http://www.corriere.it/inchieste/reportime/economia/come-funziona-sistema-tangenti-/2127414c-75bc-11e2-a850-942bec559402.shtml
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Burlesquoni e Monti hanno cancellato il welfare, la cultura e la scuola per sputtanare decine di miliardi in armamenti. Ricordatevelo!
Dal welfare al warfare, così si indebita lo Stato. Comprando armi
L’acquisto di armamenti avviene in sordina. Si sfoglia un depliant e si sceglie il modello aereo o elicottero, siluro o sistema di puntamento. Tutto è presentato con il codice rosso dell’emergenza, il voto del Parlamento è solo consultivo.
Dal welfare al warfare. In sordina, il più possibile lontano dai riflettori, ma con un’accelerazione recente, l’Italia da paese che impegna le sue forze per la protezione sociale e il benessere (welfare), sta diventando uno Stato che si indebita per le armi (warfare). Lo smottamento avviene a colpi di sterzate decisioniste, con un sistema che tra il serio e il faceto nell’ambiente è chiamato il “depliant”, come quegli opuscoli consegnati nelle agenzie di viaggio per invogliare i clienti a prenotare le vacanze o i volantoni dei supermercati con le offerte di pelati e braciole. Con il depliant delle armi, l’Italia ha comprato costosissimi sistemi d’arma, aerei, elicotteri, sottomarini, la bellezza di 71 programmi di armamento, a colpi di 3 miliardi e mezzo di euro all’anno, a volte anche 4, senza contare gli investimenti di difficile quantificazione inseriti nel bilancio del ministero dello Sviluppo economico.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/01/13/dal-welfare-al-warfare-cosi-si-indebita-stato-comprando-armi/468844/
Il ministro che ha salvato e rilanciato l’Argentina: “State sbagliando tutto, finirete come la Grecia!”
Crisi: “Italiani attenti, la ricetta tedesca vi farà finire come la Grecia”
Intervista a Roberto Lavagna, il “ministro del miracolo” che ha risollevato dal baratro l’economia dell’Argentina: “Prima di tagliare il Welfare colpire i settori improduttivi”. Dopo il crac del 2001, Buenos Aires rifiutò i diktat dell’Fmi: “Per esempio decidemmo di bloccare gli sfratti per non mandare sotto i ponti migliaia di persone”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/11/crisi-italiani-attenti-ricetta-tedesca-vi-fara-finire-come-grecia/410003/
°°°Lo capirebbe anche un bambino e noi lo stiamo dicendo da dopo le prime mosse di Monti.
Monti, ma che cazzo ne facciamo di 180 cacciabombardieri se l’Italia è alla fame?!
A chi dobbiamo dichiarare guerra, alla Cina? Perché non la smettete con le mazzette e i favori ai trafficanti d’armi e investite quei miliardi in welfare, scuole e ricerca?
Le donne in piazza: diritti, equità, welfare. Oggi alle 14 a Roma e in decine di altre città.
Le donne in piazza: diritti, equità, welfare
Oggi alle 14 a Roma e in decine di altre città. Se non ora quando: (VIDEO). Tante, determinate, compatte: le donne si riprendono le piazze d’Italia per dire al governo la loro sulle pensioni, sul welfare, sul lavoro precario. Cristina Comencini: «Mai più senza di noi, mai più contro di noi».
°°°Sono presente ovunque si lotta per i diritti civili.
Mentre il mafionano pensa ai processi suoi, «nel welfare familiare ci superano Paesi come Cipro, Estonia e Slovenia».
Lo sfascio di questo regime malavitoso non si ferma.
I dati FALSI dell’Istat nelle mani di mafiolo
I dati Istat sono falsi. La pressione fiscale REALE in Italia è del 53% e non del 43%: 10 punti in più dei conti fatti dall’Istat, come se TUTTI pagassero le tasse. Ma noi sappiamo benissimo che le pagano solo i lavoratori dipendenti e i pensionati. Abbiamo insomma la pressione fiscale più alta d’Europa, ma senza nemmeno l’ombra dei servizi e del welfare dei paesi CIVILI!
BERLUSCONI – ITALIA: MATRIMONIO DEL CAZZO
Allegriaaaaaaaaa! Ottimismoooooooooo!
POVERA ITALIA!
di Antonio Frenda n(La Voce.it) 18.06.2009
Gli italiani si sono impoveriti negli ultimi anni? Le indagini di Istat e Banca d’Italia fotografano una situazione difficile per le famiglie numerose, per chi non ha lavoro e per il Sud. Ma nelle indagini sulla povertà si dovrebbe considerare un paniere che per tutta l’area euro rappresenti l’insieme dei beni e servizi considerati essenziali per uno standard di vita di una famiglia minimamente accettabile. E poi analizzare la percentuale di famiglie che si avvicina o si allontana da quella soglia ogni anno e nel corso degli anni.
Gli italiani si sono impoveriti negli ultimi anni?
È questa la domanda alla quale hanno cercato di rispondere l’Istat, con l’ultima indagine sulla povertà, e la Banca d’Italia con l’Indagine conoscitiva sul livello dei redditi di lavoro.
Una premessa è essenziale per analizzare i dati e provare a fornire delle risposte: gli indicatori statistici campionari sono indizi utili a comprendere i fenomeni e possono non fornire risposte univoche.
I DATI
Dall’indagine Istat sulla povertà emergono alcuni dati particolarmente significativi.
La stima dell’incidenza della povertà assoluta, cioè la percentuale di famiglie e di persone povere sul rispettivo totale delle famiglie e delle persone residenti in Italia, è aumentata significativamente dal 2005 al 2007 per le famiglie con tre o più figli minori, contro una sostanziale stabilità statistica del fenomeno povertà per gli altri nuclei familiari considerati, con un’incidenza evidentemente più elevata al Sud rispetto al resto del paese. Inoltre, circa un quinto delle famiglie che non hanno un reddito da lavoro né un reddito derivante da una pregressa attività lavorativa risulta in condizione di povertà assoluta.
Altri utili dati Istat sulla povertà oggi disponibili, quelli cioè quelli sulla povertà relativa (in cui le soglie di povertà sono definite solo rispetto all’ampiezza familiare e non al territorio), presentano dal 2003 al 2006 una sostanziale stabilità della povertà in Italia nel periodo considerato, circa l’11 per cento, con un Sud in cui si presenta con valori superiori al 20 per cento.
Come opportunamente rileva su questo sito Linda Laura Sabbadini, “la misura della povertà assoluta è particolarmente utile per la progettazione di politiche di contrasto al fenomeno”.
La Banca d’Italia, invece, restringendo l’attenzione agli ultimi quindici anni, rileva giustamente come non vi sia evidenza, nei dati campionari sulla distribuzione dei redditi, di un assottigliamento dei ceti medi o ancora di un impoverimento delle famiglie. Sottolinea però come il contrasto tra Nord e Sud determini un livello della povertà e della disuguaglianza dei redditi familiari in Italia ben superiore a quello dei paesi nordici e dell’Europa continentale.
La Banca d’Italia, tramite l’indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane nel 2006, evidenzia però già da tempo che nel periodo 2000-2006 il reddito delle famiglie con capofamiglia dipendente, in termini reali, è rimasto sostanzialmente stabile, rispetto a una crescita del 13,86 per cento per le famiglie con capofamiglia autonomo.
Letti i dati, e fatte le dovute premesse, è necessario proporre una diagnosi, lasciando ad altri esperti una prognosi completa. I dati Istat evidenziano che il problema della povertà concerne le famiglie (di tre o più figli dice l’indagine), ma interpretandoli con buon senso si può ipotizzare un problema di povertà, quantomeno soggettiva, sempre più sentito al crescere della prole: la povertà soggettiva indica la percezione degli individui circa l’adeguatezza del proprio reddito familiare per condurre una vita considerata dignitosa. Tale povertà soggettiva è probabilmente alimentata dall’assenza di una tassazione dei redditi basata sui quozienti familiari.
I dati citati inoltre rappresentano il ben conosciuto problema di un Sud depresso e di chi non ha un lavoro: questi ultimi sono impoveriti dall’assenza di un organico sistema di welfare state. Potrà rappresentare un importante passo avanti in tal senso il sistema degli ammortizzatori sociali, che a regime potrebbe essere organizzato su due pilastri, pubblico e privato, come spiega il Libro Bianco sul welfare presentato dal ministro Maurizio Sacconi.
LE CAUSE DEL MALESSERE
Dalla diagnosi alle cause del malessere.
– Nel 1995, il reddito italiano pro capite era superiore di circa il 4 per cento a quello medio relativo ai quindici paesi dell’UE; nel 2008 è invece sceso sotto la media circa del 10 per cento: in pratica, “l’italiano medio” si è impoverito quasi di 1 punto percentuale all’anno in rapporto agli altri partecipanti all’Unione Europea. Anche il confronto con i salari medi netti annuali nei paesi Ocse è poco soddisfacente per il nostro paese, come risulta dal grafico che segue. Occorre considerare che se la crescita del Pil di un paese si ferma, o addirittura vi è decrescita, gli altri Stati possono comportarsi anche in maniera opposta o comunque diversa. Infatti, i dati relativi al 2008 disponibili per gli altri paesi indicano per il Pil un aumento dell’1,3 per cento in Germania, dell’1,1 per cento negli Stati Uniti, dello 0,7 per cento in Francia e nel Regno Unito, e una diminuzione dello 0,7 per cento in Giappone. In Italia il prodotto interno lordo è invece calato dell’1 per cento rispetto all’anno precedente;
– Secondo le statistiche della Commissione europea per il 2008, considerando i dati corretti per il potere di acquisto, fatto pari a 100 il reddito pro capite medio nell’area euro, esso è pari a 104,8 in Germania, a 91,7 in Italia, a 84,5 in Slovenia: gli italiani quindi possiedono un reddito medio molto più vicino a quello sloveno che a quello tedesco;
– Per capire l’impatto rilevante del Pil sulla vita delle persone, occorre considerare che una delle sue componenti è rappresentata dai consumi delle famiglie, ad esempio di beni durevoli.
(elaborazione grafica dei dati di Francesco Pugliese)
Concludendo, è bene rilevare come le soglie di povertà corrispondano alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi: nelle indagini sulla povertà, può essere utile considerare anche un paniere che rappresenti l’insieme dei beni e servizi che, nell’area euro, e per una determinata famiglia, sono considerati essenziali al fine di conseguire uno standard di vita minimamente accettabile e analizzare la percentuale di famiglie che si avvicina o si allontana (a seconda del punto di partenza) da tali soglie annualmente, nel corso degli anni. Per i paesi primi entranti potrebbe poi contribuire all’analisi il definire una soglia di “malessere”, superiore a quella della povertà.
In una società globalizzata, per comprendere le condizioni di vita delle collettività, è bene operare confronti anche su sottoinsiemi con caratteristiche economiche comuni, per avere comparazioni omogenee ed esaustive. I cittadini, nel giudicare l’adeguatezza del proprio reddito familiare per condurre una vita dignitosa, osservano territori anche lontani, grazie ai mass media, a Internet, alla sempre maggiore mobilità. E sono soggetti a prezzi, come quelli dei beni durevoli, che spesso tendono a convergere in presenza di politiche monetarie comuni.
* L’articolo e le opinioni in esso contenute sono presentate dall’autore a titolo personale e non impegnano l’Istat, presso cui egli svolge l’attività di ricercatore.
°°° Sì, amici miei, certo… l’avvento di Silvio Burlesquoni nell’agone politico italiano ci ha praticamente disastrato. Nonostante l’ottimo lavoro di Prodi per mettere pezze su pezze ai danni fatti da Mafiolo, la devastazione è stata ed è così massiccia che stiamo finendo davvero malissimo. In compenso però siamo diventati il paese più conteso dai comici satirici di tutto il mondo. In effetti un capo di governo così patetico e clownesco e dei ministri così inutili e improbabili… li abbiamo solamente noi in tutto il mondo. E vi sembra poco? ALLEGRIAAAAAAAAAAAAA!
Prego?
intervista al settimanale «oggi», in edicola da mercoledì
Brunetta: «Il Pdl? Non è di centrodestra»
«Gli operai votano per noi. Cambieremo questo Welfare scassato, che costa tanto e protegge solo i pensionati»
°°° Ecco un altro sciroccato che ha preso una bella insolazione. Ma certo che non siete di centrodestra, siete destra sparata. O da sparare… L’unica cosa di centro che avete è IL BUCO DEL CULO. Ma lo abbiamo già nel mirino.
Che dio vi fulmini!!!
Amici, la tappa più interessante del Giro d’Italia viene interrotta da questa cagata di Tg3 regionale: cloaca massima di servi assolutamente proni e incapaci di gasparri e la russa. Per chi non lo sapesse, il Tg3 delle 19 è l’unico Tg italiano considerato quasi passabile – SECONDO I CANONI OCCIDENTALI DELLA INFORMAZIONE CORRETTA – mentre tutte le altre edizioni, soprattitto quelle regionali, sono nelle mani degli sguatteri suddetti dal 1994. Ci sarebbe da ridere, non fosse perché è la testata “giornalistica” più popolosa del mondo… pensate che ha quasi duemila stipendiati: sette volte più dei notizieri della BBC. Cosa ti sento? Che silvio berlusconi, nominato tre volte, ha raccomandato al sindaco aleMAGNO di porre rimedio ai guasti delle amministrazioni di sinistra, soprattutto contro i graffitari, perché “Roma mi piace, ma sembra una città africana“…
Ora, a parte la volgarità e l’offesa all’Africa e alle città africane (dove non lo vorrebbero nemmeno come spazzino e lo avrebbero condannato a morte a raffica dal 1972: data in cui ebbe la prima indagine per traffico di droga, armi, e riciclaggio) ma io, amici, ho vissuto a Roma PRIMA di Rutelli, quando rubavano e devastavano i compari di silvio berlusconi. Roma era una cloaca a cielo aperto, delinquenza, baraccati, immondezza, monumenti derubati e deturpati continuamente, zero cultura e zero civismo. Il sindaco del Psi, cacciato – per fortuna dopo pochi mesi – intanto si era rubato una villa pubblica e pure i 40 milioni di denaro pubblico per restaurarla, proprio a Villa Borghese. Sto parlando di quel ladro di amico di berlusconi che ha comandato per anni le zozzerie del mondo del calcio. Rutelli prima e Veltroni poi – che come leader di partito non valgono un cazzo – sono satati i migliori sindaci della storia. Hanno aperto e chiuso nei tempi prewvisti – E SENZA RUBARE UNA LIRA! – migliaia di cantieri. Hanno ripulito Roma. Hanno finanziato e creato servizi mai sognati. Hanno creato strade, viadotti, raddoppiato l’infernale Raccordo anulare. Hanno risanato la sanità e aperto tanti nuovi ospedali di eccellenza, in accordo con la regione. Hanno creato cultura e centri di cultura: come La città della musica. Hanno inventato l’Estate Romana (di cui mi onoro di essere uno dei padri). moltiplicando ed espandendo l’idea iniziale di renato Nicolini e del sindaco Vetere. Hanno inventato LA NOTTE BIANCA, che costava 24 milioni (soldi degli sponsor) e portava nelle casse del comune 44 milioni di euro, immediatamente spesi per welfare e opere pubbliche. Insomma… Roma era la più bella, la più pulita, la più vivibile e godibile, la più sicura, la più tranquilla, la più colta delle metropoli di tutto il mondo. In soli didici mesi cos’è Roma? Un posto di merda invivibile, buia, sporca, disordinata, insicura, priva di cultura, inquinata (vogliono addirittura fare un GP di formula uno, che la città impiegherà un anno a smaltire). Roma è una brutta città di provincia, fascista, pericolosa, teatro di orrendi spettacoli e di aggressioni razziste e xenofobe. Ho appena visto un paio di minuti del pedofilo mafioso alla CNN: guardate la postura… nemmeno un bambino che ha sgozzato la sorellina si siede così affannato per difendere le due bugie INDIFENDIBILI!
Silvio., LEVATI DAI COGLIONI IN FRETTA!!!