Il premier vuole mettere in moto
il conflitto tra poteri dello Stato:
ma il risultato resta un’incognita
ROMA
Qualche indizio fa pendere la bilancia sul piatto di Berlusconi. Fini che coinvolge la Giunta del Regolamento (tagliando fuori l’Ufficio di presidenza dove il Cavaliere sarebbe messo in minoranza) fa immaginare che lo sbocco conclusivo della querelle del conflitto di attribuzione possa essere l’Aula di Montecitorio, come desidera il premier.
Tra parentesi, secondo l’ex responsabile Giustizia del Pd Tenaglia, in fondo è giusto che a pronunciarsi sia l’assemblea della Camera anziché Fini personalmente. Così molti danno per scontato che Berlusconi riuscirà a far valere la forza dei numeri, stoppando la Boccassini e gli altri pm milanese decisi a processarlo per Ruby Rubacuori. In realtà, è solo un’illusione ottica, le cose stanno diversamente. Semmai l’impressione tra gli addetti ai lavori è che venga messa in moto dal Cav una macchina infernale, il conflitto tra poteri dello Stato, senza la minima certezza su quale potrà essere l’esito.
E infatti: 1) non è detto che la Corte Costituzionale ritenga ammissibile la richiesta eventuale della Camera, in quanto potrebbe pure rigettarla senza prenderla in esame (così ha fatto intendere, salvo rimangiarselo, qualche fonte in alto loco) e la vicenda morirebbe lì; 2) nessuno può giurare che la Consulta, una volta ammesso il conflitto di attribuzione, sposerebbe nel merito le ragioni del premier dichiarando competente il Tribunale dei ministri; 3) non esiste certezza che i giudici milanesi, in pendenza del giudizio davanti alla Corte costituzionale, sospenderebbero il processo immediato su Ruby (potrebbero farlo, volendo, per rispetto della Corte, ma la loro scelta sarebbe discrezionale); 4) se i tre giudici mandassero avanti comunque il processo, la sentenza di primo grado arriverebbe prima che si pronuncino i “vecchioni” della Corte costituzionali, abituati a ponderare con cura le loro decisioni. Nel frattempo il caso Ruby verrebbe sopravanzato da altre emergenze giudiziarie berlusconiane, in quanto la probabile condanna del Cavaliere per il caso Mills è attesa tra pochi mesi, al massimo dopo l’estate.
Insomma, la montagna del conflitto di attribuzione rischia di partorire un topolino. E forse nemmeno quello.
°°° Ma perché Burlesquoni non torna a fare le cose che sa fare bene, tipo far fallire la Standa, andare in bancarotta come nel 1993, raccontare barzellette vecchie ad Apicella sul fondale della piscina abusiva, rubare una reggia come Arcore a una orfanella Casati Stampa, ecc.?