Altarini

Antonello Caporale per “la Repubblica”

La lunga vita telefonica di Silvio Berlusconi costituisce senza ombra di dubbio un pilastro degli archivi pubblici, quasi un bene demaniale dello Stato. Nel ventennale delle intercettazioni in cui il nome del premier direttamente o indirettamente compare, viene dato alle stampe “B. Tutte le carte del presidente”, un volumone di Gianni Barbacetto (Marco Tropea Editore) che allunga la lista dei libri-inchiesta sul presidente del Consiglio.

Conti esteri, politici amici e finanzieri distratti: fatti che trascinano in giudizio dirigenti, commercialisti e avvocati della cerchia Fininvest ma lambiscono senza ferire il signor B. Ad alleggerire il clima di queste cupe pagine di indagini giudiziarie ci pensa sempre lui, il protagonista del libro.

Nella mirabile intercettazione del 31 dicembre 1986 (ore 20,52) finalmente entrano in scena le ragazze di Drive In, cult sculettante dell’ epoca. Marcello Dell’ Utri parla con Berlusconi. B: Iniziamo male l’ anno! D. Perché male? B. Perché dovevano venire due di Drive In e ci hanno fatto il bidone! E anche Craxi è fuori della grazia di Dio!. D. Ah! Ma che te ne frega di Drive In? B. Che me ne frega? Poi finisce che non scopiamo più! Se non comincia così l’ anno, non si scopa più! D. Va bene, insomma, che vada a scopare in un altro posto!

Un mese prima un altro lungo colloquio telefonico, questa volta tra l’ ex capo di Publitalia e l’ attuale presidente Mediaset Fedele Confalonieri. Di struscio (e teneramente) viene presa di mira la gelosia di Veronica Lario, la signora Berlusconi. Fedele dice all’amico Marcello: Guarda, ha fatto una scena di gelosia stasera, che era commovente. Io mi sono commosso per Silvio! D: (Ride) C. Davvero, ho detto: guarda che bello avere cinquant’anni ed avere ancora delle scene di gelosia! D. Il massimo della gratificazione! Come si sa,
Berlusconi Silvio

b

Silvio si innamora di Veronica vedendola a teatro, nel suo Manzoni. C’ è la prima di “Magnifico cornuto” di Fernand Cromelynk, con Enrico Maria Salerno. La protagonista della commedia è Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, attrice bolognese ventiquattrenne. Berlusconi verrà rapito dalla sua bellezza. .. Sono gli anni dell’imprenditore rampante e già di successo, dell’ uomo che sente un dovere assoluto per gli affari. E – forse – della concezione della libertà come un’azione più che un diritto. Così, la verità, la verità del Dottore, appare un vascello leggero sbattuto dalle onde.

Di Edilnord, la sua creatura, la società che ha costruito Milano 2, orgoglio perenne e mai taciuto, Berlusconi afferma di essere stato solo un consulente: «Mi è stato affidato l’incarico professionale della progettazione e della direzione generale del complesso residenziale di Milano 2», dice al finanziere che lo interroga, il capitano Massimo Maria Berruti, oggi deputato di Forza Italia. Dimentica di aver pagato l’affiliazione alla P2, dimentica l’anno di nascita della Fininvest, di cui pure è padrone.

La Fininvest. «Contro la volontà del dottor Berlusconi, milanese verace, la Fininvest viene costituita a Roma – spiega agli inquirenti il professor Paolo Iovenitti, consulente della difesa Dell’ Utri al processo di Palermo – e poco dopo segue un’ altra Fininvest, sempre a Roma…».

E’ tutto un po’ strano. E’ tutto un po’ falso o un po’ vero? Al proposito si riporta la diagnosi di Indro Montanelli: «E’ un mentitore professionale: mente a tutti, sempre, anche a se stesso, al punto di credere alle sue stesse menzogne». Questa invece la diagnosi di Bettino Craxi: «Silvio non è un bugiardo, è uno che dice molte bugie. Come deve fare un buon venditore».

E un buon venditore si vede anche dalle piccole cose. Berlusconi compra la Standa e di cosa si occupa personalmente? «Ho innovato nei sistemi promozionali curando anche la parte artistica e la scrittura dei comunicati». Standa, la casa degli italiani, un suo bellissimo spot. Un po’ architetto, un po’ pubblicitario, un po’ editore.

Spunta nei colloqui – auscultato e naturalmente verbalizzato – il nome di Tanzi. La Parmalat e Retequattro. C’ è Dell’ Utri all’ altro capo del filo. Berlusconi inizia: «Sono molto angosciato per questa roba di Retequattro (…) Questo Tanzi è un furbo, in più stupido». D. «Sì, quindi pericoloso». B. «Sì quindi pericoloso, secondo me… la cosa che mi sembra assurda è che lui possa tacere a uno come De Mita il fatto che la società resta a noi. Ma come fa, scusa? Perché lui esiste solo se c’ è De Mita».
Bettino Craxi

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E’ dura essere sempre intercettati, ed è dura rispondere agli assilli dei magistrati. L’ uomo è debole, e tutti siamo uomini. Accade anche ai dirigenti delle banche. Una di queste, la Banca Popolare di Abbiategrasso, interpellata dai professionisti che sono stati incaricati di produrre «una prima nota informativa sui flussi finanziari» delle società del Biscione, comunica che gli estratti conto di tredici Holding, conservati su pellicola microfilmata, risultano essersi bruciati.

E la Banca Popolare di Lodi, che ha incorporato la Banca Rasini, «finanziatrice – scrive Barbacetto nel libro – dei primi passi imprenditoriali di Berlusconi – prima nega di aver intrattenuti rapporti e poi, dopo insistenze, consegna la documentazione richiesta che nell’anagrafe aziendale della banca è catalogata sotto la voce “Servizi di parrucchieri e istituti di bellezza”». Parrucchieri e istituti di bellezza, proprio così.

°°° Faccio notare soltanto le ultime righe e… ma chi cazzo metterebbe in mano miliardi a vagoni per costruire Milano 2 e contratto di consulenza a un cantantino fallito, senza nessuna esperienza specifica né alcuna garanzia fnanziaria?

b-merda3

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Volgare propaganda

«Utilizzano i nostri figli morti sotto le macerie a scopo elettoralistico»
di Mariagrazia Gerina

«Mio figlio era uno studente universitario ed è morto sotto le macerie, cosa c’entra questo con la campagna elettorale?», si ribella Paolo Colonna all’idea della cerimonia già apparecchiata per domani mattina. Quando il presidente del Consiglio sarà per l’ennesima volta a l’Aquila per consegnare alle famiglie degli studenti morti sotto le macerie una laurea honoris causa.

Quella onorificenza il signor Paolo Colonna non la vuole. E tanto meno la vorrebbe dalle mani del presidente del Consiglio. «Cosa c’entra? Stanno utilizzando i nostri figli a scopi elettoralistici. Non posso accettarlo. Stiamo parlando di ragazzi di vent’anni morti perché facevano il loro dovere di studenti. Come si fa a utilizzarli per prendere qualche voto in più?», ripete con rabbia il signor Paolo Colonna. Tanto più ora che ha saputo che a quella cerimonia parteciperà anche Berlusconi. Nessuno glielo aveva detto.

All’invito del rettore lui e le famiglie di altri sette studenti morti nel terremoto avevano già risposto di no. Il perché lo spiegano in una lettera al rettore firmata con i nomi dei loro figli. «Quella laurea – scrivono – è solo un blando tentativo di chiudere una tragica parentesi che ha sconvolto la nostra esistenza».

Secondo un rapporto della Protezione civile che risale al 2006 – scrivono Paolo e gli altri genitori degli studenti vittime del terremoto – molti edifici pubblici e tutte le facoltà universitarie avevano gravi problemi strutturali e avevano bisogno di essere ristrutturate. «Quegli studi sono stati fatti nel 2006 e sono rimasti nei cassetti dell’amministrazione», denuncia con rabbia il signor Colonna: «Tutti sapevano, solo noi non sapevamo. Se lo sapevamo i nostri figlio li tenevamo a casa».

Suo figlio, Tonino, studiava ingegneria. Non abitava nella casa dello studente, ma in una delle palazzine di via Luigi Sturzo. Nel fine settimana era stato a casa, dai suoi, a Torre de’ Passeri, un paesino dell’Abruzzo. Ma lunedì mattina aveva lezione presto. Perciò la domenica è tornato e il terremoto l’ha sorpreso a l’Aquila nel suo appartamento di studente.

«Siamo stati noi a tirarli fuori dalle macerie», racconta il padre, che, quando ha cominciato a intuire cosa poteva essere accaduto a l’Aquila è corso da Torre de’ Passeri: «Sul posto c’erano dei ragazzi che scavavano, non c’era la Protezione civile, non c’era nessuno, loro sono arrivati solo diverse ore dopo».

Da quel momento in poi per il signor Colonna è tutto un percorso a ritroso, a cercare le responasbilità, quello che poteva essere fatto e non è stato fatto. Trasportato all’ospedale San Camillo di Roma, Tonino non ce l’ha fatta. «È stato il terremoto ad ucciderli», ha spiegato alla famiglia il preside della facoltà di Ingegneria quando ha chiamato a casa per invitarli alla cerimonia di domani. «Ma i nostri figli sono morti perché facevano il loro dovere di studenti, ma il proprio dovere qualcuno non l’ha fatto», insiste il signor Colonna: «Le scosse erano iniziate a ottobre e il 30 marzo alle tre e mezzo c’era stata una scossa del quarto grado: i ragazzi stavano facendo lezione e sono usciti all’aperto. Perché non hanno deciso allora di chiudere l’università?». «Quando ho chiesto al preside della facoltà di mio figlio se poteva dirmi che i nostri figli andavano a lezione in strutture sicure non mi ha replicato nulla».

Ecco è per questo che ora Paolo e gli altri genitori dei ragazzi morti sotto le macerie come suo figlio non vogliono quella laurea honoris causa. Tanto più ora che hanno saputo che, a una settimana dalle elezioni europee, sarà il presidente del Consiglio a consegnarla personalmente ai presenti. «Vuol dire che moralmente abbiamo proprio toccato il fondo e io non ci sto», dice Paolo, che però se riuscirà, proverà lo stesso domani con le altre famiglie “ribelli” a intervenire per spiegare le sue ragioni anche durante la cerimonia. «So già che non mi faranno entrare, ma se ci saranno anche gli altri ci proverò lo stesso».

°°° Siamo oltre ogni limite del cinismo del signor (scusate la volgarità) silvio berlusconi. Ma pare che finalmente i cittadini non siano né beoti né entusiasti.

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Da Travaglio

La Camera degli imputati

Tira una gran bell’aria, in Sicilia. Il viceministro Gianfranco Miccichè (Pdl) dà del «farabutto» al coordinatore regionale del Pdl, Giuseppe Castiglione, già condannato in primo grado per turbativa d’asta a 10 mesi per gli appalti truccati dell’ospedale di Catania. Il governatore Raffaele Lombardo, indagato per abuso d’ufficio con Cuffaro dell’Udc (hanno messo in piedi un ufficio stampa di 20 giornalisti, tutti capiredattori, roba che nemmeno la Casa Bianca), azzera la giunta e ne fa una nuova. Continuerà a farne parte l’assessore ai Beni Culturali, Antonello Antinoro (Udc), indagato per voto di scambio mafioso nel silenzio dei due magistrati antimafia, Russo e Ilarda, che fanno parte della stessa giunta. Antinoro è pure candidato alle Europee: se tutto va bene, lo esportiamo a Strasburgo. Per non farci mancare nulla, Piercasinando ha riportato alla Camera l’ex governatore siciliano Giuseppe Drago: l’anno scorso, quando fu eletto, era già stato condannato in appello a 3 anni per peculato, con interdizione perpetua dai pubblici uffici (nel 1998 scappò con la cassa dei fondi riservati al governatore, poi disse di averli spesi in beneficenza, ma non era vero). Ora la Cassazione ha confermato condanna e interdizione, portando a 17 il numero dei pregiudicati nel Parlamento italiano. Ma, anziché mettere Drago alla porta, la giunta per le elezioni della Camera ha avviato una lunga procedura per vedere se sia il caso di eseguire una condanna definitiva (per Previti impiegò 2 anni). Intanto prosegue il dibattito nel Pd per vedere se sia il caso di allearsi con l’Udc. Auguri.

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Adieu

Rinviato il decreto sul piano casa
Salta il patto dopo il no delle Regioni

08:21 POLITICA
Gli enti sostengono di non avere ri­cevuto garanzie sufficienti. Errani: «Il governo dia risposte su questioni fondamentali». Berlusconi e il sisma: abitazioni a novembre.

°°° E FLOP! Un’altra cazzata di Mafiolo sbugiardata immediatamente. E meno male che le regioni che contano di più, le più virtuose e progredite, sono amministrate dalla sinistra! Berlusconi, come tutto il mondo sa, tarocca tutto: i suoi pensieri, i suoi delirii, ma soprattutto tarocca i conti… quelli suoi da una vita e quelli pubblici ogni vo0lta che può. Perché è saltato il decreto? Semplice: Vasco Errani e gli altri governatori LIBERI hanno scoperto che NON C’E’ UN EURO! Manca la copertura finanziaria, così come manca per tutti gli altri decreti legge “ad minchiam” di questo regimetto; così come manca, e meno male, per le deliranti bufale del nucleare e del ponte sullo stretto. Ma non c’è un cent, e si vede, nemmeno per la ricostruzione né per ristorare e alleviare i disagi degli attendati. Purtroppo… Ma mafiolo se ne fotte: è troppo impegnato a farsi fotografare per l’ennesimo volumetto agiografico e FALSO da distribuire a spese nostre alle famiglie, in vista delle Europee; a partecipare a festini e festicciole di minorenni; a correre in discoteca a Sharm, a sparare coglionate dal suo zerbino preferito di Porta a Porta… Cosa volete che gli freghi a lui dell’Italia e dei suoi cittadini?

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ALTRO CHE “PIANO CASA”, BURLESQUONI VATTENE! CI HAI ROTTO IL CAZZO!!!

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Popolarità di Mafiolo al 175%

Si fermano trasporti e scuola
Domani disagi nelle città
Sciopero dei Cobas di 24 ore dei mezzi di trasporto pubblico con orari diversi a seconda delle città. Ritorna la protesta contro il ministro Gelmini. In piazza Cobas, impiegati pubblici e studenti dell’Onda

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Anche Hitler ha cominciato così

Un test per trovare il razzista che c’è in te
di ce.bu.

Facciamo un test: il tuo quartiere è lercio. A chi dai la colpa?
A chi ti governa ed è responsabile della pulizia e del decoro delle città oppure agli immigrati?

Nella tua città aumentano i reati. A chi dai la colpa?
A chi ti governa e non mette la polizia in condizione di controllare il territorio oppure agli immigrati?

Hai un lavoro precario e mal pagato, servizi pubblici inefficienti e paghi ogni centesimo delle tue tasse. A chi dai la colpa?
A chi ti governa e, pur avendoti raccontato un sacco di frottole in campagna elettorale, non fa niente (se si escludono le sue vicende private…) oppure agli immigrati?

Noi ci fermiamo a tre domande, ma potremmo andar avanti così fino a farne dieci, venti o una per ogni punto delle promesse elettorali di Berlusconi e della destra. Ma il concetto è chiaro. Il quotidiano Libero no, non si ferma. Il giornale diretto da Vittorio Feltri, quello che pubblica a puntate 15 fascicoli sulla vita di Berlusconi dal titolo “Vita, conquiste, battaglie e passioni di un uomo politico unico al mondo”, spinge sull’acceleratore del razzismo e pubblica un test in dieci domande “Chi è più razzista? La Lega o la Sinistra” (leggilo qui). Domande del tipo: “Un gruppo di clandestini ubriachi è solito pisciare proprio nell’aiuola dei giardinetti pubblici in cui tuo figlio gioca con i suoi amici. Come reagisci?”. E risposte che vorrebbero essere divertenti come: “A-Mi arrabbio come un serpente a sonagli. B-Non lo apprezzo ma lo giustifico, vista la difficile condizione in cui si trova a vivere questa povera gente. C-Non saprei, mio figlio e i suoi amichetti sono iscritti al Tennis Club e non vanno ai giardinetti”.

La teoria di Libero, spacciata con il test, è che il primo tipo di risposte appartengono al “borghese” che ha scelto di stare a destra, uno che lavora duro e che non vuole immigrati tra i piedi. Il secondo tipo di risposte è di quei “cattolici” che vivono nel mondo delle fiabe, hanno il parroco no global e amano la tolleranza e l’apertura verso il prossimo. E, infine, quelle del terzo tipo sono quelle della sinistra radical chic che ama gli immigrati, soprattutto dopo che hanno indossato la livrea. Insomma, tra deprimenti frizzi e lazzi la ricetta di Libero è semplice, come può apparire semplice il populismo: “Gli immigrati? Ributtiamoli a mare e staremo tutti meglio”. Chi glielo spiega al “borghese razzista”, come lo chiama Libero, che la sua condizione cambia poco anche così?
12 maggio 2009


°°° Questi pericolosi razzisti non hanno capito un paio di cosette:
a) anche Hitler e mussolini hanno cominciato così: fomentando i fessi con la propaganda.
b) Mentre la lega spara cazzate su fucili e fucilini, se la sinistra s’incazza si arma e spara davvero.Che vogliamo fare?

bfascio

borghe1

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riecco il cazzaro: ennesima truffa

L’Aquila e il decreto abracadabra
E’ stato ribattezzato “decreto abracadabra” per le innumerevoli devianze creative con le quali accompagna il processo di ricostruzione dell’Aquila e dei paesini circostanti. La luna di miele tra gli abruzzesi e Silvio Berlusconi ha subito una prima e significativa increspatura. La lettura approfondita del decreto legge, e la verifica che i soldi all’Abruzzo in gran parte (4,7 miliardi di euro) saranno racimolati dall’indizione di nuove lotterie, dagli interventi sul lotto, e dai sempreverdi provvedimenti anti-evasione, soldi veri niente, e che in più le risorse saranno spalmate su un periodo lunghissimo (da oggi al 2033) hanno creato fremiti di rabbia dapprima isolati e poi sempre più partecipati.

Il tam tam (“Berlusconi ci inganna!”) è iniziato, e non è una novità, sui blog. Prima Facebook e poi i partiti. Prima i conclavi nelle tende poi le riunioni istituzionali. Una giovane donna, Rosella Graziani, che sa far di conto, ha messo a frutto tutto il tempo ritrovato e fino alla settimana scorsa inutilizzato per radiografare il decreto legge e poi bollarlo in una lettera pubblica: “Mai nella storia dei terremoti italiani avevamo assistito a una ingiustizia tanto grande e a un tale cumulo di menzogne che ha ricoperto L’Aquila più di quanto non abbiano fatto le macerie”.

Quali le menzogne e dove l’inganno? I soldi veri, il cash disponibile che Tremonti rende immediatamente spendibile si aggira sul miliardo di euro. Tolte le spese per l’emergenza, restano 700 milioni di euro destinati alla costruzione delle casette temporanee. E qui il primo punto: 400 milioni saranno spesi per edificarle nel 2009 e 300 milioni nel 2010. Se ne dovrebbe dedurre che la totalità delle case provvisorie sarebbero, è bene riusare il condizionale, realizzate totalmente entro l’anno prossimo. Dunque qualcuno avrebbe un tetto a settembre, qualcuno a ottobre, qualche altro a gennaio, o nella primavera che verrà. E’ così? E’ il dubbio, maledetto, che affligge e turba.

Secondo punto: le casette sono sì temporanee ma il decreto le definisce “a durevole utilizzazione”. Durevole. Moduli abitativi condominiali, magari lindi e comodi, a due o tre piani. In legno. Ecocompatibili, risparmiosi, caldi. Perfetti. Possono durare decenni.
E dunque: sarebbero provvisori ma purtroppo paiono proprio definitivi. E, questa è una certezza, sono le uniche costruzioni ad avere pronta una linea di finanziamento. Piccole e sparse new town. New town aveva detto Berlusconi, no? E le case vere? Quelle di pietra?

Qui la seconda questione campale: sembra, a scorrere gli allegati al decreto, che Berlusconi non possa concedere più di 150 mila euro per la ricostruzione dell’abitazione principale. E per di più questi soldi sarebbero veri fino a un certo punto, perciò la definizione di decreto abracadabra. 50 mila euro li concederebbe – cash – il governo; 50 mila li tramuterebbe in credito di imposta (anticipata dalla famiglia terremotata e ammortizzata in un arco temporale di 22 anni); altri cinquantamila sarebbero coperti con un mutuo a tasso agevolato a carico però del destinatario del contributo.

Non si sa bene ancora se sarà così strutturato il fondo. Le norme del decreto possono subire fino al prossimo giovedì emendamenti e correzioni. Quel che comunque sembra chiaro è che la somma ipotizzata (150 mila euro) ammesso che venga confermata, sarà sufficiente per una casa di tipo popolare e di nuova costruzione, ma totalmente sottodimensionata per finanziare i lavori di recupero e restauro conservativo. Nel centro storico dell’Aquila ci sono 800 edifici pubblici e 320 edifici privati, sottoposti a vincoli per il loro pregio.

Recuperi dispendiosi economicamente e, secondo questo decreto, sostanzialmente a carico dei privati.
Così ieri i sindaci delle aree terremotate si sono ritrovati in conclave e hanno iniziato in un borbottio che è poi sfociato in un documento di dura protesta. “Vogliamo vedere nero su bianco i soldi per la ricostruzione e non solo quelli per le casette transitorie. L’Aquila va costruita dov’era e com’era. Così non sarà: a leggere il decreto i tempi sono dilatati fino al 2033, una data ridicola”, ha dichiarato la presidente della Provincia Stefania Pezzopane.

Ai dubbi che già gonfiano i primi timori si aggiunge poi l’offesa istituzionale subita dagli enti locali. Il governo, promotore della prima legge costituzionale a vocazione federalista, ha accentrato ogni potere di spesa negando finanche al sindaco dell’Aquila, città epicentro del terremoto e capoluogo di regione, le funzioni commissariali esecutive. Penserà a tutto, come al solito, Guido Bertolaso…

(5 maggio 2009)

terremoto1

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governicchio dimmmmerda

LE CONSEGUENZE DELL’IMMOBILISMO
di Tito Boeri e Pietro Garibaldi 05.05.2009

Finalmente abbiamo la Relazione unificata sull’economia e la finanza. Era un documento atteso e importante per capire come è evoluta la strategia di politica economica del governo dopo l’aggravarsi della crisi e per avere un quadro più preciso sullo stato dei conti pubblici. Certifica le conseguenze dell’immobilismo di fronte alla crisi. La spesa pubblica aumenta accentuando il suo squilibrio a favore di pensioni e dipendenti pubblici, mentre disavanzo e debito peggiorano in modo consistente. E le stime potrebbero essere troppo ottimistiche sul lato delle entrate.

LA PEGGIORE RECESSIONE DEL DOPOGUERRA

È molto, molto difficile fare previsioni nel mezzo di una crisi così profonda. Il governo con la Relazione unificata sull’economia e la finanza (Ruef) mostra sostanzialmente di condividere le previsioni del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, rese pubbliche una settimana prima della pubblicazione della Ruef, per quanto riguarda l’andamento dell’economia nel 2009. Il prodotto interno lordo cala, secondo le previsioni, del 4,2 per cento (contro il meno 4,4 per cento delle previsioni del Fondo e della Commissione Europea). Se così fosse, sarà la peggior recessione del Dopoguerra. La Ruef prevede un peggioramento di ben due punti percentuali del disavanzo: l’indebitamento in rapporto al Pil passerà dal 2,7 per cento al 4,6 per cento. Il peggioramento è dovuto interamente a un incremento delle spese, che dovrebbero aumentare di tre punti in rapporto al prodotto interno lordo, mentre le entrate dovrebbero aumentare di un punto percentuale rispetto al Pil.

LA CAVALCATA DELLE PENSIONI E DELLA SPESA PER I DIPENDENTI PUBBLICI

È normale che la spesa pubblica in recessione aumenti. In quasi tutti i paesi avanzati, con il peggiorare della crisi, stiamo assistendo a un forte incremento della spesa pubblica in percentuale al Pil. Èun fenomeno legato all’operato dei cosiddetti “stabilizzatori automatici”, quelle spese che crescono in recessione per poi ridursi quando le cose vanno meglio, come le risorse per pagare i sussidi di disoccupazione. In Italia la crescita della spesa ha una natura diversa dagli altri paesi perché riguarda spese destinate a durare nel corso del tempo, ben oltre la recessione. Accentueranno gli squilibri della nostra spesa pubblica a favore di pensioni e pubblico impiego e a svantaggio di misure di contrasto alla povertà e disoccupazione. Secondo la Ruef, il 93 per cento degli incrementi della spesa sono “discrezionali”, anziché legati ad automatismi (p. 58). Se fosse vero, si tratterebbe di una massiccia operazione di redistribuzione di risorse a favore del pubblico impiego e dei percettori di pensioni.
Questa recessione verrà ricordata per un ulteriore aumento della spesa pensionistica in rapporto al Pil e per un incremento dei redditi dei dipendenti pubblici. In valore assoluto la spesa corrente nel 2009 aumenterà di 22 miliardi di euro. La metà circa dell’aumento (approssimativamente 10 miliardi) è dovuto alla spesa per pensioni: cresceranno nel 2009 del 4 per cento, pur in presenza di un calo del prodotto interno lordo superiore al 4 per cento. Questo provocherà un forte spostamento di risorse verso la previdenza, che in rapporto al Pil passa da 14,2 a 15,2 per cento. Ogni recessione in Italia provoca un ulteriore incremento degli squilibri nella nostra spesa sociale. Come documentato dalla Ragioneria Generale dello Stato, la spesa pensionistica sul Pil è destinata a crescere da qui al 2013 in presenza di tassi di crescita annuali della nostra economia inferiori all’1,8 per cento. Come dire che se la recessione dovesse continuare, rischieremmo di trovarci con pensioni che ammontano al 20 per cento del prodotto nazionale, assorbendo quasi la metà della spesa corrente. Non solo non si è intervenuti per ridurre questo spostamento delle risorse pubbliche, ma addirittura lo si è rafforzato con provvedimenti come la rimozione del divieto di cumulo fra pensioni e redditi da lavoro (che vale circa 500 milioni).
Anche i dipendenti pubblici vedranno un aumento di due punti percentuali delle risorse pubbliche loro destinate pur in presenza di una recessione così profonda. Da notare che i dipendenti pubblici con contratti a tempo indeterminato, i maggiori beneficiari degli aumenti, non corrono alcun rischio di perdita del posto di lavoro. Il totale della spesa per retribuzioni registra così un ulteriore incremento (fino all’11,4 per cento) della quota delle risorse nazionali destinate, il tutto rigorosamente in nome della battaglia per ridurre i costi del pubblico impiego.

L’OTTIMISMO SULLE ENTRATE

Pur concordando con il Fondo monetario internazionale sulla profondità della recessione, la Ruef è decisamente più ottimista del Fmi nelle stime del disavanzo e del debito pubblico (vedi tabella qui sopra) in virtù di un miglioramento delle entrate.
A cosa si deve l’ottimismo del governo sulle entrate? Leggendo fra le righe della Relazione si scopre che il governo ritiene che il calo del gettito sia già stato anticipato dalle famiglie nell’autotassazione di novembre. Può darsi. Ma cosa accadrà al gettito dell’autotassazione del 2009? Se le previsioni del governo sull’andamento dell’economia sono corrette, ci dovrebbe essere un effetto di trascinamento, con una forte riduzione delle entrate nel 2009. Fatto sta che alla forte revisione al ribasso delle stime sul Pil 2009 (-2,2 per cento rispetto alla nota di aggiornamento del Programma di Stabilità) si accompagna una più modesta revisione delle stime sulle entrate (-1,7 per cento). E questo nonostante i dati sul primo trimestre 2009 segnalino un forte calo delle entrate tributarie, diminuite di circa il 7 per cento rispetto allo stesso trimestre del 2008. Il governo assume che nel 2009 ci sarà un aumento della pressione fiscale, dal 42,8 al 43,5 per cento. Il che significa che le entrate caleranno proporzionalmente meno del prodotto interno lordo. Normalmente, in fasi recessive le entrate calano proporzionalmente più del prodotto interno lordo.
Insomma la Ruef dimostra che la strategia del governo di fronte alla crisi – il suo scegliere di non scegliere – ci consegnerà un paese con squilibri nell’allocazione delle risorse pubbliche ancora più stridenti di quelli che già avevamo. Non sarà neppure servita a contenere la crescita del debito pubblico, avviato a tornare sui massimi storici, come previsto dal Fondo monetario internazionale, forse con più realismo di quello mostrato dal nostro governo.

lucio1

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Quale paese?

Molti criticano l’operato di
Berlusconi, però è l’unico che
si impegna per il Paese.
Un amico

°°° A parte che sembra la lettera (e la firma) di un segaiolo al marito di una moglie bella e impossibile… Ma di quale paese parli, scusa?
In Italia, e in soli dodici mesi, il tuo berlusconi ha di nuovo DEVASTATO i conti pubblici (Pil a meno 5%… Prodi, con la crisi, l’aveva lasciato a + 2… Debito pubblico al 116%: il che vuol dire circa 100 miliardi di interessi all’anno… Prodi l’aveva abbassato al 100%, pur elargendo miliardi in grandi opere pubbliche, per i lavoratori, per il cuneo fiscale, per le donne, ecc…). DI QUALE CAZZO DI PAESE PARLI, SCIMMIETTA?!

scimmiette

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Il regime avanza…

… e il mondo è preoccupato.

Rapporto di Freedom House, organizzazione non-profit e indipendente
Libertà di stampa: l’Italia fa un passo indietro, unica nazione in Europa
La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati»

(da Freedomhouse.org)

NEW YORK – L’Italia è l’unico Paese europeo a essere retrocesso nell’ultimo anno dalla categoria dei «Paesi con stampa libera» a quella dei Paesi dove la libertà di stampa è «parziale». La causa: la «situazione anomala a livello mondiale di un premier che controlla tutti i media, pubblici e privati». Lo afferma in un rapporto Freedom House, un’organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, la cui prima presidente fu la first lady Eleanor Roosevelt. Lo studio viene presentato venerdì al News Museum di Washington e sarà accompagnato da un live web cast che si potrà scaricare sul sito Freedomhouse.org.

CLASSIFICA – Nell’annuale classifica di Freedom House, l’Italia va indietro come i gamberi, insieme a Israele, Taiwan e Hong Kong. «Un declino che dimostra come anche democrazie consolidate e con media tradizionalmente aperti non sono immuni da restrizioni alla libertà», ha commentato Arch Puddington, direttore di ricerca per Freedom House. Su un punteggio che va da 0 (i Paesi più liberi) a 100 (i meno liberi), l’Italia ottiene 32 voti: unico Paese occidentale con una pagella così bassa. I «migliori della classe» restano le nazioni del Nord Europa e scandinave: Islanda, Finlandia, Norvegia, Danimarca e Svezia (prime cinque a livello mondiale). Le «peggiori»: Corea del nord, Turkmenistan, Birmania, Libia, Eritrea e Cuba.

PROBLEMA ITALIA – Il «problema principale dell’Italia», secondo Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato lo studio, è Berlusconi. «Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida», spiega. Altri fattori: l’abuso di denunce per diffamazione contro i giornalisti e l’escalation di intimidazioni fisiche da parte del crimine organizzato. Intanto giovedì il Committee to Protect Journalists, un’organizzazione non-profit che lavora per salvaguardare la libertà di stampa nel mondo, ha pubblicato la top ten dei peggiori Paesi al mondo per i blogger. La Birmania guida la lista, seguita da Iran, Siria, Cuba e Arabia Saudita. Sesto il Vietnam, seguito a ruota da Tunisia, Cina, Turkmenistan ed Egitto.

Alessandra Farkas
30 aprile 2009


°°° E’ terribile, amici. Ma questi non querelano per diffamazione (che non esiste) soltantoi i giornalisti, ma se la prendono anche con noi comici e con i vignettisti: vedete il mio processo di due giorni fa intentato da un certo Carta o l’allontanamento sospensivo di Vauro. Siamo in pieno regime. RESISTERE! RESISTERE! RESISTERE!

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