Una legge sulla responsabilità giuridica dei partiti. Il Fatto Quotidiano raccoglie le firme
Ma, quale che sia la punizione, i partiti non possono cavarsela così. Il vero scandalo non è quel che ha fatto Lusi, ma il sistema che l’ha reso possibile. Lo scandalo sono i partiti morti che restano in
Infatti i partiti spendono 1, incassano 4 e il resto di 3 lo mettono in banca,o lo investono in speculazioni immobiliari o finanziarie in Tanzania (vedi Lega), oppure se lo intascano (vedi Lusi). Insomma regna la più assoluta anarchia, dove ciascuno fa quel che gli pare senza che nessuno controlli nulla. A giudicare su eventuali irregolarità è il “foro domestico” delle commissioni parlamentari: e lì una mano lava l’altra. Nel 2008 i revisori dei conti di Camera e Senato, esaminando i rendiconti dei partiti sui “rimborsi elettorali” 2006, stabilì che erano quasi tutti irregolari. Ma non accadde nulla e non pagò nessuno. Eppure si tratta di soldi pubblici (e parecchi: 1 miliardo a legislatura).
E’ dal 1948 che si attende una legge sulla responsabilità giuridica dei partiti (il primo a proporne una fu don Luigi Sturzo), che li obblighi a rispondere della loro gestione patrimonial-finanziaria e del rispetto della democrazia interna (tesseramenti, congressi, candidature, gruppi dirigenti, organi di garanzia), con regole severe e sanzioni efficaci. In Germania il partito neonazista Npd è praticamente fallito perché il Bundestag gli ha sospeso il finanziamento pubblico (300 mila euro) e gli ha affibbiato una supermulta di 2,5 milioni (nel 2006 gliene aveva appioppata una da 1,7 milioni) per gravi irregolarità contabili che hanno pure portato in carcere l’amministratore.
Da oggi, sul sito del Fatto, raccogliamo firme per proporre una legge analoga anche in Italia, basata sui seguenti principi irrinunciabili.
1. I rimborsi elettorali non possono superare un certo tetto e devono essere erogati solo a fronte di fatture e ricevute che documentino le spese effettivamente sostenute in ogni singola campagna elettorale.
2. I partiti possono ricevere finanziamenti da imprese o soggetti privati (non da società pubbliche o miste), purchè li registrino a bilancio e li dichiarino sul sito internet delle Camere quando superano la soglia dei 5mila euro l’anno (quella vigente prima del colpo di spugna del 2006, che la elevò addirittura a 50 mila).
3.Chi riceve contributi da aziende pubbliche o miste di qualsiasi importo, oppure da aziende o soggetti privati superiori ai 5 mila euro senza denunciarli, commette reato di finanziamento illecito. Ma incorre anche in sanzioni amministrative (affidate non più all’”autodichia” delle Camere, ma alla Corte costituzionale): per il singolo parlamentare, l’immediata decadenza dal mandato e la perpetua ineleggibilità e interdizione dai pubblici uffici; per il partito, che risponde per responsabilità oggettiva anche in caso di condotte infedeli dei suoi amministratori, una multa salata e la revoca di tutti i rimborsi elettorali relativi all’ultima campagna. In queste ultime sanzioni incorrono anche i partiti che non rispettano le regole di democrazia e trasparenza interna.
da Il Fatto Quotidiano del 2 febbraio 2011