Ieri è andato a puttane tutto il reality fasullo, costruito pazientemente in quasi 20 anni con aggressioni e falsità – corruzioni e misfatti, dal mafionano silvio berlusconi. Ieri in Piazza del Popolo e zone limitrofe c’era l’Italia VERA, l’Italia colta, onesta e informata. L’Italia occidentale e
Archivi tag: franceschini
La mafiodestra impazzita
E’ BASTATA UNA DELLE RARISSIME TRASMISSIONI DI INFORMAZIONE VERA PER SCATENARE IL
PANICO
IN QUESTO REGIMETTO ALLO SBANDO. CERTO,
SE I CITTADINI TUTTI SAPESSERO DAVVERO COME STANNO REALMENTE LE COSE… QUESTI NON PIGLIEREBBERO NEMMENO IL 20% DEI VOTI.
(da Repubblica)
Dopo il caso Annozero il segretario del Pd attacca il premier
“Intimidazioni, l’apertura di un’istruttoria è un atto anomalo”
Rai, Franceschini attacca Berlusconi
Nel centrodestra è polemica sul canone
Giornale e Libero invitano a disdire l’abbonamento: “Non è servizio pubblico”
Ma il finiano Italo Bocchino respinge l’idea: “E’ un rimedio peggiore del male”
ROMA – “E’ una strategia dell’intimidazione”. E’ duro l’attacco del segretario del Pd Dario Franceschini a Silvio Berlusconi dopo le polemiche su Annozero: ” “L’apertura di un’istruttoria è un atto anomalo perchè esiste già una
commissione di vigilanza. Travaglio non è stato mai tenero, ma nessuno ha pensato di mettergli un bavaglio”. E intanto, nel Pdl, è maretta, dopo che i giornali del centrodestra – Libero e Il Giornale – lanciano l’idea di boicottare il canone Rai.
La battaglia anti-canone. E’ la campagna di entrambi i quotidiani. Libero scrive che “cresce la protesta dei lettori che non vogliono pagare l’abbonamento” e dà le istruzioni per disdire il canone. Il Giornale titola: “Non paghiamo più la tassa Santoro”. “Le porcherie di Annozero – si legge nel catenaccio – sono la goccia che fa traboccare il vaso: Travaglio e compagni vadano pure in onda, ma non sovvenzionati con i nostri soldi”.
Franceschini attacca. Per il segretario del Pd, intervistato da SkyTg24, la decisione è stata presa direttamente dal premier (“perchè quelli che gli stanno incontro non hanno margini di manovra”). “L’idea del presidente del Consiglio è: siccome ho vinto elezioni non è che devo governare per 5 anni, ma sono padrone dello Stato. E siccome sono il padrone, mi dà fastidio la stampa libera, i magistrati, il Parlamento e gli organi di garanzia”. Quanto alla campagna contro il canone Rai, (che trova appoggi sia dalla destra di Storace sia da Di Pietro), il segretario del Pd replica: “Non hanno la minima idea di cosa sia il servizio pubblico, il prossimo passo è che diranno di non pagare le tasse se vince il centrosinistra. Direi che anche questo è un’altra parte della battaglia di intimidazione”.
La replica di Bonaiuti. “Invece di strillare, Franceschini e i suoi dovrebbero chiedersi cosa è il servizio pubblico, quali sono i suoi limiti e quali le regole. Tutto il resto sono chiacchiere vuote e futili” ribatte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Il “no” di Bocchino. “Proporre il boicottaggio del canone Rai – dichiara il vicecapogruppo Pdl alla Camera, fedelissimo di Gianfranco Fini – è un rimedio peggiore del male e rischia di minare economicamente la più grande industria culturale del paese. Sarebbe invece opportuno inserire il canone nella bolletta elettrica riducendone l’importo ma facendolo pagare a tutti. Sarebbe una misura equa ed utile all’azienda, alla quale non vanno sottratte le risorse, ma va chiesta la giusta dose di pluralismo ed imparzialità”.
Da Travaglio
la mosca tzé tzé |
Marco Travaglio
Molto partito, poco democratico
15 luglio 2009
Dice D’Alema che Grillo non può iscriversi al Pd: non ha mai definito “golpisti” i pm di Mani Pulite, mai fatto bicamerali per demolire la Costituzione, mai rovesciato il governo Prodi, mai legittimato il conflitto d’interessi, mai definito Mediaset “un grande patrimonio del Paese”, mai
Di Pietro bacchetta Napolitano …
(giustamente), per la soavità con cui tratta Alfano e Burlesquoni. Franceschini si erge a paladino del Presidente della Repubblica (a torto). La cosa ridicola, come sempre, è l’intervento di questo buffone piduista e malavitoso:
Il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, quella di Di Pietro è “una pericolosa deriva dell’avventurismo e dell’estremismo giustizialisti“.
L’ITALIA SOTTO IL GIOGO DEL REGIMETTO MAFIOSO
Terzo reich di Mafiolo
Immigrazione – L’esecutivo accelera
Sicurezza, il governo blinda il provvedimento
Al Senato ci sarà il voto di fiducia. Domani il via libera definitivo. Ieri nuovo altolà di Fini:
«E’ indispensabile distinguere tra rifugiati e clandestini». E l’opposizione passa all’attacco.
°°° Me cojoni! L’opposizione all’attacco?! Sta a vedere che adesso Franceschini butta l’orsacchiotto e il meccano per terra… Per chi non lo avesse capito, questo è un decreto per la LORO sicurezza: dei delinquenti al potere, che NON vogliono le intercettazioni!!!
Legittimamente un par de palle!
Sapete che c’è? Da quando mi hanno svegliato i sedicenti muratori a mazzuolate: ormai si sono presi il vizio di rompere le scatole alle sette del mattino, mi frulla per la testa questa minchiata galattica… “è stato eletto legittimamente”. Non c’è esponente del centrosinistra che non si abbeveri a questa fonte di sciocchezze. Ma legittimamente un cazzo!
In maniera legittima sono stati eletti, da sempre, gli esponenti della sinistra… giacché la dc ha sempre fatto ricorso ai voti della mafia e al clero. Io mi ricordo di quando le suorine, invisibili per tutto l’anno, sotto elezioni andavano a prelevare moribondi-ciechi-paralitici e affini e li portavano ai seggi. E magari facevano esse stesse la croce. Vorrei chiedere ai d’alema, ai veltroni, ai Franceschini cosa ci sia di legittimo nell’elezione di una masnada di pregiudicati, inquisiti, zoccole e veline imposti al parlamento. Vorrei sapere da quando e in quale paese occidentale un farabutto , che si è appropriato ILLEGITTIMAMENTE di tutto ciò che possiede, può comprarsi un partito, fare società col cognato di Totò Riina e con Riina stesso, amalgamare “Sicilia libera” (creatura di Leoluca Bagarella) con gli avanzi malavitosi di Dc-Psi-Psdi-Monarchici-Liberali- ecc. e fondare Forza Italia.
Infine, vorrei sapere da lorsignori cosa c’è di legittimo nel possedere e/o controllare il 90% dei media nazionali e, dopo aver condizionato malamente le menti più deboli e indifese, passare a riscuotere i voti. E quando non bastano, fare incetta di voti comprati a livelli capillari e… praticare sistematicamente BROGLI! Mi spiegate almeno voi, amici del blog, COSA CAZZO C’E’ DI LEGITTIMO IN TUTTO QUESTO?
LA SUORINA DELL’URNA ELETTORALE
Ne ho parlato ieri a pranzo…
IL CAVALIERE E IL SUO FANTASMA
di EZIO MAURO
Dunque siamo giunti al punto in cui il Presidente del Consiglio denuncia pubblicamente un vero e proprio progetto eversivo per farlo cadere e sostituirlo con “un non eletto dal popolo”. Un golpe, insomma, nel cuore dell’Europa democratica, come epilogo dell’avventura berlusconiana, dopo un quindicennio di tensioni continue introdotte a forza nel discorso pubblico italiano: per tenere questo sventurato Paese nella temperatura emotiva più adatta al populismo che può dominare le istituzioni solo sfidandole, fino a evocare il martirio politico.
È proprio questa l’immagine drammatica dell’Italia che l’uomo più ricco e più potente del Paese porta oggi con sé in America, all’incontro con Obama.
Solo Berlusconi sa perché dice queste cose, perché solo lui conosce la verità, che non può rivelare in pubblico, della sciagura che lo incalza. Noi osserviamo il dramma di un leader prigioniero di un clima di sconfitta anche quando vince perché da quindici anni non riesce a trasformarsi in uomo di Stato nemmeno dopo aver conquistato per tre volte il favore del Paese.
Quest’uomo ha con sé il consenso, i voti, i numeri, i fedeli. Ma non ha pace, la sicurezza della leadership, la tranquillità che trasforma il potere in responsabilità. Lo insegue l’altra metà di se stesso, da cui tenta di fuggire, sentendosi ghermito dal fondo oscuro della sua stessa storia. E’ una tragedia del potere teatrale e eccessiva, perché tutto è titanico in una vicenda in cui i destini personali vengono portati a coincidere col destino dell’Italia. Una tragedia di cui Berlusconi, come se lo leggesse in Shakespeare, sembra conoscere l’esito, sino al punto da evocare la sua fine davanti al Paese.
In realtà, come è evidente ad ogni italiano di buon senso, non c’è e non ci sarà nessun golpe. C’è invece un rapido disfacimento di una leadership che non ha saputo diventare cultura politica ma si è chiusa nella contemplazione del suo dominio, credendo di sostituire lo Stato con un uomo, il governo con il comando, la politica con il potere assoluto e carismatico.
Oggi quel potere sente il limite della sua autosufficienza. Ciò che angoscia Berlusconi è il nuovo scetticismo istituzionale che avverte intorno a sé, il distacco internazionale, il disorientamento delle élite europee, le critiche della stampa occidentale, la freddezza delle cancellerie (esclusi Putin e Gheddafi), lo sbigottimento del suo stesso campo: dove la regolarità istituzionale di Fini risalta ogni giorno di più per contrasto.
Il Cavaliere sente di aver perso il tocco, che aveva quando trasformava ogni atto in evento, mentre lo spettacolo tragicomico dei tre giorni italo-libici dimostra al contrario che le leggi della politica non sono quelle di uno show sgangherato.
Soprattutto, Berlusconi capisce che la fiaba interrotta di un’avventura sempre vittoriosa e incontaminata si è spezzata, semplicemente perché gli italiani improvvisamente lo vedono invece di guardarlo soltanto, lo giudicano e non lo ascoltano solamente. E’ in atto un disvelamento. Questa è la crepa che il voto ha aperto dentro la sua vittoria, e che è abitata oggi da queste precise inquietudini.
Il Cavaliere ha infatti ragione quando indica i quattro pilastri che perimetrano il campo della sua recente disgrazia: le veline, le minorenni, lo scandalo Mills e gli aerei di Stato. Giuseppe D’Avanzo, che su questi temi indaga da tempo con risultati che Berlusconi conosce benissimo, spiega oggi perché siano tutt’altro che calunnie come dice il premier. Sono quattro casi che il Cavaliere si è costruito con le sue mani, che lo perseguitano perché non può spiegarli, che lui evoca ormai quotidianamente mentre tenta di fuggirli, e che formano insieme uno scandalo pubblico, tutt’altro che privato: perché dimostrano, l’uno insieme con l’altro, l’abuso di potere come l’opinione pubblica comprende ogni giorno di più.
E’ proprio questo il sentimento del pericolo che domina oggi Berlusconi. Incapace di parlare davvero al Paese, di confrontarsi con chi gli pone domande, di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti, reagisce alzando la posta per trascinare tutto – le istituzioni, lo Stato – dentro la sua personale tragedia: di cui lui solo (insieme con la moglie che di questo lo ha avvertito, pochi giorni fa) conosce il fondo e la portata. Reagisce minacciando: l’imprenditore campione del mercato invita addirittura gli industriali italiani a non fare pubblicità sui giornali “disfattisti”, quelli che cioè lo criticano, perché la sua sorte coincide col Paese. Poi si corregge dicendo che voleva invitare a non dar spazio a Franceschini, come se non gli bastasse il controllo di sei canali televisivi ma avesse bisogno di un vero e proprio editto. E’ qualcosa che non si è mai visto nel mondo occidentale, anche se la stampa italiana prigioniera del nuovo conformismo preferisce parlar d’altro, come se non fosse in gioco la libertà del discorso pubblico, che forma l’opinione di ogni democrazia.
In realtà Berlusconi minaccia soprattutto se stesso, rivelando questa sua instabilità, questa paura. Se sarà coerente con le sue parole, c’è da temere il peggio. Cosa viene infatti dopo la denuncia del golpe? Quale sarà il prossimo passo? E se c’è una minaccia eversiva, allora tutto è lecito: dunque come userà i servizi e gli altri apparati il Cavaliere, contro i presunti “eversori”? Come li sta già usando? Chi controlla e chi garantisce in tempi che il premier trasforma in emergenza?
Attendiamo risposte. Per quanto ci riguarda, continueremo a comportarci come se fossimo in un Paese normale, dove la dialettica e anche lo scontro tra la libera stampa e il potere legittimo del Paese fanno parte del gioco democratico. Poi, ognuno giudicherà dove saprà fermarsi e dove potrà arrivare questo uso privato e già violento del potere statale da parte di un uomo che sappiamo pronto a tutto, anche a trasformare la crisi della sua leadership in una tragedia del Paese.
°°° Questo pezzo di merda è finito. Si è suicidato con la sua stessa merda. Speriamo di avere un governo serio almeno a Ottobre.
Marco Travaglio
Tutto sommato, anzi detratto
Che Al Tappone abbia perso le Europee, nonostante gli sforzi eroici dei servi bugiardi, lo sa anche lui: infatti non parla da tre giorni, il che a un diarreoico della favella deve costare parecchio. Che poi il centrodestra abbia vinto le amministrative gli rode ancor di più: alle amministrative lui non era candidato, mentre alle europee sì (ancorché ineleggibile). Per la prima volta il suo nome, invece di portar voti ai suoi, li sottrae. Ha imboccato la parabola discendente, la terza. Il guaio è che le altre due volte, quando lui perse le politiche, andò al governo il centrosinistra, che si prodigò a far dimenticare le sue porcate e a resuscitarlo. E le premesse per il terzo replay ci sono tutte. Basta vedere la spensierata allegrezza con cui i cosiddetti leader Pd han commentato la disfatta: 17 province e 4,1 milioni di voti persi. E meno male che Di Pietro ne ha intercettati 1,75 e che, con un po’ di antiberlusconismo dell’ultim’ora, Franceschini ha frenato l’emorragia che con Veltroni, quello della «vocazione maggioritaria», aveva portato il Pd più vicino al 20 che al 30%. Ma il saldo del centrosinistra è -2,4 milioni di voti, mentre quello del centrodestra – 1,4 (Pdl -2,9, Lega Nord +1,5). Altro che «tutto sommato»: tutto detratto, piuttosto. Ora si ascoltano i commenti stupefacenti delle Melandri («con l’antiberlusconismo non si costruisce un progetto di governo») e del Chiamparino, dall’alto dei 10 punti persi a Torino («nostro compito sarà di ricondurre Di Pietro a un’opposizione che non sia fatta solo di antiberlusconismo»). Continuate così. Bene, bravi, bis.
°°° Ho detto le stesse cose quasi ogni giorno, anche oggi. Melandri a fare la calza e il Pd molto più coeso con Di Pietro o andranno per farfalle ad libitum.
IL CAMION DEL REGIME FRANA SULLA GIUSTIZIA E LA LIBERTA’ DI STAMPA
BRAVA DEBORA! Batte “Papi”…
La trentottenne di Udine candidata da Franceschini dopo il suo discorso
all’assemblea dei circoli del Pd nella sua regione batte perfino Berlusconi
Friuli, l’exploit della Serracchiani
“Ho preso 9 mila voti più di Papi”
ROMA – “Mi sveglio, un occhio ai dati e … in Friuli Venezia Giulia Debora batte Papi 73.910 a 64.286!!”. Trentotto anni, consigliere provinciali a Udine nelle liste del Pd, Debora Serracchiani era diventata nota a livello nazionale nello scorso marzo. Col suo appassionato, critico intervento all’assemblea dei circoli del partito, e col suo discorso cliccatissimo anche sul web. Forse per questo, Dario Franceschini aveva deciso di candidarla alle Europee. Scelta vincente, la sua: visto che, all’indomani del voto per l’Europarlamento, si scopre che proprio lei ha ottenuto, nella regione di appartenenza, più voti di Silvio Berlusconi, capolista del Pdl.
Oltre novemila consensi in più. E con un distacco siderale anche dal capolista Luigi Berlinguer, fermo a quota 11.244. Dunque una vittoria clamorosa. “Sono molto soddisfatta – dichiara – non solo nel vedere che tanti credono in me, ma anche perchè in Friuli Venezia Giulia ho ottenuto 9.000 preferenze in più rispetto a Silvio Berlusconi”.
Guardando poi non al solo Friuli Venezia Giulia, ma all’intera circoscrizione Nord Est, vediamo che la Serracchiani ottiene in tutto 101 mila preferenze; ma la cifra ancora non è definitiva. “Sspettiamo l’ufficialità dei dati – dice lei – le idee per l’Europa sono tante, quelle che sono state i cavalli di battaglia della campagna elettorale”. E cioé: competitività, innovazione e ricerca.
La Serracchiani afferma inoltre di “essere in generale soddisfatta del risultato conseguito dal Pd, perchè – spiega – anche se c’è stato un calo di consensi rispetto le politiche del 2004, credo che Dario Franceschini in questi mesi abbia fatto quasi un miracolo. Il Pd ha tenuto e non c’è stato quel crollo che qualcuno prevedeva e non c’è stato un exploit del Pdl. Credo che il Pdl sia stato punito perchè non sta dando soluzioni, in particolare non si occupa della crisi come dovrebbe”. Conclusioni, almeno secondo Debora: “Il Paese sta cambiando”.
°°° La “ragazzina”, maggiorenne, ha preso a pappine e UMILIATO il vecchio pedofilo. EWWIWA!
Nervi a fior di pelle nella sede Pdl
Nervi a fior di pelle nella sede Pdl
di Natalia Lombardo
«Silvio non ha fatto campagna elettorale, ecco perché questo calo»: così una parlamentare del Pdl a caldo commenta quei due punti e mezzo persi rispetto alle politiche 2008. Nessun «comizio oceanico, la pancia del nostro partito si mobilita solo quando si muove il leader». E invece no. Le aspettative deluse provocano grande nervosismo nel quartier generale del Pdl in Via de l’Umiltà. Dopo l’una di notte si confermano le proiezioni Rai: 35 per cento al Pdl, 26,8 il Pd, boom della Lega al 9,5 che sta superando in Veneto. I dati che arrivano nella notte fanno scendere ancora il Pdl: una fortissima sconfitta per Berlusconi e il suo partito. Una perdita di 2,4 punti rispetto al 2008, quando il Pdl ha preso il 37,4. Già alle undici di sera le prime proiezioni Sky hanno fatto impallidire gli uomini del Pdl: 39 il Pdl, 27,5 il Pd.
I “colonnelli” pidiellini dopo la gelata del dato Rai sono scomparsi. Saliti al secondo primo piano e chiusi in riunione. All’una scende Denis Verdini arrabbiato: “Questi sono numeri al lotto! Noi abbiamo altri dati, questi conti non tornano”. Se la prende con “l’astensionismo al Sud”, Ignazio La Russa in tv mira sul Capo: “Berlusconi gli ultimi giorni ha fatto campagna elettorale per Pdl e Lega”. Scende Fabrizio Cicchitto infastidito: “Miglioriamo rispetto alle europee, facciamo un passo indietro sulle politiche 2008 per effetto dell’astensionismo”, ma “teniamo rispetto altri governi europei”. Ma sono due punti e mezzo: “Nel 2008 c’erano i pensionati di Fatuzzo con noi…”. Magra consolazione. Maurizio Lupi è scuro in volto, rassegnato su un “36%”. Capezzone aspetta impalato ma non lo intervista nessuno.
I nervi erano a fior di pelle già sul 39%, alle undici. Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato, arriva all’insulto: alla domanda, posta da noi lungo la strada, se non si aspettavano qualcosa di piu’, urla: “ma stai zitta! Basta con queste domande, ma vai a fare il funerale a Franceschini”, attacca entrando in macchina. Piu’civile il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che considera “il 39 un buon risultato” e semmai lo preoccupa la “così bassa affluenza alle urne a Roma”.
Alla chiusura dei seggi nessuno si sbilancia, a via de l’Umiltà, fra buffet con pendette tricolori e telecamere, man mano cresce l’agitazione. “Se arriviamo al 40 per cento dopo questa campagna elettorale andiamo alla grande”, dice Beatrice Lorenzin, l’anti-velina del Pdl. Bonaiuti c’è ma non si vede.
Berlusconi è a Villa San Martino ad Arcore, con il figlio Piersilvio e, forse, anche Luigi, ultimogenito avuto con Veronica. Parlerà oggi, forse addirittura domani. Il traguardo sperato è il 40. Anzi, fino al giorno prima, (pur non potendolo fare) ha sbandierato il boom del “45 per cento”. Il premier ha rinviato il voto fino a ieri pomeriggio alle sei, quando si è recato al seggio 502 della scuola elementare Dante Alighieri di via Scrosati a Milano, dove votava anche mamma Rosa. Ad accompagnarlo Licia Ronzulli, una delle pupille candidate alle europee, e il candidato alla Provincia Podestà. Fuori dal seggio, nonostante il silenzio elettorale a urne aperte, Berlusconi fa campagna elettorale: “L’Italia avrà l’affuenza alle urne piu’ alta d’Europa”, quando di solito è il Belgio, che il Pdl sarà il partito piu’ forte nel Ppe, o su Kakà. E, già che aveva dei giovani davanti, la promessa-spot: «Da settembre partirà il piano casa per realizzare delle New Town».