“Se” la guerra totale
all’evasione è solo uno spot
Il governo dei condoni ora si affida al buon cuore degli evasori. Ma i redditi e gli utili non dichiarati al fisco arrivano a 275 miliardi di euro
Da oggi sui vostri schermi va in onda la lotta all’evasione: due spot che passeranno sulle reti Rai per un paio di mesi e faranno pure mostra di sé nelle stazioni e negli aeroporti di Roma e Milano. A commissionarli alla Saatchi and Saatchi è stata l’Agenzia delle entrate con l’idea – si presume – di creare a mezzo stampa quella censura sociale che gran parte del popolo italiano si rifiuta di comminare a chi si auto-diminuisce le tasse. Il primo spot è un’animazione intitolata “Se” e dovrebbe ricordare ai cittadini, semmai non lo sapessero, che con le tasse si pagano i servizi pubblici. Il secondo dovrebbe essere invece un pregnante ritratto antropologico dei “parassiti che vivono alle spalle della società, succhiando risorse alla collettività”. Insomma, una sorta di chiamata alle armi della cittadinanza dopo quella, con scarsissimi esiti, con cui Giulio Tremonti invitò alla pugna i Comuni (trovate gli evasori e vi lascio un po’ di soldi). Meglio di niente, si dirà, eppure non proprio quella guerra totale all’evasione fiscale che sarebbe “la vera patrimoniale”, come ha detto Vladimiro Giacché, dirigente della Sator di Matteo Arpe oltre che editorialista del Fatto Quotidiano: “A causa di questa illegalità, ciascun contribuente in regola paga 3.000 euro all’anno di più; in concreto, negli ultimi 30 anni il lavoro dipendente ha pagato maggiori tasse per 870 miliardi”.
I redditi e guadagni non dichiarati al fisco – dati Istat di quest’anno – che oscilla tra i 255 e i 275 miliardi all’anno, il 16,3 e il 17,5 per cento in percentuale sul Pil: il mancato gettito è
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