Questi amici brasiliani hanno organizzato una partita per beneficenza. L’incasso è stato magro quanto una seratina di marco carta. Stadio deserto come un comizio di gasparri… peccato
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DIMISSIONI!!!
Il Cavaliere impunito
di MASSIMO GIANNINI
Come il morto che afferra il vivo, il fantasma della giustizia trascina ancora una volta Silvio Berlusconi nell’abisso. La pubblicazione delle motivazioni della sentenza di condanna dell’avvocato Mills, nel processo per corruzione in atti giudiziari che vede implicato anche il presidente del Consiglio, sarebbe il “de profundis” per qualunque uomo politico, in qualunque paese normale. Non così in Italia. Questo è un Paese dove un’osservazione così banale diventa paradossalmente impronunciabile in Transatlantico o sui media (persino per l’afona opposizione di centrosinistra) pena la squalifica nei gironi infernali dell'”antiberlusconismo” o del “giustizialismo”.
Questo è un Paese dove il premier ha risolto tanta parte dei suoi antichi guai giudiziari con leggi ad personam che gli hanno consentito proscioglimenti a colpi di prescrizione, e che si è protetto dall’ultima pendenza grazie allo scudo del Lodo Alfano, imposto a maggioranza poco meno di un anno fa, quasi come “atto fondativo” della nuova legislatura.
Ora, di quell’ennesimo colpo di spugna preventivo si comprende appieno la ragion d’essere. Secondo i giudici milanesi, l’avvocato inglese incassò 600 mila dollari dal gruppo Fininvest per testimoniare il falso nei processi per le tangenti alla Guardia di Finanza e All Iberian. “Mentì per consentire a Berlusconi l’impunità”, recita un passaggio delle 400 pagine delle motivazioni. Un’accusa gravissima. Una prova schiacciante. Dalla quale il Cavaliere, guardandosi bene dal difendersi nel processo, ha preferito svicolare grazie al salvacondotto di un’altra legge ritagliata su misura, e ora sottoposta al vaglio della Corte Costituzionale. Perché dietro la formula enfatica che dà il titolo al Lodo Alfano (cioè la “sospensione dei processi per le Alte Cariche dello Stato”) è chiaro a tutti che l’unica carica da salvare era ed è la sua. “Riferirò in Parlamento”, annuncia ora Berlusconi. Bontà sua. Pronuncerà l’ennesima, violenta invettiva contro le toghe rosse e la magistratura comunista, “cancro da estirpare” nell’Impero delle Libertà. E invece basterebbe pronunciare una sola parola, quella che non ascolteremo mai: dimissioni.
BUFFONI ! Scarti di verme!
Fronte del video
di Maria Novella Oppo
Sardegna fiction di governo
Qualcuno forse ricorderà che, nel corso della recente campagna elettorale regionale, Berlusconi si era dichiarato sardo, come Kennedy berlinese. E in effetti, te lo vedevi spuntare dappertutto, tra i nuraghe, o dovunque ci fosse una telecamera al seguito. A fianco, come un cagnetto ben addestrato, il candidato Cappellacci, muto ma sedicente sardo pure lui. Il quale oggi, da presidente della Regione, non trova una parola da dire in difesa dei cittadini che lo hanno votato, fidandosi però della parola di un altro, famoso nel mondo per essere del tutto inaffidabile. Barzellette tante, per il resto finto come la sua moquette di peli alieni. E ora, a cose fatte e voti presi, i due bugiardi dichiarano candidamente che l’isola non conta per il governo se non come set, come location televisiva dove ambientare l’ennesima fiction con Berlusconi protagonista. Ieri sardo, oggi terremotato, fino al momento dell’incasso.
Berluscopoli
Biella, 14:59
FREQUENTAVANO CASA PIACERE, CONDANNATI GUARDIA E LADRO
Il Tribunale di Biella ha condannato a tre anni e quattro mesi un agente 42enne della Polstrada, Fabio Francese, e a 18 mesi un pregiudicato vercellese di 35 anni, Gennaro Esposito. In carcere, con 5 anni e 4 mesi di condanna, anche Lin Jin Rong, un vietnamita che gestiva una casa di appuntamento a Chiavazza, nel Biellese, e la sua aiutante cinese, Hi Tse Hsien, cui e’ stata comminata una pena di due anni e mezzo. L’accusa per il poliziotto, che una delle prostitute che lavoravano nella casa aveva detto avere richiesto indietro, esibendo il distintivo, i 60 euro appena pagati per un rapporto sessuale, e’ di avere taciuto all’autorita’ giudiziaria l’esistenza della casa d’appuntamenti, i cui movimenti erano controllati da alcuni mesi dai Carabinieri. La ricostruzione dei fatti, avvenuti nel 2004, e’ sempre stata negata da Francese, che ha sostenuto di essere finito in un tranello tesogli dalle prostitute cinesi. Piu’ semplice, invece, l’attribuzione delle responsabilita’ di Esposito: una sera si era introdotto nell’abitazione e, dopo avere minacciato la ”maitresse”, aveva rapinato l’incasso.