Marco Travaglio
24 settembre 2011
È tutto un incrociarsi di ricatti, avvertimenti, minacce, messaggi trasversali. E non nelle intercettazioni, che al confronto sono roba da educande. Ma nelle dichiarazioni pubbliche. Del resto l’aveva detto il molto intelligente Ferrara a Micromega nel 2002: “Se non sei ricattabile, non puoi fare politica, perché non sei disposto a fare fronte comune”. Dunque il compito del ministro dell’Economia non è salvare il salvabile (ammesso che ci sia ancora qualcosa di salvabile) al Fmi, al G20 e in altri consessi internazionali: è fare il palo e tenere il sacco al compare di turno. “Meglio uno sbirro amico che un amico sbirro”, diceva Provenzano ai suoi picciotti secondo l’ultimo pentito di mafia. Infatti ora Tremonti è visto con sospetto, come il padrino che diserta i summit e qualcuno insinua che stia diventando “sbirro”, che stia trescando con la polizia. “Tremonti è immorale”, schiuma il boss del Consiglio: “Non essere venuto a votare per il suo amico, mentre noi ci mettevamo la faccia, è una cosa indegna”. Milanese: “Mi ha nauseato, io sono qui sulla graticola al posto suo e lui scappa”. La Santanchè: “Dobbiamo essere uniti nella buona e nella cattiva sorte”.
Gli house organ della banda esultano nella migliore tradizione mafiosa perché un altro l’ha fatta franca. Libero: “Manettari scornati”. Il Giornale: “La maggioranza tiene, niente carcere per Milanese”. Poi mitragliano il traditore. “Tremonti scappa”, titola don Olindo. E Giordano, degno allievo: “Il coniglio dei ministri va in fuga. Mentre la maggioranza fa quadrato per salvare il suo collaboratore, lui taglia la corda”. Anche la scelta dei vocaboli è illuminante. Sono i manigoldi di tutte le risme che dicono “tagliare la corda”. Del resto sono 17 anni che il Parlamento condivide le stesse preoccupazioni delle bande criminali: come fuggire alle manette, alle intercettazioni, ai magistrati, ai processi, alle indagini, alle perquisizioni, agli interrogatori, ai pentiti, ai testimoni. E legifera di conseguenza. B. a Lavitola: “Te l’avevo detto che ci intercettavano”. B. al suo domestico Alfredo venuto a portagli tre telefonini peruviani appena omaggiati da Lavitola: “Ma guarda un po’, queste cose le fanno i mafiosi” (infatti cominciò subito a usarli). Lavitola a Tarantini: “Lo mettiamo in ginocchio… con le spalle al muro… alle corde… e lui ci dà tutti i soldi che vogliamo”. La D’Addario alla Montereale: “Mo’ voglio fare uscire fuori un po’ di cose”. E l’altra: “Sì, puoi fargli il culo come ha fatto Noemi, quella puttana”. A furia di frequentarle, il presidente del Consiglio ha rovinato anche le mignotte. Alla prossima festa della Polizia, i membri del governo si daranno alla fuga di massa. “Arriva la Madama”. “Ci hanno beccati”. “Oddio, la Pula”, “Metti in moto”. “Passami il piede di porco”. “Tagliamo la corda”.