Gli ho scritto questa email molto garbata:
Facevo i pienoni nei teatri, ottenendo critiche entusiastiche da tutta la stampa che conta, e mantenevo così la mia famiglia con tre ragazzini in una bella casa di via Aurelia.
Nel 1986 cedetti all’assedio di Antonio Ricci e Gennaro Ventimiglia e diventai dopo sole due puntate la star più originale e amata del Drive in. Per tre stagioni le mie uscite segnavano il picco d’ascolto di quel programma e di tutte le altre trasmissioni dove partecipavo come ospite d’onore.
Il Sardo AVEVA SFONDATO. Sparirono d’incanto i luoghi comuni più beceri sui miei “conterroni”; nessuno si sognava più di raccontare barzellette volgari sui sardi, nessun “pezzo grosso” imbecille minacciò più i suoi sottoposti col famigerato “TI SBATTO IN SARDEGNA!” E cessarono piano piano anche i sequestri di persona. I sardi erano stati finalmente sdoganati e in tutta Italia, ancora oggi, appena incontrano un nostro concittadino gli sorridono immediatamente e scatta il mio ormai universale: “CAPPITTO MI HAI?!”
Improvvisamente, nel dicembre del 1990, dopo aver detto un NO di troppo (avevo rifiutato una quindicina di strapagatissimi B-movies, dove mi si chiedeva di fare le cose che avevo sempre rifiutato e che avrebbero vanificato tutto il mio lavoro di una vita e mortificato l’immagine dei sardi), venni fatto sparire e condannato alla MORTE CIVILE.
Ho sempre fatto satira vera, più dal vivo che in TV, ovviamente, senza censure e senza timori reverenziali. Non ho né ho mai voluto tessere di nessun partito. Sto dalla parte di chi lavora e contro chi ruba, da sempre. Ma la satira non è mai stata amata dai regimi, né tantomeno dai pezzi grossi della politica italiana. A destra come a sinistra.
Resistetti qualche altro anno a Roma, accettando di tornare alla Rai, ma anche lì mi vennero cancellati i contratti all’ultimo minuto… per ordini dall’alto.
Mi chiusero tutte le porte, mi calunniarono, mi volevano morto.
A nulla valsero i numerosi articoli scritti dai più importanti intellettuali italiani sui più importanti giornali nazionali: ero il primo nome della lista nera.
Ero stato tradito anche da certi politici sardi, quando il presidente Rojch mi pregò di fare qualcosa per i giovani. Rientrai con due miliardi che investii – dall’88 al ‘90 – e fondai una Coop giovanile “CinemAzione”, con l’intento di aprire il più grande centro di produzione cine-televisivo d’Europa. Avevo tutti i contatti e il meglio della professionalità a disposizione. Tutti i grandi maestri di Cinecittà erano pronti a lavorare in Sardegna, a parità di costi. Qui persi tanto tempo e tutti i soldi. Dei 15 mld pattuiti e occorrenti, mi vennero offerti beffardamente un miliardo e 125 milioni (Faccia come fanno tutti, mi disse il funzionario: prenda i soldi e se ne torni in continente). Non li presi, naturalmente. Ma pensi che con un’idea simile oggi ci campa mezza Bulgaria, dove arrivano anche da Los Angeles a girare.
11 anni fa mi arresi. Avevo perso la mia famiglia, il mio lavoro, la mia carriera.
Trovai una nuova compagna, facemmo una bambina deliziosa, e me ne tornai in Sardegna: metto il mio nome, il mio talento, le mie esperienze e la mia energia a servizio della mia gente, mi dissi.
Bene. Anzi, MALE!
Nonostante abbia il curriculum più pesante di qualunque altro artista sardo nella storia, nonostante abbia decine di progetti per creare economia e migliaia di nuovi posti di lavoro legati alla cultura, all’artigianato, alla pastorizia e all’agricoltura bio… sono qui da undici anni e nessuno mi ha mai fatto lavorare un solo giorno.
Ho un blog su Internet che viene letto da oltre TRE MILIONI di persone in tutto il mondo e molti amici mi hanno tenuto vivo fin qui.
Ma ora sono pieno di debiti, la salute mi sta creando molti problemi, ed ho bisogno di aiuto. Non voglio essere privato anche della mia dignità e perciò chiedo una mano a chi dovrebbe volere il bene della Sardegna, dei sardi, e dei suoi figli migliori.
Non voglio elemosine, ma solo la possibilità di lavorare e di essere utile alla mia gente, come lo sono stato nel corso di tutta la mia vita.
Voglio che i miei figli tornino ad essere fieri di me.
Spero di essere contattato presto, prima che sia troppo tardi. Grazie e auguri di buon lavoro.