Ecco le scimmiette…

… di cui si parlava anche su FB.

E’ una cosa assurda che in una televisione pubblica come
la Rai, dove tutti sono obbligati a pagare il canone, ci possa
essere una trasmissione come Anno Zero, gente pagata
dai contribuenti milioni di euro come Santoro.
Anonimo


°°° Queste righe deliranti e ignoranti sono oggi anche sul giornaletto della mafia: il Sardegna. Come si fa a spiegare a queste scimmiette ignobili che PROPRIO PERCHE’ LA RAI dovrebbe essere PUBBLICA è indispensabile che ci siano almeno alcuni GIORNALISTI VERI! Santoro è il miglior anchorman italiano da sempre e ci viene invidiato da molte tv europee. La sua squadra è di primissima qualità e, non a caso, i suoi programmi sono GLI UNICI programmi giornalistici VERI, al passo con le migliori trasmissioni giornalistiche del mondo civile. Oltre a Santoro, in Rai c’è solo la Gabanelli che fa GIORNALISMO. Raramente, si vede qualcosa di Riccardo Iacona (ex Santoro) e poi… il nulla! Le desolanti genuflessioni dei vespa e di tutti gli altri zerbini del potere mafioso e piduista non hanno NULLA A CHE FARE col giornalismo: dacché il Giornalismo è – ovunque – il cane da guardia dei diritti dei cittadini e NON il cane miserabile che aspetta l’osso del potere e che lecca la mano che lo bastona. Chi spiega a questa scimmietta che SANTORO SI PAGA DA SOLO? Egli non costa un cent dai soldi degli abbonamenti: al contrario dei vespa e degli altri servitori osannanti che, LORO SI’, leccano il culo a Mafiolo, arricchendosi COI NOSTRI SOLDI! Santoro fattura in una puntata, di introiti pubblicitari, quanto dieci puntate di Porta a Porta. Chi spiega a questa scimmietta decerebrata che la libertà di espressione è un DIRITTO COSTITUZIONALE? Oltre che una conquista dell’umanità.

scimmiette1

vergogna4

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Libertà di espressione garantita

Privacy, minori e libertà di espressione i temi in argomento
L’Europa: niente disconnessione
dal web, nemmeno per i «pirati»
Approvata a larga maggioranza la Raccomandazione sulle libertà fondamentali su internet

Ennesima importante dichiarazione sull’importanza dell’accesso ad internet come diritto fondamentale del cittadino digitale. La raccomandazione presentata al Parlamento europeo dal socialista Stavros Lambrinidis (Grecia) sul «rafforzamento della sicurezza e delle libertà fondamentali su Internet» è stata approvata con una schiacciante maggioranza di 481 contro 25 (21 gli astenuti). Nel testo viene indicato chiaramente che:
1) Internet «dà pieno significato alla definizione di libertà di espressione»;
2) «può rappresentare una straordinaria possibilità per rafforzare la cittadinanza attiva»;
3) il monitoraggio del traffico web «non può essere giustificato dalla lotta al crimine»;
4) l’accesso a internet «non dovrebbe essere rifiutato come sanzione dai governi o dalle società private» e
5) le ricerche in remoto, dove previste dalla legislazione nazionale, devono essere condotte «sulla base di un valido mandato delle autorità giudiziarie competenti» e devono sempre preferirsi le ricerche in diretta a quelle in remoto visto che queste ultime “violano il principio di legalità e il diritto alla riservatezza».

NIENTE DISCONNESSIONE – Soprattutto gli ultimi tre punti hanno rilevanza in relazione alle proposte di legge presentate in Francia e in altri Stati membri, che prevedono la disconnessione forzata come punizione per essere stati sorpresi tre volte a condividere file protetti da diritto d’autore. Operatori telefonici, service provider e Stati non possono quindi impedire a chi ha una connessione a internet di utilizzarla. Gli Stati membri sono espressamente chiamati a «evitare tutte le misure legislative o amministrative che possono avere un effetto dissuasivo su ogni aspetto della libertà di espressione». Può sembrare una raccomandazione superflua in piena società dell’informazione, eppure sono state proprio le proposte di legge alla francese – sobillate dalle lobby dell’industria dell’entertainment – ad avere reso necessaria un testo del genere.

PRIVACY E MINORI – La raccomandazione non si limita alla dichiarazione relativa al diritto di connessione, ma affronta, sebbene in modo più generico, altri argomenti: la privacy, la tutela dell’identità digitale, la protezione dei minori e la tutela della proprietà intellettuale. Per quanto concerne la privacy, oltre all’importante accenno nell’invito a non effettuare ricerche in remoto, viene sancito il diritto di accesso ai propri dati personali e la possibilità di ritirarli dal web. Il riferimento alle recenti vicende legate ai dati personali su Facebook e in genere ai contratti proposti da molti service provider (su tutti Google) sembra chiaro, ma il testo non chiarisce maggiormente la questione. I minori devono ovviamente essere tutelati e Lambrinidis invita i produttori di computer a preinstallare nelle macchine software a protezione della navigazione dei più piccoli, e le istituzioni a educare i genitori sui rischi presenti in rete. In Corea del sud, dove sono un po’ più avanti di noi su questi temi, sono già attivi corsi di comportamento online (netiquette) per i bimbi delle elementari.

IDEE E LUCCHETTI – Infine un accenno alla tutela della proprietà intellettuale, per la quale viene chiesta al Consiglio una direttiva sulle misure penali da comminare e si vieta la sorveglianza preventiva. Ma, chiarisce Lambrinidis, la stessa direttiva dovrebbe anche combattere l’incitamento alla cyber-violazione dei diritti di proprietà intellettuale «comprese talune eccessive restrizioni di accesso (alle opere, ndr) instaurate dagli stessi titolari dei diritti». Ora la parola spetta al Consiglio che valuterà se e come procedere con l’iter legislativo.

Gabriele De Palma
27 marzo 2009

°°° BENE! Ora l’occhio del regime e quello dei bigotti può continuare a guardare culi, basta che stia lontano dal nostro culo!

occhio-chiesa

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