“Monti come Berlusconi”. I sindaci del Sud (con Vendola) rompono il fronte pro-tecnici
Al meeting per il “bene comune”, partono critiche al governo dagli amministratori locali. De Magistris: “Io vedo solo poteri forti”. Zedda: “Non c’è differenza dal precedente governo”. Emiliano (Pd): “Il mio partito dice che queste liberalizzazioni sono il nuovo Risorgimento. Non sono d’accordo”
Circa duemila persone hanno partecipato ai quattro forum tematici al Maschio Angioino e al dibattito finale al Politeama. Assenti – ma almeno ufficialmente giustificati – gli amministratori del centro-nord: Nicola Zingaretti (presidente della Provincia di Roma), Giuliano Pisapia (sindaco di Milano), Virginio Merola (sindaco di Bologna) e Giorgio Orsoni (sindaco di Venezia). Sono invece regolarmente intervenuti il governatore della Puglia Nichi Vendola e i sindaci Massimo Zedda(Cagliari) e Michele Emiliano (Bari).
“Abbiamo bisogno di politica, e non di invocare specialismi o tecnici che è un’idea di destra, autoritaria”, ha detto Vendola, lanciando “un appello da lanciare a tutti gli amministratori, bisogna scambiarsi le buone pratiche, le proprie esperienze e fatiche, ognuno alle prese con il proprio Patto di stabilità. È propagandistica l’idea che la liberalizzazioni possano trascinarci fuori dalla crisi, mentre l’Italia precipita in quel buco nero che è il -2,2% di Pil previsto dal Fondo monetario internazionale Questa giornata – ha proseguito – è un seme buono che può dare speranza per la costituzione di un processo alternativo che sia l’osmosi tra politica e movimenti. L’unità a sinistra sia tra questi due elementi, non dei vertici”.
Secondo Zedda “in questo momento c’è al governo un galantuomo che però sta facendo le cose che farebbe Berlusconi, e il solco sociale si accentua”. Ed Emiliano, ultimo dei sindaci a parlare prima di de Magistris, ha aggiunto: “Noi siamo qui e vediamo il mondo da sud. Ed ascoltare il vice segretario del mio partito (il pd Enrico Letta, ndr) che dice che le liberalizzazioni di Monti, ovvero qualche taxi in più e qualche farmacia aperta qualche ore in più, sono ‘l’inizio del risorgimento italiano’, mi fa pensare che forse siamo nella confusione delle parole. Io dico no a un sistema che vuole distruggere meccanismi che abbiamo costruito con lacrime e sangue. E credo che dobbiamo utilizzare un modello di partecipazione diverso da quello penoso dei tesseramenti”.
Dai forum, coordinati da alcuni degli assessori della giunta de Magistris, sono emersi gli indirizzi politici dei movimenti e delle associazioni che si riconoscono nel progetto di democrazia partecipativa: difendere le volontà referendarie dai tentativi di privatizzazione dei servizi idrici, trasformare le spa dei servizi pubblici essenziali in società di diritto pubblico, ripartire sul territorio con le tre “r” (riutilizzo, riciclo, riqualificazione), incrementare gli investimenti nel welfare e nel sociale e disincentivare gli interventi in sicurezza che spesso si trasforma in repressione. Un no deciso agli eccessi dei patti di stabilità, che hanno trasformato i Comuni in ostacoli allo sviluppo economico. Numerose le attestazioni di solidarietà alle tante lotte che serpeggiano sul territorio nazionale: ai No Tav, ai No dal Molin, ai comitati antidiscarica di Chiaiano, Terzigno, Taverna del Re. Ed alla Fiom ghettizzata a Pomigliano d’Arco per aver osato dire no a Marchionne. Per loro ha parlato dal palco Antonio De Luca, che quasi piangeva mentre raccontava i soprusi subiti in fabbrica da capi e capetti che mentre lo vessavano gli dicevano “hai visto che è poco salutare essere iscritti alla Fiom”? Cinque minuti di applausi in standing ovation hanno seguito queste parole. “Colpisce – ha poi detto l’operaio – il silenzio della politica di fronte a quel che sta accadendo”.