Anacapri: Masi, la cricca e il caso
della villa scomparsa
C’è una splendida villa sull’isola di Capri che doveva essere comprata da Mauro Masi e ristrutturata da Anemone, di cui si parla nelle intercettazioni dell’inchiesta sulla ‘Cricca’, anche se nessuno se ne è accorto. La sua storia si intreccia a quella della fiction scritta dal proprietario della casa, approvata e pagata dalla Rai di Masi. L’immobile al centro dell’affaire doveva diventare il nido d’amore del direttore generale e della sua ex, l’attrice Susanna Smit ma la compravendita è saltata dopo gli arresti di Angelo Balducci e Diego Anemone.
Tutto inizia nel dicembre del 2009 quando la compagna 34enne di Masi firma un compromesso che la impegna a stipulare un atto da 2,3 milioni di euro entro l’estate 2010. A gennaio 2010 Mauro e Susanna aprono le porte della villa alla ditta di Anemone in vista di una ristrutturazione urgente. Il 10 febbraio Anemone e Balducci finiscono in prigione e i giornali pubblicano le intercettazioni. Poco dopo Susanna Smit rinuncia al
contratto definitivo, nonostante la penale salata: 200 mila euro. Infine l’ultimo doppio atto della commedia immobiliare: tre mesi fa il direttore generale della Rai ottiene dal promittente venditore l’impegno alla restituzione di 100 mila euro. Nello stesso periodo la Rai inserisce nel suo piano di produzione una fiction sulla storia autobiografica del venditore.
La villa si trova nel cuore del Parco Silvania e domina il blu dalla collina di Anacapri. Negli anni settanta, davanti al camino del salone, il proprietario Ugo Pirro scriveva i film candidati all’Oscar come Indagine su ‘Un cittadino al di sopra di ogni sospetto’ e ‘Il giardino dei Finzi-Contini’. Pirro muore nel 2008 e il figlio Umberto mette in vendita la villa. Sul sito della Capriimmobiliare si legge: “A poca distanza dal centro di Anacapri, la villa rappresenta una straordinaria opportunità di investimento. In posizione dominante dotata di 2 ingressi, affacciata sul meraviglioso panorama del golfo di Napoli, vanta una superficie complessiva di circa 200 mq su 2 livelli, composta da salotto, cucina, 5 camere da letto panoramiche, 3 bagni ed è circondata da ampi terrazzi e un giardino con suggestivi viali, scorci e camminamenti, articolato su vari livelli per circa 3.000 mq, dove è possibile costruire una piscina”.
Il prezzo richiesto dal proprietario Umberto Mattone (Pirro era il cognome d’arte) è di 2,6 milioni. Per Susanna Smit, nata e cresciuta a pochi metri di qui, l’acquisto della villa frequentata da piccola in punta di piedi, sarebbe la consacrazione sociale. Masi il 24 giugno del 2009 aveva già organizzato una festa in suo onore sulla terrazza dell’Altare della Patria, con 300 invitati, compreso Silvio Berlusconi. Nonostante una lite animata con Susanna il 24 settembre avesse portato le volanti sotto la casa romana di Masi, tre mesi dopo il direttore generale le dona per Natale un contratto preliminare da 2,3 milioni. Susanna freme dalla voglia di usare la magione e Masi interessa la ditta Anemone per la ristrutturazione.
La vicenda emerge dalle intercettazioni. Il 22 gennaio 2010, Masi chiama Angelo Balducci. Tra loro c’è grande confidenza. Masi, fino a 8 mesi prima, era segretario generale alla Presidenza del Consiglio, dove Balducci era stato capo dipartimento. Sei mesi prima Masi ha chiesto a Balducci, e ottenuto a tempo di record, l’assunzione del “cognato” Anthony Smit al circolo Salaria Village di Diego Anemone e Filippo Balducci, figlio di Angelo, nonché proprietario della casa di via dei Cartari dove Masi viveva con Susanna. I rapporti tra Anemone e il fratello di Susanna sono tali che in una telefonata intercettata nel luglio 2009, Diego Anemone – secondo i Carabinieri del Ros – “prospetta a Smit Anthony che ha intenzione di acquistare qualcosa a Capri e gli chiede di interessarsi per vedere se c’è qualcosa di interessante in vendita”. A comprare però, pochi mesi dopo, sarà Susanna Smit e Anemone rientrerà in gioco per ristrutturarla.
Gli investigatori danno questa lettura errata della conversazione del 22 gennaio 2010: “Masi chiama Balducci e gli chiede il numero telefonico di Angelo Stallocca, dipendente del gruppo Anemone, con cui si è già accordato per eseguire dei lavori presso la sua abitazione in via dei Cartari …Masi farà chiamare Stallocca da Susanna Smit per concordare l’inizio dei lavori”.
In realtà via dei Cartari non c’entra nulla, come conferma a Il Fatto lo stesso Masi: “Parlavamo della casa di Anacapri”. Proprio quella scoperta da Il Fatto e oggetto del preliminare del 19 dicembre 2009 davanti al notaio usato spesso dalla Rai per i suoi atti, Francesco Maria Ragnisco. Umberto Mattone firma il compromesso con Susanna Smit per un prezzo di 2,3 milioni. La Smit blocca la casa con due assegni bancari da 150 mila e 50 mila euro come caparra penitenziale e si impegna (contando sui soldi che le avrebbe dato Masi) a versare 800 mila euro entro il 15 febbraio 2010. Più altri 1,3 milioni mediante un mutuo ipotecario alla stipula non oltre il 26 agosto 2010. Una valanga di soldi che Masi giustifica così: “Erano i miei risparmi di una vita”. E Susanna Smit conferma: “Mauro guadagna molto e quello era il mio regalo di nozze”.
Masi e la Smit a fine gennaio si comportano come se la casa fosse loro. Racconta a Il Fatto Angelo Stallocca: “A gennaio 2010 il mio principale, Diego Anemone, mi chiese di andare a Capri per vedere cosa c’era da fare per rendere la casa abitabile per l’estate. A Capri trovai Masi e Susanna Smit. Mi mostrarono la villa e feci una stima dei lavori urgenti. Al ritorno parlai con Anemone. Non ci fu il tempo di fare altro. Pochi giorni dopo ci furono gli arresti e non se ne fece più nulla. Poi sono andato in pensione e non ne ho più parlato”.
Il sopralluogo, secondo l’intercettazione, sarebbe avvenuto il 27 gennaio. Gli arresti di Balducci e Anemone sono del 10 febbraio. Qual è la ragione della retromarcia di Masi? “Ho fatto fare una verifica da parte dei tecnici della zona e da altri che ho fatto venire. Per quello ho chiamato Balducci. Chiedevo un tecnico che venisse a fare una verifica della casa. Una cosa normalissima. Come ho preso lui ne ho presi altri due. Ho visto che la casa non andava bene e ho rinunciato pagando una caparra penitenziale”, questa è la versione del manager RAI. Comunque, solo molti mesi dopo i giorni della “verifica” di Stallocca e degli arresti di Anemone, la retromarcia diventa un atto pubblico: il 16 dicembre 2010, davanti al solito notaio Ragnisco, Susanna Smit firma la risoluzione con Umberto Mattone, che trattiene la somma di euro 200 mila a titolo di caparra penitenziale. Nell’atto però Mattone si impegna a restituire alla Smit 100 mila euro dei 200 mila pagati (con i soldi di Masi) al preliminare. La restituzione sarebbe dovuta avvenire alla stipula di un nuovo preliminare con un nuovo acquirente e, comunque, entro il 25 febbraio 2011.
Masi dovrebbe essere appena rientrato in possesso dei suoi 100 mila euro. Il Fatto ha scoperto una coincidenza imbarazzante per il direttore generale: nel periodo che va tra il primo e il secondo atto, quando Masi trattava la restituzione di 100 mila euro da Mattone, la storia del venditore diventava una fiction Rai. Il film è già stato inserito nel piano di produzione con un budget superiore a un milione di euro. Si dovrebbe intitolare “La vita è un mozzico” per la regia di Anna Negri e la produzione di Sacha Film. La storia è ispirata a quella di Umberto Mattone, vittima di un gravissimo incidente stradale.
Il capo di Rai fiction, Fabrizio Del Noce, ha spinto molto il soggetto scritto da Mattone con la compagna Alessandra Murri, che ha ricevuto commenti positivi da tutti quelli che l’hanno letta. La fiction affronta il tema della disabilità da una prospettiva innovativa ma i meriti di Mattone non possono oscurare un dato: la Rai di Masi pagherà per produrre la fiction del suo promittente venditore. Un fatto imbarazzante che aggiunge dubbi ai tanti suscitati da questa storia. Masi si impegna a pagare subito un milione e mezzo (tra acconto, ristrutturazione e spese fiscali) più un mutuo con una rata elevata (fino a 7-8 mila euro al mese a seconda del tasso e della durata). Perché Masi intesta il contratto a una ragazza che di là a pochi mesi diverrà la sua ex? Perché sospende tutto all’improvviso? E qual è il ruolo di Anemone e Balducci in questa storia? Visti i precedenti e la rapidità con la quale Masi aveva appena ottenuto un lavoro (e un alloggio) per il fratello di Susanna, il loro intervento sullo scenario di Capri inquieta.
Alle domande de Il Fatto Masi replica con una raffica di minacce di querele, tipo: “Sto scendendo a denunciarla ai carabinieri” oppure “non vedo l’ora di fare una querela per diffamazione aggravata e stalking”. Sintetizzando tre telefonate concluse con un suo click e altrettanti sms bellicosi, questo dovrebbe essere il senso della replica: “Non so nulla della fiction. Avrei pagato la villa con i risparmi della mia vita. Anemone non c’entra. Avevo solo chiesto a un suo uomo di fare un sopralluogo, come ad altri due tecnici. Non ho comprato più perché i tecnici mi hanno convinto che c’erano troppi lavori da fare. Tutto è depositato dal notaio in massima trasparenza. In questa storia ci ho rimesso 100 mila euro di penale e 27 mila euro di tasse. Altro che conflitto di interesse”.