Abracadabra, ed ecco il bluff di Mafiolo

Pronto il set di Onna, le casette non sono quelle del governo

di Marco Bucciantini

b.provenzano

“Forza, forza». Quelli della protezione civile spronano gli operai, che hanno ancora mezza giornata di tempo per finire di costruire un paese. Turni da dodici ore di lavoro – dall’alba finché c’è luce – per allacciare i tubi dell’acqua, finire di asfaltare le strade, piantare il biancospino, l’alloro, l’acero. Oggi alle 15 arriverà Berlusconi e con lui

le telecamere «e tutto dev’essere perfetto». Questo l’ordine. Sembra una scena del Truman show, ma è impossibile negare la giovialità e la speranza che infondono le nuove casette, 94 abitazioni raggruppate in 47 bifamiliari di varie metrature, 40 mq per chi vive solo, quasi il doppio (con tre camere) per le famiglie più numerose. Qui stanotte dormiranno 200 abruzzesi, quelli di Onna, che era un paese vero e non c’è più: resta un cumulo di pietre, appena di là dalla strada e una lapide struggente che elenca 41 nomi. Arrivano i mobilidall’Emilia, il via vai di camion e mezzi da lavoro è incessante. Quello che oggi il presidente del Consiglio venderà come un miracolo del governo, del suo governo e della sua Protezione civile è in realtà un lavoro ideato e concluso dai laboriosi trentini e finanziato in parte dalla stessa provincia autonoma e in parte (maggiore) dalla Croce Rossa. Queste infatti non sono le abitazioni del progetto C.A.S.E, quello «ufficiale» che dovrà riaccasare gli sfollati e che viene sovrinteso – come tutto il resto – da Guido Bertolaso. Saranno invece consegnate le villette antisismiche con anima in legno e strato di coibentazione che gli italiani hanno già visto in tv dieci giorni fa, quando venne in visita il presidente della Repubblica. Questi Map (moduli abitativi provvisori) sono progettati dal Cnr di San Michele all’Adige: il Giappone ha già sperimentato la sapienza dei ricercatori trentini, anche su edifici di sette piani. «Avevamo bisogno di un mese in più per controllare bene tutti gli impianti e non rischiare di fare errori, ma ci hanno obbligato a finire tutto entro il 15 settembre. I materiali sono arrivati il 20 agosto…». Quindi tutto è stato edificato in meno di un mese. E la fretta di cui parla il geometra del Comune dell’Aquila, Renzo Parisse, che in quella lapide indica il nome del padre e dei due nipoti – figli del fratello e nostro collega Giustino – è quella che insospettisce il presidente della provincia Stefania Pezzopane: «Questa consegna non diventi uno spettacolo mediatico». Le case servivano subito, per distrarre l’opinione pubblica in un momento di grande difficoltà del premier. La consegna del 4 settembre del primo nucleo di abitazioni «ufficiali» è slittato a fine mese, c’è stata discussione sugli espropri con terreni edificati comprati al prezzo di terreni agricoli (per questo si sono risparmiati molti terreni della Curia…) e intorno il freddo comincia a mordere. Per nascondere il malumore, le tendopoli più vistose sono state evacuate, gli sfollati sistemati negli alberghi, anche questo verrà detto oggi: ma di 171 campi ne sono stati chiusi 59 e «ci sono ancora 16mila persone nelle tende», ricorda la Pezzopane. Ci sono 30mila aquilani sulla costa (questo complica l’avvio della scuola). Poche – meno del previsto – le persone che sono rientrate nelle case. C’è confusione nei parametri di ricostruzione, l’ordine degli architetti ha chiesto «regole certe, perché il rischio è di assumersi responsabilità enormi». Le case dei trentini verranno replicate in altre due aree del cratere, per altri 100 moduli abitativi. Parallelo, anche se in ritardo sui tempi promessi, corre il progetto ufficiale. Quello che non vedrete in televisione, perché meno grazioso: sono palazzi a ridosso della statale che collega il capoluogo a Pescara. Il prefetto Franco Gabrielli ha annunciato per venerdì la «chiamata» dei primi cittadini che possiederanno queste case. Ha anche ricordato la revoca antimafia a due ditte impegnate nella ricostruzione (una del posto, l’altra campana): «Non andrà un centesimo agli imprenditori collusi». In tv si vedrà invece Berlusconi consegnare le chiavi di casa ad una famiglia, e tagliare il nastro dell’asilo nido, realizzato sull’idea di Giulia, studentessa di ingegneria vittima del terremoto. Ogni onnese troverà poi nella nuova casa un messaggio di benvenuto scritto dallo stesso invadente premier. Ci saranno anche le autorità locali, che però non seguiranno Berlusconi nella registrazione romana dello speciale di Porta a Porta. Lì si sentirà una sola voce, e solo quella.

°°° Lo sapevamo e lo stiamo dicendo da mesi. Ora, un conto è fare lo spot… altro sarà abitare le casette coi lavori fatti in fretta e furia per esigenze propagandistiche. Nel giro di un mese cominceranno a saltare fogne e tubature, a fondere gli impianti elettrici e a squarciarsi le strade. Alla faccia del biancospino!

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