Zitto zitto il regimetto mafioso cerca di far uccidere i collaboratori di giustizia, a cominciare da Spatuzza.

Lotta alla mafia: vuoi pentirti? Meglio nel 2012

Tagliati del 35% rispetto agli anni scorsi i fondi per i collaboratori di giustizia. Poco più di 34 milioni di euro. In Italia i pentiti sono 900, tremila i loro parenti, mentre altri 80 sono i testimoni di giustizia con 300 familiari. L’Anm: “Siamo preoccupati”

“L’arresto di Schiavone rappresenta un’altra grande affermazione dello Stato contro la camorra”. Eccolo, il governo dell’antimafia, il ministro Maroni che esalta il lavoro di magistrati e forze dell’ordine quando arrestano pericolosi latitanti (in una lista che si aggiorna di continuo). Peccato che poi lo stesso governo tagli drasticamente i fondi necessari a far sì che quei risultati si possano ottenere. Il capitolo 2840 (tabella 8 della Finanziaria) riporta le voci di spesa per i collaboratori di giustizia: per il 2011 appena 34 milioni e 332 mila euro. Un taglio di circa il 35 per cento rispetto agli anni scorsi, quando già i soldi erano andati via via diminuendo: si è partiti dai 52 milioni 528 mila euro nel 2008, che sono diventati 53 milioni 128 mila nel 2009, per poi scendere a 49 milioni 728 mila nel 2010. E ai 34 di quest’anno.

A lanciare l’allarme, durante un incontro di rito con i sindacati di polizia, è stato lo stesso sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. Sollecitato dal segretario generale del Silp Cgil, Claudio Giardullo, sulle risorse necessarie (e mai stanziate) a sostenere l’emergenza immigrazione, il sottosegretario (che proprio sulla gestione dei migranti aveva prima presentato, poi revocato le sue dimissioni) se n’è uscito con una battuta: “Abbiamo lo stesso problema con i pentiti – avrebbe detto ai presenti – fra un po’ dovremo dire agli altri Paesi europei: prendeteveli voi un po’ per uno”. “L’ho visto mortificato – commenta il segretario generale del Siap, Giuseppe Tiani – ho letto nelle sue parole un senso di

impotenza. Ma, del resto, il problema dei tagli alla sicurezza sta diventando sempre più insopportabile e tra non molto la situazione sarà ingestibile”.

La speranza di Mantovano è di poter reperire le risorse necessarie nel Fondo unico per la Giustizia, un calderone (gestito da Equitalia) dentro il quale confluiscono i beni sequestrati – che però possono essere dissequestrati, pertanto cifre molto variabili – e le confische. “Queste ultime sono le uniche risorse su cui si può contare davvero – spiega Enzo Marco Letizia, segretario dell’Associazione funzionari di polizia –. Bisogna tener presente, però, che nel 2010 dal Fug sui capitoli del Viminale non è arrivato nulla. Le risorse necessarie per il programma di protezione ammontano a circa 50 milioni di euro l’anno. L’Italia ha cominciato a battere le mafie con la legge sui pentiti e con il finanziamento dei programmi di protezione (anche dei testimoni). Ricordiamoci che fu un pentito a permetterci di arrestare Totò Riina. Se si blocca quel fondo, facciamo un passo indietro di 25 anni”.
Preoccupazioni condivise anche dai magistrati impegnati ogni giorno contro la criminalità organizzata. Racconta Antonello Ardituro, sostituto procuratore della Dda di Napoli e vicepresidente dell’Associazione nazionale magistrati: “Chi lavora sul campo aveva già avuto sentore delle restrizioni, che pesano sia sulle indennità per i collaboratori di giustizia, sia sulle spese, per esempio i trasferimenti necessari agli interrogatori o le videoconferenze. Così come ci sono ritardi nei pagamenti degli onorari dei legali dei collaboratori, che si sono visti pagare adesso le prestazioni di 8/9 mesi fa”.

Ma quali possono essere le conseguenze concrete di un simile atteggiamento da parte del governo? “La prima, quella più immediata – prosegue Ardituro – influisce sulla gestione di chi già collabora con la giustizia, con i loro familiari, con le udienze e con l’intera attività giudiziaria in corso. Il secondo rischio, a medio-lungo termine, è che si disincentivi la collaborazione. E soltanto intercettazioni e collaborazione consentono realmente di svolgere le indagini, visto che operiamo su un tessuto omertoso. La questione dei tagli, però, investe tutto il settore della giustizia: si cerca di fare riforme a costo zero, ma si perdono di mira le priorità”.

In Italia i pentiti sono 900, tremila i loro parenti, mentre abbiamo 80 testimoni di giustizia con 300 familiari. Se realmente non si trovassero i fondi, la macchina – per ammissione dello stesso Mantovano – potrebbe bloccarsi dopo il primo semestre di quest’anno. Si mostra fiducioso il senatore Idv Luigi Li Gotti, membro della commissione Antimafia: “Anche in passato ci sono stati momenti in cui i soldi non si trovavano (nel 2009 c’erano stati problemi di cassa, i soldi stanziati erano stati ridotti e poi reintegrati, ndr). Sarà così anche quest’anno”. Più duro il responsabile Giustizia del Pd, Andrea Orlando: “Il comportamento del governo è schizofrenico – spiega – da un lato si chiede maggiore efficienza nella lotta alla mafia e dall’altra si sottraggono gli strumenti per operare”.

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