POI TOCCA A COSENTINO E BURLESQUONI
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Mafia, il pentito Lo Verso: “Il boss Mandalà mi disse ‘abbiamo nelle mani Schifani’”
Mafia, il pentito Lo Verso: “Il boss Mandalà
mi disse ‘abbiamo nelle mani Schifani’”
Il collaboratore di giustizia ha ripercorso ciò che successe dopo le stragi di mafia del ’92 e ha tirato in ballo vari esponenti politici di primo livello, tra cui il senatore Marcello Dell’Utri, secondo cui l’ex boss “non merita altro che una risata”
“Non merita altro che una risata”. Marcello Dell’Utri ha risposto così, a distanza, alle accuse dell’ex boss di Ficarazzi, Stefano Lo Verso, che oggi ha testimoniato al processo Mori di Palermo. “Nicola Mandalà (boss mafioso ndr) mi disse che avevamo nelle mani Renato Schifani, Marcello Dell’Utri, Totò Cuffaro e Saverio Romano” ha detto davanti ai giudici il pentito di mafia, che poi ha spiegato: “Mandalà mi disse di stare tranquillo, perché eravamo coperti sia a livello nazionale che a livello locale. A livello nazionale con Schifani, che era collega di suo padre. A livello locale con Cuffaro e Romano”. Nel corso della sua deposizione che
Mafiacitorio: vince la mafia, perde ancora una volta l’Italia
Il mafioso travestito da ministro, Romano, in sei mesi ha piazzato tutti i suoi picciotti. E IO PAGO!
Il ministro Romano
«sistema» amici e colleghi
No, certo che non lo sfiducia il ministro Saverio Romano, leader di Responsabili, radici nell’Udc, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. La Lega ha salvato Milanese prima e ora non si tirerà indietro con il ministro alle politiche Agricole e Forestali. E pazienza se è indagato per mafia e sta «sistemando» amici e colleghi di partito in cda o presso il ministero. Perché Romano prima di tutto è quello che ha silurato Dario Fruscio che dalla sua postazione di comando in Agea faceva pagare le odiate (dai leghisti) multe sulle quote latte. «La Lega voterà contro la
Romano è mafioso, Berlusconi pure… ma il pdl è pieno di boss e picciotti.
Quel biglietto in tasca al boss
che accusa il ministro Romano
I pm accusano: per 4 anni contiguo alle Cosche. Provenzano, capomafia di Agrigento, aveva annotato il recapito dietro al cartoncino di “Pronto pizza”. Il gip Castiglia ha trovato un’intercettazione sfuggita a tutti: fu il politico a cercare il boss Guttadauro. Il collaboratore Campanella: mi disse che aveva intenzione di candidarsi come referente di Cosa nostra
di SALVO PALAZZOLO
Saverio Romano
PALERMO – Il boss agrigentino Alberto Provenzano aveva annotato due numeri di telefono di Saverio Romano dietro un biglietto di “Pronto pizza – servizio a domicilio”: il giorno che l’arrestarono, durante un summit fra i capi delle famiglie della provincia, quel biglietto gli fu trovato nel portafoglio. Era il 2 agosto 2002. L’avvocato Saverio Romano era alla
Romano minaqccia la sua cosca: se mi mollate cambio maggioranza
Romano avverte il centrodestra
«Sono il leader di un partito di governo, se sarò sfiduciato cambia la maggioranza»
ROMA – Lo dice con grandissima cautela, «ragionando per ipotesi» e ricorrendo alle arti diplomatiche. Ma il senso è chiaro. «Io sono il leader di un partito politico che sostiene il governo – avverte Saverio Romano -. Con numeri diversi cambierebbe la maggioranza». I «numeri diversi» a cui il ministro dell’Agricoltura allude sono quelli di una eventuale sfiducia contro di lui. Un caso che nella storia italiana ha un solo precedente: Filippo Mancuso, l’ex Guardasigilli sfiduciato nel 1995 e morto nel maggio scorso a 88 anni.
Mafia, “Patto tra Provenzano e Dell’Utri”
Mafia, parla il pentito Lo Verso
“Patto tra Provenzano e Dell’Utri”
Dopo le accuse al ministro Romano, è questa l’ultima rivelazione del collaboratore di giustizia, per anni vicinissimo al capomafia corleonese. La latitanza di Provenzano sarebbe stata coperta, oltre che da esponenti politici, anche da “un alto ufficiale dell’Arma dei carabinieri”
“Bernardo Provenzano mi riferì di accordi politici con Dell’Utri, dopo le stragi del ’92-’93, che costituirono la base su cui la mafia decise di appoggiare Forza Italia”. E’ questa l’ultima rivelazione del pentito Stefano Lo Verso, per anni vicinissimo al capomafia corleonese. Le sue dichiarazioni sono state depositate oggi al processo per favoreggiamento aggravato al generale dei carabinieri Mario Mori. Il collaboratore ha riferito ai magistrati che tra i benefici previsti dal presunto accordo tra mafia e Dell’Utri c’era anche il mantenimento dello stato di latitanza di Bernardo Provenzano.
L’ultimo pentito accusa: “Il ministro Romano vicinissimo alla cosca di Villabate”
La latitanza del capomafia corleonese sarebbe stata coperta, oltre che da esponenti politici, da “un alto ufficiale dell’Arma dei carabinieri”, ha raccontato Lo Verso. Il collaboratore di giustizia, vicinissimo al padrino di Corleone, che ospitò mentre era ricercato, ha raccontato di avere raccolto, tra il 2003 e il 2004, le confidenze del boss sulla rete istituzionale che coprì la sua latitanza. Tra le rivelazioni anche quella sul presunto ruolo svolto “da un Alto ufficiale dell’Arma”.
Ricordatevi i loro nomi, amici, da scilipoti a paniz a romano…
Sono loro, con l’assurdo sostegno al mafionano, che stanno precipitando l’Italia in un baratro da cui sarà difficile uscire.
Il Governo NON scioglie per mafia il comune dello zio del sedicente ministro mafioso Romano
Governo NON scioglie per mafia il comune dello zio del sedicente ministro mafioso Romano, Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo. Maroni si è visto bocciare il provvedimento richiesto dal prefetto.
°°° Servono altre prove per dire che questa è una cosca mafiosa al potere e non un governo?