PER NON DIMENTICARE. I colpevoli della strage di Olbia hanno nomi e cognomi: berlusconi, cappellacci e nizzi.

Sardegna, Olbia indifesa dopo dieci di cementificazione sotto la guida di Settimo Nizzi, fedelissimo del Cav

L’Huffington Post  |  Pubblicato: 20/11/2013 08:48

Sardegna Olbia argini
 Ponti distrutti, strade allagate, voragini. La provincia di Olbia è stata tra le più colpite dalla potenza distruttiva del ciclone Cleopatra. Ma il volto del suo territorio aveva già cominciato a cambiare molto prima, almeno quindici anni fa. Una trasformazione, di cui parla oggi Il Sole 24 ore, coincisa con l’ascesa di Settimo Nizzi, “uno dei tanti medici di Silvio Berlusconi che accorre una notte a Villa Certosa per visitare mamma rosa”, oggi coordinatore Pdl in Sardegna e fedelissimo del Cavaliere.

Comincia così la sua inarrestabile carriera da sindaco, i dieci anni (1997-2007) dei ventitré quartieri che sorgono dal nulla e diciassette piani di risanamento. Un’ipertrofia lapidea che come il ciclone Cleopatra spazza via leggi e regolamenti. I piani regolatori abortiscono sistematicamente sul nascere. Pittulongu, un pregiato tratto di costa fino ad allora popolato da nasse reti e barche di pescatori, è l’oggetto concupiscente dei vip che sbarcano nel Continente. Un’incontinenza cementizia che spinge un magistrato a mettere sotto sequestro in intero quartiere e arginare la marea montante di 270 licenze edilizie.

La carta che Nizzi può giocare, spiega il quotidiano, è la perequazione. La possibilità cioè di scambiare terreni dell’entroterra con altri più ambiti.

Nizzi governa a colpi di varianti, regolamenti ad hoc e ordinanze su misura. Sui rii che sfociano nello stagno di Pittulongu si costruiscono magioni con i prati inglesi difesi da possenti mura di cinta. Il resto della città segue il medesimo andazzo. Si costruisce abusivamente a Putzolu, Santa Mariedda, Baratta. I 2700 olbiesi che a ogni elezione comunale lo votano sentitamente ringraziano. La disinvoltura del sindaco di Olbia è senza argini come l’oceano d’acqua che ha sommerso questo antico borgo sul mare che volle farsi metropoli.

Ma per la Corte dei Conti le responsabiltà vanno cercate più avanti, nell’amministrazione Cappellacci che – secondo il dirigente della Corte Stefano Deliperi – “ha revocato fondi per 1,5 milioni destinati a interventi a difesa del suolo e conto il dissesto idrogeologico”.

La Regione in relatà ha fatto di più. Dal 27 febbraio 2004 non passa mese nel quale la Protezione civile non solleciti la Sardegna a istituire il Centro funzionale che oltre a elaborare i bollettini meteo sia in grado di valutare gli effetti al suo di cataclismi come quello dell’altra notte.

Entro il 2014 la Regione ha promesso di istituire questa struttura. Nell’attesa, come è avvenuto in questi dieci anni, sarà la Protezione Civile a supplire. Anche se, spiega l’ingegner Silvano Meroi, direttore del servizio rischi idrogeologici e antropici della Protezione Civile, basterebbe davvero poco: “Sono sufficienti 22 uomini per monitorare la situazione nelle 24 ore. Le attrezzature non costano nulla”.

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