Un aereo di Stato che trasporta una comitiva di domestici-parlamentari e veline vola verso l’aeroporto di Olbia. All’improvviso, un’esplosione distrugge il pavimento dell’aereo e tutti i passeggeri riescono a non precipitare nel vuoto aggrappandosi ai portabagagli del soffitto che ha resistito all’incidente. Il comandante però avverte che, essendo troppo pesanti, uno dei passeggeri si deve sacrificare buttandosi nel vuoto. Un eroico Sandro Bondi, baciando il santino di Silvio Burlesquoni che tiene nel taschino, esclama: “Lo faccio io! Per il bene di tutti mi sacrifico io!”.
A queste parole tutti i si mettono ad applaudire.
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Idrovora di soldi nostri
A Palazzo di giustizia:”Vogliamo produrre richieste mirate al Tribunale dei ministri”
La verifica si è allargata all’intero mandato di governo di Berlusconi
Voli di Stato nella mappa dei pm
almeno altri cinque sono sospetti
di ELSA VINCI e MARINO BISSO
ROMA – Almeno altri cinque voli di Stato “sospetti”. Ma l’impressione dei magistrati è che siano molti di più. La procura di Roma ha individuato altre quattro date in cui le foto di Antonello Zappadu mostrerebbero Silvio Berlusconi e i suoi ospiti a bordo di aerei della Presidenza del Consiglio. L’ipotesi di abuso d’ufficio dunque non resta inchiodata alle immagini della festa a Villa Certosa del 24 maggio 2008, a quelle che hanno provocato l’apertura dell’inchiesta. Si allarga lo spettro dell’indagine sul premier, il procuratore Ferrara ha incaricato i carabinieri di controllare le “migliaia” di foto sequestrate nell’intero archivio di Zappadu, che dal dicembre 2007 si è appostato tra le trenta e le quaranta volte all’aeroporto di Olbia e vicino a Villa Certosa per scattare immagini sulle feste del premier. L’obiettivo del pm è verificare in quante istantanee compaiono aerei della presidenza del Consiglio e chi c’era a bordo. Di fatto la verifica della magistratura si è allargata all’intero mandato di Berlusconi.
Parte anche l’indagine del Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Il presidente Francesco Rutelli ha già avanzato una richiesta “dettagliata” all’Aise (Agenzia per l’intelligence per l’estero)sull’utilizzo dei voli di Stato della Cai, la compagnia dei servizi segreti, negli ultimi dieci anni, dal 1999 al 2009. A San Macuto si sottolinea che il Copasir negli ultimi mesi ha formalizzato due volte la richiesta per un’audizione del presidente del consiglio sui temi di competenza dell’organismo di controllo parlamentare.
Dall’opposizione interrogazioni a raffica: il Cavaliere “idrovora di soldi pubblici?”. Se lo chiedono anche a palazzo di giustizia dove si lavora alla mappa dei voli sospetti. Per questo i carabinieri dovranno esaminare anche le immagini custodite in un computer sequestrato a casa del padre di Zappadu.
http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-6/inchiesta-voli/inchiesta-voli.html
°°° Una vera sanguisuga. Ieri ho sentito tutta la sua serie di vaneggiamenti. Il repertorio del mafionano è vecchio, fiacco, spompato, nemmeno più comico. Ripete le stesse stronzate da 16 anni e le uniche “opere” realizzate, di cui parla… le ha realizzate Prodi! Per il resto, calunnie, insulti, vuoto politico totale. Anche le solite promesse stantie attirano gli sbadigli. Ha ragione da vendere prof.Sartori quando dice che berlusconi politicamente NON ESISTE, né gli frega nulla di esistere… a lui interessa comandare e farsi i cazzi suoi. Ancora più schifo di lui, dunque, fanno i suoi sguatteri e i decerebrati che lo votano.
Da la Voce
TANTI TITOLI, ZERO RIFORME
di Tito Boeri 08.05.2009
Il governo Berlusconi si è insediato da un anno. E’ dunque tempo di un primo bilancio di quanto fatto e non fatto. Proponiamo ai lettori una serie di schede che coprono tutte le aree che hanno una rilevante implicazione sull’andamento dell’ economia italiana. Hanno un denominatore comune: l’attivismo del governo, che ha permesso di conquistare spesso i titoli di apertura dei giornali. Ma le misure effettivamente varate si contano sulle dita di una mano. E nessuna di queste può definirsi una riforma. Anche di fronte alla crisi, si è scelta la linea dell’immobilismo. Parafrasando un famoso allenatore di calcio: “tanti tituli, sero riforme”.
Il primo anno di attività di un governo dà l’impronta di una politica economica per l’intera legislatura. È il periodo in cui si possono fare le riforme più difficili, quando si è ancora lontani dal voto e si ha il tempo di ottenere risultati che potranno poi essere presentati agli elettori alla prossima scadenza elettorale. Per questo, come già fatto con precedenti esecutivi, abbiamo voluto richiamare attraverso una serie di schede quanto fatto sin qui dal IV governo Berlusconi, quanto non è stato fatto pur essendo nel programma elettorale e offrire una nostra valutazione delle misure intraprese. Le schede coprono tutte le aree che hanno una rilevante implicazione sull’andamento dell’economia italiana: dalla scuola e università alle privatizzazioni, dal mercato del lavoro alle pensioni, dalle infrastrutture alle politiche sulla casa, dall’immigrazione alle misure sui mercati finanziari, dalla giustizia alla sanità. Cominciamo oggi, in occasione dell’anniversario dell’insediamento del governo, con la pubblicazione di una prima serie di schede. Altre seguiranno nelle prossime uscite, dando tempo ai lettori di commentarle e di farci sapere se, a loro giudizio, abbiamo omesso qualcosa di rilevante.
DIETRO L’ATTIVISMO NESSUNA RIFORMA
È utile comunque anticipare un comune denominatore emerso da questo sforzo collettivo della redazione de lavoce.info. Questo esecutivo ha dato una prova di molto più attivismo di governi precedenti. Il contrasto con il Prodi II, bloccato da veti incrociati interni alla coalizione in ogni anelito riformatore e da una fragilissima maggioranza al Senato, è abissale. Forse anche per accentuare le differenze con l’esecutivo precedente, il Berlusconi IV è partito subito lancia in resta aprendo una lunga serie di cantieri, prontamente annunciati dai titoli di testa dei giornali e delle televisioni. Ha anche affrontato subito e con risolutezza il problema dei rifiuti a Napoli, avviandolo a soluzione.
A un anno di distanza, tuttavia, sono rimasti i titoli negli archivi dei giornali, agli annunci non hanno fatto seguito atti concreti. Sono state approvate leggi delega, come quella sul federalismo, che sono anch’esse un annuncio, un contenitore vuoto. Lo ha riconosciuto lo stesso Ministro Tremonti nella Relazione Unificata sull’Economia e la Finanza. I ben quattro piani casi annunciati sono rimasti tutti sulla carta. Le misure effettivamente varate si contano sulle dita di una mano: la rimozione del divieto di cumulo fra pensioni e attività di lavoro, il cosiddetto lodo Alfano, le misure sulle società quotate e i Tremonti bond.
Nessuna di queste misure può essere considerata una riforma. La rimozione del divieto di cumulo, come spiegato da Agar Brugiavini, ha l’effetto di aumentare ancora di più gli squilibri della nostra spesa sociale proprio in un momento in cui le poche risorse disponibili andrebbero concentrate nell’aiutare chi perde il lavoro, il lodo Alfano, come spiega Carlo Guarnieri, serve soprattutto a risolvere le pendenze penali del presidente del Consiglio, le misure sulle società quotate, come denunciato dall’Antitrust, servono unicamente a proteggere i gruppi di controllo delle maggiori società italiane e scoraggiano l’arrivo di capitali freschi in un momento in cui le nostre imprese sono sottocapitalizzate, i Tremonti bond sono una misura ben congegnata, seppur tardiva in rapporto a quanto fatto in altri paesi, ma pur sempre una misura temporanea, non certo una riforma. E ben pochi dei cantieri annunciati sono stati aperti. Tra questi quello dell’università, dove all’annuncio di voler distribuire una quota significativa dei finanziamenti agli atenei in base ai risultati di una valutazione della qualità dell’offerta formativa e della didattica, non ha però fatto seguito alcun intervento concreto, nonostante siano ampiamente passati i termini previsti per i regolamenti attuativi, come avvertono Daniele Checchi e Tullio Jappelli. Un altro cantiere aperto è quello del disegno di legge Brunetta sulla riforma della pubblica amministrazione. Sin qui ci sono state solo misure draconiane e indiscriminate per abbattere l’assenteismo, decurtando il salario dei dipendenti pubblici, anche quando ricoverati in ospedale. Non sorprende che ci siano state riduzioni dell’assenteismo, ma a che prezzo? Con quali risultati? L’unica cosa che oggi si vede è l’ulteriore aumento della quota di spesa pubblica (e di Pil) destinata al pubblico impiego, come recentemente certificato dalla Relazione unificata sull’economia e la finanza.
Dove cantieri proprio non ce ne sono né ce ne saranno è in materia di lavoro e politiche previdenziali. Niente riforma degli ammortizzatori sociali, niente riforma dei percorsi di ingresso nel mercato del lavoro, nessun intervento per legare le pensioni all’andamento dell’economia, come ha ribadito in questi giorni il ministro Sacconi. Vedremo solo libri bianchi, che si aggiungono a quelli dei governi precedenti, e ai libri verdi già prodotti. E nel silenzio di tutti la Camera ha reintrodotto il più generoso sistema contributivo. Ovviamente solo per i parlamentari.
QUANTO CONTA LA CRISI
Parafrasando un allenatore forse comunicatore altrettanto abile del nostro presidente del Consiglio, abbiamo sin qui avuto “tanti tituli ma sero riforme”. Confidiamo nei cantieri aperti e non mancheremo di monitorarli. Non vorremmo trovarci fra qualche anno a dover scrivere di questi un resoconto del tipo di quello offerto da due scrupolosissimi economisti francesi, Pierre Cahuc e André Zylberberg, su la methode Sarkozy, a due anni dall’insediamento di un esecutivo inizialmente ancora più popolare del IV governo Berlusconi. “La strategia si basa su due principi fondamentali: il soffocamento e la conciliazione. Il primo consiste nel proporre costantemente nuove misure, imponendo procedure d’urgenza per la loro approvazione, disorientando e paralizzando l’avversario con una fitta agenda di riforme. L’insuccesso in una di queste riforme non sarà percepito come un fallimento perché ci sono tanti altri cantieri aperti. (…) Il secondo principio consiste nel dare soddisfazione alle richieste delle diverse categorie rappresentate, aprendo tanti diversi tavoli di concertazione, poi in gran parte autogestiti dalle parti sociali, e facendo concessioni importanti alle categorie, a dispetto dell’interesse generale, pur di poter dichiarare di avere completato il processo nei tempi previsti”.
Certo, l’attività di questo governo ha dovuto scontrarsi con una crisi economica senza precedenti, la cui genesi certo non può essere addossata all’esecutivo Berlusconi. Ma non è affatto vero che durante le crisi non si possano fare riforme. Al contrario, come mostrato dal grafico qui sotto che conta le riforme strutturali varate in diverse fasi congiunturali in Europa, le misure più ambiziose vengono generalmente condotte in periodo di crisi, quando si riesce a trovare quella coesione attorno a misure indispensabili per il rilancio dell’economia che non è possibile trovare in tempi “normali”. Né si può dire che tutte le energie e il capitale politico di questo governo hanno dovuto essere spesi nel varo di misure di emergenza perché il nostro esecutivo ha scelto una linea, giusta o sbagliata che sia, di immobilismo di fronte alla crisi, “scegliendo soprattutto di non scegliere”. Inoltre, molte riforme si possono fare a costo zero, quindi la giustificazione dell’immobilismo in base ai vincoli di bilancio non regge. Tra l’altro bene notare che la caduta dei tassi di interesse durante la crisi ha portato a ingenti risparmi per le casse dello stato in termini di minore spesa nel servizio del debito pubblico.
L’immobilismo non ha comunque impedito che si consumassero redistribuzioni importanti delle risorse pubbliche. Di alcune di queste abbiamo già riferito. Di altre, soprattutto di quelle legate alla forte discrezionalità dell’esecutivo nell’allocare il Fondo aree sottosviluppate o nel reperire fondi per gli ammortizzatori sociali in deroga, in realtà soprattutto in proroga, non mancheremo di dare conto nelle prossime settimane. Ci sono anche redistribuzioni virtuali, molti soldi non veri che sono stati distribuiti. A parole. Anche di questi cercheremo di tenere traccia, con l’aiuto di voi lettori.
Amici…
AHAHAH
«Contro di me fischiatori organizzati»
Berlusconi: Franceschini sappia che io dormo tranquillo. Poi l’annuncio: all’Aquila ospedale riaperto entro maggio
ROMA – «Siamo soddisfatti e continuiamo a lavorare nonostante impazzino “spallatori” di professione e picchetti di fischiatori organizzati» ovunque vi sia la certezza del passaggio «della mia persona».
°°° Fischiatori organizzati?! Ma quando? Ma dove? Se c’è uno che ha sempre organizzato claque e fischiatori è proprio e solamente quel cialtrone di silvio berlusconi. La verità è che col cattivo tempo e l’inverno lungo e rigido gli era andata bene, ma ora la gente torna a uscire di casa e lo marca stretto per dimostrargli tutto il suo disprezzo e per mandarlo via al più presto. Se è vero com’è vero che ha di nuovo devastato l’Italia, le sue Istituzioni, i suoi conti, e la vita dei cittadini IN APPENA UN ANNO… è vero anche che almeno un buon 70% di questi cittadini NON LO VUOLE PIU’ TRA LE PALLE! Non vogliamo lui, non vogliamo la sua cosca di ladri, farabutti, razzisti e incapaci; non vogliamo le sue zoccole né le sue tv di merda. Tutto il resto delle sue chiacchiere a vuoto sulla ricostruzione dell’Abruzzo, sullo scippo del G8 e dell’ospedale di La Maddalena e della Sardegna tutta… noi della Rete sappiamo benissimo che non dice una sola parola di verità. Tranne appunto che gli scippi continuano, ma non si vede un solo millimetro di ricostruzione e la gente continua a morire di freddo e di disagio nelle tende. Il tuo tempo è scaduto, hai finito di giocare a flipper con l’Italia. Fanculo, Mafiolo!