OLBIA. La villa cresciuta all’ombra del San Raffaele sembra destinata a finire in macerie. La Casa Rossa, la dependance con piscina che ospitava i vertici della fondazione Monte Tabor in trasferta in Gallura, dovrà essere rasa al suolo. Dall’ufficio Urbanistica del Comune è partita l’ordinanza di demolizione delle “opere abusive perché realizzate in assenza di concessione edilizia e di nulla osta dell’ufficio tutela paesaggio”. Come riporta il testo dell’ordinanza. Le ruspe del Comune stanno per accendersi. Entro 90 giorni la fondazione San Raffaele dovrà provvedere a cancellare le opere che il Comune considera abusive.
In caso contrario il bene potrà essere incamerato nel patrimonio dell’amministrazione o demolito. L’ultima carta per la fondazione è il ricorso al Tar contro l’ordinanza. Ma nelle stanze dell’Urbanistica sono certi di avere in mano tutte le carte per dimostrare che l’ampliamento dello stazzo è stato fatto senza rispettare le leggi. La fondazione dovrà demolire i 387 metri quadri della Casa Rossa, uno spogliatoio di 40 metri quadri e una tettoia grande più o meno altri 50 metri. Un altro colpo per l’impero di provette e mattoni costruito da don Luigi Verzè. La Casa Rossa era finita nel tesoretto da sacrificare per far continuare a vivere la fondazione San Raffaele travolta dai debiti. Un advisor finanziario, che porta avanti la stima e il piano per la liquidazione del patrimonio, ha inserito la Casa Rossa tra i gioielli da mettere sul mercato. Per la società lo stazzo, diventato villa con piscina, vale 7 milioni di euro, compresi i 5400 metri quadri di terreno che circondano l’edificio realizzato alle spalle dell’ospedale.