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Scvimmiette sardegnole: il sindachetto di Cabras soffre il caldo…
“Un ministero anche in Sardegna”, la proposta del sindaco di Cabras
di Claudio Zoccheddu Cristiano Carrus: «Non si tratta di una provocazione: è una proposta seria e motivata». Lettera a Berlusconi: «Ridurrebbe di molto i costi per le amministrazioni locali»
°°° BRAVO! VOGLIAMO LA CARFAGNA A POMPU e la BRAMBILLA a LISCIA DI VACCA!!!
Il sindachetto di P.Torres si è offeso e mi ha scagliato contro tre scimmiette…
Amici, voi sapete chi sono e come la penso. Sapete anche che non sono uno che predica bene e razzola male. Molti amici presenti su FB sanno bene anche che non amo raccontare fesserie, mi piace FARE.
E MI SENTO IN DOVERE DI CRITICARE SEMPRE E DI DENUNCIARE
quei tristi personaggi pagati da noi, siano essi ministri o sindachetti, quando NON fanno il loro dovere. Questi amici sanno anche che senza il mio impegno personale non esisterebbero oggi decine di migliaia di posti di lavoro che prima non c’erano. Lasciamo stare il fatto che siano fatti male almeno nel 99% dei casi…
SE, ad esempio, io non avessi messo in piedi i Barrittas nel 1960 e poi i Salis & Salis, oggi non ci sarebbero circa trentamila musicisti e DJ che campano con la musica. Non ci sarebbero le decine di parolieri e musicisti compositori di canzoni.
SE non avessi creato Radiolina e poi Radio 24 ore (1973/74), oggi tutti questi rubastipendi inutili delle emittenti private (a cominciare dai proprietari) starebbero lavando cessi alla stazione.
Potrei andare avanti.
SE non avessi creato la prima (e unica) casa discografica in Sardegna (La Strega Record, nel 1973) e sei mesi dopo il Teatro Cabaret, oggi non avremmo tutti quei malati di mente che si spacciano per comici o intrattenitori…
Ma non ci sarebbero nemmeno le oltre MILLE feste di piazza e altre occasioni di lavoro per questi pseudo “artisti”… che non esistevano quando io ho fatto i Barrittas. C’era solo un qualche fisarmonicista e un qualche launeddista su un palco buio e disadorno, proprio come oggi. HANNO DEVASTATO TUTTE LE COSE BUONE CHE AVEVO MESSO IN PIEDI!
Molti dei ragazzini che vedevo adoranti sotto i palcoscenici dove mi esibivo, oggi sono diventati assessori regionali, sindaci, deputati, ecc. E a molti di loro mi sono rivolto per proporre dei progetti SERI volti a creare nuova occupazione e nuove professionalità, quindi: nuova ECONOMIA!
Nulla da fare. Questi asini NON CAPISCONO. Non solo… quando li descrivi per quello che esattamente sono: INUTILI, si incazzano e scatenano le loro tre scimmiette fedeli che si divertono un mondo a insultare miseramente “il personaggio importante”. L’ignoranza e l’invidia se li magnano vivi!
Prendiamo un progetto che sto cercando di portare avanti da quasi dieci anni. Con sole TRE RIGHE di questi dieci pagine, a Roma nel 1981 abbiamo fatto nascere con la giunta Vetere “TEVERE EXPO'”. Solo nel primo mese di vita, in pieno Agosto, fece girare 15 miliardi di allora! Quella manifestazione ancora vive e prospera. Qui non si riesce a fare nulla.
MA MI POSSO INCAZZARE?
Vedete cosa mi scrive il sig. beniamino scarpa, ex fattorino/assessore regionale con Marpiolino Floris; ex, di molti partitini, e oggi sindaco inutile di Porto Torres:
P.TORRES.Ma il sindachetto beniamino scarpa, è un coglione o un asino incapace?
L’ultima delusione dei cassintegrati all’Asinara
Se arrivi a Porto Torres e scendi verso il mare per il viale principale, non puoi non vederla: è una bandiera tricolore di 35 metri quadri, con la sigla del centocinquantenario dell’unità d’Italia, i numeri – 1-5-0 – in blu. Solo che a cucirla e ad affiggerla, sulla facciata della torre moresca simbolo degli operai della Vinyls (da 406 giorni sono in lotta per difendere il loro posto di lavoro), non è stato qualche ufficio del cerimoniale, ma Marisa, la madre di una famiglia di lavoratori dell’azienda chimica. Se vedi quella bandiera lo capisci subito: qui il tricolore ha quattro colori. Rosso, verde, bianco e rabbia. Rabbia per l’ultima beffa: cento milioni di euro promessi in pompa magna e che mancano all’appello
La Vinyls è uno dei cuori dell’industria chimica nazionale, una testa in Sardegna, una a Ravenna e un’altra a Porto Marghera. Ed è sull’orlo del fallimento, dopo un anno di impianti fermi, gestione commissariale, stipendi e casse integrazioni. Questa storia è stata forse la più forte, nell’anno in cui l’Italia è salita sui tetti, e lo è diventata per l’inventiva dei suoi lavoratori, che prima hanno occupato la torre aragonese di Porto Torres impavesandola con le bandiere, e poi l’isola dell’Asinara, inventandosi il “l’unico reality reale, purtroppo”. L’anno scorso l’Isola dei cassintegrati, ospitata da Michele Santoro, ha persino superato lo share dell’Isola dei famosi. All’inizio c’era una trattativa con una società araba, la Ramco, ma non se ne fece nulla.
Il ministro Claudio Scajola ebbe l’idea di dimettersi proprio il giorno in cui si sarebbe dovuto chiudere l’affare. Dentro la torre, istoriata con un’annata di carta stampata, fa bella mostra un foglio con le condizioni poste da quella società. Tutte disattese. E Scajola era così informato da collocare Porto Torres in un’altra provincia (“A Olbia”). Il suo successore, Paolo Romani è sbarcato sull’isola a dicembre tra grandi sorrisi e ha annunciato che c’era un nuovo compratore: la Gita holding. Una finanziaria svizzera, sconosciuta per tutti, ma credibile per il ministro: “Ho verificato di persona la sua attendibilità”. E poi una battuta destinata a non essere scordata: “Sarei davvero un pirla se venissi qui ad annunciarvi una cosa che non c’è, non trovate?”.
La trattativa ritorna sull’altalena. Il 10 febbraio gli operai capiscono che non si quaglia e danno un nuovo strappo. Tino Tellini, uno dei leader della protesta si imbraca come può, e sale con due compagni – Emanuele Manca e Marco Olia – sopra una ciminiera del petrolchimico. Si sfiora il dramma. Il vento è forte, la struttura della canna fumaria è pericolante. Scuote la testa, oggi, Tino: “E’ stata una follia, ballavamo come fuscelli, avremmo potuto morire”. Ma sulla Nuova Sardegna quel gesto acquista un senso: “Romani si impegna, operai giù dalla torre”.
A metà febbraio sembra che il miracolo si stia per compiere: la Gita Holding firma un contratto preliminare d’acquisto. Entro due mesi provvederà a una capitalizzazione di dieci milioni di euro, pagherà gli stipendi, riavvierà gli impianti. Lieto fine? “Se non ne avessimo viste di tutti i colori – spiega Stefano Masperi, della Cgil – avrei pianto”. Ha fatto bene a non piangere. I due mesi scadevano venerdì scorso, e le banche hanno informato che i soldi promessi non sono arrivati. Altri due operai – Roberto Quartu e Alberto Tedde – sono tornati sulla ciminiera, questa volta imbullonati e con tanto di tenda canadese. Dopo due giorni interviene di nuovo il ministero: i soldi arriveranno. Ma per ora nessuna novità.
All’Asinara è rimasto un presidio simbolico: quello di Pietro Marongiu, affettuosamente detto “il tiranno”. Un anno e due mesi sono tanti: qualcuno si è trovato un lavoro, qualcuno ha litigato, sono stati scritti due libri, sono state fatte lezioni all’università sul caso mediatico, ci sono stati giorni meravigliosi come il primo maggio e delusioni feroci. Occupazioni dell’aeroporto, botte con la polizia, persino una spedizione a Porto Rotondo, per bruciare una bandiera delle Cayman contro gli evasori. Un anno e due mesi è un tempo che ti può distruggere la vita. Ma il grosso del gruppo dei lavoratori Vinyls è rimasto unito. Avevano piantato delle croci, sul prato davanti al porto, ora le hanno tolte e hanno messo una lapide feroce con Scajola: “Questa lapide è il simbolo della morte del lavoro a Porto Torres”. In città qualcuno ha persino affisso manifesti contro di loro, dicendogli di “tornarsene a casa”. L’ultima tegola è stato l’annuncio dell’Eni: “Entro ottobre chiuderemo anche il petrolchimico”.
Il sindaco Beniamino Scarpa mi parla dopo una lunga attesa: “Sa perché? Ho ricevuto i cittadini che chiedevano l’aiuto dei servizi sociali. Tutti. Ma ormai non basta nemmeno un pomeriggio”. Un tempo chiedevano lavoro. Adesso “ci sono madri che piangono e ti ripetono: mi faccia avere almeno una bombola del gas”. I due centri della Caritas sono intasati. Ormai è caduta la barriera del pudore. “Se non si avviano i lavori per la bonifica che sono promessi da anni, con 500 milioni di stanziamenti, ma mai autorizzati dal Ministero dell’Ambiente sarà una catastrofe”. E’ sera. I lavoratori dela Vinyls sono di nuovo nella torre, in una assemblea, l’ennesima, con dirigenti nazionali della Cgil. Tellini è breve, asciutto drammatico: “Si rischia una catastrofe sociale”. Tutti ad aspettare questi benedetti soldi. Che forse arrivano e forse no. E il tricolore sventola di rabbia.
Il Fatto Quotidiano, 7 aprile 2011
°°° QUESTO SCARPA, il sindachetto, è un cambiacasacca inutile. Lo conosco da oltre 10 anni. Gli ho proposto un mio progetto che avrebbe azzerato la disoccupazione e rilanciato l’economia di tutta la zona. Dopo che si è seduto sulla poltrona si è sempre negato al telefono. Bisogna spazzarla via questa manica di poltronisti inutile che hanno devastato la Sardegna da 60 anni!
Cagliari: Trastevere
Al rione marina il sindachetto massone e palazzinaro ha chiuso al traffico l’antico rione di fronte al porto. Secondo lui, bastava questo per creare un angolo della cittadina simile a Trastevere: coi tavolini dei bar e dei ristoranti per strada. Forse somiglierà alla Trastevere di oggi, devastata dalla giunta pasticciona e ladra di Alemagno, non certo alla mitica Trastevere di Rutelli e Veltroni, invidiata da tutto il mondo. Sapete perché? Perché se andate a mangiare alla Marina e vi sedete fuori, tanfo a parte, dovete essere rapidissimi, altrimenti i ratti (le merdone) vi portano via il cibo.
Amici, perdonatemi
Ma non ne posso più di queste scimmiette sardegnole che inneggiano al mafionano. Oggi sono andato dal Gemellino a prendere un po’ di prosciutto, che lui fa con maiali sani di qui, ma manda a maturare nella ventosa Esterzili: una vera bontà… dico una battuta su Mafiolo e salta su una carampana – una della famiglia Addams, sorella di quella che ruba soldi ai deportati (che qui chiamano “turisti”) con una cagata di casa vecchia con tre foto sgranate e due carabattole… ma si chiama, con la complicità della gang del sindachetto inutile: “CASA MUSEO”… nessun permesso, nessuna licenza, niente tasse… e mi ha pure rubato quattro metri quadri di terra del giardino per un bagnetto, che avevo fatto costruire alla quasi centenaria padrona, 20 anni fa, con l’intesa che alla sua morte gli eredi avrebbero chiuso la porta della sua parte e ne avrei aperto una io A CASA MIA per farci la legnania. Bene, torno qui dopo 11 anni di assenza e mi trovo questa “casa museo dei miei coglioni” con questo cesso arrogante (non il bagnetto, quella brutta) che al mio “Scusa, ma guarda che questo bagnetto è mio. Ho fatto una cortesia a tzia Carmela perché non ne aveva e non poteva andare in campagna a fare i bisogni, ma lei è morta da dieci anni, quindi…” il mostricciattolo salta su con uno splendido: “Vaffanculo! Io ho comprato la casa e quindi anche questo bagno è mio.” “Un par de cazzi. Ora lo butto giù.” Il mio avvocato dice che se lo distruggo passo dalla parte del torto e siamo quattro anni così. Io la piglierei a calci nel culo, la megera orrenda, con suo marito scemo e i due figli che – dicono – sono loro. Ma sono troppo buono e gentile. Quindi… dal macellaio salta su la sorella e sbraita: “Sempre i soliti voi comunisti! Saltate addosso a Berlusconi per qualunque stupidaggine!”
“No, cara. – le ho risposto affabile – Non è una stupidaggine corrompere giudici, finanzieri, e testimoni. Sono reati che ti mandano in galera a vita in qualunque nazione civile… ho detto civile?… ah, certo: che cazzo ne sapete voi scimmiette di cos’è CIVILE?” e me ne sono andato.
Cardi
Mi sono fatto una bella passeggiatina a pedane con la famigliola, comprensiva di cagnetta. Ho potuto ammirare un fervere di lavori di restauro, finanziati anche coi miei soldi, che il buon sindachetto ubaldo meloni ha elargito a cani e porci… ma non a me. Eh sì che io sono il più vecchio abitante inurbato del centro storico. Eh sì che la mia è una casetta in pietra del 1200, riattata nei primi del ‘700, e quindi avrei più diritti di altri. Ma tant’è… Comunque, ho preso un chiletto di cardi selvatici, che ho pulito dalle spine giù sulle panchine di Fundusei. Ora Lena e Melina stanno preparando involtini di carne e formaggio e mettendo a bollire i cardi. Buon appetito!
QUI CI SONO: IL PONTICELLO DI FUNDUSEI, LA MIA PIAZZETTA CON MELINA E LA SUA AMICHETTA GINEVRA, LA CASCATA E IL MULINO AD ACQUA DIETRO CASA, CON OLINDO, L’IMPASTO PER LE TAGLIATELLE, LE TAGLIATELLE E L’ARROSTINO DI PURQUà, LA MIA SECONDA, FAMIGLIOLA