Dunque, martedì scorso sono andato a Milano per partecipare a un processo che vede imputati antonio ricci e merdaset per il furto del Gabibbo. Io sono l’unico testimone oculare. O meglio, sono l’unico testimone oculare che può dire la verità. Non devo nulla a nessuno, tantomeno ad antonio ricci, che, dopo avermi inseguito e leccato il culo per sei mesi nel 1986, poi mi ha sfruttato per tre anni al Drive in e quindi ha RUBATO il mio format TELEGIORNALE DELLA PERA (alias Striscia) e i miei testi, ed ha rovinato la mia vita e la mia carriera. Il fatto incriminato avvenne nella redazione di Striscia la notizia, a fine agosto- inizi di settembre del 1990. In redazione a Milano 2, oltre a ricci, c’erano il suo braccio destro beccati, Max Greggio, e Gennaro Ventimiglia. Tutti costoro sapevano benissimo che Striscia era un format MIO ed ero lì in quanto autore e comico di punta (stavo preparando il nuovo personaggio della “PEPPA”: la zia di Cossiga, talpa al Quirinale).
Qualcuno, forse il loro galoppino matteo molinari, detto Missile, che risiedeva a Los Angeles da qualche tempo, aveva mandato un piccolo poster di BIG RED: famosissimo pupazzo- mascotte della statunitense ‘Western Kentucky University’. Immediatamente, Ricci ci convocò per copiare il simpatico pupazzo e quindi per RUBARE Big Red. Ci chiese di trovargli un nome e iniziò il brain storming. Dato che il mio personaggio di GAVINO IL SARDO, scarpe grosse e cervello fino, aveva spopolato a Drive in: facendo in ogni apparizione almeno il doppio se non il triplo dell’ascolto della media del programma (vidi personalmente i dati Auditel a casa del capo del Marketing dell’allora Fininvest, quasi ogni settimana per due anni)… e dovendo io fare a Striscia la moglie (censurata in partenza, nonostante ne avessimo già registrato due puntate), quindi la ZIA di Cossiga… Ricci voleva a tutti i costi un personaggio simile e, avendo a disposizione solo braccia rubate all’agricoltura o fattorini (proprio come ora) ma nessuna traccia di un comico, decise che il pupazzo avrebbe proseguito la strada tracciata dal mio personaggio: un simpatico rompicoglioni che dice, bonariamente, scottanti verità. Io associai l’idea all’epiteto sardo GABILLU. Su Gabillu, nel campidano, è un modo ironico e simpatico per decrivere chi viene dall’interno, dalle montagne. A Milano li chiamano FALCHETT. Beccati decise che Gabillu era perfetto, ma lo tradusse in ligure: GABIBBO, e ricci approvò entusiasta.
Questi i fatti.
La causa che mi vedeva testimone chiave e che si è tenuta mercoledì 17 presso il tribunale di Milano, non prevedeva nessuno scopo di lucro né richiesta di danni: era semplicemente stata intentata dal creatore di BIG RED, Ralph Carey, che da ex studente aveva regalato tutti i diritti e le royalties della mascotte alla sua università. In America, come in tutto il resto del mondo, i diritti d’autore sono sacri e inviolabili. In Usa ricci e i proprietari del suo culo sarebbero stati sbattuti immediatamente in galera e sarebbero stati spolpati vivi dagli avvocati avversi e da qualunque giudice, se si fossero azzardati a copiare Big Red, come hanno potuto fare impunemente e per 20 anni in questa italietta mafiosa e ladra, capitanata e devastata da silvio berlusconi.
Nel 2007 ci fu una causa intentata dall’azienda italiana che acquistò e PAGO’ fior di quattrini per i diritti di sfruttamente in Europa di Big RED e di altri pupazzi-mascotte delle università americane (vedi foto)
Il concessionario perse la prima udienza. Sapete perché?
PERCHE’ MERDASET SI COMPRO’ IL SUO AVVOCATO.
Il quale avvocato sentenziò che io: l’unico testimone che avrebbe potuto inchiodare la cosca, e che grazie ad una vita e a una carriera irreprensibile ho sempre goduto di tanta stima e tanto rispetto che LORO non si sognano di avere nemmeno sotto allucinogeni… ero INATTENDIBILE!
Sono la mascotte della
WESTERN KENTUCKY UNIVERSITY
Sono nato 22 anni fa nel Kentucky. Il mio papà si chiama Ralph Carey, un ex studente della Western Kentucky University. Non parlo, ma adoro il basket e la pizza. Potete vedere le mie avventure sulla rete televisiva ESPN e anche in internet al sito www.wku.edu/bigred.html o nel sito ufficiale della mia Università . Durante gli eventi sportivi incito la folla dirigendo la “Ola” e la banda. Rappresento lo spirito e l’energia della mia squadra. Il mio momento più orgoglioso è stato quando per la ESPN sono entrato in finale per vincere la battaglia nel “Capital One All-America Mascot Team” con le .
I miei momenti peggiori li ho vissuti quando stavo incitando la mia squadra in una durissima partita di basket e sono caduto dalla cima della piramide umana. La mia mascotte avversaria è “Scrappy” dell’università del Texas. Non sono mai stato in Italia, la visiterò molto presto e sono molto curioso. Sarò ospite in alcune delle vostre reti televisive. Presterò anche la mia immagine a prodotti per ragazzi, il cui ricavato sarà devoluto anche in beneficenza. Arrivederci a presto.altre mascotte delle università americanewww.wkusports.com
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°°° Dunque, benché sia sotto un treno e finanziariamente sotto terra, per amore di Giusizia, accetto di fare il mio dovere e vado a Milano. Avrei potuto trovare mille scusanti per restarmene a casa. Ma, voi mi conoscete, se c’è da riparare a un torto, a costo del miosangue…CORRO! Trovo un paesone devastato: Quartu a confronto è Parigi!
Mi viene a prendere mio figlio Wilson a Linate e, dato che l’aereo (si fa per dire) di Meridiana – dopo avermi trasportato con le ginocchia in bocca, tanto sono stretti gli spazi tra i sedili – mi ha scaricato a Linate con quasi mezz’ora di ritardo. Ho fame. Andiamo a mangiare un boccone, dico a Wilson. “A quest’ora? Ma sei matto? Sono le tre meno venti, a quest’ora è tutto chiuso!”
TUTTO CHIUSO?! Ma dove siamo, in Sardistan?
Ma a Milano era sempre TUTTO APERTO anche alle tre del mattino! Quando Milano era la capitale culturale d’Europa: prima dell’avvento dei mafiosi craxi e berlusconi. MORTA. Milanoè abbruttita, deserta, sporca, volgare, morta e sepolta.
Ci siamo accontentati di un toast in un bar del centro. La sera stessa, altra delusione: un’ora di scarpinata, con scarpe nuove che mi hanno massacrato i piedi, senza incontrare anima viva; ristorante “Pio”, vicino al Pio albergo Trivulzio: dove si scoperchiò Tangentopoli, vuoto, pessimo, e trattamento maleducatissimo. Prezzi salatissimi.
La mattina dopo, arrivo in tribunale, dove incontro l’avvocato italiano di Carey e andiamo su a cercare l’aula. Eravamo lì da dieci minuti, su una panca in attesa che il giudice ci chiamasse, quando arriva antonio ricci, accompagnato da una mezza dozzina di persone: amici, avvocati e un loro testimone fasullo, un imbrattacarte di novella 2000. Ricci arriva col suo sorrisetto sprezzante di superiorità sul mondo intero, ma… appena mi vede si trasforma. Gli ricrescono i capelli, gli sta per cadere ilpizzetto, il suo colorito – solitamente cadaverico – si fa ancora più bluastro e comincia a tremare e a percorrere gli ultimi passi in maniera incerta. Mi passa davanti, mi guarda supplichevole, e balbetta: “Buongiorno.”
Non ci vedevamo da quasi 20 anni. “Buongiorno” rispondo io, con un sorrisetto al veleno. Subito lui prende posto nella panca vicina e si fa coprire da due dei suoi sgherri: non sopporta la mia vista. Sibila e balbetta, ma sento distintamente “Sono bollito, amici, statemi vicino. Sono nervoso come una molla…”
Aspetta aspetta… il giudice, una signora, fa uscire i contendenti della causa precedente e invita il nostro gruppo. Io però e lo scribacchino a tassametro veniamo fatti attendere fuori. La giudice dovrà decidere se sentirci o meno.
Ha deciso di non decidere e non mi ha voluto sentire. Il motivo,pare, sia stato quello pilatesco del FUMUS che con la mia testimonianza avrei senz’altro creato per l’appello della causa che si terrà a Ravenna o a Bologna, dove un povero imprenditore è stato truffato dal suo avvocato poco serio e dalla banda berlusconi-ricci, che gli ha fottuto circa UN MILIARDO di euro sfruttando abusivamente il pupazzo BIG RED.
Sono rientrato mesto e sfatto da Milano. Dopo una notte insonne, infatti, e nonostante fossi uscito dall’hotel alle 7,10, sono arrivato all’imbarco con
UN MINUTO DI RITARDO
e il comandante del volo delle 9 per Cagliari ha deciso di lasciarmi a terra. Una stronza di Meridiana, parecchio scoglionata e arrogante, mi ha detto che avrei dovuto ripagare il biglietto e imbarcare venerdì, dato che gli altri due voli del giovedì erano pieni. Una tragedia. Buttato all’aeroporto di Linate, sfatto, e con soli 30 euro in tasca… Ero pronto a uccidere qualcuno. Per fortuna, un simpatico caposcalo, che mi ha riconosciuto, è stato mosso da pietà emi ha infilato nel volo delle 15,30.
Un viaggio da dimenticare, amici.
Ma non è tutto… Mentre ero a Milano, sono stato raggiunto da due telefonate tragiche, che hanno fatto saltare un progetto bellissimo e ormai chiuso, cui lavoravamoo da diversi giorni e che avrebbe prodotto ricchezza, soddisfazione, e tanti nuovi posti di lavoro…
Ma questa è un’altra storia.