Rossella Urru, dimenticata solo dalla Regione Sardegna

Urru, dimenticata solo dalla Regione Sardegna

URRU2 marzo 2012

Anche sul Campidoglio, ora, sventola la la foto di quella ragazza bruna e la scritta “Per Rossella Urru libera”. E l’8 marzo uno stendardo sarà esposto a Palazzo Vecchio, Firenze. Per seguire l’esempio di Milano, Bologna, Ravenna, Sassari, Cagliari, Crotone. Un messaggio di libertà che da giorni si può leggere sul palazzo dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, su quello della Provincia di Roma, all’ingresso dell’aeroporto di Elmas. Stessa foto, stesso concetto: liberatela. La scritta campeggia da quasi quattro mesi a Samugheo, il paese d’origine della coooperante rapita. E poi ad Oristano, in Abruzzo, in decine e decine di piccoli comuni.

Curiosamente il messaggio, semplice e immediato, non appare sulla facciata del palazzo della Regione Sardegna. Il governatore Cappellacci, per esprimere solidarietà, si è limitato a twittare il 29 febbraio, il giorno del “bloggin day” per Rossella, quando tutta la Rete si è mobilitata per chiedere la liberazione della giovane cooperante, sequestrata tra il 22 e il 23 ottobre scorso nel sud dell’Algeria. E solo qualche ora fa sul sito istituzionale della Regione è apparsa (finalmente) la scritta: “Rossella, la Sardegna ti aspetta presto a casa”.

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‘Liberata Rossella Urru’ Ma la Farnesina non conferma°°° La Farnesina conta quanto il due di picche.

Non ci dimentichiamo che è ancora ostaggio dei marchettari come frattini, il nulla assoluto  imposto dal delinquente berlusconi. Ma chi se li incula all’estero?

Vedete i sondaggi di due anni fa. Oggi è molto peggio per il nano.

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Rossella Urru, era ora che almeno Cagliari si muovesse!

Cagliari, striscione per “Rossella libera”
esposto sul palazzo del Comune

 

Da ieri anche sul palazzo del Comune di Cagliari campeggia la scritta “Rossella libera”. Il sindaco Massimo Zedda ha fatto suo un ordine del giorno presentato in Aula nei giorni scorsi dall’Italia dei Valori e approvato all’unanimità dal Consiglio comunale.

Cagliari, striscione per "Rossella libera" esposto sul palazzo del Comune

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Emilia Romagna, la foto di Rossella sul palazzo della Regione. E alla regione sarda?

BOLOGNA. “Rossella libera”. L’appello è scritto nella grande foto, esposta da oggi sul palazzo della sede dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, che ritrae Rossella Urru, la cooperante italiana rapita la notte fra il 22 e il 23 ottobre, assieme a due colleghi spagnoli, mentre si trovava in un campo profughi Saharawi nei pressi di Tindouf, in Algeria.

Originaria di Oristano, studiosa del mondo arabo e laureata a Ravenna, la 29enne ha avuto modo in passato di collaborare con la Regione Emilia-Romagna ed era in Nord Africa per il Cisp. La gigantografia è una delle richieste contenute nella risoluzione approvata all’unanimità dall’Assemblea legislativa nella seduta del 15 febbraio, documento che auspica una “mobilitazione istituzionale” a favore della liberazione.

“Da parte nostra – ha detto il presidente dell’assemblea Matteo Richetti – c’è il pieno sostegno al lavoro dell’unità di crisi del ministero degli Esteri. Allo stesso tempo però vogliamo far sentire forte la voce e l’attenzione dei cittadini e delle istituzioni dell’Emilia-Romagna sulla vicenda di Rossella, affinché la nostra connazionale e i suoi colleghi possano tornare liberi al più presto”. Nessuno, ha proseguito, “deve pensare che il tempo trascorso dal rapimento, avvenuto, ricordiamolo, ormai quattro mesi fa, possa determinare un calo d’attenzione da parte nostra sulla sua prigionia, o che il nostro impegno possa diminuire”.

Rossella Urru

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Ricevo dalla mia comare adorata Claudia e pubblico. Se siete sani, leggete tutto e muovetevi!

Name: Claudia
Email: zunchedduclaudia@tiscali.it

Subject: Rossella Urru: Non sempre l’immobilismo paga…

Caro Lucio, come stai? Ti invio privatamente il mio pezzo sulla questione
del rampimento di Rossella e dei due colleghi spagnoli. A si biri. Un
abbraccio Claudia

Rossella Urru: non sempre l’immobilismo paga
Ci sono situazioni in cui, ognuno di noi è chiamato a far quel che può per
risvegliare le coscienze della gente, del mondo della politica, del mondo
delle diplomazie, in casa propria o in casa altrui se necessario. Sul caso
di Rossella Urru, non è più tempo di attendere. La situazione geopolitica
esplosa nel fascia sub-sahariana: contraccolpo degli avvenimenti libici, non
viene riportata in tutta la sua drammaticità e veridicità dai media
internazionali. Il caso dei tre cooperanti rapiti in Algeria, non può
prescindere da un’analisi responsabile sui nuovi scenari politici, troppo
spesso sconosciuti, a partire da chi la politica internazionale dovrebbe
conoscerla e capirla. In Mali, Paese che per ragioni geografiche è
coinvolto dal rapimento dei tre giovani, sono in corso grandi ribellioni e
rivolte con scontri violentissimi. Dal 1960, anno dell’indipendenza del
Mali, siamo di fronte alla quarta “ribellione” del popolo Tuareg,
ribellioni scatenate dalle fortissime discriminazioni contro questo popolo e
dai Patti stipulati, e mai rispettati, con il governo centrale di Bamako,
ultimo, quello siglato da ambo le parti ad Algeri nel 2008.
Da oltre un mese, i fortissimi scontri armati in tutto il territorio maliano
e la “caccia al tuareg”, dalle città come Bamako e Timbouctu a tutta la
fascia sahariana popolata, ha determinato la fuga di questo popolo verso il
Sahara della Mauritania, in Burkina Faso, in Algeria, in Niger, oppure verso
le zone desertiche del nord Mali, di possibile accesso solo a chi in Sahara
vive da sempre.
Le “Primavere Arabe”, di cui bene farebbe la politica italiana e sarda a
riflettere e ad occuparsi, visto anche i rapporti di vicinanza, si allargano
ora verso il sud e il Mali oggi è coinvolto da questi grandi
stravolgimenti.
Rossella Urru e i cooperanti spagnoli, si trovano per loro sfortuna
coinvolti in questo contesto geopolitico instabile e in continua mutazione.
Da qui la necessità che ognuno faccia quel che può, con i mezzi e le
conoscenze che ha, con intelligenza, con discrezione, con l’aiuto di tutti
assumendosi le proprie responsabilità senza delegare… “tanto ci pensano
gli altri…” oppure, “non è cosa di nostra competenza…”.
L’attendismo e il nostro immobilismo potrebbero avere costi molto elevati
per chi ha scelto, generosamente, di operare in situazioni e in luoghi
difficili, pur di essere d’aiuto ai singoli e ai popoli.
L’altra faccia della questione, quella che avrei voluto continuare a
tenere nella mia sfera squisitamente personale, ma che in quest’occasione
inevitabilmente si interseca nei nuovi scenari politici Saheliani, riguarda
centinaia di bambini tuareg delle scuole avviate, da me e da altri amici,
nel 2006 nel Sahara, a sud – ovest di Timbouctu. Scuole nate grazie a un
rapporto di collaborazione personale fra me e il capo dei Tuareg,
Aboubacrine Ag Mohamed Mohamedine El Moctard, leader del popolo tuareg (o
tamasheq – uomini liberi), purtroppo venuto a mancare nel 2009. Le scuole
assicuravano ai bambini l’istruzione, la sanità e l’alimentazione,
tanto da essere oggi riconosciute dallo stesso governo di Bamako. Nella
situazione di instabilità che si è venuta a creare in quelle zone, le
notizie sulla sorte dei piccoli, sono frammentarie e spesso inquietanti.
E’ in atto un grande esodo delle famiglie tuareg che per sfuggire alla
guerra e alle violenze cieche fuggono nel deserto della Muritania e in altri
paesi confinanti, sicuramente affrontando grandi sofferenze, stenti e
incertezza sulla propria sorte. Quelle scuole nacquero anche come strumento
di emancipazione e resistenza di un Popolo senza diritti, ma la storia si
farebbe lunga….
I miei legami con le zone sahariane e del Sahel nascono anche da tutto ciò.
Le vicissitudini della vita spesso chiamano ognuno di noi a dare il proprio
contributo quando meno ce lo aspettiamo. Il mio contributo di semplice
cittadina, che momentaneamente ricopre anche un incarico politico, poggia su
questi presupposti, sulle forti preoccupazioni per il destino di un popolo
costretto alla fuga e per chi, come Rossella Urru e i suoi colleghi
spagnoli, si trovano in uno scenario geopolitico in continua trasformazione,
difficile e ovviamente ad alto rischio.
Il nostro immobilismo, in una situazione così complessa potrebbe avere un
costo troppo alto… e sicuramente non per chi ripone la totale ed esclusiva
fiducia nella delega ad altri.

Claudia Zuncheddu – www.claudiazuncheddu.net – 320 42 70 182 – 328 82 91 531

Segue l’articolo di Ottavio Olita su Articolo 21 di oggi

Fonte: www.articolo21.org
Del 21/02/2011
Claudia Zuncheddu, medico di base ”Pronta a partire per far da mediatrice
in nome della solidarieta’ e dell’umanita”’
di Ottavio Olita
“Sono pronta a partire  per solidarietà, per affetto, perché sono amica
dei tuareg; non certo perché mi interessa la visibilità mediatica. Parto
da medico che ha aiutato quelle popolazioni sia nella loro terra, sia in
Sardegna; parto da persona solidale; parto a sostegno di una giovane donna
che ha operato ed opera per fare del bene; parto perché proprio lì, in
quelle aree, ci sono 700 bambini per la cui istruzione primaria continuo a
impegnarmi direttamente, parto perché posso essere  utile per esercitare
una qualche mediazione, se ce ne fosse bisogno”. Claudia Zuncheddu, medico
di base, cagliaritana, è anche consigliera regionale indipendentista, ma
non fa alcun riferimento a questo lato del suo impegno civile per quanto
riguarda la drammatica vicenda di Rossella Urru.
Anni fa entrò in contatto con il Mali e il territorio circostante
partecipando da appassionata rallysta a estenuanti gare nel deserto
africano, compresa la Parigi-Dakar. E se ne innamorò tanto da mettere a
disposizione di quelle popolazioni la sua competenza professionale
principale: curare i bambini, le donne e gli uomini, in un’area dove è
difficile trovare anche un’aspirina. Entrò così in contatto con un
potente capo militare di una tribù tuareg che poi venne curato anche in
Sardegna. Proprio dal sodalizio con quell’uomo che lei definisce di grande
umanità e sconfinata cultura, nacque la decisione dell’impegno a favore
dei più piccoli.
“Nel 2006 ho fatto aprire e finanziato vari nuclei scolastici  ai quali
fanno capo 700 bambini. Ora, provando soddisfazione ed orgoglio, ho saputo
che i più grandicelli hanno superato l’esame di quinta elementare e sono
iscritti alla sesta classe. La mia preoccupazione per quell’area, nella
quale probabilmente ancora si trova sequestrata Rossella, è che da lì non
sto più ricevendo notizie dirette. Ci sono continui atti di ribellismo,
c’è una grande incertezza. In questo quadro mi spaventa l’ipotesi che i
militari francesi, o i loro servizi, possano davvero mettere in atto un
qualche blitz armato che sarebbe pericolosissimo soprattutto per gli
ostaggi. Spero che il ministero degli esteri italiano stia operando
intensamente.
Così come sarebbe necessario un più incisivo intervento di tutte le
istituzioni, compresi il Parlamento, la Chiesa – quest’ultima, in
particolare, al fianco dei missionari che già svolgono un importante ruolo
– e il mondo islamico italiano che potrebbe intervenire, sapendo che sarebbe
ascoltato”
Ma la sua eventuale iniziativa individuale non rischierebbe di intralciare i
contatti diplomatici?
Io non intendo assolutamente interferire. La mia è un’azione
esclusivamente umanitaria che seguirebbe miei contatti privati. I segnali
che attendo non sono né di tipo diplomatico, né politico, sono
esclusivamente di tipo amichevole e solidale. Questo perché io so di
appartenere in modo profondo e paritario a due famiglie, a due culture che
si assomigliano: quella sarda e quella tuareg.
La passione che anima Claudia Zuncheddu è la stessa che sta unendo migliaia
di sardi in ogni angolo dell’isola e anche nella altre regioni d’Italia
o degli altri paesi del mondo in cui, a centinaia di migliaia, sono
emigrati. E’ questa profonda solidarietà e generosità che devono aver
colpito Giorgio Napolitano che proprio per Rossella, per i suoi amici e per
i suoi familiari, ha voluto fisicamente dare un importante segnale di
vicinanza.

Claudia è sola come me, come l'omino sulla rupe. Ma vi muovete o no?!

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Puntiamo tutti i nostri riflettori su Rossella Urru. E’ inammissibile che sia ancora prigioniera!


Accendiamo la luce su Rossella Urru

Rossella Urru lavorava con la ONG  ‘Comitato internazionale per lo Sviluppo dei Popoli’. Fino al 22 ottobre scorso. Quella notte è stata rapita insieme ai suoi colleghi spagnoli Enric Gonyalons e Ainhoa Fernandez che lavoravano con lei al campo profughi di Tindouf, dove da 36 anni il popolo saharawi vive in esilio. Secondo Khatri Addouh, presidente del parlamento saharawi, sarebbe detenuta in Mali al confine con il Niger in mano ad un’organizzazione terroristica. Il sequestro è stato rivendicato  dal Movimento Unito per la jiahad in Africa, un gruppo in ascesa che probabilmente con questo sequestro ha puntato ad avere visibilità internazionale nel frastagliato mondo di piccoli e grandi gruppi in guerra tra loro in una torbida miscela di povertà, fanatismo e criminalità.

Il 12 dicembre un giornalista dell’Afp vede un video grazie un mediatore che si sta adoperando per la liberazione degli ostaggi. Il filmato si apre con il nome dell’organizzazione (Tawhid Wal Jihad Fi Garbi Afriqqiya) e mostra i volti di un uomo e due donne: Rossella è viva, dunque. Nel video indossa una tunica di colore blu e un velo giallo come la sabbia,alle sue spalle uomini armati con il viso coperto da un turbante.

E’ l’ultima foto di Rossella che è rimbalzata per il mondo poi, passati i secondi veloci della sensazione, tra i media è calato un immorale silenzio. Ci sono sequestri che sono troppo complicati da spiegare e troppo ventosi e normali per rimanere notiziabili. Evidentemente bisogna avere anche la fortuna di essere sequestrati nel modo giusto per rimanere in pagina nei giornali. Da qualche tempo la voce d’indignazione e di vicinanza per Rossella è uscita dai confini sardi e ha cominciato ad urlare più forte: Geppi Cucciari dal palco di Sanremo ha alzato la voce, Il Tg3 ha dedicato a Rossella Urru uno spazio per chiederne la liberazioneil Comune di Milano ha acceso i riflettori a Palazzo Marinoil Popolo Viola ha rilanciato l’appello e molti altri si sono mobilitati.

Da qualche tempo è stato aperto anche un blog che si apre con questa parole: In molti abbiamo vacillato di impotenza. Ci siamo sentiti infinitamente soli di fronte a tanto assurdo, svuotati da tanta assenza improvvisa. Così ci siamo chiusi in un lungo silenzio. Ma quello che noi credevamo un silenzio si è rivelato essere in realtà un coro di voci giunte da ogni dove. Un coro di solidarietà e di affetto che, dalla notte tra il 22 e il 23 ottobre, diventa sempre più accorato, sempre più grande e sincero. Senza addentrarsi in considerazioni ed analisi di ordine politico o religioso, lasciando quindi che siano gli esperti ad occuparsene in altre sedi più appropriate, questo blog vorrebbe solamente essere il punto di incontro fra tutte queste voci. Raccogliendo e condividendo in un unico spazio libero e aperto a tutti le numerose testimonianze per l’immediata liberazione di Rossella Urru.

Non facciamoci sequestrare anche la voce: la solitudine ha bisogno del buio e del silenzio per bruciare impunemente. Accendiamo la luce su Rossella Urru.

(Foto: www.rossellaurru.it)

Giulio Cavalli
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