Le società del leghista “duro e puro” Pini hanno due milioni di debito con lo Stato
Lo stato è creditore di una “scatola già svuotata”. L’autore della norma sulla responsabilità civile dei magistrati deve chiarire molte cose. Ma lui continua a dire di essere stato truffato
Lettera che abbiamo pubblicato sul sito e che non rettifica nulla, ma ci diffama. Invece Pini scrive il contrario su Facebook e Twitter: “Naturalmente al Fatto sono troppo democratici e non han pubblicato la mia risposta. E il direttore si nega al telefono. Che coraggio eh?”, suscitando i commenti di “barbari sognanti” (i seguaci di Roberto Maroni) del tipo: “È un giornale con cui non vale la pena neanche di pulirsi il c… forse i giornalisti che ci lavorano ci si possono pulire la bocca… infami non forniti di materia umana persevera e vediamo se è rimasto loro anche un solo spigolo che non sia ostruito dal fango”.
L’onorevole Pini continua a ripetere che lui è parte lesa, che è stato truffato. Ne prendiamo atto, ma questa è la storia. L’onorevole Pini è socio di maggioranza relativa al 40 % con carica di procuratore institore (dal 29 maggio 2002 al primo dicembre 2010) della società Nikenny Corporation srl (che passa dal commercio di apparecchiature elettromeccaniche all’importazione di caffè al ginseng dalla Malesia) costituita il 19 aprile 2002. Amministratrice unica è Alessia Ferrari socia al 30 %; altri due soci con il 15 % ciascuno sono il leghista Avio Bellagamba e Maurizio Parma del consiglio provinciale della Lega Nord di Piacenza. Nel 2004 la Guardia di Finanza scopre che “al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, la società ha utilizzato fatture per operazioni inesistenti per l’anno 2004 per complessivi euro 1. 419. 044 (fatture emesse dalla Tech Line srl) e nell’anno 2003 per fatture emesse dalla Full Service srl per euro 627, 00 e ha emesso fatture alla Full Service per euro 217. 243, 61”.
A risponderne penalmente è l’amministratore unico, Alessia Ferrari, il processo in corso cadrà in prescrizione. A questo punto Pini, già deputato della Lega Nord – quella che tuona contro “Roma ladrona” per intenderci – cosa fa? Escogita un piano per salvare la propria attività dall’aggressione dello Stato creditore. Il 28 dicembre 2010, mentre la Nikenny Corporation è ancora attiva, costituisce la Gold Choice Europe srl, sempre per l’importazione di caffè: Pini è l’amministratore e il socio di maggioranza, mentre il socio di minoranza è Paola Ragazzini anche lei leghista e sua compagna, tecnico di laboratorio alla Usl di Ravenna in aspettativa per ragioni familiari fino al prossimo 31 agosto. All’insaputa dell’amministratrice unica Ferrari, Pini vi trasferisce l’attività della Nikenny Corporation srl trasformando di fatto la società debitrice allo Stato per quasi 2 milioni di euro in una scatola vuota.
Prova del trasferimento dell’attività è il contratto di esclusiva con lo stesso fornitore di caffè malese della Nikenny Corporation. Non sappiamo come l’avrà presa Alessia Ferrari, quando ha scoperto di essere diventata amministratore unico di una “scatola vuota”; probabilmente maluccio visto che il 14 febbraio 2011 viene destituita dall’assemblea dei soci (ricordiamo che Pini ha il 40 %) e sostituita da Elvio Bagnara, anche lui leghista nonché magazziniere della Nikenny Corporation srl. La società viene quindi messa in liquidazione. Indovinate chi viene nominato liquidatore? L’amministratore-magazziniere Elvio Bagnara che somiglia tanto alla classica “testa di legno”. Un’operazione perfetta per non onorare il debito milionario. Sempre che il creditore, cioè lo Stato, per riprendersi ciò che gli spetta, non mandi la Guardia di Finanza, o l’Ufficio delle Entrate a bussare alla porta della Gold Choise Europe srl, società al 90 % di Pini dove è stata trasferita l’attività della società debitrice per quasi 2 milioni di euro (che in questi tempi di crisi non farebbero male alle casse pubbliche).
Fin qui i fatti tutti documentati. Se l’onorevole Pini volesse risponderci su questi fatti, saremmo ben lieti di ospitare una sua replica. Riassumiamo gli interrogativi per agevolarlo. 1) Se, come afferma, è parte lesa in quanto non aveva alcun potere nella Nikenny Corporation e non curava i rapporti con ifornitori, come ha fatto a svuotare in un baleno la società debitrice allo Stato per circa 2 milioni di euro trasferendo, all’insaputa dell’amministratrice, l’intera attività alla nuova società? 2) Come mai era lui, e non l’amministratrice Ferrari, a firmare il contratto di esclusiva con il fornitore malese di caffè, esclusiva passata alla sua Gold Choice Europe srl? 3) A quale titolo, allora, utilizzava la carta di credito intestata alla società che pagava mensilmente estratti conto di 1. 000 o 1. 600 euro? 4) A quale titolo ha fatto acquistare dalla società per circa 90 mila euro una Bmw X 6 con cui andava e va ancora in giro (non sappiamo se ora l’auto sia intestata alla nuova società), non pagando, tra l’altro, multe per 4. 300 euro? 5) A quale titolo usava il cellulare intestato alla società che pagava bollette di 2 mila euro a volta? 6) A quale titolo faceva intestare dal ristorante Don Abbondio di Forlì le fatture dei suoi pranzi e delle sue cene alla società di cui, come sostiene, era solo socio di capitale?
In sintesi: se l’onorevole non aveva alcun potere nella Nikenny Corporation, come mai quanto meno fino all’ 11 luglio del 2011, giorno in cui è stata messa in liquidazione, ha goduto di tutti questi fringe benefits, sui quali, tra l’altro, si dovrebbero anche pagare le relative tasse? Infine, l’onorevole nella lettera al Fatto scrive: “Dalla data della mia prima elezione non ho più svolto il ruolo di procuratore o amministratore di alcuna ditta e quello al quale si fa riferimento nel pezzo è stato rimesso nel 2009”. Ma le date non tornano: come forse l’onorevole Pini saprà, l’onorevole Pini è stato eletto deputato nell’aprile del 2006 e si è dimesso da procuratore institore della Nikenny Corporation srl il primo dicembre del 2010, esattamente 27 giorni prima della costituzione della Gold Choice Europe srl. L’on. Pini parla mai con l’on. Pini?