Quegli oscuri intrecci di interesse tra Silvio e i suoi potenti amici
di Umberto De Giovannangeli
Domanda: un cognato, sia pur ingombrante, vale un Colonnello e uno «Zar»? Nella stagione dei dossier avvelenati, del killeraggio mediatico, tutto sembra eguale nel ventilatore dei colpi bassi. Così non è. C’è qualcosa di enorme nella resa dei conti tra gli ascari del Cavaliere e la fanteria finiana. E riguarda la politica estera. O per meglio dire la «diplomazia degli affari» del presidente del Consiglio e osannata dal suo pasdaran alla Farnesina. I deputati più vicini al presidente della Camera lo ripetono da giorni: tra le questioni da chiarire con urgenza, e trasparenza, c’è la «natura reale» dei rapporti di questi anni di Silvio Berlusconi con Muammar Gheddafi e Vladimir Putin.
Un salto di qualità nella polemica. Che non può passare sotto silenzio. Le implicazioni sono gravissime e riguardano i condizionamenti e la ricattabilità di un primo ministro in campo internazionale e nei rapporti bilaterali con leader discussi quale il rais libico e l’uomo forte della Federazione Russa. Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, gli attacchi a Berlusconi su Gheddafi e Putin sono «un gesto di disperazione politica». E «stanno disonorando l’Italia». Ma le cose sono più complesse. E inquietanti. Perché da tempo, l’Unità ne ha dato conto, la «diplomazia degli affari» varata dal Cavaliere è sotto osservazione degli alleati europei e Usa. Dalla «diplomazia del gas» con la Russia di Putin agli appalti miliardari con la Libia di Gheddafi: c’è poco di «disperato» e di «sciocco» negli interrogativi sui punti oscuri di queste «relazioni pericolose».
Molto si è parlato, l’Unità lo ha fatto prima degli altri,, del «Patto del gas» tra i due «amici» Berlusconi e Putin, via Eni e Gazprom, mal digerito alla Casa Bianca. La «diplomazia degli affari» sull’asse Roma-Mosca trascina voci e indiscrezioni, che chiamano in causa, pesantemente, aziende di intermediazione gestite da vecchie amicizie del Cavaliere, fino a evocare «dossier» esplosivi in mano all’ex capo del Kgb pronti a passare nelle mani dell’amico Silvio. La musica non cambia se da Mosca ci spostiamo a Tripoli.Con il leader libico, Berlusconi ha sottoscritto un Accordo di cooperazione bilaterale molto segnato da risarcimenti e intese economiche e finanziarie, e poco e niente sul rispetto dei diritti umani. Affari che investono gas, petrolio, infrastrutture, sistemi d’arma, ferrovie, banche… Qual è la «natura reale» dei rapporti tra il Cavaliere e il Colonnello?
Ed è un caso che ad accompagnare sotto la tenda di Bengasi il Cavaliere nei giorni cruciali della «limatura» dell’Accordo Italia-Libia non è stato il ministro Frattini ma il finanziere franco-tunisino, oltre che produttore cinematografico, Tarak Ben Ammar? Ben Ammar, 61 anni, ricorda Il Foglio , è «l’uomo che ha in mano i rapporti economici con i libici», oltre ad essere consigliere di Mediobanca e di Telecom. Amico di vecchia data di Berlusconi, è stato membro del Cda di Mediaset. Scriveva lo spagnolo El Pais : «L’oscuro trattato bilaterale di amicizia firmato a Bengasi (Libia) nell’agosto del 2008 da Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi è stato fino ad ora controverso a causa del chiaro baratto di gas e petrolio con gli immigrati clandestini, che l’Italia ora restituisce alla Libia non rispettando il diritto diasilo. Una piccola notizia secondaria, apparsa a giugno scorso, era passata quasi inosservata. È l’acquisto, da parte della compagnia libica Lafitrade, del 10% di Quinta Communications.
La Lafitrade, con sede olandese e controllo libico, porta alla famiglia Ghedddafi attraverso la Lafico. Quinta Communications è un’azienda produttrice e distributrice fondata nel 1990 dal finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar, socio e amico intimo di Berlusconi. La principale società finanziaria del Cavaliere, Fininvest, possedeva alla fine del 2008 il 29,67% delle azioni di Quinta attraverso la lussemburghese Trefinance. Dopo l’aumento del capitale, Berlusconi mantiene circa il 22%….». La notizia dell’accordo privato tra Berlusconi e Gheddafi è ripresa da The Guardian , che sottolinea lo «sconcertante conflitto di interessi» e «un interesse comune in affari altamente discutibile». Domanda al combattivo Carmelo Briguglio, deputato «finiano» e membro del Copasir: qual è la «natura reale» dei rapporti tra il Cavaliere e il Colonnello?