I trucchi e gli affari oscuri di tvemonti & family.

Vittorio Malagutti per Il Fatto

Azioni? Obbligazioni? Titoli di Stato? Macché, quando si tratta di investire il gruzzolo di casa, la famiglia Tremonti gira alla larga dai mercati finanziari e va sul sicuro. Anzi, sul mattone. Lo rivelano i bilanci delle società controllate dal ministro dell’Economia e dai suoi parenti stretti, moglie e figli.

tremontitremonti

C’è l’Immobiliare Crocefisso srl, che due anni fa, come il Fatto Quotidiano ha già raccontato, si è comprata un intero palazzo d’epoca (tre piani) nella centralissima via Clerici a Milano. Quest’ultimo acquisto è andato ad aggiungersi agli uffici di via Crocefisso, pure questi nel centro di Milano, dove ha sede lo studio tributario fondato da Tremonti e ora affidato ai suoi storici collaboratori Enrico Vitali, Dario Romagnoli e Lorenzo Piccardi.

La vera sorpresa arriva però da un’altra società. Si chiama Nitrum e risulta intestata ai due figli del ministro, Luisa, 33 anni, e Giovanni, 26. Anche Nitrum, come vuole la tradizione di famiglia, ha puntato sul mattone. Tra l’altro possiede un intero piano di uno dei palazzi più alti di Milano, un grattacielo costruito negli anni Cinquanta in piazza Repubblica a Milano, vicino alla stazione Centrale. Ebbene, chi ha preso in affitto i locali degli eredi di Tremonti? Le carte ufficiali consultate dal Fatto rivelano che in quelle stanze si è insediata un’azienda pubblica, l’Autostrada Pedemontana lombarda.

Proprio lì, al sesto piano del grattacielo milanese, si trovano gli

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Manovrella. I trucchi del nano delinquente per salvarsi il culo.

PROCESSO BREVE NELLA MANOVRA

Pdl e Lega scaricano la stangata sul prossimo governo rimandando al 2013 i tagli a bilancio e Casta
Ma nella bozza inseriscono intere parti della legge ideata per garantire l’impunità a Berlusconi

Umberto Bossi ha dovuto cedere sui rifiuti di Napoli, ma ha incassato ciò che neanche immaginava: la modifica del Patto di stabilità per i comuni virtuosi. Silvio Berlusconi è riuscito a convincere Giulio Tremonti a scaglionare i 47 miliardi di manovra così da farli pesare sostanzialmente su 2013 e 2014 (leggi l’articolo di Davide Vecchi). Infine, il ministro dell’Economia l’ha spuntata sul taglio delle tasse: non ci sarà. Il vertice di maggioranza è servito sostanzialmente a sancire un patto (comunque precario) di non belligeranza intorno al premier e a confezionare una polpetta avvelenata al governo che verrà dopo l’attuale. Chi siederà a Palazzo Chigi dal 2013 erediterà la manovra pensata da Tremonti. Basta guardare gli scaglioni per rendersi conto dell’allegro scaricabarile (leggi) affidato ai posteri: dei 47 miliardi previsti, due riguardano l’anno in corso, cinque il 2012, mentre per gli anni 2013 e 2014 sono previsti per la correzione dei conti i restanti 40 miliardi suddivisi in due trance da 20 miliardi ciascuno. E dalle pieghe del documento spuntano interi stralci della legge ideata per garantire l’impunità al premier (leggi)

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Burlesquoni. I trucchi del ciarlatano.

Lo spostamento della “scena”

Il network politico-mediatico berlusconiano ha ripreso a lavorare a quella che Lance Bennett, stratega dello spin, chiama “la politica dell’illusione”. Si tratta di fuggire dal palcoscenico principale, ingombro di problemi irrisolti, costruendo altrove un’altra “scena”. La missione Lampedusa doveva servire a questo: far brillare le virtù taumaturgiche del premier-imbonitore sull’immigrazione, e oscurare le nefandezze legislative del premier-imputato sulla giustizia. Le prime pagine dei giornali di famiglia sono eloquenti (e conseguenti): “Lampedusa liberata. Riecco Berlusconi”, e “Isola libera in due giorni. Silvio spettacolo a Lampedusa”.

Ma stavolta l’operazione è parzialmente fallita. Le risse di Montecitorio e le reminiscenze squadristiche di La Russa hanno rovinato lo show del presidente del Consiglio, passato in secondo piano nonostante i generosi sforzi del circuito informativo addomesticato. La Struttura Delta non si perde d’animo. Smantellate in fretta le “quinte” di Lampedusa, è già in allestimento la prossima “scena”, ad uso e consumo del gentile pubblico. L’ha anticipata ieri sera il titolo dell’apposito Tg1: “Berlusconi in Tunisia”. Da lunedì prossimo, su questi schermi.
m. gianninirepubblica. it

ber

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Quasi una donna su due simula l’orgasmo

I «TRUCCHI» PER CAPIRLO

 Quasi una donna su due simula l’orgasmoLo rivela un sondaggio inglese. La sessuologa: «Un problema soprattutto per quelle che hanno il terrore di perdere il controllo, in tutti i campi»
Niente da fare: fra le inglesi e l’orgasmo non è davvero amore e se già nel 2007 un sondaggio aveva evidenziato come il 30% delle suddite di Sua Maestà preferisse fingere il piacere per non urtare la suscettibilità maschile, tre anni dopo si scopre che le cose non sono affatto migliorate. Anzi, ora il numero delle «attrici» sarebbe pure aumentato, toccando la soglia del 48% su un campione di 3mila intervistate, con un ragguardevole 9% che ha ammesso di fingere regolarmente, ogni volta che fa sesso con il partner. Ma anche oggi come allora, gli uomini faticano a riconoscere il vero piacere da uno simulato, come conferma il 38% delle partecipanti alla ricerca promossa da un’azienda di soft drink che proprio questo mese ha lanciato sul mercato una bevanda energetica dalle supposte proprietà afrodisiache per i maschi. E quando l’insoddisfazione femminile raggiunge il culmine, il 7% delle donne non ci pensa due volte a chiudere la storia, anche se solo una su dieci ammette di rivelare al compagno il vero motivo della rottura, preferendo spiegazioni meno dirompenti per l’ego maschile e, quindi, meno problematiche per loro: in pratica, mentendo due volte.

LA CAUSE – Non sorprende, dunque, più di tanto che una inglese su cinque giudichi la propria vita sessuale «estremamente infelice» e che il 16% lamenti la mancanza dei «preliminari», condizione spesso necessaria a creare un’atmosfera rilassata e coinvolgente, mentre l’11% dà colpa alla «velocità di esecuzione» dell’uomo che, una volta raggiunto il proprio piacere, perde interesse per tutto il resto. E proprio questa mancanza di «partecipazione» maschile sarebbe la molla che spingerebbe parecchie donne (e qui la percentuale è addirittura una su cinque) a immaginare di fare sesso con un uomo diverso dal partner (in genere, un attore famoso o persino un amico) per riuscire a raggiungere l’orgasmo, anche se più di un quarto sostiene di non avere il coraggio di confessarlo al compagno perché l’argomento è troppo imbarazzante, ma anche per evitare seccature, dando magari inizio a domande scoccianti da parte del compagno.

IN ITALIA – Ma non si creda che l’orgasmo femminile simulato sia una

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Berlusconi, i ricatti, i trucchi

Il giudice che ha deciso la sospensione dell’esecutività della sentenza sul Lodo Mondadori è il fratello di un ex-deputato PDL.

Irrituale. Così era stata definita da diversi giuristi la decisione, presa pochi giorni fa dal presidente della II Corte d’Appello di Milano, di sospendere l’esecutività della sentenza sul Lodo Mondadori. Secondo la sentenza di condanna la Fininvest di Silvio Berlusconi avrebbe dovuto pagare immediatamente (in attesa di ricorrere in appello) 750 milioni di euro alla Cir di De Benedetti per avergli rubato attraverso la corruzione di un giudice la Mondadori una ventina d’anni fa.
Le decisioni in sede civile sono immediatamente esecutive ma nel caso Berlusconi-De Benedetti, in modo appunto irrituale, si è deciso di sospendere il pagamento che avrebbe probabilmente messo alle corde anche il colosso brianzolo.

A decidere sulla sospensiva è stato il presidente della II Corte d’Appello civile di Milano, il giudice Giacomo Deodato. E allora? Che c’è di strano?

Giacomo Deodato è il fratello di Giovanni Deodato, parlamentare messinese di Forza Italia per due legislature. Insomma, il giudice che ha deciso di sospendere la Fininvest dall’obbligo di pagare subito i 750 milioni a De Benedetti è il fratello di un esponente importante del partito del padrone della Fininvest.

Ecco i malati risultati di un conflitto d’interesse di dimensioni spropositate che la sinistra non ha mai saputo elidere dalla scena politica italiana.

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Nella foto, Giovanni Deodato, avvocato civilista classe 1933 eletto parlamentare con Forza Italia dal 1996 al 2006

Fonte dell’articolo (Il Fatto Quotidiano del 29 ottobre 2009, articolo di Marco Travaglio)

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La grande verità della OPPO

La visione orizzontale

Telecomandando da un canale all’altro, ci si illude di liberarsi dai condizionamenti imposti e di farsi un proprio palinsesto. In realtà, il verbo «telecomandare» non esiste, diciamo così, in natura e lo spettatore tele-obbedisce sempre a scelte altrui. Anche se, per fortuna, c’è Blob che lo vendica, facendo a pezzi le reti e mettendo a nudo i trucchi nascosti nel mezzo (che poi è doppio e triplo) televisivo. Comunque, anche passando autonomamente da una trasmissione all’altra, si ha una specie di visione orizzontale, che a volte spaventa per la sua uniformità. Per esempio, l’altra sera a Mi manda Raitre certi signori accusati di truffa da clienti infuriati, producevano un continuum di urla che sembrava quello di un reality. Oppure quello prodotto dai berluscloni nei dibattiti politici, quando cercano di oscurare le parole degli avversari. Infatti, la tecnica televisiva degli avvocaticchi che difendono gli imbroglioni è la stessa degli avvocatoni che difendono Berlusconi. Chissà perché.

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