requisiti precisi e di elevata professionalità.

I FALSI COLLAUDATORI
Basti pensare che la maggior parte dei professionisti scelti per autorizzare i sette impianti non è neanche iscritta all’albo regionale. E poi c’è Giulio Facchi che ha soltanto il diploma di terza media e si è salvato dagli arresti soltanto perché non ha firmato la relazione per il via libera alla struttura di Santa Maria Capua Vetere. C’è Bruno Mazzatenta «che avrebbe pagato un intermediario che avrebbe versato le somme a un pubblico ufficiale per ottenere la nomina» e poi ha presentato un certificato per «psicosi cronica».

C’è Alfredo Nappo che parlando al telefono con un amico dopo essere stato interrogato, afferma: «Ho detto: sentite, come ho avuto l’incarico? Io faccio parte di un partito. Chiaramente non faccio il nome perché non è il caso, però spesso nell’ambito delle discussioni dico: vediamo se è possibile riuscire a lavorare un poco. Poi bello e buono mi è arrivata la possibilità di poter lavorare e se devo dire che è stato il partito mio o qualcun’altro questo non lo so».


LA RIUNIONE SEGRETA

Secondo l’accusa i criteri per il collaudo non hanno riguardato la funzionalità degli impianti, nonostante sia previsto dalla normativa. «E infatti nei certificati non è specificato», sottolinea il giudice che poi rivela come sia stato proprio Facchi a rivelare la verità quando gli fu chiesto conto della sua decisione di non firmare. «Spiegò di non essere stato convocato dal presidente in occasione della stesura del certificato e che comunque, ove fosse stato interpellato, non avrebbe mai apposto la firma in quanto consapevole dell’inidoneità degli impianti. A rafforzare la precisa volontà di rendere di­chiarazioni di collaudo mendaci da parte di tutti i collaudatori, v’è un’ulteriore indicazione del Facchi che riferiva di una riunione a cui non aveva partecipato, tra tutti i presidenti delle commissioni di collaudo che in tale occasione avrebbero deciso di limitare il collaudo al solo aspetto strutturale».

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Se n’è andato il “BUDGET”

E’ morto a Genova Gianni Baget Bozzo
prete “politico” e consigliere di Berlusconi

Aveva 84 anni. Fu ordinato sacerdote nel 1967, poi sospeso a divinis quando si candidò al Parlamento europeo con il Psi di Craxi. Dal 1994 con il Cavaliere.

°°° Un tipo che ha sembra bazzicato i peggiori delinquenti e faccendieri della politica italiota. Innamorato del dio denaro, l’ho sempre chiamato BUDGET Bozzo. Aria!

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faccendieri da marciapiede

A cena nell’abitazione romana del giornalista
anche Alemanno Gianni Letta e un alto prelato
Dal Cavaliere a Riccardo Muti
Gran raduno di vip a casa Vespa
di FRANCESCO BEI

Dal Cavaliere a Riccardo Muti Gran raduno di vip a casa Vespa
ROMA – In una stradina davanti a Trinità dei monti una lunghissima berlina nera, con la targa del Vaticano, si ferma ronzando davanti a un portoncino. L’autista scatta verso la portiera del passeggero e un cardinale, seguito dal suo segretario, varca l’atrio. Passano pochi minuti e arriva una più modesta Fiat Croma, stesso indirizzo ma stavolta è il sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Un altro po’ e, all’ora di cena, ecco bussare allo stesso portone il maestro Riccardo Muti, direttore della Chicago Simphony Orchestra. Tutt’intorno i turisti che salgono da piazza di Spagna non immaginano che in quel portoncino, davanti all’hotel Hassler, si stia radunando l’Italia che conta. Tutti attovagliati, come direbbe Roberto D’Agostino, da Bruno Vespa e dalla sua signora, Augusta Iannini, alto dirigente del ministero della Giustizia. Arriva anche la deputata forzista Laura Ravetto, trentenne d’assalto della squadra berlusconiana.

Un vero salotto romano, di quelli utili e discreti, una cena fra pochi selezionatissimi, con una bella terrazza su piazza di Spagna, che non guasta. Si ferma una Maserati blu, ne discendono Gianni Letta e la consorte Maddalena.

Manca ancora l’ospite più atteso, anche se Vespa, raggiunto al cellulare, smentisce: “Ancora con questa storia di Berlusconi a cena?? Basta!”. E tuttavia, anche se con un po’ di ritardo, il Cavaliere si presenta e non è da tutti i giornalisti avere il presidente del Consiglio a cena. Magari non sarà molto stile Frost/Nixon, ma Vespa è Vespa e Berlusconi non gli può dire di no. Un po’ come con la presentazione del libro che ogni Natale il giornalista dà alle stampe (sempre per Mondadori).

Lo ha ricordato lo stesso Vespa in occasione della conferenza stampa di lancio della sua ultima fatica, “Viaggio in un’Italia diversa”: “Da 15 anni, ogni anno, che stia a Palazzo Chigi o stia facendo una più o meno lunga traversata del deserto, Berlusconi ci dà il privilegio di presentare il nostro libro. Lo ha fatto sette volte da premier e otto volte da leader dell’opposizione”. Il premier è talmente a suo agio con Vespa che non riesce a nasconderlo. Una volta, lapsus, in trasmissione lo chiamò “Fede” e Vespa se ne ebbe un po’ a male. Ma poi recuperò all’immancabile presentazione del libro, con un sobrio paragone fra l’autore e Dante Alighieri: “Questo libro mi ricorda la Divina Commedia: anche qui c’è un nuovo inizio, c’è l’inferno, il purgatorio e il paradiso”. Vespa lo interruppe: “Il paradiso sarebbe lei?”. E Berlusconi, scherzando ma nemmeno troppo: “Il paradiso è il governo attuale, che promette all’Italia quel cambiamento che è davvero necessario”. E visto che siamo in tema celeste, sempre a Porta a Porta il Cavaliere si produsse in un’apparizione modello Padre Pio: “Venga Vespa, odori qui: non sente odore di santità?”.

Ieri sera, arrivando alla cena Berlusconi ha pure scherzato su quella strana forma di soggezione che egli stesso nutre nei confronti del conduttore: “Per strada ho deciso di non parlare più, di non rilasciare interviste sul marciapiede. Ma questo è il marciapiede di Vespa… farò un’eccezione”.

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