Va,va, che ce ne liberiamo…

(da Dagospia)

GIOVEDì è prevista UNA DRAMMATICA RESA DEI CONTI TRA BERLUSCONI E IL RIBELLE FINI – LA STRATEGIA DEL CAV.: elezioni anticipate, TRIONFO, RIFORMA PRESIDENZIALE, QUIRINALE – RAI-NOMINE STOP FINO ALLE EUROPEE: GIANFRY CONTRO MINZOLINI AL TG1, VUOLE MAZZA
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La resa dei conti è prevista per giovedì a pranzo quando Silvio Berlusconi e
Gianfranco Fini si incontreranno per un faccia a faccia che si preannuncia drammatico.

Il Nano Rialzato si è ormai convinto che Fini porta avanti un suo progetto personale d’intesa con parte della sinistra e particolarmente con la detestata Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Troppi i segnali di guerra elencati dal Cavaliere del Cialis: l’appoggio incondizionato di Fini alle esternazioni a volte improprie di Giorgio Napolitano soprattutto in materia di decreti legge, la paralisi sulle nomine Rai che An tiene bloccate, i veti e le critiche alle candidature nelle liste per le europee sfociate addirittura con l’editoriale di “Fare Futuro”, che Gianfry ha smentito ma che è considerata la vera arma in mano al presidente della Camera.
Fini e Berlusconi

Disagio e sbando anche tra i colonnelli di An, spiazzati in ogni momento dalle esternazioni di Fini. L’unico a tenersi fuori dalla bagarre è Altero Matteoli che ha preso le distanze dai vari La Russa, Gasparri, Alemanno.

Lo scontro a cosa può portare? Ad una resa dei conti dentro la Pdl. Berlusconi non vuole fare l’errore commesso con Casini e forte della sua popolarità si sta convincendo che bisogna far saltare il tavolo e cominciare a pensare ad elezioni anticipate da abbinare alle regionali dell’anno prossimo.

Una vittoria schiacciante gli consentirebbe di puntare dritto al Quirinale facendo una riforma presidenziale a sua immagine e somiglianza. Su questa linea si muoverebbero compatti non solo tutti i dirigenti di Forza Italia stufi delle prepotenze di An ma gran parte anche dei peones aennini sempre più lontani da Fini.
Altero Matteoli

I FINI DELLA RAI
L’attuale stop alle nomine Rai è sopravvenuto allorquando sono spuntati questi nomi per le direzioni dei Telegiornali: se al Tg2 il nome conclamato è Mario Orfeo e al Tg3 è benvisto l’arrivo di Bianca Berlinguer, la novità riguarda il solito Tg1: tramontato il nome di Mimun è sbucato quello dell’inviato de La Stampa, Augusto Minzolini.

A questo punto, Fini ha fatto saltare tutto. E no, ha ribattutto Gianfry al Reuccio di Arcore, se è Minzolini il vostro candidato e non Mimun, allora è mejo il mio Mauro Mazza (destinato a RaiUno). E su tale diatriba, Berlusconi ha di fatto rinviato tutto a dopo le Europee che dovrebbero premiarlo con un plebiscito di voti. A quel punto, con la corona i testa, non c’è Fini che tenga e la mazza ce l’avrà in mano lui.

°°° E se invece Franceschini recupera, ma perde le europee e si dimette? E se arriva Bersani che ricompatta tutto e arriva al 35% ? E se Di Pietro arriva al 10% e la sinistra comunista a un altro 10% e… SI UNISCONO E GLI FANNO IL CULO COME UNA CASA E LO CACCIAMO FINALMENTE AFFANCULO?

bdimissioni11

fini-tonto2

SILVIO, CIàPA UN HOT DOG E VAI A CASA!

hotdog

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Piersilvio e i 40 anni

Il figlio scemo di Mafiolo martedì compirà 40 anni. Talis pater, talis filius: anche questo ha due neuroni imbriachi. C’è un’intervista sua su La Stampa di oggi che ne fa un ritrattino davvero impietoso. E’ stupido e limitatissimo, ancora più di suo padre. Sostiene anche che oggi le tv italiane sono nettamente migliori di 20 anni fa perché la qualità è migliorata… Credo che sia l’unica ameba al mondo a pensare una stronzata di questa portata. Diciamo che il programma della P2 attuato dal suo paparino malavitoso (con l’aiuto e il sostegno di gelli, kossiga e craxi) , ha devastato – in primis – i cervellini limitati dei suoi stessi figli. Poco male. Ricordo una storiella che girava in Francia dieci anni fa:
“Piersilvio Berlusconi compie 30 anni e suo padre gli regala una Ferrari ultimo modello. Il rampollo è al settimo cielo e pigia sull’acceleratore: vuole arrivare a Torino in 20 minuti. Ma a metà strada perde il controllo e l’auto si trasforma in un ammasso di ferraglia fumante. Si risveglia dopo sei giorni all’ospedale Le Molinette di Torino e un chirurgo comprensivo lo informa che non corre più pericolo, ma hanno dovuto amputargli un braccio.
“Quale? – chiede il piccione, con lo sguardo assente – Il destro o il sinistro?”
“Il sinistro.”
“Omioddio! – strilla Dudi (nomignolo datogli da Vittorio mangano) mettendosi a sedere – OMIODDIO! IL ROLEX!!!”

berlusconicervello

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Da Travaglio

Zorro di Marco Travaglio

Comitato epico

[CLREG3N]Tra una passeggiata elettorale e l’altra sui cadaveri d’Abruzzo, Al Tappone trova il tempo per ricevere a casa sua gli aspiranti direttori Rai. Alcuni non si vedono entrare perché abitano già lì. Gli altri vorrebbero tanto. Come ha scritto il New York Times, i giornalisti italiani si dividono in due categorie: quelli che lavorano per Berlusconi e quelli che lo faranno. Carlo Rossella, celebre per aver trapiantato col photoshop una ricrescita alla Cesare Ragazzi sulla pelata del padrone in una copertina di Panorama, è il numero uno di Medusa (Fininvest), dunque il presidente ideale per Raifiction: altro monumento equestre al conflitto d’interessi, per non far rimpiangere Saccà. Augusto Minzolini, cronista della Stampa al seguito del Cainano nonché rubrichista di Panorama, è in pole position per il Tg1: giusto risarcimento per anni e anni di lavoro usurante (soprattutto per le ginocchia e la lingua). Se invece passasse Belpietro, l’«amico Minzo» lo rimpiazzerebbe a Panorama e al Tg1 tornerebbe C.J. Mimun (Tg5). Sempre alte le quotazioni di Susanna Manidiforbice Petruni per Rai2. Peccato che tanti sforzi siano destinati al naufragio: un giornalista con la storia di Paolo Garimberti non potrà che respingere al mittente tutti i nomi usciti da casa Cainano. Senza contare che l’Authority, deputata a vigilare sul rispetto della legge Frattini, bloccherà tutto immantinente. Intanto Milena Gabanelli è stata deferita al Comitato Etico Rai per l’ultima puntata di Report, sgradita a Tremonti. E così Report ha messo a segno un altro scoop sensazionale: la Rai ha un Comitato Etico.

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Il cazzaro oltre il 70%

… sì, MA CONTRO DI LUI!
E’ da un anno che controllo tutti i sondaggi dei giornali e de La 7, ebbene, dopo ogni minchiata di Mafiolo il 70/80% dei cittadini esprime il suo netto NO ai deliri di questo regimetto da avanspettacolo. Ma silvio dice di avere oltre il 70% del gradimento del pubblico (come se i cittadini fossero tutti telespettatori del tg4), e silvio è “uomo d’onore”.
Mandiamolo a cagare IN FRETTA!!!

Meglio riedificare i vecchi centri abitati o costruire le new town?

[3028 voti totali]
Meglio riedificare i vecchi centri abitati (2293)
75%
Meglio costruire le new town (735)
24%
ATTENZIONE:
Gli instant poll online de LaStampa.it non hanno un valore statistico. Si tratta di rilevazioni aperte a tutti, non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno quindi l’unico scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità.

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Come la mettiamo?

L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA, MA VENDE ARMI A GO-GO – BOOM NEL SETTORE (+220%) NEL 2008 AUTORIZZATE VENDITE PER 4,3 MLD – LA TURCHIA IL CLIENTE MIGLIORE, MA NON MANCANO CINA, NIGERIA E ANCHE NEI BALCANI…
(Raphaël Zanotti La Stampa)
L’Italia ripudia la guerra, è scritto nella Costituzione. Eppure, di armi italiane, è pieno il mondo. L’Italia vende un po’ a tutti. Paesi belligeranti compresi. Un comparto che non conosce crisi, flessioni. Nel 2008 il volume d’affari è cresciuto del 222% rispetto all’anno precedente, con le transazioni bancarie schizzate da 1.329.810.000 a 4.285.010.000. Scrive la Presidenza del Consiglio nel suo ultimo rapporto sulle esportazioni, importazioni e transito dei materiali d’armamento: «Tale comparto rappresenta un patrimonio tecnologico, produttivo e occupazionale non trascurabile per l’economia del Paese». L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, è anche scritto nella Costituzione.

Il maggior acquirente di armi italiane è la Turchia, programmi intergovernativi eslcusi. Le imprese italiane hanno ottenuto dal governo 11 autorizzazioni a stringere affari con Ankara. Si tratta del 35,86% del totale, per un valore di 1092 milioni di euro (quattro volte il Regno Unito, al secondo posto con 254 milioni). Il primato della Turchia è dovuto all’acquisto di elicotteri da combattimento dell’Augusta che saranno utilizzati, secondo il ministro della Difesa turco, per «ricognizione tattica e attacco bellico».

La Turchia non rientra nell’elenco dei Paesi per cui vige un embargo Onu o Ue. Non è considerato Paese in conflitto o dove si verificano gravi violazioni dei diritti umani. Eppure, per Amnesty International, non è così. A dicembre 2007 le forze armate turche hanno effettuato operazioni militari nell’Iraq settentrionale alla ricerca di basi del Pkk. Attentati a Smirne, nel distretto di Ulus ad Ankara e a Sirnak hanno provocato numerosi morti. Condanne e omicidi per chi parla di «Kurdistan» o «denigra l’identità turca». Una guerra a bassa intensità, che va avanti da anni.

Esclusa dalla lista nera anche la Cina, a cui l’Italia ha venduto apparecchiature elettroniche per 147.000 euro. Le sentenze di morte emesse quell’anno da Pechino sono state 1860, di cui 470 eseguite. La repressione di tibetani, uiguri e mongoli non si è allentata. Fuori lista anche l’India che da 50 anni combatte con il Pakistan per il controllo del Kashmir.
Armi

Passati sotto silenzio i 179 morti dell’attentato a Mumbai e i movimenti di decine di migliaia di uomini sul confine, Delhi risulta il miglior partner economico per l’industria armiera italiana tra i Paesi non Ue. Armi di grosso calibro, munizioni, bombe, missili, apparecchiature per la direzione del tiro, navi da guerra, aerei, apparecchiature elettroniche, software e tecnologia: in tutto sono state autorizzate esportazioni per quasi 173 milioni di euro. Ma se la guerra non c’è, perché non vendere armi anche al «rivale»? Il Pakistan ha così acquistato da noi apparecchiature per la direzione del tiro, veicoli terrestri, navi da guerra, aerei e apparecchiature elettroniche per 30 milioni.
Anche Israele è «esente» da conflitti. Vendiamo così a Tel Aviv aerei, sistemi d’arma a energia diretta, software e tecnologia per 1,9 milioni. Fra i clienti non abbiamo Palestina, Iraq o Iran, ma la Siria compra da noi i suoi sistemi di puntamento per 2,8 milioni.

Trovare nuovi clienti non sembra difficile. A febbraio 2008 una fiammata investe i Balcani. Il premier Hashim Thaci proclama l’indipendenza del Kosovo. Il Capo di Stato serbo Boris Tadic dichiara: «La Serbia non riconoscerà mai l’indipendenza del Kosovo». Quell’anno l’Italia vende al neonato Stato balcanico agenti tossici, chimici o biologici, gas lacrimogeni e materiali radioattivi. Alla Serbia apparecchiature elettroniche per quasi 7 milioni di euro.

Altre zone calde dove sono presenti armi italiane sono la Nigeria (aerei e tecnologia, 60 milioni di euro), il Kenia delle violenze elettorali tra Pnu e Odm (navi da guerra e apparecchiature elettroniche, 21 milioni), il Messico dei 2500 morti all’anno delle organizzazioni criminali (armi leggere e armi pesanti, 10 milioni), il Vietnam (apparecchiature elettroniche, 108 mila euro).

Un mercato che tira e non solo nelle aree del mondo a rischio. I programmi intergovernativi hanno registrato un incremento del 45% tra il 2007 e il 2008 passando da un valore di 1846 a 2689 milioni di euro. Il segmento copre ormai il 65% dell’intero comparto italiano ed è sempre più difficile da controllare. Quest’anno, dal rapporto, è sparito l’elenco delle banche attraverso cui passavano le transazioni finanziarie per la compravendita di armamenti.

guerra

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