Effetto Serra
Stando a un articolo sul Giornale di Vittorio Sgarbi, di recente reincarnatosi come sindaco di Salemi, l’on. Achille Serra avrebbe prima accettato «con un lampo negli occhi» l’offerta di diventare suo vicesindaco e poi rinunciato su pressione del Pd. Che dunque «non vuole fare la lotta alla mafia», diversamente da Sgarbi che, «solo come Don Chisciotte» ha «affrontato questa potentissima espressione di criminalità». Per sottolineare meglio il suo impegno antimafia, il sindaco tiene a distinguersi da chi «coltiva la leggenda di una mafia forte dominata dal latitante Matteo Messina Denaro, il cui ruolo viene amplificato per consentire ai professionisti dell’antimafia di alimentare la loro retorica». Del resto già in passato lo Sgarbi aveva dimostrato il suo impegno antimafia beatificando Giulio Andreotti (che aveva a Salemi alcuni fra i suoi migliori amici: i cugini Salvo), dando del mafioso a Gian Carlo Caselli e additandolo su Canale5 come il mandante morale dell’omicidio di don Puglisi. Ora, assodato che Messina Denaro è una dama della carità, resta da capire perché mai Serra, appena eletto deputato nel Pd, avrebbe dovuto fare il vicesindaco di una giunta capeggiata da un ex di Fi e «guidata dall’Udc». Cioè dal partito di Totò Cuffaro, altro acerrimo nemico della mafia. Ora si attende una smentita di Serra, anche perchè Sgarbi sostiene di avere «registrato per correttezza» la sua «dichiarazione entusiastica e riconoscente» per la nomina a vicesindaco. Già, perché Sgarbi è contrario alle intercettazioni, ma registra le telefonate altrui. Per correttezza.