sabato, luglio 05, 2008
DIVIETO DI SINDACO COGLIONE
Categoria: Blog
Ciau a tutti! Non sono ancora potabile, ma vi voglio raccontare di ieri. Decido di andare a rivedere Torre di Barì, Posto splendido e poco conosciuto vicino a Barisardo, sulla costa orientale. Controllo su Internet e la mappa mi dà 38 km… Mah… a occhio e secondo il mio ricordo sono parecchi di più, ma chi sono io per mettermi a discutere con la mappa di google? Perfetto. Prepariamo l’unico ombrellone superstite (gli altri, naturalmente i migliori e i più nuovi, son al deposito), il frigo da viaggio, ecc. Margherita (Mowgli) la migliore amica di Melina si presenta puntuale alle 7,30, col suo sacchetto ed il suo ombrellone (i genitori lavorano e sono ben felici di saperla al mare con noi). Ore otto, partenza. Seui, Ussassai, giù per il canalone, Gairo vecchia (un paese abbandonato da decenni, solo un po’ più VIVO di Sadali), Gairo Taquisara, Lanusei… minca! nemmeno trecento metri di strada dritta!!! Una curva via l’altra. Con un semplice viadotto, se il cazzaro pelato col topo morto in testa fosse stato serio almeno quanto Pulcinella, lui e le sue grandi opere frutto solamente delle sue allucinazioni e della sua propaganda… con un semplice viadotto, dicevo, promesso 15 anni fa, in mezz’ora si potrebbe arrivare da Sadali a Lanusei. Un cazzo! Vai di curve… Loceri e, finalmente, Barisardo. Due ore di tormento e di nausea. Naturalmente, i cartelli indicatori – qui in Sardistan – sono vietati da una qualche religione, e quindi mi perdo e faccio una specie di mulattiera bombardata per arrivare a Torre di Barì, a cinque km dal paese. Sono quasi 90 km, altro che 38! O google, mabaccagài! Una meraviglia di posto! Trovo un parcheggio proprio a cento metri dalla torre moresca, di fronte alla spiaggia semideserta e al fianco di un vecchio palcoscenico – in tavoloni e tubi Innocenti – rivolto spalle al mare e verso una misera gradinata su tre livelli. Racconto a Lena che quello, forse, è lo stesso palcoscenico che montarono per un mio spettacolo, proprio lì, un ventinaio di anni fa. Mi ricordo come fosse oggi. Arrivai il giorno prima, come sempre, soprattutto quando dovevo fermarmi a dormire sul posto di lavoro (che per contratto MIO era “appena superati i 100 km da Cagliari”) e mi piazzai all’Hotel Tirìa, quasi di fronte alla torre. A cena, venni raggiunto dal sindaco e mi divertii molto. Mangiammo a un tavolo sulla terrazza: il sindaco, un assessore, Olindo (il contitolare dell’albergo, che diventò immediatamente mio amico), la mia ragazza Monica ed io. Chiesi cortesemente al sindaco di far togliere la spalla al palco (tre tubi a mo’ di ring per la boxe) o quantomeno di farla spostare al contrario: visto che nella piazzetta ci sarebbero potute stare non più di mille persone e che quindi non sarebbe stato bello né corretto lavorare con le spalle rivolte al grosso del pubblico. Lui rise e mi chiese retoricamente:
“Ma perché, non ti crederai che vengano più di mille persone domani. Magari!”
Risi anch’io e gli risposi che per mille persone non avrei nemmeno fatto scaricare gli strumenti. Di solito, dal 1961, come minimo ai miei spettacoli c’erano quindici/ventimila persone. Rise un altro po’ e infine, con molta benevolenza e quasi con commiserazione, decise che avrebbe dato ordini la sera stessa.
“Dov’è la torre?” chiesi, indicando il mare davanti a noi.
“Lì “- rispose prontamente il sindaco, indicando un punto a 200 mt alla nostra destra.
“Eh, ma io non la vedo.” Feci io da fill’e bagassa. Monica mi mollò un calcione, sotto il tavolo. La guardai con un’espressione ‘Cazzo vuoi? Se l’è cercata’…
E il sindaco:
“E certo, adesso non la vedi perché è buio!”
“Ah! E quindi, se vai adesso a Parigi non vedi la Tour Eiffel; se vai a Roma non vedi il Colosseo e se vai a Milano non vedi il Duomo? Eh, già… è buio!”
“Cosa c’entra? Qui mica siamo a Roma!” cominciava a capire e cercava una posizione più comoda… la sedia gli stava stretta.
“E certo. Qui l’energia elettrica non è ancora arrivata… Ma, cazzo! UNA cosa avete che vi contraddistingue e tu la nascondi?! Fammi capire la logica di questa mossa strategica.”
Tutti gli occhi erano rivolti verso di lui. Un certo disappunto cominciava a serpeggiare. Lui si schiarì la voce e balbettò:
“Beh, veramente non ci abbiamo mai pensato. Ma lo sai quanto ci vuole per portare la corrente lì?”
“No. Io non lo so. Tu?”
“Boh? Ma… e dopo che l’abbiamo illuminata, la torre, cosa ci guadagnamo?”
“Scusa… non ho ancora bevuto nemmeno un bicchiere e mi sembra di fare una conversazione tra ubriachi. Fammi capire… Qui ci sono tre alberghi, due camping, decine di ristoranti e pizzerie. A chi servono? Aspettate qualche turista o li avete fatti per guardare le insegne e basta? Guardati in giro. Quanti clienti ci sono in questo ristorante?”
“Mmmmh. Una decina.”
“Bravo. Nemmeno il dieci per cento della capienza. Quanto scommetti che con la torre illuminata verrebbero qui molto più volentiari a mangiare almeno la pizza? Quanto scommetti che con un minimo di interessamento da parte del Comune, la torre smetterebbe di essere un cesso pubblico e un ricettacolo di siringhe e comincerebbe a diventare un monumento?” Morale: il giorno dopo, al mio spettacolo, c’erano circa quarantamila persone. Vigili impazziti. Due file di auto parcheggiate per cinque km. e i locali pieni che restarono persino senza acqua ancora prima della mezzanotte. Nel giro di una settimana la torre venne illuminata.
Ieri non l’ho vista al buio, ma Firmina mi ha detto che forse, da circa un anno, è di nuovo illuminata…
Ma torniamo al momento del parcheggio. Avevamo bisogno di andare in bagno e quindi mi avvicino al vecchio alberghetto del mio amico. Olindo ha venduto da anni. Peccato. E’ tutto come allora, solo con molti rampicanti in più. Una ragazza sta sparecchiando un tavolo del giardino, mentre una coppia con due bambini sta ancora facendo colazione a un altro tavolo. Deserto. Mi avvicino alla ragazza e chiedo se fanno la pizza per pranzo. Mi guarda con compassione e dice che loro, LA SERA, fanno le pizze. Si vede che io vengo da Marte…
“Però provi a chiedere qui a fianco all’altro albergo.” sorride sorniona.
Ringrazio e ci dirigiamo tutti e quattro all’hotel La torre, proprio di fronte alla torre.
Deserto. Però veniamo aggrediti da un cartello: “Vietato portare cani.”
“Anche in giardino?” chiedo a un ragazzone che sta portando una bibita a una signora di Torino. Mi squadra per alcuni secondi e poi sorride:
“Ma lei è Lucio Salis, vero? No, no. Non si preoccupi, si accomodi.”
Prendiamo un caffè e chiedo per la pizza. E lui mi mette KO…
“La pizza a pranzo?! Ma a volte non la facciamo nemmeno la sera. Accendere il forno COSTA!!!”
Siamo in Sardegna. Siamo a luglio e siamo nel 2008. Mah…
Ci dirigiamo verso la spiaggia. Conto venti ombrelloni in circa seicento metri.
Degli operai stanno spostando con una piccola gru dei pianali di legno: forse per fare una passerella. Tre donne, una delle quali assessore, come scoprirò subito, sovrintendono ai lavori. Cartello enorme: “DIVIETO DI CAMPING. DIVIETO DI INTRODURRE CANI E CAVALLI O ALTRI ANIMALI”…
Mi rivolgo a quella che sembra il capo e chiedo se abbiano un recinto apposito in spiaggia per i cani.
“No. Mi dispiace.”
“Beh, allora chi mi può impedire di portare la cagnetta in spiaggia?” chiedo sorridente.
“I vigili. – fa lei seria. C’è un’ordinanza del sindaco e quindi…”
“Mi scusi. Sono venuto con le bambine e con la cagnetta per passare qualche ora al mare e non per mandare a quel paese qualche sindaco deficiente. Mi dice se qui vicino c’è qualche spiaggia dove possiamo andare col cane?”
“Ma vada pure qui. Poi, se qualcuno si lamenta, magari si sposta a Planargia o all’Ultima spiaggia.”
“Non se ne parla, grazie. Ma mi ci vede, dopo due ore di curve, che sistemiamo tutto e poi, per l’idiozia di un sindaco, devo sbaraccare tutto e andare da un’altra parte? Per cortesia, mi dica dov’è questa Ultima spiaggia e andiamo lì. Grazie”
“Ma guardi che anche lì è vietato portare cani. Però c’è meno gente e magari i vigili non passano. Però, se qualche bagnante dovesse chiamare i vigili… ” la interrompo e mi comincio a incazzare.
“Senta – le dico a brutto muso -, se qualche bagnante si lamenta e chiama i vigili, vuol dire che se ne vanno affanculo il bagnante, i vigili, e pure quel coglione del vostro sindaco. Perché o lui allestisce uno spazio apposito, con tanto di dog sitter, per le bestiole, oppure il cane viene dove vado io. E’ chiaro?” A questo punto, la signora assessore capisce che non ha a che fare con uno sprovveduto e balbetta:
“Anche noi amiamo i cani, sa?”
“E meno male! Altrimenti cosa facevate? Li gassavate all’ingresso del paese?”
Saluto e andiamo a cercare i cartelli o un’informazione. Dopo un quarto d’ora arriviamo all’Ultima spiaggia. Parcheggio, ignoro il cartello vessatorio, e piazziamo gli ombrelloni. E’ molto più bello che alla torre e c’è pure un chiosco. Sistemata la mia gente, mi avvicino al chiosco e chiedo se fanno anche da mangiare. Una ragazzina carinissima e gentile mi dice che la sera fanno grigliate di pesce, ma a pranzo, oltre ai panini, fanno solo spaghetti al pomodoro, alla bottarga o allo scoglio. Aggiudicato. Ci vediamo dopo. Così, verso le 12 e trenta, porto le mie lupacchiotte affamate a divorare un piatto di spaghi alla bottarga e a trascorrere le tre ore micidiali all’ombra. Al chiosco facciamo amicizia con la padrona: Firmina, che vorrebbe scuoiare vivo il mafionano, e con una coppia di svizzeri di Ginevra che hanno una bambina di otto anni. Al caffè, viene a salutarci la ragazzina carina della mattina, che ci ha anche servito il pranzo. Un’ora dopo, Firmina ci dice che quella è la figlia di Olindo… Ma che piccolo il mondo! Torniamo in spiaggia e lascio bagnare le piccole fino alle 18. E’ ora di tornare. Passiamo a salutare Firmina e lei mi dice che suo marito l’ha chiamata e, quando ha saputo che ero lì, le ha detto di offrirmi il chiosco in cambio del mio LP “SEDUTO SULL’ALBA A GUARDARE”.
Avercelo! Non ne ho una copia nemmeno io… Ripartiamo, dopo calorosi scambi di saluti anche con Paola, Pierre e Chiara: gli amici svizzeri che passeranno a trovarci la prossima settimana. Sono arrivato a casa distrutto e con la nausea che non mi ha ancora abbandonato. Sì, le curve. Ma anche la scoperta di un nuovo sindaco coglione…