Due auto blindate e quaranta uomini Quanto ci costa la scorta del deputato B.
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Calderoli ora i maschietti se li dovrà andare a cercare per strada.
Tolto il presidio fisso di otto uomini
alla villa di Calderoli nel Bergamasco.
In due anni il servizio davanti all’abitazione di Mozzo, attivo anche quando l’esponente leghista non c’era, è costato 900 mila euro. Mantenuta la scorta personale: quattro agenti a Roma e quattro a Bergamo
http://www.repubblica.it/politica/2012/08/19/news/calderoli_tolta_scorta-41183043/?ref=HREC1-9
°°°Dicono che a questo pinocchietto decerebrato piacciano parecchio gli uomini. Fin’ora aveva il servizio a domicilio come il povero Spadolini e una pletora di altri gay nascosti. Poverina, calderola…
Carabinieri oltraggiati. Sotto la pioggia in piedi a scortare una merda inutile come il magnaccia Umilio fede.
Scajola gira con la scorta, perché? Chi lo vuole ammazzare? Ma è la scorta che negò a Marco Biagi?
Salute e grano! Le minchiate del viscido fede. Ma scortato, perché?!
“Ruby lavorò in Mediaset a 17 anni”
La testimonianza dell’assistente sociale
Per la giovane marocchina una corsia preferenziale anche nelle emittenti di proprietà del premier. Ancora minorenne, sarebbe stata spesso ospite, pagata, di Chiambretti Night di PIERO COLAPRICO e EMILIO RANDACIO
Karima “Ruby” El Mahroug
MILANO – Esiste un rapporto tra un programma Mediaset, il Chiambretti night, e Ruby-Karima. Al format del Biscione, la marocchina sarebbe stata ospite, più volte, e anche pagata. Ma c’è un problema che dimostra come alla ragazza scappata dalle comunità e dalla famiglia, sembra essere stato garantita una corsia preferenziale dalle emittenti di proprietà del presidente del Consiglio. Quando si entra negli studi televisivi, infatti, si lascia un documento. O, comunque, si viene identificati. E che cosa racconta Ruby, oltre quello che già sappiamo?
L’assistente sociale P. G. ricorda che il 7 giugno la diciassettenne le chiede di essere “inserita in una comunità di Milano, perché lavora in città”. P. G. aggiunge che “la ragazza mi chiese di essere collocata della città perché lavorava in un bar e inoltre per il “Chiambretti night” tre volte alla settimana”. Ad E. G. altra assistente sociale, dice: “Ci parlò in particolare delle sue frequentazioni a Villa San Martino di Arcore, della sua conoscenza con Lele Mora ed Emilio Fede, dei suoi contatti con Mediaset”. E ai pm racconta: “Quando ho ripreso i contatti con Mora, questi mi ha fatto lavorare sia al Chiambretti night, sia in sfilate di moda”. Ruby, dunque, entra in un programma Mediaset. E a differenza di quanto dice, non è che ci lavora davvero, ma viene fatta accomodare tra il pubblico. Sembra che nelle settimane scorse, alcuni dirigenti televisivi abbiano controllato:Ruby c’era, eccome. Almeno quattro volte. È stata pagata? L’ha portata Mora, l’ha aiutata Emilio Fede ad entrare?
Ruby spiega che a spingerla a Milano è stato proprio il direttore del
Rogo alla villa del giudice Forleo. Inquirenti: è stato un attentato. Ed è pure senza scorta. Fede,belpietro e vespa no.
“Minacce e manomissioni
e sono sempre senza scorta”
Parla Clementina Forleo, ora gip a Cremona: “Mi auguro si faccia chiarezza, e non solo su questo episodio ma su tutta una catena di strani avvenimenti”.
di ROBERTO LEONE
“Mi auguro si faccia chiarezza. Non solo su questo episodio, ma su tutta una catena di strani avvenimenti a cominciare dal mio incidente del 2009 sulla Cremona-Milano”. La voce di Clementina Forleo non tradisce emozioni, né paura. Il giudice in servizio a Cremona dopo il trasferimento forzato dall’ufficio gip di Milano è in vacanza in Puglia a Francavilla Fontana, suo paese natale, dove si trova la masseria che la notte scorsa è stata incendiata. Un attentato, dicono gli inquirenti, un incendio doloso sul quale indaga la procura di Brindisi.
Che idea si è fatta, giudice Forleo?
“Sono stata in procura propro questa mattina. Spero che si riesca a capire che cosa è sucesso”.
La masseria è stata affittata ad un imprenditore di Manduria?
“Sì, una persona che non ha mai avuto problemi di nessun genere…”.
Allora non pensa che si tratti del racket delle estorsioni?
“Su questo non posso dire nulla, anche se in questo caso si tratterebbe del primo episodio”.
Quindi?
“Quindi credo e spero che sia l’occasione per mettere bene a fuoco tutta questa strana catena di episodi che mi riguardano”.
In questo elenco mette anche l’incidente che è costata la vita ai suoi genitori?
“Non penso a quello, bensì in primo luogo allo strano episodio che mi è capitato il tre dicembre del 2009 mentre tornavo dal lavoro…”.
Può ricordarlo meglio?
“Stavo rientrando da Cremona a Milano quando un’auto mi tagliò improvvisamente la strada e io non riuscii a evitare di finire contro il guardrail, anche perché, come ha accertato in seguito la perizia sulla mia vettura, l’auto era stata manomessa”.
Cosa vuol dire in particolare?
“C’è scritto nella perizia, si tratta di un’anomalia riscontrata allo pneumatico destro. Insomma, non ero più in grado di controllare la vettura e finiì contro le barriere. Per fortuna sono rimasta viva”.
E poi?
“E poi minacce, lettere e cose del genere”.
E nonostante questo le hanno tolto la scorta?
“Sì, ma la vicenda non è chiusa. Anzi, il Tar mi ha dato ragione ed ha dato torto ai prefetti di Milano e Cremona che si erano opposti al fatto che potessi avere acesso agli atti dell’incidente”.
Però, al momento, lei resta senza protezione?
“Sì”.
°°° Ecco un dei tanti comportamenti mafiosi del delinquente Silvio Berlusconi nei confronti dei magistrati onesti che non è riuscito a corrompere. Li isola, gli toglie la scorta, li diffama e… certi li fa saltare anche in aria.
Ruotolo: la mafia insiste…
Sandro Ruotolo minacciato di morte
Da una lettera si evince che il numero due di Annozero è stato pedinato. Indaga la Digos
°°° Attenzione, amici, qui non si tratta dei deliri di un emilio fede del cazzo, che si è scritto due lettere minatorie da solo per esibire lo status della scorta. Qui è mafia governativa VERA!
Italietta mafiosa
La dirigente ha denunciato tutto ai magistrati, ora vive sotto scorta.
L’eroina che sventò la truffa all’Inps
Mogli, cognati, sorelle, fratelli, cugini, parenti e amici di uomini di rispetto si spacciavano per braccianti agricoli senza esserlo
C’ è una piccola grande donna da proteggere, in Calabria. Una donna che sta rischiando grosso per aver fatto
UN DOVERE…
… pubblicare questo pezzo:
Andrea Camilleri e Saverio Lodato
Borsellino: delitto di mafia e non solo
Camilleri, domani ricorre il diciassettesimo anniversario della strage di Via D’Amelio, a Palermo, in cui persero la vita: Paolo Borsellino e gli agenti Emanuela Loi, Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina e Agostino Catalano. Ci sono ancora processi aperti. Si indaga per scoprire i mandanti. Nonostante il lassismo diffuso, la magistratura si ostina a scavare. È un bene che il reato di strage non cada in prescrizione. Ma è pur vero che, in Italia, il mandante è bestia rara, quasi uno Yeti giudiziario, sempre avvistato, mai localizzato con certezza. Lei ha mai assistito all’arresto e alla condanna di un mandante? Il mandante è come l’araba fenice?
Caro Lodato, ha sbagliato indirizzo. Questa domanda non deve rivolgerla a me, ma a se stesso, dato che Lei è un serio storico della mafia. Comunque, rivolto un pensiero di profonda gratitudine a Borsellino e alla sua scorta, sto al gioco. I mandanti, Lei dice, sono come l’araba fenice, quella che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa. Il bello è che da noi i mandanti dei delitti per interesse, prima o poi, vengono scoperti. Perché quelli di interesse mafioso, invece no? Va fatta una considerazione: un delitto come quello dell’uccisione di Borsellino, e in precedenza come quello di Falcone e tanti altri magistrati, non è solo ed esclusivamente di mafia. La mafia ne è compartecipe ed esecutrice. Compartecipe, diciamo, al 50 per cento. L’altro 50 appartiene a gente riverita e dal comportamento ufficiale irreprensibile, che gode di favori, agganci, solidarietà, anche dentro le istituzioni. E la rete di protezione è così fitta da essere quasi impenetrabile. Quando Riina manifestò il proposito delle stragi, Provenzano fece un sondaggio segretissimo fra imprenditori, politici e massoni. Provenzano i risultati non li divulgò. Ma il pentito Giuffrè riuscì a sapere che alcuni industriali del Nord si erano dichiarati favorevoli all’uccisione di Falcone e Borsellino. I loro nomi? E qui torniamo all’araba fenice.
Cacciato via a fischi
Cappella cacciato via con bordate di fischi e insulti dal G8 “dei poveri” a La Maddalena. E’ dovuto andare via sotto scorta. Ormai le uscite di questi domestici di Arcore seguono la prassi delle uscite del loro capataz: fischi, insulti e inviti a dimettersi. Una fine davvero ingloriosa per chi credeva di pigliare per culo il mondo intero…