Scusate, ma quattro merde fanno uno stronzo o una cloaca?
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Masi: “Con Santoro avrei voluto un faccia a faccia”°°° Bastava che smettessi di averlo col culo di Berlusconi.
Auguri a tutti! Rai: Masi fora di ball, va a fare danni da un’altra parte.
TV. Il servo Masi contro i talk sgraditi alla destra a rischio Fazio, Floris e Gabanelli
Mentre il mafionano va avanti con le sue leggi porcata, le sue falsità esibite in pubblico a reti unificate, le sue volgarità e la disinformazione quasi totale…
I consiglieri d’opposizione: una precisa strategia politica nei confronti di programmi molto redditizi. Il dg ha respinto la proposta di far proseguire Ballarò fino a tutto luglio. Corsie preferenziali invece per gli ingaggi di Ferrara e Sgarbi
http://www.repubblica.it/politica/2011/04/10/news/masi_talkshow-14746057/?ref=HREC1-11
Masi e la devastazione continua della Rai. Ormai è sempre più la discarica di Merdaset.
ANNOZERO – Puntata del 7/04/2011
“Silvio, la sai l’ultima? Che mò sò cazzi!“, quale adorabile ironia avrà portato manifestanti particolarmente creativi a fare dell’amabile abitudine del Premier di prodigarsi nel racconto di ardite barzellette (l’ultima, sulla mela dal gusto particolare…), spunto per uno striscione che anticipi al primo ministro quanto avverrà nelle prossime settimane, sempre che il parlamento non partorisca qualche provvedimento salvifico…
A proposito di ca***, sembrano proprio ‘amari’, quelli riservati dall’ormai celeberrimo dg Rai Mauro Masi, per Fabio Fazio, Giovanni Floris, Milena Gabanelli e, ovviamente, Michele Santoro.
“Ci sono tutti i segnali di un Masi impegnato a riguadagnare credibilità agli occhi del centrodestra mettendo in discussione il ritorno, nel palinsesto 2011-2012, di Annozero, Ballarò, Report e di Che tempo che fa” rivela il consigliere Rizzo Nervo, proseguendo: “Le Reti sono già impegnate sui nuovi palinsesti e infatti la Direzione risorse televisive, affidata a Lorenza Lei, ha chiesto a Masi se avviare le trattative. Ma il direttore generale ha avocato a sé tutto. Vedo profilarsi l’apoteosi del suo metodo: rinvii, rinvii, rinvii. Mettendo in pericolo la stesura dei palinsesti da presentare agli inserzionisti pubblicitari a fine maggio”, osservando, infine: “E con forte contrasto rispetto alla straordinaria rapidità con cui è stato chiuso il contratto di Giuliano Ferrara“. Dunque, il dg, posto a capo dell’azienda di stato, priverebbe volentieri il network dei programmi che nelle ultime stagioni hanno ottenuto maggiori consensi (di pubblico e critica) e, a sostegno di quando ho appena affermato, le parole del consigliere che snocciola con disinvoltura i dati riguardanti gli introiti generati dalle trasmissioni suddette: “La trasmissione di Fazio costa in un anno 10 milioni e 450 mila euro e ne ricava in pubblicità 17 milioni e 600 mila, Ballarò costa 3 milioni e 500 mila, ne guadagna quasi 8. Report rende il doppio di quanto costa…“, si direbbe che, pur di compiacere Silvio e diffondere i valori (?) del credo politico di appartenenze, Masi non badi proprio a spese…
Sarà un vezzo dei promotori della libertà, ma anche Silvio ha ampiamente dimostrato di non risparmiarsi, portando la sua proverbiale generosità a giustificazione di innumerevoli doni a squisite donzelle. A tal proposito, Michele Santoro, questa sera, torna ad occuparsi delle ‘innocenti evasioni’ del Premier, ma per i temi e gli ospiti nel dettaglio, vi invito a proseguire nella lettura.
Dal comunicato stampa Rai: Alla vigilia della prima udienza sul caso Ruby, il Parlamento approva l’ammissibilità del conflitto d’attribuzione: la decisione è rimandata alla Corte Costituzionale. Ora la maggioranza accelera sul processo breve e va allo scontro con la magistratura. L’opposizione insorge e promette una mobilitazione continua in Parlamento e in piazza. “Stiamo passando ogni limite. Questa non è solo un’offesa alla Costituzione e alla legge, ma all’intelligenza delle persone” dichiara Rosi Bindi.
Ma il Parlamento ha il potere di sostituirsi alla magistratura? E se questo avviene, qual è l’impatto sulla tenuta delle Istituzioni?
Ospiti di Michele Santoro: Rosi Bindi, Presidente del Partito Democratico, Giorgio Stracquadanio del Popolo della Libertà e i giornalisti Maurizio Belpietro, Direttore di Libero, Giovanni Valentini di Repubblica e Gian Antonio Stella del Corriere della Sera.
RAI “Par condicio per i talk show”. L’ultima sciolta di masi
RAI
“Par condicio per i talk show”
Pdl e Lega preparano il blitz
°°° Ma vi pare che uno come masi, più stupido di gasparri, più cocainomane di Mafiolo, e più ladro di la russa, possa fare il direttore generale di qualunque cosa? ma nemmeno nei Monopoli!
Burlesquoni e i servi minchiolini, masi e ferrara, ORA CHIEDETE SCUSA ALL’ITALIA!
L’Europa dà ragione a De Magistris
E multa l’Italia per 57 milioni
L’inchiesta Poseidone aveva svelato la truffa all’Unione europea. L’Olaf ha indagato per quattro anni, poi ha steso un rapporto di 35 pagine che condanna il nostro Paese
L’Europa chiede all’Italia 57 milioni di euro per gli sperperi del precedente governo regionale calabrese di centrodestra sui quali ha indagato Luigi De Magistris. Radio Londra chiama e Bruxelles risponde. Secondo Giuliano Ferrara, “Luigi De Magistris non sarebbe diventato nessuno se avesse impostato delle inchieste che mettevano capo a qualcosa di vero e di concreto”. Secondo l’Olaf, l’Ufficio antifrode europea, qualcosa di concreto quelle inchieste lo
Raiset. Masi: servo senza vergogna (né un mestiere)
Masi furioso: il Cda lo lascia solo contro Santoro
Nervi tesi al Cda della televisione di Stato con il presidente Garimberti che ha dovuto sospendere la seduta per calmare il direttore generale che non ritirerà il ricorso che chiede la sospensione del reintegro del giornalista “Difendo la libertà editoriale dell’azienda”, ha urlato Mauro Masi, fumante in viso e con la cravatta più stretta del solito. Il direttore generale della Rai, in un consiglio di amministrazione teso come sempre, ieri ha provato a scaricare le proprie responsabilità nell’ennesimo “scontro” con Annozero e Michele Santoro. E questa volta, lo scontro, è tutto giudiziario. Il motivo della tensione, infatti, è il ricorso che il direttore generale Rai – come anticipato dal Fatto Quotidiano – ha presentato in Corte di appello. Il ricorso mira a sospendere la sentenza che confermò, nel 2009, il reintegro di Michele Santoro. In attesa dell’ultimo e definitivo parere della Cassazione, se la Corte d’appello dovesse sospendere la sentenza, che consente a Santoro di dirigere Annozero, si creerebbero le condizioni per la sospensione del programma. Di questo s’è discusso ieri nel consiglio d’amministrazione, e dopo l’urlo di Masi, mentre i consiglieri di maggioranza si guardavano disorientati, il presidente Paolo Garimberti ha deciso di sospendere la seduta per cinque minuti. Nel Cda Rai, nessuno sapeva che tra Masi e il presidente Garimberti, c’era stato un duro scambio di lettere. Garimberti contesta a Masi di aver tenuto all’oscuro il consiglio su quest’importante iniziativa legale contro Santoro. In particolare, Garimberti contesta a Masi d’aver citato nel ricorso l’esposto firmato dal ministro Paolo Romani e indirizzato all’Agcom. Un esposto peraltro ignorato dalla stessa Autorità di garanzia che, infatti, ancora non ha aperto un’istruttoria. La tattica ricorda il “metodo Trani”, scoperto dall’inchiesta che svelò i rapporti stretti tra l’allora commissario Agcom, Giancarlo Innocenzi (poi dimessosi) e Silvio Berlusconi, con un ruolo attivo di Masi. I consiglieri d’opposizione Giorgio Van Straten e Nino Rizzo Nervo hanno sollevato il problema in Cda ed è stato proprio questo a scatenare la reazione di Masi. Oltre lo scontro Garimberti-Masi, però, l’opposizione non ha armi per costringere il dg a ritirare il ricorso, anche se lo Statuto aziendale prevede che la collocazione dei dipendenti sia materia esclusiva del Cda. E quindi il prossimo 4 aprile la Corte di appello si riunisce per discutere la singolare richiesta di Masi: annullare la sentenza che permette a Santoro di lavorare e garantisce la messa in onda di Annozero. Qualora Masi dovesse vincere, per il programma di Rai2 la fine sarebbe vicina. Ieri i consiglieri hanno toccato un altro argomento sensibile per Masi: l’inchiesta della Procura di Roma sulle spese con la carta di credito Rai di Augusto Minzolini (almeno 68 mila euro in 14 mesi non motivati). Per il momento il fascicolo aperto, secondo il cosiddetto “modello 45”, è contro ignoti e quindi Minzolini non è indagato. Ma la Procura – che aspetta l’informativa della Guardia di Finanza – nel caso venisse individuato un illecito, potrebbe ipotizzare i reati di truffa, peculato e una violazione delle norme tributarie. Masi ripete di aver fatto il possibile sul caso Minzolini e, per la prima volta, ammette che il direttore del Tg1 potrebbe restituire la somma. Non l’ha mollato, anzi l’ha protetto criticando la confusione che crea la “governance aziendale”.
di Antonio Massari e Carlo Tecce
Dal Fatto Quotidiano del 25 marzo 2011
°°° Amici! Tralasciando lo schifo di queste azioni sporche e dittatoriali, ma non si rendono conto che Santoro mantiene quasi da solo tutta Raidue? Non solo fa il miglior programma d’informazione dell’intera televisione italiana, ma è anche il programma più visto in tutto il mondo e quello che porta pèiù soldi e qualità. Se dovesse spuntarla la cosca, credo che dovremmo tutti querelare burlesquoni, masi, le scimmiette destronze del Cda e chiunque altro si rendesse complice, per danni all’erario e all’azienda, oltre che per violazione palese della Costituzione.
LA VERGOGNA DEL MONDO: La Rai nelle mani del mafionano, masi,vespa, ferrara e minchiolini.
Marco Travaglio
Omnia sozza sozzis
Augusto Minzolini sta poco bene. Solo chi l’ha conosciuto vent’anni fa quando sfrecciava per i palazzi romani in motorino, sbucava da dietro le porte, s’inguattava sotto i tavoli travestito da fioriera sempre a caccia di indiscrezioni, pettegolezzi, retroscena, a volte persino di qualche notizia (tipo il patto “della crostata” D’Alema-Berlusconi a casa Letta), può comprendere la gravità della sindrome che l’ha colpito. Un tempo cercava le notizie, ora le nasconde (ultime imprese: il linciaggio di Saviano e la sordina ai fischi contro B.). Fatte le debite proporzioni, è come se l’ispettore Derrick scippasse una vecchietta, o se Berlusconi mandasse indietro una minorenne.
La nomina a direttore del Tg1, macchina con autista e carta di credito incorporati, gli è stata fatale. Non bastandogli il magro stipendio di 550 mila euro l’anno a spese dei contribuenti, ha iniziato a usare la carta di credito aziendale a destra e manca, fino a un ragguardevole totale di 86 mila euro in 15 mesi, di cui 68 mila non giustificati secondo il suo stesso protettore Mauro Masi. Spesso l’ubiquo direttorissimo risultava nel suo ufficio a Roma, mentre la carta, ormai dotata di vita propria, strisciava allegramente fra Marrakech e Dubai. Ora è inquisito dalla Corte dei conti e anche la Procura di Roma indaga. L’ha rivelato ieri il Fatto, ma alla Rai lo sanno tutti, visto che da due settimane la Guardia di finanza entra ed esce da viale Mazzini 14 chiedendo di lui. Anziché prendersela eventualmente con i
Masi usa la Rai per farsi i cazzi suoi coi NOSTRI SOLDI!
Anacapri: Masi, la cricca e il caso
della villa scomparsa
C’è una splendida villa sull’isola di Capri che doveva essere comprata da Mauro Masi e ristrutturata da Anemone, di cui si parla nelle intercettazioni dell’inchiesta sulla ‘Cricca’, anche se nessuno se ne è accorto. La sua storia si intreccia a quella della fiction scritta dal proprietario della casa, approvata e pagata dalla Rai di Masi. L’immobile al centro dell’affaire doveva diventare il nido d’amore del direttore generale e della sua ex, l’attrice Susanna Smit ma la compravendita è saltata dopo gli arresti di Angelo Balducci e Diego Anemone.
Tutto inizia nel dicembre del 2009 quando la compagna 34enne di Masi firma un compromesso che la impegna a stipulare un atto da 2,3 milioni di euro entro l’estate 2010. A gennaio 2010 Mauro e Susanna aprono le porte della villa alla ditta di Anemone in vista di una ristrutturazione urgente. Il 10 febbraio Anemone e Balducci finiscono in prigione e i giornali pubblicano le intercettazioni. Poco dopo Susanna Smit rinuncia al