Le Olimpiadi? Le voleva Cetto La Qualunque (di Peter Gomez)


Le Olimpiadi? Le voleva Cetto La Qualunque

È ammirevole la paziente costanza con cui una serie di esponenti politici si adoperano per aumentare il discredito goduto presso i cittadini dalla loro categoria.

Nel giorno in cui la Corte costituzionale fa franare l’imbarazzante bugia con cui la vecchia maggioranza aveva tentato di evitare il processo per concussione e prostituzione minorile contro Silvio Berlusconi (“telefonò in Questura nelle sue vesti di premier”, “pensava che la ragazza fosse la nipote di Mubarak”), ecco che un altro folto gruppo di uomini di partito, per lo più targati Pdl, decide di immolare la propria residua (e ormai microscopica) credibilità sull’altare dei giochi olimpici.

I fatti sono noti. Il governo dice no alla candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020 e il premier Monti motiva la scelta con un ragionamento di disarmante buonsenso. La situazione finanziaria del Paese è quel che è. I giochi sono una bella cosa, ma costano un patrimonio. Se qualcosa va storto diventano un bagno di sangue e l’Italia in questo momento non può permettersi di mettere a rischio altri soldi dei contribuenti.

La questione doveva finire qui. Anche perché gli italiani sanno benissimo come si sono conclusi la maggior parte dei grandi eventi sportivi degli ultimi 25 anni: colate di cemento, opere non ultimate, mazzette e mafia a gogò. Il tutto con costi che, in molti casi, si

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