berlusconi, cazzaro indegno

“Lettera dall’Abruzzo”

giovedì 30 aprile 2009
Ricevo una lettera scritta da Laura, giovane studentessa universitaria di Colle di Roio, paesino colpito dal terremoto. Il testo mette in luce il punto di vista di chi il terremoto lo ha subito e, al di là dei proclami e la propaganda del governo del tipo “tutto sotto controllo” che tutti i giornali e le televisioni si sono affrettati a divulgare senza il minimo spirito critico, sta sperimentando come funzioni in realtà la macchina degli aiuti… (E’ la stessa Laura che mi chiede di far circolare il più possibile la sua lettera, come potrete leggere nelle ultime righe)

“Ciao a tutti, oggi è il 20 aprile 2009. Per molti Abruzzesi lo sguardo è congelato all’alba del 6 Aprile 2009. Io, fisso il mio sull’ennesimo sorriso paterno e rassicurante del nostro Presidente del Consiglio, che campeggia sul paginone centrale de Il Centro, quotidiano locale e che ancora una volta (pure quando un minimo di decenza richiederebbe moderazione), fa sfoggio di capacità ed efficienza facendo grandi promesse nella speranza che si dimentichi il prima possibile (si sa gli italiani hanno memoria moooolto corta), che fino al 5 aprile nel meraviglioso piano casa che si intendeva vararare a imperitura soluzione della crisi economica, di norme antisismiche nemmeno l’ombra”.

Vi scrivo da Colle di Roio (Aq) uno dei paesini colpiti dal sisma del 6 aprile 2009. Il mio paese… Trovo molto difficile fare ordine nel turbinio di pensieri che mi gonfiano la testa, ma ci proverò. E scrivo questa nota perchè credo che solo uno strumento quale la rete permetta di conoscere altre verità, senza mediazioni se non dell’autore”.

“Il nostro campo è abitato da circa trecento persone, distribuite in una quarantina di tende. Tornati da una vacanza mai iniziata, assieme a Pierluigi, abbiamo cercato di dare un contributo alle attività di gestione della tendopoli che, nel frattempo, (era passata già una settimana dall’inaspettato evento), era andata sviluppandosi”.

“Come sapete non sono un tecnico, nè ho una qualche esperienza di gestione logistica e di personale in situazioni di emergenza e quanto vi racconto può essere viziato da uno stato di fragilità emotiva (immagino mi si potrà perdonare). Il fatto è, che a fronte di uno sforzo impagabile profuso da molte delle persone presenti nel nostro campo, (volontari della protezione civile, della croce verde/rossa, vigili del fuoco, forze di polizia etc...), inarrestabili fino allo sfinimento, ci siamo trovati, o sarebbe meglio dire ci siamo purtroppo imbattuti, nella struttura ufficiale della Protezione Civile stessa e nel suo sistema organizzativo”.

“La splendida macchina degli aiuti, per quanto ho visto io, poggia le sue solide e certamente antisismiche basi, sulle spalle e sulle palle dei volontari; il resto da’ l’impressione di drammatica improvvisazione. E non perchè non si sappia lavorare o non si abbiano strumenti e mezzi, ma semplicemente ed a mio parere, perchè si è follemente sottovalutato il problema fin dall’inizio”.

“Se vero che il terremoto non è prevedibile è altrettanto vero che tutte le scosse precedenti (circa trecento più o meno violente prima dell’inaspettato evento) dovevano rappresentare un serio monito. Perchè non è servito il fatto che due settimane prima del sisma alcuni palazzi presenti in via XX settembre a L’Aquila, poi miseramente sventrati, erano già stati transennati perchè le scosse che si erano susseguite fino a quel momento (la più alta di 4° grado, quindi poca cosa…) avevano fatto cadere parte degli intonaci e dei cornicioni…>/i>”

“Una persona minimamante intelligente, a capo di una struttura così grande quale la protezione civile, avrebbe dovuto schierare i propri uomini alle porte della città, come un esercito, pronto a qualsiasi evenienza. Ed invece mi trovo a dover raccontare che le prime venti tende del nostro campo se le sono dovute montare i cittadini del paese (ancora stravolti dal sisma), con l’aiuto di una manciata di instancabili volontari, che manca un coordinamento tra i singoli gruppi presenti, che la segreteria del campo (che cerchiamo di far funzionare), è rimasta attiva fino a ieri con un Pc portatile di proprietà di mia proprietà, acquistato “sia mai dovesse servire”, e con quello di un volontario; che siamo stati dotati di stampante e telefono ma per la linea Adsl (in Italia ancora uno strano coso…) stiamo ancora aspettando e quello che siamo riusciti a mettere in piedi è merito dell’intelligenza di qualche giovane del posto e dei suoi strumenti tecnici; che abbiamo dovuto chiamare chi disinfettasse e portasse via mucchi di vestiti perchè arrivati sporchi e non utilizzabili; che che fino dieci giorni dal sisma avevamo un rubinetto per trecento persone, nessuna doccia, circa 20 bagni chimici e nessun tipo di riscaldamento per le tende”.

“Vi ricordo che in Abruzzo e a L’Aquila in particolare la primavera fatica ad arrivare e che anche in queste notti la temperatura continua ad essere prossima prossima allo zero. Non ci si può quindi stupire che molte persone, la maggior parte delle quali anziane (e non tutte con la dentiera…), cocciutamente ed in barba alle direttive che vietano di rientrare nelle case, contiunano a fare la spola dalla tenda al bagno di casa”.

“Potreste obbiettare che tutto sommato e visti i risultati raggiunti nel seguire più di quarantamila sfollati questi problemi sono inevitabili e bisogna solo avere pazienza. Condivido il ragionamento”.

“Quello che mi lascia stupito, che la gente non sa e che gli organi di informazione si guardano bene dal dire è che tutta la macchina si basa all’atto pratico, sulla volontà ed il cuore di persone che lasciano le loro case e le loro famiglie e che non pagate, cercano di ridare un minimo di dignità e conforto a chi, a partire dalla propria intimità, ha perso tutto o quasi. La protezione civile che molti immaginano (alla Bertolaso per intenderci) non esiste nei campi, almeno non nel nostro. I volontari si alternano, perchè obbligati ad andarsene dopo circa 7 giorni”.

Cosa comporta tutto questo?
“Che ogni settimana si vedono facce nuove con la necessità di ricominciare a conoscersi ed imparare a coordinarsi, che il capo campo cambia anche lui con gli altri e quindi può avere esperienza o meno, che spesso, ed è il nostro caso, la gestione di alcune attività è affidata ai terremotati perchè non viene inviato personale apposito, con inevitabili problemi, invidie acrimonie e litigate tra…poveri”.

Volete un esempio cristallino della disorganizzazione?
“La nostra psicologa, giunta al campo per propria cocciuta volontà, è rimasta anche lei solo una settimana. Vi immaginate quale può essere l’aiuto ed il sostegno che una persona addetta può dare e quale fiducia può risquotere per permettere alle persone di aprirsi, se cambia con cadenza domenicale??? A questo si aggiungano l’inesperienza di molte persone (spesso e per fortuna sconfitta dalla volontà di far bene) e le tristi e umilianti dimostrazioni di miseria umana che ci caratterizzano e che risultano ancora più indecenti ed inaccettabili in casi di emergenza”.

Qualcosa di buono però ragazzi l’ho imparato.
“Ho imparato che per la richiesta di materiale devo inviare un modulo apposito e che a firmare lo stesso non deve essere il capo campo, la cui responsabilità, fortuna sua, è solo quella di gestire trecento vite, trecento anime, più tutti coloro che ci aiutano dalla sera alla mattina, ma serve il visto del Sindaco, oppure del presidente di circoscrizione oppure di un loro delegato (pubblico ufficiale). Noi dopo aver speso due giorni per individuare chi dovesse firmare questi benedetti moduli, sappiamo che dobbiamo prendere la macchina e quando serve (ovviamente più volte al giorno), raggiungerlo al comune”.

Un’ultima noticina.
“Due giorni fa la Protezione civile si è riunita con gli esperti, ed ha ritenuto che non vi siano motivi di preoccupazione relativamente alle dighe abruzzesi (la terra trema ogni giorno). Ora ricordandomi che analoga sicurezza era stata espressa all’alba di una scossa di quarto grado e pochi giorni prima che il nostro inaspettato evento facesse trecento morti e azzerasse l’economia e la vita di migliaia di persone…ho provveduto, poco elegantemente, ad eseguire il noto gesto scaramantico…”

Però dei regali li ho ricevuti”.
“Sono le lacrime di molte delle persone che hanno lavorato alla tendopoli, trattenute a stento nel momento dei saluti; sono le parole e gli sguardi dei vecchi del paese, che mescolano dignità e paura, coraggio e rassegnazione, senza mai un lamento”.

Un’altra cosa.
“Vi prego chiunque di voi possa, prenda il treno l’aereo o la macchina e si faccia un giro per L’Aquila e d’intorni. Le tendopoli non sono tutte come quelle a Collemaggio. Scoprirete il livello di falsità che viene profuso a piene mani dagli organi di comunicazione oramai supini e del livello di indecenza del ns presidente del consiglio che prima con lacrime alla cipolla e poi con sorrisi di plastica distribuisce garanzie e futuro a chi, vivendo in tenda e saggiando sulla pelle la situazione sa, che sono tutte palle”.

“I morti sono serviti subito per mostrarsi umano e vicino alle famiglie, ma ora è meglio dimenticarli in fretta..Via via..nessuna responsabilità, nessun dolo. I pm sono dei malvagi.. ricostruiamo in fretta.. forza la vità e bella, vedrete, tra un mese sarete tutti a casa… Conoscete i nomi delle famiglie che doveva ospitare nelle sue ville? Le virtù umane travalicano gli eventi, le sue miserie non hanno confini”.

Se volete vi prego fortemente di inviare questa mail a quanti vi sono amici. La stampa nazionale si è guardata bene dal pubblicarla.

Un saluto a tutti Laura

Dopo questa toccante lettera siamo andati sul posto a cercare questa ragazza e verificare la
situazione e abbiamo constatato che Laura è un nome di fantasia usato da una ragazza che si è tenuta anonima,ma abbiamo parlato con qualche abitante che ci ha confermato le parole della lettera e intervistato in video un medico volontario della tendopoli e riportato un’altra videointervista che un’emittente televisiva stava facendo a un’altra dottoressa volontaria,al momento la situazione del campo-tendopoli è buona ma non delle migliori.
Attraverso questo link potete entrare nel gruppo e trovare le interviste:

http://www.facebook.com/group.php?gid=45088944485&ref=mf

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Cazzari da dimenticare: G8 in molise!

Bertolaso: “Più sicuro il G8 all’Aquila
E risparmieremo oltre duecento milioni.

°°° OK. Facciamo finta di crederci. Ma con cinquemila persone, più i gendarmi e i gorilla della sicurezza, in mezzo alle tendopoli disumane… più che un G8 sembrerà la guerra del pane. Ma perché non lo fate in Molise: dove i baraccati aspettano dal 2002 le mirabolanti realizzazioni promesse da quel cazzaro ipocrita e propagandista di silvio berlusconi? Vi vergognate,eh? Ma intanto… avanti con le figure di merda!

Amianto, il nuovo rischio per i terremotati
di Jolanda Bufalini

Non basta il fango e la pioggia per gli sfollati delle tendopoli dell’Aquila, dove piove da tre giorni e gli anziani, per evitare di bagnarsi, evitano la fila e saltano i pasti. Ora si è aggiunto il rischio amianto. È stata appena sospesa la triturazione degli inerti, il materiale recuperato dagli edifici crollati. In piazza d’Armi, non distante dalla tendopoli e dalla caserma della Guardia di Finanzia, il luogo in cui questi calcinacci sono stati trasporti, sono stati scoperti materiali pericolosi e tra questi anche l’amianto. L’amianto è stato comunemente utilizzato nell’edilizia sino a pochi anni fa. La normativa che ne regola le modalità di dismissione è del 1992.

L AQUILA - TERREMOTO IN ABRUZZO - SILVIO BERLUSCONI TRA I TERREM

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Vi ricordate del terremoto di San Giuliano in Molise del 2002?
il Presidente del Consiglio di allora era come lo è adesso il Cavalier Silvio Berlusconi, l‘omuncolo che porta più sfiga al mondo… aveva promesso la ricostruzione dei
luoghi colpiti dal sisma in 18-24 mesi, sono passati quasi 7
anni ,cosa è stato fatto ?

La promessa di Berlusconi: in 24 mesi una città satellite a L’Aquila. Stessa promessa nel 2002 dopo il sisma in Molise. E non la mantenne
di Gianluca Di Feo
New L’Aquila: una città tutta nuova in 24 mesi, al massimo in 28. La promessa di Silvio Berlusconi nel giorno del dramma abruzzese ha il fascino degli effetti speciali. Il presidente del Consiglio la chiama «new town», termine britannico per indicare gli insediamenti satellite, ma che in italiano ha un grande modello concreto: Milano 2, la prima creatura del Cavaliere, l’inizio della sua epopea. Le frasi pronunciate dal premier a L’Aquila hanno però qualcosa di déjà vu: «Entro due anni gli abitanti riavranno le case». Ricordate? Era lo choc di San Giuliano, il paesino del Molise dove il 31 ottobre 2002 il terremoto si era accanito contro la scuola uccidendo 27 bambini e la loro insegnante. Tre giorni dopo la strage, il premier convocò una conferenza stampa: «Mi sono intrattenuto con degli amici architetti per mettere a punto un’ipotesi di progetto per la costruzione di una nuova San Giuliano».
Anche allora il disegno era quello della new town, la città satellite: «Un quartiere pieno di verde con la separazione completa delle automobili dai percorsi per i pedoni e per le biciclette. Un progetto che potrebbe portare in 24 mesi a consegnare agli abitanti di San Giuliano dei nuovi appartamenti funzionali, innovativi, costruiti secondo le nuove tecniche della domotica».
Non sembrava un’impresa difficile: nel paese colpito gli abitanti erano soltanto 1.163 e gli edifici poche centinaia. «Vorrei in questa occasione dare risposte con dei tempi assolutamente contenuti e certi», ribadì il premier. E tutto il governo mostrava ottimismo, come sottolineò il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu davanti al Parlamento: «Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro 24 mesi il comune verrà riconsegnato alla completa e normale fruibilità degli abitanti».
Ma sette anni dopo, la ricostruzione di San Giuliano è ancora lontana dalla fine. E di domotica, ossia di edifici ‘intelligenti’ ad altissima tecnologia, non se n’è vista proprio. Persino per completare la nuova scuola – questo sì un istituto d’avanguardia, definito ‘il più antisismico d’Italia’ – di anni ce ne sono voluti quasi sei. Berlusconi ha fatto in tempo a finire il governo, lasciare la poltrona a Romano Prodi e tornare a Palazzo Chigi: è stato lui a presenziarne l’inaugurazione nello scorso settembre. Come è lontano quell’autunno del 2002 quando il premier volò a San Giuliano con il suo architetto di fiducia, quel Giancarlo Ragazzi che è stato uno dei progettisti di Milano 2 nel lontano 1970 e che dieci anni dopo aveva replicato l’opera con Milano 3 di Basiglio, altra new town del Biscione alla periferia del capoluogo lombardo. A dimostrazione del ruolo di progettista di corte, due anni fa Adriano Galliani spiegò a ‘L’espresso’ di avere nel cassetto un piano di Ragazzi per rifare anche lo stadio di San Siro. L’incarico al ‘triplicatore di Milano’ fu poi formalizzato dal sindaco molisano nel maggio 2003 assieme all’arrivo delle prime sovvenzioni statali: sei mesi erano già stati bruciati per definire la forma giuridica degli interventi.
A quella data, molte cose erano risorte grazie alla sottoscrizione popolare Un aiuto subito lanciata dal ‘Corriere della sera’ e Tg5: un complesso scolastico prefabbricato e 150 chalet del ‘villaggio provvisorio’. Tutto realizzato in legno e considerato molto funzionale dagli abitanti. Le prime vere case sono state consegnate cinque anni dopo la scossa, quando 500 persone vivevano ancora nel villaggio provvisorio mentre un altro centinaio si era trasferito nei comuni vicini, meno danneggiati. Adesso si marcia verso il settimo anniversario e molte delle palazzine sono ancora un cantiere, con gli enti locali sul piede di guerra per ottenere altri contributi destinati alla ‘ricostruzione pesante’ del centro storico. Di soldi in realtà ne sono stati spesi tanti. Il Comune ha preventivato un costo di circa 250 milioni di euro. Nei primi cinque anni poco meno di 100 milioni sono andati per rifare le opere pubbliche e le infrastrutture, altri 70 per le case private. Il resto è oggetto del contendere tra sindaci, regioni e governo Berlusconi che nell’ultima Finanziaria ha decurtato le disponibilità. Ma sono in molti a parlare di sprechi nell’uso delle risorse. La Corte dei conti, per esempio, due anni fa ha aperto una istruttoria sulla Regione Molise che aveva ottenuto stanziamenti pari a 700 milioni.
Finora ne sono stati erogati ben 550, spesso investiti in modo discutibile: reti wifi anche per chi vive nei prefabbricati, finanziamenti per il turismo, la sponsorizzazione di un reality show estivo di Mediaset e delle selezioni di Miss Italia

°°° Com’è evidente e dimostrato da decenni: silvio berlusconi è solo uno sporco sciacallo CAZZARO!!!

b-piduista

b-osso

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Che ne dite?

ANNOZERO: SANTORO A MASI, RESPINGO GLI ADDEBITI

“Respingo gli addebiti che mi vengono mossi in quanto sono certo di aver esercitato con i miei collaboratori la professione di giornalista con grande correttezza”. E’ la replica di Michele Santoro al direttore generale della Rai, Maro Masi, che in precedenza gli aveva trasmesso una lettera contenente rilievi sulla puntata di giovedi’ scorso di ‘Annozero’, tutta dedicata al terremoto in Abruzzo. Nella replica il conduttore sottolinea che alla redazione del suo programma “non sono pervenute richieste di rettifica o annunci di iniziative legali da parte di alcuno”.

°°° E se cominciassimo a bombardare la Rai di email? E se scrivessimo a Santoro di aprire la puntata (o di chiuderla) con le cazzate dette da Mafiolo nel 2001 (identiche a quelle che sta sparando adesso)? Naturalmente, poi NON HA FATTO UN CAZZO DI NIENTE!

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Le cazzate di Mafiolo

Lacrime di Caimano di Marco Travaglio

“Berlusconi giura che tornerà, se necessario, ‘ogni giorno’ in Abruzzo. E lo farà perché lui è il presidente del Consiglio e sotto di lui c’è il dipartimento della Protezione civile. “Non vi abbandoneremo”, ripete più e più volte, stringendo le mani degli sfollati, promettendo impegno a chi implora di non dimenticare questa tragedia. Ai bambini della tendopoli di San Demetrio chiede addirittura di convincere le mamme a portarli al mare, nell’attesa consiglia di proteggersi ‘con la crema solare’. A trasportarli sulla costa
abruzzese ci penseranno ‘gli autobus’ organizzati per l’occasione, tutto ‘a spese dello Stato’…” (Apcom, 7 aprile 2009)

“Berlusconi in lacrime: non vi abbandoneremo… E’ stata una lunga notte quella del premier, arrivato in Molise alle dieci di sera e ripartito alle due del mattino, dopo aver visitato anche gli ospedali di Larino e Termoli: ‘Su che ce la fate a uscire presto di qui, vi vedo in gamba’, ha detto a quelli che stavano meglio” (Corriere della Sera, San Giuliano di Puglia, 2 novembre 2002).

“San Giuliano, case nuove per 500 persone. Consegnati i prefabbricati di legno. Berlusconi: sono provvisori, entro sei mesi partirà la ricostruzione. Il
premier ha ringraziato Corriere e Tg5 che hanno raccolto oltre 12 milioni di euro: ‘Sono orgoglioso di quello che lo Stato e la Protezione civile hanno
saputo fare’. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non ha risparmiato i complimenti, ieri pomeriggio, durante l’inaugurazione del villaggio provvisorio, in prefabbricati di legno, che accoglie 146 nuclei familiari rimasti senza casa dopo il terremoto del 31 ottobre. Appena messo piede a terra, all’eliporto del nuovo villaggio, ha incontrato il presidente della Rcs Editori, Cesare Romiti, il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli, e Vito Oliva, in rappresentanza del Tg5. Berlusconi ha ringraziato calorosamente per la raccolta di fondi organizzata dalle due testate giornalistiche, ‘Un aiuto subito terremoto del Molise’: ‘Con i 12 milioni di euro che avete messo a disposizione la Protezione civile ha potuto costruire il nuovo villaggio. Il governo ne ha aggiunti 5 e mezzo. Un grande successo nella collaborazione tra privato e pubblico’. Berlusconi, durante la visita del nuovo insediamento, si è assunto un preciso impegno: ‘Queste case sono comode, ma sono comunque provvisorie. Entro 6 mesi inizierà la ricostruzione di San Giuliano. La valutazione sismica del terreno è stata completata, entro pochi mesi si deciderà quali case ricostruire e quali aree destinare al verde’…” (Corriere della Sera, 29 marzo 2003).

“Gli abitanti ancora nei prefabbricati. Il comitato delle vittime: ‘Sarà un autunno caldo’. San Giuliano senza rinascita. Due anni dopo il sisma ferme ricostruzione e perizia sulla strage. ‘L’unica cosa positiva è che il villaggio provvisorio è fatto bene. Per il resto è stata la fiera delle promesse non mantenute. Quando è venuto Berlusconi, subito dopo il terremoto, ci ha detto che San Giuliano sarebbe stata ricostruita in due anni. Poi quando è tornato, a Natale del 2002, ha corretto: ‘Due anni, dal momento in cui avremo in mano il progetto definitivo della ricostruzione’. Ma il presidente della
regione Molise, Michele Iorio, nominato commissario per la ricostruzione, ha fatto approvare il progetto soltanto nel luglio scorso. Per di più in tutto questo tempo non sono state completate le demolizioni. Ci sono ancora 20 case da abbattere. In un anno nessuno ha fatto niente. Ci sono ancora da rimuovere le macerie delle demolizioni completate nel giugno del 2003. Ma le rimozioni, guarda caso, sono iniziate solo dieci giorni fa, quando è stata annunciata la visita del presidente del Consiglio’… Per quanto riguarda i tempi della ricostruzione, siamo allo scaricabarile. Luigi Barbieri, il nuovo sindaco di San Giuliano, eletto nel giugno scorso, elenca gli errori del suo predecessore e le responsabilità del presidente Iorio: ‘Come commissario delegato, doveva predisporre il piano di ricostruzione d’intesa col comune. Ha nominato due tecnici che dovevano seguire il piano. Quando questi sono entrati in conflitto con i tecnici del comune e si sono dimessi, lui non li ha sostituiti’. Tranquillo il commissario delegato per la ricostruzione, Michele Iorio: ‘Sono tempi che potrebbero apparire eccessivi – osserva – ma non credo di poter dire che ci sia stato un ritardo’…” (Corriere della Sera, 30 ottobre 2004).

“San Giuliano, a tutti i soldi delle collette. La decisione contro il parere della Protezione civile. Assegnata anche un’una tantum di 1.000 euro ai parenti dei defunti negli ultimi 3 anni. Il sindaco distribuisce fondi. E chi non ha subìto danni li usa per auto e viaggi. Lunedì il terzo anniversario dal sisma. Nel 2007 la fine dei lavori di ricostruzione della scuola… ‘Provo mortificazione e disgusto per tale obbrobriosa decisione…’. A Carmela Ferrante, che si sente morta ormai da tre anni, da quando il terremoto schiacciò la scuola di San Giuliano e la vita della sua bambina più grande, a Carmela l’unica parola che viene è quella: mortificata. Un’altra volta. ‘Spartire i soldi in questo modo è irrispettoso. Che cosa resta della solidarietà che tutto il mondo ci ha dimostrato? Nulla. Un pugno di mosche. È un insulto. Un’offesa alla memoria di chi non c’è più. È umiliante che diano un contributo uguale per tutti. Offensivo per me che ho perso una figlia. Imbarazzante per chi non ha avuto neanche un danno’. Il 31 ottobre 2002 si mosse il mondo, su San Giuliano. La scuola crollata. I 27 bambini e le loro maestre sotto. Le tv dal Canada e dal Giappone. Le sottoscrizioni, le collette, i vaglia, gli sms. Australiani commossi che ritagliavano dai giornali la foto d’un terremotato molisano, graffettavano cento dollari e sulla busta scrivevano: ‘Please, dateli a lui…’. Tre anni dopo, le lacrime sono finite e i soldi anche. Se li sono spartiti. Nessuno l’ammette, tutti lo sanno: chi s’è fatto la macchina bella e chi il parquet nelle case popolari mai lesionate; chi s’è regalato l’hi-fi e chi la vacanza alle Maldive… Gli ultimi due milioni e mezzo di euro, gli aiuti spediti dal mondo intero ‘senza vincolo di destinazione’, il sindaco Luigi Barbieri li ha divisi così: 2.250 euro a testa. Come i pacchi di Pupo. Un ‘contributo simbolicò a chiunque. Vecchi e neonati. Ricchi e poveri. Single e famiglie numerose. E siccome i soldi avanzavano ancora, che cosa ci si è inventati? Un bonus ai morti. Ma mica a quelli del sisma: quelli che, pace all’anima loro, se ne sono andati anche un mese fa. Mille euro una tantum, a chiunque dal 2002 a oggi abbia avuto in famiglia un lutto qualsiasi, la nonna presa dal coccolone o lo zio malato. L’Enalotto del terremoto non ha ridato sorrisi. Tre anni dopo, San Giuliano è un paese distrutto. Non solo nei muri. Il marito di Carmela, che è poi l’ex sindaco Antonio Borrelli, a gennaio sarà processato per omicidio e disastro colposi, assieme a progettisti e costruttori della scuola: il suo bambino viene insultato in strada, ‘figlio d’un assassino’, i fiori sulla tomba della figlia morta li strappano e li buttano via. Sono cominciati i lavori di ricostruzione, i cantieri hanno l’ordine d’assumere i terremotati, ‘abbiamo fatto mille solleciti – si stupisce Massimiliano Di Pietro Paolo, direttore degli appalti per la chiesa -, ma nessun operaio è della zona: qua litigano e basta’. L’ultima, è la lite sui soldi. Benedetti dal sindaco Barbieri, che ci ha fatto la campagna elettorale. Maledetti da qualcun altro… Il primo a non starci, e per iscritto, è il capo della Protezione civile Guido Bertolaso: quando il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (febbraio 2005) autorizzò il sindaco a utilizzare i ‘fondi non vincolati’, quando si capì che a San Giuliano quei soldi non li avrebbero impiegati in opere, Bertolaso (10 marzo 2005) suggerì d’evitare almeno il bonus ai morti di morte naturale. Il parroco, le vittime, il tecnico: voci inascoltate. A San Giuliano hanno acchiappato, poco e subito, e oggi sono sempre tutti lì, nel villaggio prefabbricato, fra rancori e rimpianti, ad aspettare una scuola nuova che ancora non c’è, le case nuove che non si vedono. Data fine lavori: 2007 (forse). Lunedì, terzo anniversario, si piangeranno i bambini morti. Il presidente Ciampi s’era inchinato alla loro memoria con 27 medaglie d’oro. Ma le onorificenze stanno ancora in un cassetto: tre anni dopo, al contrario dei soldi, nessuno ha fretta di consegnarle” (Francesco Battistini, Corriere della sera, 28 ottobre 2005).

“New L’Aquila: una città tutta nuova in 24 mesi, al massimo in 28. La promessa di Silvio Berlusconi nel giorno del dramma abruzzese ha il fascino degli effetti speciali. Il presidente del Consiglio la chiama ‘new town’, termine britannico per indicare gli insediamenti satellite, ma che in italiano ha un grande modello concreto: Milano 2, la prima creatura del Cavaliere, l’inizio della sua epopea. Le frasi pronunciate dal premier a L’Aquila hanno però qualcosa di déjà vu: ‘Entro due anni gli abitanti riavranno le case’. Ricordate? Era lo choc di San Giuliano, il paesino del Molise dove il 31 ottobre 2002 il terremoto si era accanito contro la scuola uccidendo 27 bambini e la loro insegnante. Tre giorni dopo la strage, il premier convocò una conferenza stampa: ‘Mi sono intrattenuto con degli amici architetti per mettere a punto un’ipotesi di progetto per la costruzione di una nuova San Giuliano’. Anche allora il disegno era quello della new town, la città satellite: ‘Un quartiere pieno di verde con la separazione completa delle automobili dai
percorsi per i pedoni e per le biciclette. Un progetto che potrebbe portare in 24 mesi a consegnare agli abitanti di San Giuliano dei nuovi appartamenti
funzionali, innovativi, costruiti secondo le nuove tecniche della domotica’. Non sembrava un’impresa difficile: nel paese colpito gli abitanti erano soltanto 1.163 e gli edifici poche centinaia. ‘Vorrei in questa occasione dare risposte con dei tempi assolutamente contenuti e certi’, ribadì il premier. E tutto il governo mostrava ottimismo, come sottolineò il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu davanti al Parlamento: ‘Il presidente del Consiglio ha assicurato che entro 24 mesi il comune verrà riconsegnato alla completa e
normale fruibilità degli abitanti’. Ma sette anni dopo, la ricostruzione di San Giuliano è ancora lontana dalla fine. E di domotica, ossia di edifici ‘intelligenti’ ad altissima tecnologia, non se n’è vista proprio. Persino per completare la nuova scuola – questo sì un istituto d’avanguardia, definito ‘il più antisismico d’Italia’ – di anni ce ne sono voluti quasi sei. Berlusconi ha fatto in tempo a finire il governo, lasciare la poltrona a Romano Prodi e tornare a Palazzo Chigi: è stato lui a presenziarne l’inaugurazione nello scorso settembre. Come è lontano quell’autunno del 2002 quando il premier volò a San Giuliano con il suo architetto di fiducia, quel Giancarlo Ragazzi che è stato uno dei progettisti di Milano 2 nel lontano 1970 e che dieci anni dopo aveva replicato l’opera con Milano 3… (Gianluca Di Feo, l’Espresso, 7 aprile 2009)

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BRRRRRRRRRRRRRRRR!!!

Ministri in onda col sisma
Maria Novella oppo

Lunedì sera abbiamo scoperto che Bruno Vespa, di fronte alle rovine della sua città, può essere un bravo cronista. E, se avesse a cuore più la professione che il potere amministrato nella sua terza Camera, lascerebbe il salottino bianco e la musica di Via col vento per tornare alle notizie (magari anche quelle meno disastrose o macabre). Sempre che, come dice il proverbio, non preferisca comandare che…informare. Del resto, vagando tra le reti, lo spettatore, in queste ultime tragiche ore, ha potuto trovare quasi più ministri e ministre (anche quelle più inutili e dannose) che cronisti. E se dobbiamo credere a quello che i membri del governo promettono nel dopo terremoto, in base alle bugie che raccontano di solito in tv, c’è da avere paura per i sopravvissuti. Perché, non sarà il momento delle polemiche, ma neppure della propaganda. E Berlusconi, impegnato allo stremo ad oscurare Bertolaso, manca poco dica ai terremotati, come ai disoccupati, che si diano una mossa.

apotropaico1

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Non ci posso credere

Io non ci posso credere che il Governo, sino a questo momento, abbia DETTO di stanziare SOLO 30 milioni di euro. Una goccia nel mare. Facciamo nostra la proposta di Di Pietro e Franceschini: chiediamo che il Governo non esiti nel raggruppare le tre scadenze elettorali di giugno stanziando subito per le aree disastrate i risparmi derivanti dal loro accorpamento in un unico election day. Si tratta, secondo il ministro Maroni, di 172 milioni di euro (la stima esatta però è quella dei leader dell’opposizione: 400 milioni di euro).
Ricordiamo che per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli (1976) lo Stato spese una cifra pari a 10 miliardi di euro, per quella dell’Irpinia (1980) 32 miliardi, per quella in Umbria e Marche (1997) 4 miliardi.
Ma, alla luce di questa catastrofe, in cui edifici recenti sono crollati come una scenografia televisiva, è fondamentale rivedere il “piano casa”: che – nelle intenzioni del regimetto – riduce i controlli formali ex ante e non rivede affatto il sistema dei controlli sulle opere in costruzione e completate. Alle Regioni il compito, nel recepire il piano di tenere alta la guardia sul rispetto dei requisiti antisismici, imponendo controlli sulla trasparenza degli appalti, dei materiali impiegati, sui cantieri, e anche ad opere completate. Ci piacerebbe anche che finissero in galera, davvero e a lungo, tutti i costruttori che si sono rubati i soldi NOSTRI per i materiali antisismici e poi hanno costruito queste porcilaie in blocchetti e foratini…

belice

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