Chiusa l’inchiesta sulla P3
“Era una società segreta”
Rischiano il processo Cosentino, Dell’Utri e Verdini. Nella richiesta di fine indagine dei pm di Roma potrebbero esserci nuovi nomi
Denis Verdini
di MARIA ELENA VINCENZI
ROMA – Nuovi indagati, nuovi scenari. L’indagine sulla P3 del procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e del sostituto Rodolfo Sabelli è chiusa. Nei prossimi giorni, forse già oggi, verranno notificati gli avvisi di conclusione indagine per un’inchiesta che aveva messo a dura prova la maggioranza. E non solo: nel registro degli indagati, oltre al nome del coordinatore del Pdl Denis Verdini, del senatore e fedelissimo di Berlusconi, Marcello Dell’Utri, e del sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, anche quelli di molti magistrati e di politici locali. Tra cui il governatore della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, e dell’ex sottosegretario all’Economia e coordinatore Pdl della Campania, Nicola Cosentino.
Una vera e propria “loggia” che aveva mani ovunque, quella che emerge dalla
carte della procura di Roma, capace di arrivare in molti uffici di potere. Un ciclone che si è tirato dietro molti nomi illustri che nella scorsa estate hanno sfilato a piazzale Clodio, sentiti chi come indagato, chi come testimone. Insomma, una nuova massoneria, secondo l’accusa, che tra gli altri reati imputati ai singoli, ha contestato a tutti le violazioni della legge Anselmi sulle società segrete. Il sistema messo in luce da Capaldo e Sabelli si reggeva su tre personaggi chiave: il faccendiere Flavio Carboni, l’imprenditore Arcangelo Martino e il magistrato tributarista Pasquale Lombardi, tutti e tre arrestati l’8 luglio del 2010. Per loro la richiesta di rinvio a giudizio – prevista tra circa un mese – è quasi scontata. Ma sono attese molte altre sorprese.
Anni di indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Roma che hanno portato a scoperchiare un gruppo che si era occupato di diverse questioni. Cinque i filoni in cui era divisa l’enorme inchiesta. Iniziata con alcune indagini sull’affare dell’eolico in Sardegna, su cui sono stati fatti molti altri accertamenti. Capitolo, questo, che coinvolge Verdini e Cappellacci e che potrebbe riservare novità. Che peraltro sono attese pure per la vicenda del contenzioso fiscale della Mondadori: episodio sul quale il “clan” si diede parecchio da fare per prendere tempo, tentando di evitare che la causa con l’Erario della casa editrice della famiglia del presidente del Consiglio finisse davanti a magistrati “troppo rigidi”. Obiettivo riuscito: si strappò il rinvio alle Sezioni Unite della Corte di Cassazione.
Poi, ancora, nascosti tra convegni di magistrati e pranzi a casa Verdini, ci sono il falso dossieraggio per cercare di screditare, attraverso false notizie su presunte frequentazioni sessuali di quello che oggi è il governatore della Campania, la sua candidatura. Tra gli elementi di indagine la questione dell’esclusione della lista Formigoni dalle amministrative e le pressioni esercitate su moltissimi magistrati per cercare di sapere con anticipo come la Corte Costituzionale avrebbe deciso sul Lodo Alfano. Insomma, mentre la procura di Napoli si occupa della P4 (che ha comunque diversi legami con l’inchiesta romana) che sfiora il procuratore aggiunto di Roma per un pranzo a casa dell’avvocato Luigi Fischetti con il ministro Giulio Tremonti e il suo braccio destro Marco Milanese, questo capitolo continua la sua strada. E la procura romana si appresta a chiudere una delle inchieste che ha tenuto i palazzi del potere con il fiato sospeso.